Conoscere meglio la Chiesa:

Il Rito Siro Malabarese

seconda parte



Articolo della Fraternità San Pio X


Prima parte
Seconda parte






Cerimonia siro-malabarese



La Chiesa Siro-Malabarese e il suo Rito hanno conosciuto una storia movimentata.
Sfortunatamente il verbo al passato che abbiamo appena usato è troppo ottimista: ancora oggi, le difficoltà interne alla Chiesa, che ruotano intorno al rito della Messa, proseguono, con brevi periodi di calma seguiti da nuovi focolai.

Nel precedente articolo abbiamo visto la storia di questo cristianesimo siro-malabarese che rivendica – secondo i siro-malankaresi – l’Apostolo San Tommaso come fondatore.
Il suo culto, prima dell’arrivo dei Portoghesi è mal conosciuto. Alcuni manoscritti anteriori al Sinodo di Diamper sono stati conservati, ma non dicono molto della liturgia indiana originaria.

I decreti e gli atti del Sinodo di Diamper indicano senza equivoco che i siro-malabaresi seguivano la tradizione liturgica siro-orientale o caldea.
Dopo il Sinodo di Diamper (1599) numerose chiese hanno cominciato ad essere ristrutturate secondo lo stile portoghese, soprattutto quelle che in precedenza erano state costruite secondo lo stile dei Templi indù.

Come abbiamo già indicato, in particolare per il Rito siro-malankarese, la gerarchia cattolica portoghese ha progressivamente latinizzato il Rito siro-malabarese: i sacramenti furono rivisti sui modelli latini, sebbene l’ufficio divino sembra essere rimasto inalterato fino al XIX secolo.
Un modello liturgico latinizzato di tipo siriano orientale rimase in uso per più di tre secoli.


Una polarizzazione della comunità attorno alla concezione del rito

A partire dal parziale ripristino dell’autonomia della Chiesa siro-malabarese, verso la fine del XIX secolo, sono emerse al suo interno delle divergenze d’opinione sulla sua identità e sulla questione della sua riforma liturgica.

Una minoranza voleva il ripristino quasi totale della tradizione siro-orientale. Essi volevano anche ristabilire i legami giurisdizionali con il Patriarca cattolico caldeo.

Ma la grande maggioranza vi si opponeva. Nel 1934, fu nominata una commissione papale per rivedere il Pontificale siro-malabarese.
Nel 1954, Pio XII creò un’altra commissione per il ripristino dei testi della liturgia eucaristica, dei sacramenti e dell’ufficio divino.
Questi interventi di Roma suscitarono una controversia sull’operato della commissione.

In generale, in seno alla comunità siro-malabarese sorsero due gruppi contrapposti.

Il primo gruppo, quello della “caldeanizzazione”, rimase una piccola minoranza, sostenendo che solo gli elementi latini fossero estranei e dovessero essere eliminati, mentre gli elementi caldei dovevano essere riportati al loro stato originale nella liturgia.

Il secondo gruppo, quello dell’indigenizzazione o dell’indianizzazione, maggioritario, affermava che gli elementi latini e siriani orientali (caldei) erano estranei e dovevano essere eliminati o conservati nella misura necessaria all’emergere di una Chiesa indiana veramente orientale.

Malgrado questo disaccordo, il processo di restaurazione basato sulla liturgia caldea originaria sotto la direzione delle commissioni romane proseguì.
Nel 1958 fu promulgato un Pontificale siro-malabarese restaurato secondo i principii siriani orientali.

Per l’ordinazione sacerdotale fu adottata la traduzione nella lingua volgare malayalam.  




 
settembre 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI