Risposta definitiva
di Don Altamira a Don Bouchacourt
della Fraternità San Pio X

sulle motivazioni che l'hanno indotto a rifiutare
il trasferimento da Bogotà a Buenos Aires



Pubblicata in spagnolo nel sito Non possumus
in inglese nel  sito SOS Save our SSPX
in francese nel sito
Avec l'Immaculée



Don Fernando Altamira è Priore a Bogotà, nel Distretto dell'America del Sud



impaginazione e neretti sono nostri



Caro Don Bouchacourt,

dopo il mio sermone del 22 dicembre sulla Nuova Crociata del Rosario, Lei mi hai chiesto due cose “per non prendere provvedimenti”.
Io risposi di no ad entrambe per i motivi allora espressi. Come conseguenza del mio rifiuto, Lei mi disse che io sono trasferito a Buenos Aires come assistente del Priore (Don Rubio) e che qui a Bogotà, al posto mio verrà un nuovo Priore (Don Francisco Jiménez).

La situazione in cui versa la nostra Congregazione, la Fraternità San Pio X, data da una buona quantità di anni (alcuni dicono fin dall’inizio). Essa si è enormemente aggravata negli ultimi due anni e mezzo ed è apparsa più evidente ed esplicita a molti di noi sacerdoti.

Questo stato di cose è causato dalle idee, dalle parole e dagli errori del nostro Superiore Generale, Mons. Bernard Fellay; nonché dalle azioni intraprese col suo governo.
Mons. Fellay nel suo dire ha fatto quasi sparire il linguaggio della Verità, facendolo precipitare – nel migliore dei casi – nell’impero dell’ambiguità, e in altri casi peggiori esprimendo errori contro la dottrina cattolica (si veda soprattutto la Dichiarazione Dottrinale che presentò a Roma nell’aprile del 2012). E meglio non parlare delle sue dichiarazioni sulla Messa moderna:
Se Mons. Lefebvre l’avesse vista ben celebrata non avrebbe fatto il passo che ha fatto (caso del Card. Cañizares); e per affermare questo ha usato il nome del Fondatore!

In tutto questo, in Mons. Fellay vi è anche un punto chiave: il concilio Vaticano II.
Egli sta attuando tutta una manovra perché noi si finisca con l’accettare e riconoscere il concilio Vaticano II come “Magistero cattolico”. Queste le sue parole: lo accettiamo con riserva; non ci chiedono l’accettazione totale, ma parziale; siamo favorevoli al 95% del Concilio, in esso vi è del buono e del cattivo.

Credo che questo sia uno dei punti più importanti della sua agenda, poiché sappiamo che la Roma modernista non accetterà mai che noi rifiutiamo di riconoscere questo Concilio come “Magistero”.
Può essere “magistero” ciò che contiene il buono e il cattivo, la verità e l’errore?
Mons. Fellay ha avuto “buoni” teologi che gli hanno scritto articoli sull’argomento e che hanno detto che il Vaticano II “rappresenta il Magistero della Chiesa”. Siamo a questo punto.

Ma, tra tutti quelli che si sono avuti nella storia della Chiesa, questo Concilio è stato un conciliabolo. Il Vaticano II non è Magistero della Chiesa cattolica, e come insegnano Don Calderón e altri “si deve dichiarare solennemente (da parte nostra) la sua totale nullità”.

C’è inoltre quella specie di fissazione di Mons. Fellay, che lo pensare come se noi non fossimo dentro la Chiesa cattolica.
Leggiamo le sue parole, e credo che se ne potrebbero indicare molte di più:
“Les Nouvelles caléedoniennes”: “il Papa ritorna alle idee tradizionali (Nota del PA: parla di Benedetto XVI, che è falsissimo, egli è molto modernista “fin nel suo cuore”) … Forse siamo molto più vicini al Papa di quanto sembri. (…) Inoltre (…) basta un atto di Roma per dire che è finita e noi rientriamo nella Chiesa. Questo verrà. Sono molto ottimista” (27 dicembre 2010).
Sono gli altri che se ne sono andati: la falsa “Chiesa conciliare”. Noi manteniamo le quattro note (vedi la citazione di Mons. Lefebvre nel mio sermone del 22 dicembre). Questa crisi nella Chiesa, credo, verrà regolata solo da Dio, e nel frattempo noi dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto (o facevamo?).

Non intendo dilungarmi, magari scriverò una lettera aperta a Mons. Fellay.

Non c’è dubbio che le mie decisioni non sono dovute “alla” ultima crociata che è stata indetta, piuttosto “con l’occasione” di essa. Questa crociata non è un evento isolato, e nel mio caso si è trattato dell’“ultima goccia”, in una situazione che dura da anni.
Si deve saper dire basta, penso che molti di noi sacerdoti dobbiamo dire basta, e penso che la nostra pazienza sia stata eccessiva.

D’altra parte, sappiamo entrambi  che è stato più di un anno fa, a Bucaramanga, che Le ho spiegato la mia opposizione a quello che si stava facendo; Lei mi disse: “ma se sei così contrario a ciò che fa Mons. Fellay, devi andartene”, ed io allora Le risposi: “Sì, Padre, sono molto contrario a quello che sta facendo Monsignor Fellay, e ho l’impressione che la Congregazione finirà male, ma io ora sto guardando alle cose che accadono e a che cosa accadrà in questi mesi, e poi vedrò il da farsi”.
È già troppo che abbia resistito più di un anno.

In conclusione, non farò come dice Lei (andare a Buenos Aires, ecc.). Io rimango al mio posto di Priore, ed è nella mia casa nel Priorato di Bogotá  che aspetterò le due ammonizioni canoniche e il processo per una molto probabile espulsione (invalida?).

Nel processo che si intenderà, quasi sicuramente si dirà che il motivo è che non voglio andare a Buenos Aires: sia chiaro fin d’ora che il motivo non è questo, il motivo è dottrinale, il motivo è la dottrina: gli errori, le dichiarazioni, le parole e la ambiguità di Mons. Fellay, il quale molto probabilmente finirà col distruggere la nostra Congregazione, anche senza la necessità di fare un accordo con la falsa “Chiesa conciliare”.

La saluto distintamente,
In Maria Santissima

Don Fernando Altamira

Lunedì 6 gennaio, Epifania del Signore.



gennaio  2014

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