Francesco, i marziani e la pazienza di Dio


di Alejandro Sosa Laprida


Decisamente, Francesco sembra voglia diventare il Papa più innovatore e atipico della storia. E si deve ammettere che finora ha raggiunto brillantemente il suo scopo.
Per convincersene basta passare in rassegna alcune delle sue più clamorose dichiarazioni espresse nel corso del suo pur breve pontificato.
Eccole: -
-    ha affermato, imperturbabile, di non credere in un Dio cattolico, perché “non esiste un Dio cattolico”;
-    non ha esitato a dire che il proselitismo è una “perfetta assurdità”;
-    ha dichiarato che Maria ai piedi della Croce si sentiva “ingannata” da Dio e si sarebbe rivoltata contro di Lui;
-    ha detto che il Romano Pontefice non ha il diritto di giudicare i “gay”;
-    ha consigliato ai musulmani di cercare conforto spirituale nel Corano;
-    ha assicurato che la “cultura del dialogo” è “l’unica via” per raggiungere la pace mondiale;
-    che la laicità dello Stato è benefica per garantire “il pluralismo religioso”;
-    che nell’educazione dei figli l’importante non è la religione nella quale li si istruisce, ma “ciò che gli si dà da mangiare”;
-    che tutti gli uomini sono figli di Dio e si salvano, “compresi gli atei”;
-    che il ministero petrino è “un lavoro insalubre”;
-    che l’antica alleanza “non è mai stata revocata”, e che gli Ebrei “non hanno bisogno di convertirsi”;
-    che fede e certezza sono incompatibili;
-    che il Presidente uruguaiano José Mujica, ateo, abortista e omosessualista, è “un uomo saggio” (su tutte queste dichiarazioni, cfr. Lo strano pontificato di Papa Francesco).



Bergoglio riceve sorridente il Presidente dell'Uruguay, il marxista, ateo, omosessualista e promotore dell'aborto José Mujica, di cui ha detto alla stampa, subito dopo l'udienza, che era felice di parlare con un “uomo saggio”.

Queste solo alcune delle perle offerte da Francesco nell’esercizio del suo pseudo magistero mediatico, insegnamento sui generis, dove la logorrea incontenibile va a braccetto con una demagogia a tutta prova.



Il rabbino argentino Sergio Bergman dice di aver trovato nel Card. Bergoglio il «suo rabbino», poiché l'ha sempre «ascoltato e consigliato nella sua vocazione» e l'ha aiutato a «ritrovare le radici giudaiche del cattolicesimo» durante il suo ministero in Argentina.

Ma, sempre pronto a superarsi e ad esagerare nella ricerca dell’originalità, ecco che Francesco, alias “il mio rabbino” (come lo chiama il suo amico, il rabbino Sergio Bergman – cfr. Bergoglio, mi rabino), in una recente omelia nella Casa Santa Marta, ha lanciato l’originalissima idea che la Chiesa non dovrebbe rifiutare il battesimo ai marziani (!!!!) (cfr. Il Papa: lo Spirito Santo spinge sempre la Chiesa oltre i limiti); ovviamente nell’ipotesi che essi lo chiedano… E questo perché sembrerebbe scontato che lo Spirito Santo spinga sempre la Chiesa ad andare oltre,  «Sempre più, oltre i limiti», e noi non dobbiamo «porre impedimenti … chiudere porte» a coloro che erroneamente consideriamo «impuri».

Ad essere sincero, non ritengo probabile che Francesco stesse pensando seriamente ad amministrare il battesimo a degli extraterrestri (quantunque debba confessare che venendo da lui più niente potrebbe sorprendermi…), quanto piuttosto ad amministrare la comunione ai divorziati risposati ed anche all’integrazione dei “gay”, per usare lo stupefacente linguaggio bergogliano, per la ricezione dei sacramenti.
In questa omelia, dunque, i divorziati e gli omosessuali sarebbero rappresentati da questi “marziani” che verrebbero a chiedere di ricevere il battesimo e ai quali la Chiesa, ritenendoli “impuri”, chiuderebbe chiaramente le porte in maniera intollerante ed arbitraria, impedendo così allo “Spirito” di soffiare dove vuole…

