Conoscere meglio la Chiesa:

Il Rito Siro Malabarese

Terza parte



Articolo della Fraternità San Pio X


Prima parte
Seconda parte
Terza parte






Cerimonia siro-malabarese



La Messa siro malabarese, nota col nome di Qurbana, o Offerta, ha la sua origine nella Chiesa caldea della Persia. Essa è quindi diversa dalla liturgia della Chiesa siro malankarese.
La lingua liturgica è il malayalam, lingua della vita quotidiana del Kerala.
La Chiesa siro malabarese segue un calendario liturgico proprio.


Calendario

L’anno liturgico è diviso in nove stagioni, di cui la prima e l’ultima sono composte da quattro settimane ciascuna; le altre sette stagioni sono composte da sette settimane simboliche.
Il calendario è basato sulle quattro grandi feste del Signore: Natale (25 dicembre), Epifania (6 gennaio), Resurrezione (21-25 marzo) e Esaltazione della Croce (14 settembre).

Anche se le sette stagioni sono composte idealmente da sette settimane, nella pratica, ad eccezione della Grande Quaresima, della Resurrezione e degli Apostoli, le altre settimane possono cambiare.

Perché sette settimane? Le sette settimane di una stagione simboleggiano sette Domeniche importanti o significative nella storia della salvezza.


Messa

Durante la Messa, gli uomini e le donne si collocano generalmente in due diversi luoghi della chiesa.
Le scarpe vengono lasciate all’esterno e il suolo è coperto da tappeti di preghiera.
L’Altare è coperto da una grande tenda rossa che viene aperta dopo l’inizio della liturgia per mostrare il santuario, alla fine viene chiusa.

Rito di introduzione (enarxis)

Il rito inizia con una processione al santuario, seguita dal Gloria, dal Padre Nostro e da una dossologia. Seguono alcune preghiere prima della venerazione della Croce, poi la benedizione dell’incenso.

Liturgia della Parola

La liturgia della Parola è considerata più come il servizio di salvezza compiuto dalla Parola di Dio tra il popolo.

Gli elementi principali della Parola nella Qurbana siro-malabarese sono il trisagion (Sanctus), le letture bibliche, i canti tra le letture, le interpretazioni omiletiche, l’omelia, il karozutha e la benedizione.

Vi sono delle letture del Vecchio Testamento, poi un inno (Suraya) cantato. Sostituisce i Salmi intercalari nella liturgia sinagogale.
Segue una preghiera davanti all’apostolo (epistola). Dopo l’epistola, il sacerdote benedice l’incenso. Segue la processione e la lettura del Vangelo.
Dopo viene l’omelia.


Preparazione dell’anafora (canone)

Preparazione materiale: l’Altare è preparato con una croce (la croce di San Tommaso) e il Vangelo. Il sacerdote unisce l’acqua al vino.

Preparazione spirituale: essa comincia con l’allontanamento degli «indegni». Segue la prosternazione sul Bema: una piattaforma sollevata al centro della navata, con i seggi per il vescovo e i sacerdoti, l’Altare con la croce, il Vangelo e dei ceri.
Il Bema rappresenta Gerusalemme, che è al centro del mondo. L’Altare posto al centro del Bema evoca il luogo del Golgota.
Segue il lavabo, poi una preghiera all’ingresso del santuario, seguita dal Credo. Segue una processione d’entrata nel santuario e la venerazione dell’Altare.


L’anafora o canone

Ve ne sono tre: quella di Addaï e Mari, quella di Teodoro e quella di Nestorio.

L’anafora di Addaï e Mari è strutturata in quattro cicli.

Il primo ciclo è costituito dal saluto e dallo scambio della pace. Dopo si recitano i dittici (i memento). Una esortazione diaconale seguita dallo svelamento dei misteri (le oblate) a cui segue l’incensamento. Il primo ciclo si conclude col Prefazio.

Il secondo ciclo è incentrato sul Sanctus.

Il terzo ciclo comporta il racconto dell’istituzione o preparazione alla Consacrazione.

Il quarto ciclo è costituito dalla Consacrazione, seguito dall’invocazione dello Spirito Santo (epiclesi) e dalla preparazione alla Comunione. Quest’ultima inizia con una preghiera del sacerdote seguita dai Salmi e da un nuovo incensamento. Dopo viene l’Elevazione, prima della frazione dell’Ostia.

Comunione

E’ preceduta dal Padre Nostro e da un saluto di pace.
Il diacono proclama: «Le cose sante ai santi», per ricordare la necessità dello stato di grazia per comunicarsi.
Il celebrante si comunica prima di distribuire la Comunione.

Rito di conclusione (rito di azione di grazia).




 
settembre 2025
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