La prima S. Messa celebrata a Bogotà
da Don Fernando Altamira
che ha abbandonato la Fraternità San Pio X

riportiamo il sermone


notizia pubblicata nel sito sudamericano Non possumus


Dopo il chiarimento definitivo tra Don Fernando Altamira, Priore di Bogotà, e il Superiore del Distretto dell'America del Sud, Don Christian Bouchacourt, (si veda la lettera di Don Altamira) era quasi inevitabile che accadesse quanto riportiamo qui di seguito.

Il venerdì 10 gennaio, Don Altamira ha celebrato la prima Messa fuori dal Priorato. Raggiunto da Padre Arízaga, OSB, e da Don Trincado, FSSPX, la celebrazione si è svolta nella Sede Social de la Universidad Cooperativa.



Padre Arízaga, OSB, Don Altamira, FSSPX, e Don Trincado, FSSPX. 

Domenica 12 gennaio, il Superiore del Distretto, Don Christian Bouchacourt, si è recato a Bogotà, dove ha celebrato in Priorato la S. Messa, assistito da Don Suárez e da Don Jiménez, nuovo Priore di Bogotà. La S. Messa è stata celebrata alle ore 10,00.
Contemporaneamente, nel Gran Salón della Casa España, ha celebrato la S. Messa anche Don Fernardo Altamira.
Com'era logico, i fedeli si sono divisi tra le due celebrazioni, così che 180 fedeli hanno assistito alla S. Messa celebrata dal loro vecchio Priore, Don Altamira e 130 hanno assistito alla S. Messa celebrata da Don Bouchacourt e dal nuovo Priore Don Jiménez,

È inutile ricordare come situazioni del genere siano enormemente spiacevoli, e mai avremmo voluto pubblicare notizie così devastanti per la persistenza della Tradizione cattolica, e tuttavia contro i fatti non c'è rimpianto che tenga, ciò che si pone come imperativo è che ognuno si assuma le responsabilità che gli sono proprie, non appellandosi all'esercizio del proprio potere, ma tenendo conto della realtà oggettiva, che è quella che si constata in casi come questi.

Riportiamo qui di seguito il testo del sermone pronuncato da Don Fernando Altamira nel corso di questa S. Messa di Domenica 12 gennaio.

SERMONE



Cari fedeli,

quindi, ora stiamo qui “resistendo”, siamo ne “La Resistenza”. L’ho già detto venerdì, ma oggi lo ripetiamo per coloro che non c’erano: a che stiamo resistendo?

Primo, alla crisi della Chiesa, questa crisi causata dal concilio Vaticano II, che ha creato una falsa religione, da loro stessi chiamata “Chiesa conciliare”, cioè uscita dal Concilio.
Ma oggi dobbiamo resistere anche ad un’altra crisi, la crisi interna della mia Congregazione, la Fraternità San Pio X, crisi che fa capo a Mons. Fellay, nostro Superiore generale, per le idee e la cose che sta facendo.
Questa crisi interna crea nella nostra Congregazione uno stato di necessità interno che permette, che esige certe decisioni, tra le quali quella di saper dire di no, di saper dire basta a Mons. Fellay, e di farlo pubblicamente, poiché è pubblicamente che egli sta commettendo i suoi errori e praticando il suo malgoverno.

Tra le altre cose che riguardano Mons. Fellay ve n’è una, forse la più generalizzata, che è l’eterna ambiguità delle sue parole: dice bianco e poi nero, mezzo bianco e poi mezzo nero, bianco ma rosso, rosso ma azzurro.
Circa le cause e gli strumenti di questa crisi interna della Congregazione, Don Faure diceva, a ragione: “Come sempre, l’arma preferita dal demonio è l’ambiguità delle parole”. Le parole doppie, non chiare.

Com’è che è diminuita la Verità? chiedeva  Dio nei salmi: Com’è diminuita la Verità?, è quello che ha fatto Mons. Fellay: ha diminuito la Verità.

Resistere a questo stato di necessità della mia Congregazione è cosa che ha avuto inizio 6 o 7 anni fa, con alcuni pochi sacerdoti che anche “gridarono” le deviazioni che vedevano, furono preveggenti, videro prima degli altri.

Nel mio caso, e credo per la grande maggioranza dei sacerdoti della Fraternità San Pio X, a causa di una fiducia eccessiva, quasi cieca nei Superiori – colpa nostra -, se percepivamo qualcosa, dicevamo a noi stessi: questo suona strano, però, un momento, i Superiori sapranno cosa stanno facendo. E ancora colpa nostra,  perché uno non deve mai rinunciare alla Verità e se si accorge che ci sono cose cattive, deve denunciarle e dirle: prima privatamente – e l’ho fatto molte volte con Don Bouchacourt – poi pubblicamente, quando le circostanze lo richiedono.

Non c’è dubbio che la regola è dire privatamente le cose brutte di un Superiore, ma è altrettanto indubbio che possono verificarsi delle circostanze che richiedono che si denunci pubblicamente quello che egli fa.
Basta pensare a questo: se mai si dovrebbe dire pubblicamente alcunché di male al Superiore, allora indubbiamente Mons. Lefebvre avrebbe fatto male, perché egli disse pubblicamente cose, non tanto del Superore Generale, quanto del massimo Superiore che ci sia sulla terra, il Papa. Mons. Lefebvre disse e denunciò pubblicamente gli errori e le azioni dei Papi, dei Papi del Concilio, dei Papi che hanno creato questa falsa religione conciliare o “Chiesa conciliare”, come loro stessi la chiamano.