Inutile dire che questa stravagante uscita dell’attuale occupante della Casa Santa Marta si inscrive nella strategia di sensibilizzazione degli spiriti in vista di ciò che verrà discusso all’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Francesco col tema “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, che si terrà in Vaticano tra il 5 e il 14 ottobre di quest’anno (Cfr. Papa Francesco convoca un sinodo straordinario).
Al pari del caso, di poche settimane fa, della telefonata che ha fatto a una donna argentina unita civilmente ad un divorziato, la quale gli aveva scritto per esprimergli la sua incomprensione per il rifiuto del suo parroco a confessarla e a comunicarla (Cfr. La telefonata da quattro soldi di papa Bergoglio) e alla quale Francesco, secondo la testimonianza della stessa adultera, diffusa a macchia d’olio dalla stampa mondiale, ha risposto dicendo che alcuni preti sono «più papisti del Papa» e che per risolvere il problema sarebbe bastato andarsi a «confessare e a fare la comunione in un’altra parrocchia» (Cfr. El llamado del Papa a la esposa de un divorciado). Versione che non è mai stata smentita dalla Sala Stampa della Santa Sede, cosa che equivale a confermare la versione dei fatti diffusa dalla coppia di concubini dopo la “chiamata telefonica privata” (!!!) ricevuta dal Vaticano (Cfr. L’étrange coup de fil du pape François).

Questa tabella di marcia, che con ogni verosimiglianza dovrebbe condurre all’applicazione di misure innovative nel campo della pratica sacramentale e della pastorale familiare, era stata annunciata subdolamente da Francesco nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, promulgata lo scorso novembre. Ecco cosa vi è detto a proposito al § 47:
«La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire un mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».

Oltre alle situazioni matrimoniali irregolari, non serve essere profeta per osare anticipare che nel prossimo Sinodo si affronterà anche la questione della pratica religiosa delle persone che rivendicano la pratica del vizio contro natura.



Francesco alla conferenza stampa in pieno volo di ritorno dalla GMG di Rio de Janeiro,
nella quale è esercitato il suo pseudo magistero mediatico dicendo:
«Chi sono io per giudicare un gay?»


Lo suggeriscono diversi fatti altamente simbolici, a cominciare dal già leggendario “Se una persona è gay … chi sono io per giudicarla?” sparato da Francesco alla conclusione della GMG di Rio de Janeiro, nella sua famosa conferenza stampa nell’aereo di ritorno a Roma… Frase inconcepibile in bocca a colui che, agli occhi del mondo, passa per essere il Sommo Pontefice della Chiesa cattolica… E frase che fu pronunciata, bisogna ricordarlo, appena poche settimane dopo i più che reclamizzati funerali di Don Gallo, noto prete comunista, sostenitore impavido del “diritto” all’aborto e campione incontestato della causa omosessualista (Cfr. Il funerale del Gallo), funerali celebrati con solennità a Genova dal cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale italiana, nel maggio 2013. 



Il Card. Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana,
dà la Santa Comunione al militante transessuale LGBT Vladimir Luxuria,
nel corso dei funerali del prete omosessualista Don Gallo.


E qui è proprio il caso di precisare che durante questa celebrazione, il cardinale pronunciò il panegirico del prete rivoluzionario, e permise a due transessuali di fare l’apologia dell’ideologia LGBT nel corso della lettura della “preghiera universale”, nella quale costoro ringraziarono il prete apostata per averli aiutati a «sentirsi creature trans-gender (sic) desiderate e amate da Dio», figuri ai quali il prelato italiano alla fine amministrò personalmente la comunione, profanando così le Sante Specie Eucaristiche (Cfr. Un cardenal italiano rompe un tabú y da la comunión a un transexual).
Scandalo dalle inaudite proporzioni che, manco a dirlo, non provocò alcuna reazione da parte del Vaticano.



