SI PUO' ESSERE ANGLICANI E CATTOLICI
NELLO STESSO TEMPO?
 

dell'abbè Peter Scott
della Fraternità San Pio X

Le seguenti domande e risposte sono state pubblicate sul sito Angel Qeen, che le ha riprese dal forum Roman Catholics. Esse sono relative alla pubblicazione della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus pubblicata il 4 novembre 2009, con la quale il Santo Padre regola l'ingresso in massa nella Chiesa Cattolica di quegli Anglicani che sono in rotta con i loro colleghi perché non accettano l'ordinazione delle donne e degli omosessuali e i matrinoni tra persone dello stesso sesso.

(i neretti sono nostri)

Domanda: Adesso si può essere anglicani e cattolici nello stesso tempo?

La Costituzione Apostolica di Papa Benedetto XVI, del 4 novembre scorso, ha aperto agli anglicani la prospettiva di « essere ricevuti, anche corporativamente, nella piena comunione cattolica» (Anglicanorum coetibus). Si tratta di un nuovo approccio rivoluzionario al problema dei «fratelli separati», che qualcuno ha definito come la mossa più audace della Chiesa dopo la Riforma.
La novità sta nel fatto che gli anglicani vengono trattati al pari degli ortodossi che ritornano alla vera Chiesa.
Mentre diventano cattolici, sono autorizzati a conservare la loro identità anglicana. Saranno canonicamente e liturgicamente distinti dal resto della Chiesa Cattolica e potranno conservare le loro parrocchie, i loro vescovi, i loro preti sposati e i loro usi liturgici e spirituali.
Questo è normale per i cristiani di Rito Orientale che rinunciano al loro scisma per rientrare in seno alla Chiesa, poiché la loro liturgia, la loro spiritualità e le loro tradizioni sono antiche quanto quelle del Rito Latino. Inoltre, essi sono essenzialmente scismatici, non eretici, le poche eresie presenti sono recenti e facili da correggere (per esempio, la negazione del Purgatorio, dell’Immacolata Concezione e dell’infallibilità papale).


Domanda: Questo trattamento analogo è corretto e giustificato? Un attento esame rileva piuttosto parecchie differenze.

1 - Vi è innanzi tutto la questione della motivazione. La maggior parte di coloro che chiedono di entrare nella Chiesa cattolica si sono già separati dalla «Comunione» anglicana com’essa è. Lo hanno fatto, non tanto per rigettare l’anglicanesimo, quanto per il nuovo orientamento assunto a partire dal 1991 dalla chiesa anglicana, che ha aperto il sacerdozio e l’episcopato alle donne e agli omosessuali dichiarati, fino a giungere alla benedizione delle stesse unioni omosessuali, tutte cose chiaramente contrarie alla Bibbia, principio fondante del Protestantesimo.
     
2 - La seconda grande differenza è data dal fatto che l’Anglicanesimo si basa su ordinazioni invalide e quindi i soli sacramenti che ha sono il battesimo e il matrimonio, contrariamente all’ortodossia che può vantare la validità dei suoi sette sacramenti.

3 - La terza differenza è che l’Anglicanesimo, fin dalla sua nascita, è stato eretico e protestante.
Fin dal tempo di Thomas Cranmer tutti i teologi anglicani hanno abbracciato le teorie di Lutero e degli altri riformatori protestanti. L’Anglicanesimo è una forma di protestantesimo, tanto che ha sempre accettato l’intercomunione con tutte le sette protestanti.
Se è vero che a metà del XIX secolo il movimento di Oxford ha segnato un ritorno ad una forma più tradizionale di spiritualità, di culto e di pietà, questo non ha significato un riaccendersi dell’interesse per gli aspetti cattolici dell’Anglicanesimo, interesse che non è mai esistito. Si è trattato della scoperta di alcuni tesori della Chiesa cattolica. Ciò nonostante, questi anglicani della High Church, come vennero chiamati, non seguirono il Card. Newman nella sua conversione del 1845, ma scelsero di rimanere anglicani, non ebbero il coraggio di convertirsi alla vera Chiesa, proprio come adesso.