Quali circostanze ci sono oggi che giustificano il parlare pubblicamente contro ciò che fa Mons. Fellay?
Alcuni esempii si trovano nel mio sermone di venerdì scorso, questa volta voglio sottolineare solo alcuni punti.
- La gravità delle cose che Mons. Fellay ha detto contro la dottrina cattolica, la peggiore di tutte: la sua Dichiarazione dell’aprile 2012.
- La gravità dell’ambiguità con la quale destreggia le sue parole.
- I suoi apprezzamenti a favore del concilio Vaticano II e quando dice che non è la cosa più grave che patisce oggi la Chiesa: ci sono cose più gravi del Concilio. - Le sue parole di accettazione di questo Concilio, le sue insinuazioni per chiedere di accettarlo come “magistero della Chiesa”, teologi come Don Gleize che dicono scandalosamente che “il Vaticano II rappresenta il Magistero della Chiesa”.
- Negare di riconoscere che questo Concilio ha creato una falsa Chiesa, come riconosceva già Mons. Lefebvre. Al contrario, Mons. Fellay, Don Gleize, sostengono che al giorno d’oggi non si può dire, né si deve dire che esiste una falsa Chiesa conciliare, ma solo delle cattive tendenze dentro la Chiesa.

E sulla Messa moderna? Mons. Fellay è arrivato a dire che se Mons. Lefebvre l’avesse vista ben celebrata, non avrebbe fatto il passo che fatto. Che assurdità e che slealtà dire questo del fondatore!
Mons. Lefebvre rifiutava categoricamente la Messa moderna e ci ha insegnato che questa Messa non si deve dire, il cui principale problema non è “il modo come si celebra” – se no andremmo alle pie Messe dell’Opus Dei -; il suo maggiore problema è che la stessa definizione di questa Messa – la sua essenza, i suoi testi, i suoi riti – sono, a dir poco, a tendenza protestante: questa Messa danneggia la Fede.

Cos’è che giustifica ancora il dire pubblicamente le cose a Mons. Fellay?
Non solo la gravità della crisi e lo stato di necessità che egli ha causato, ma la durata di questa crisi interna della Fraternità San Pio X, la quale, anche se dura da molti anni, è diventata manifesta da più di due anni. E per di più, Mons. Fellay, non solo non ritratta, ma continua a giustificare le sue parole, le sue dichiarazioni, le sue azioni!

I fatti che ho descritto sono un poco complessi.

Noi vogliamo – in realtà Dio vuole -, che, se così si può dire, più che in altre epoche, i cattolici siano persone istruite, bene istruite!, nella dottrina. Diversamente non potremo mantenerci.
Indubbiamente, la formazione non è tutto, ma è altrettanto indubbio che è il punto di partenza. Dopo verranno le azioni in coerenza con la dottrina cattolica, ma non si saprà cosa fare nei confronti della crisi, né nei confronti della vita privata, se prima non si parte dalla Verità, dalla dottrina cattolica, cioè dalla conoscenza.

Quindi:
- i fedeli di oggi non possono non sapere perché il concilio Vaticano II è un male, perché questo conciliabolo non può mai essere magistero cattolico.
- Non possono non sapere quali sono gli errori del Vaticano II.
- Non possono non conoscere le cose sbagliate che contiene la Messa moderna.
- Non possono non sapere per quale motivo la Fraternità San Pio X è in crisi.
- Non possono non conoscere gli errori e le cose sbagliate fatte da Mons. Fellay e il perché di questo.
Se faranno le cose senza sapere,
appoggeranno la Resistenza senza convinzione,
saranno contro il concilio Vaticano II senza sapere perché,
vorranno resistere alla crisi e allo stato di necessità della mia Congregazione, resistere a ciò che fa Mons. Fellay, senza conoscere i motivi.

E non questo non può sussistere, e non si manterrà.

Oggi è più necessaria di prima: la formazione. Essere cattolici informati e non superficiali, e non tradizionalisti per sentimento.
Mons. Lefebvre ripeteva una frase forte – che era di un sacerdote che ha finito col cedere ed è andato all’IBP, al Buon Pastore, ma la cui frase è sempre valida: “Se non leggerete – io aggiungo: se non studierete -, tutti sarete traditori”, prima o poi finirete col tradire. Il punto di partenza è la formazione, non è l’unico, ma è l’inizio: si deve vivere della carità, delle azioni coerenti.

Per finire: ci sono tante cose da imparare. Ne dico solo tre:
Primo, dobbiamo desiderare l’umiltà, e chiederla, poiché ognuno di noi può cadere, e cadere in cose molto gravi, e non c’è limite alla nostra caduta: errori nella dottrina, errori nella morale, nel nostro comportamento. Voglia Iddio che questo non accada, lo desideriamo e lo chiediamo.
Secondo, il dovere di reagire di fronte alle cose che abbiamo esposto, contro l’autorità, contro l’autorità, vincere le nostre paure, le nostre comodità, i nostri timori, ecc. – tutti siamo così. E farlo, questo sì, con rispetto, dicendo a volte cose dure, ma senza mancare di rispetto. Il modo e la maniera sono importanti.
Terzo, non affidarsi alle persone. Le persone siamo deboli, possiamo sbagliare e sbagliamo, e tradiamo! La fiducia occorre porla in Dio. E nelle persone, in un sacerdote, solo nella misura in cui questo sacerdote si attiene a Dio. Il giorno che qualcuno di noi, il giorno che Don Altamira insegnasse cose sbagliate o cose cattive, bisognerà dire addio a Don Altamira. Non bisogna affidarsi alle persone.

Molto altro potremmo imparare, lo abbiamo detto.
Ma ricordiamoci fin d’ora l’impegno della formazione, di essere e di rimanere formati nella dottrina cattolica per sapere perché facciamo le cose.
Con la grazia di Dio io cercherò di informarvi.

AVE MARÍA PURÍSSIMA.



gennaio 2014

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
Alla pagina Crisi nella FSSPX