Lo spettacolo grottesco di un duo di lesbiche che profana la Cattedrale di Cordova,
mentre mostrano la foto della madrina della “loro” bambina:
il Presidente argentino Cristina Fernández de Kirchner,
qui rappresentata da un vigile in uniforme.
Farsa sinistra eseguita col consenso del vescovo del luogo: Mons. Carlos Náñez


Potremmo aggiungere ben altri casi simili, come per esempio quello di una coppia di “madri” argentine la cui “figlia” venne battezzata l’aprile scorso nella Cattedrale di Cordova, Argentina (Cfr. Francisco, el Papa de la inclusión), con gran pompa mediatica e con l’espressa autorizzazione dell’Ordinario del luogo, Mons. Carlos Náñez (Cfr. Arzobispo argentino explica por qué pareja de lesbianas podrá bautizar a su “hija”), mentre la madrina era nientemeno che la Presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, l’arpia furiosa che  nel 2010 fu all’origine delle “leggi” sul “matrimonio omosessuale” e l’“adozione omoparentale” in Argentina, che ebbe così il triste privilegio  di diventare il primo paese latino-americano a dar corso all’agenda LGBT del mondialismo onusiano. Icona socialista, femminista e omosessualista, questa donna empia è così divenuta, grazie al sacrilegio permesso dal vescovo di Cordova, corresponsabile dell’educazione cristiana della povera bambina, insieme alle sue due “madri” lesbiche…

Oppure il caso del cardinale Dolan, arcivescovo di New York (Cfr. Cardinal Dolan applauds football player for ‘coming out’), che si è congratulato pubblicamente con un giocatore di calcio omosessuale per aver fatto il suo “coming out” [dichiarazione pubblica della sua omosessualità]: «Bravo, mi rallegro con lei, che Dio la benedica!».

O il caso del cardinale Schönborn, arcivescovo di Vienna (Cfr. Il cardinale Schönborn plaude all'obbrobrio omosessuale dell'Eurovision di Copenhagen 2014), che si è felicitato calorosamente col suo compatriota, la “drag queen” barbuta Conchita Wurst, per il suo trionfo al festival della canzone Eurovision («Mi rallegro per il tale risultato! Nel colorito giardino di Dio esiste una diversità multicolore: prego perché la sua vita sia benedetta»).



Il card. Schönborn, primate d'Austria, si congratula per il successo del suo compatriota:
la “drag qeen” Conchita Wurst, al festival della canzone Eurovision,
e chiede a Dio di «benedire la sua vita»,
poiché vi è «una diversità multicolore» Suo giardino colorito.

Senza dimenticare le dichiarazioni del Padre Leonardo Steiner, Segretario generale della Conferenza Episcopale del Brasile, il paese cattolico più importante al mondo per il numero dei fedeli, il quale ha dichiarato che «è necessario dialogare sui diritti alla vita in comune di persone dello stesso sesso che decidono di vivere insieme, e che avrebbero bisogno di una protezione legale», dichiarazione che egli giustifica affermando che «la Chiesa non è la stessa nel corso delle diverse epoche» ed è «alla ricerca di risposte per il tempo presente» (Cfr. La Iglesia brasileña, a favor de "un amparo legal" para las uniones gay);
né quelle di Mons. Nunzio Galantino, nominato a marzo scorso dallo stesso Francesco, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il quale, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva quale fosse il suo augurio per la Chiesa italiana, ha risposto: «Che si possa parlare di qualsiasi argomento, di preti sposati, di eucarestia ai divorziati, di omosessualità, senza tabù»; e che nella stessa intervista ha anche detto: «Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l’interruzione della gravidanza (!!!)» (Cfr. I vescovi italiani verso il nuovo corso. Il segretario generale Galantino: gay e preti sposati, basta tabù).



Fondata e diretta dai Gesuiti, La
Pontificia Università San Francesco Saverio a Bogotà, Colombia, dal 2001 organizza ogni anno un “Ciclo Accademico Rosa”,
per promuovere l'ideologia LGBT, sotto lo sguardo indulgente del Vaticano


Ancora un esempio, ohi quanto eloquente!, di questo calamitoso stato di cose: La Pontificia Università San Francesco Saverio di Bogotà, Colombia, fondata e diretta dai Gesuiti, organizza ogni anno, dal 2001, un “Ciclo Accademico Rosa” che promuove apertamente lo stile di vita “gay”. Evidentemente, non c’è mai stata la minima sanzione per questa “pontificia” università, né da parte della Conferenza Episcopale Colombiana, né da parte del Vaticano (Cfr. Jornadas de Estudios de Género y Sexualidad).

Questi esempii si potrebbero prolungare all’infinito, poiché i casi di defezione dalla fede e di tradimento della morale sono così tanti da essere divenuti moneta corrente presso i chierici della Chiesa ecumenica del Vaticano II, nella quale l’apostasia va di pari passo col cattivo gusto e con la più elementare mancanza di decenza.



“Don” Luigi Ciotti - a dx - col suo mentore e amico, il prete anarchico e difensore delle rivendicazioni sodomite: il defunto “don” Gallo - a six - alle cui esequie il primo ha fatto il penegirico del secondo, a fianco del Card. Angelo Bagnasco.

Ma, a ben riflettere, cos’altro ci si potrebbe attendere da una società il cui capo dà ignominiosamente spettacolo davanti ai giornalisti, circondato dai campioni della causa sodomita?
come il prete italiano Luigi Ciotti (Cfr. Follia e ridicolo), amico intimo e compagno di lotta omosessualista del perverso Don Gallo, col quale Francesco si è fatto riprendere dalla televisione italiana mentre cammina mano nella mano?



Francesco, mano nella mano col prete Luigi Ciotti,
militante di sinistra e partigiano accanito della causa omosessualista


o come l’altro prete italiano, Michele de Paolis (Cfr. A qui le pape baise la main), a cui Francesco ha baciato la mano dopo aver concelebrato con lui nella Casa Santa Marta, sempre sotto lo sguardo attento dei giornalisti incaricati di immortalare la scena?



Francesco si inchina profondamente, al cospetto dei giornalisti,
per baciare con riverenza la mano del prete omosessualista Michele de Paolis,
dopo aver concelebrato con lui alla Casa Santa Marta, in Vaticano


Senza parlare della ricompensa quantomeno insolita che Francesco ha ricevuto lo scorso dicembre dalla rivista americana The Advocate, la principale pubblicazione LGBT degli Stati Uniti, che lo ha eletto “Persona dell’anno 2013” (Cfr. The Advocate's Person of the Year: Pope Francis).



Papa Francesco è stato eletto «Persona dell'anno 2013» da The Advocate,
l'emblematica rivista americana promotrice dell'ideologia LGBT e della contro-cultura “gay”


E va da sé che questo breve elenco di scandali a ripetizione, scelti solo a titolo illustrativo dello spaventoso sfacelo conciliare, potrebbe andare avanti indefinitamente. Quello che invece non si potrà prolungare indefinitamente è la pazienza divina. E siamo in grado di affermarlo senza ombra di dubbio, visto che Dio ha avuto per noi, testimoni impotenti di quest’ora tragica in cui si dispiega in tutta la sua arroganza il mistero dell’iniquità, l’immensa delicatezza di comunicarci in anticipo quale dovrà essere l’esito di questa farsa grottesca, di questa abominevole impostura alla quale assistiamo stupefatti a partire da quel saluto inaudito, dal quel profano e altamente sovversivo “buona sera” (Cfr. ) pronunciato da Francesco dalla loggia di piazza San Pietro il 13 marzo 2013, saluto portatore di una carica simbolica tale da permettere già da allora di presagire le calamità senza fine che sarebbero dovute accadere dopo:
«Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevan ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo.» (Ap. 19, 20).

Una domanda che non ci si può evitare di porre è la seguente: Ci troviamo oggi al cospetto di quel falso profeta di cui ci parla l’Apostolo San Giovanni nella sua rivelazione escatologica? Se così fosse, l’unica cosa mancante in questo quadro sarebbe la manifestazione dell’«l’altro», come lo chiamò Nostro Signore (Gv. 5, 43), la comparsa de «l’uomo iniquo», del «figlio della perdizione», dell’«avversario», come lo chiama San Paolo (2 Ts. 2, 3); il quale, aspettando pazientemente che giunga la sua ora, osserva furtivamente, immerso nell’ombra, l’azione accanita di colui che lavora metodicamente a spianargli la strada…



Francesco sa molto bene come si fa a
desacralizzare e ad avvilire sistematicamente il ministero petrino…








giugno 2014

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