4 - La quarta differenza, conseguenza del fatto che l’Anglicanesimo è una setta protestante, consiste nella mancanza di autorità o unità dottrinale. Vi sono infatti tanti rami dell’Anglicanesimo quanti sono gli anglicani. A loro piace questo ampio margine di discrezionalità poiché permette a ciascuno di scegliere la propria pratica religiosa.

5 - La quinta differenza è che l’Anglicanesimo non ha la tradizione spirituale e monastica dei Riti Orientali. Fu proprio Enrico VIII, il fondatore dell’Anglicanesimo, che distrusse 1000 monasteri in Inghilterra. Se nel secolo scorso è stato condotto qualche piccolo sforzo per formare delle comunità religiose, ciò è accaduto solo per imitazione della spiritualità cattolica e non in forza di una tradizione anglicana.

6 - La sesta differenza è costituita dal fatto che nell’Anglicanesimo non vi è una uniformità liturgica. I Prayer Books del 1549 e del 1661, interamente protestanti, provarono a fissare una uniformità, ma nel corso degli ultimi anni sono stati rimpiazzati, e gli anglicani della High Church li hanno in gran parte rigettati o adattati, a seguito di una varietà di combinazioni tra la nuova liturgia anglicana e alcuni usi presi qua e là, come la riesumazione dell’antico rito di Sarum (nome latino di Salisbury), che era in uso in Inghilterra prima delle Riforma, o l’adozione del rito tridentino in inglese, oppure la nuova Messa. Non esiste qualcosa come una tradizione liturgica anglicana al di fuori del Prayer Book del 1661.

Perché allora il Papa è così deciso a trattarli come gli Ortodossi Orientali?
Egli lo spiega molto chiaramente in questa Costituzione Apostolica tramite la nuova definizione della Chiesa di Cristo data dal Concilio Vaticano II, e cioè che essa “sussiste nella” Chiesa cattolica invece di essere identica ad essa. È per questo che le divisioni tra i battezzati sono da considerarsi come interne alla Chiesa e come elementi che danneggiano il marchio di unità che caratterizza la vera Chiesa. Cosa che permette a Benedetto XVI di affermare, nella Anglicanorum coetibus, che « Ogni divisione fra i battezzati in Gesù Cristo è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa esiste». Il che significa che l’unità dei battezzati è una priorità assoluta da perseguire ad ogni costo, tanto che adesso l’obiettivo ultimo da tenere in vista è “l’unità della diversità”.
Il fatto è che secondo la dottrina cattolica tradizionale il bene assoluto è la fede, il culto e i sacramenti, ed è la fede che determina l’unità della vera Chiesa cattolica, come si evince dalla definizione della Chiesa presente nel catechismo. La separazione di eretici e scismatici, per deplorevole che sia, non danneggia in alcun modo la fede, il culto e i sacramenti, né l’autorità gerarchica, perché la Chiesa di Cristo si identifica con la Chiesa Cattolica romana.

Le conseguenze di questa urgente necessità di una falsa unità, con poco fondamento reale, non sono accettabili per lo spirito cattolico.
Ed eccone alcune:

1 - Non dev’esserci alcuna conversione nel vero senso della parola, cioè con l’abiura dell’eresia, la pubblica professione della fede cattolica, la cancellazione della scomunica. Ci si limita ad affermare che « Sia i fedeli laici che gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che provengono dall’Anglicanesimo e desiderano far parte dell’Ordinariato Personale, devono manifestare questa volontà per iscritto.» (IX). Non è previsto né di confessare la colpa di essere rimasti fuori dalla sola vera Chiesa, né di chiedere di essere ammessi nella sola vera Chiesa.

2 - Non è richiesta alcuna professione di fede su nessuno degli articoli che la chiesa anglicana nega da 450 anni. Tutto quello che si richiede è l’implicita accettazione della seguente dichiarazione: « Il Catechismo della Chiesa Cattolica è l’espressione autentica della fede cattolica professata dai membri dell’Ordinariato.» (I §5).
Questo Catechismo del Vaticano II adottato nel 1993 è piuttosto ambiguo, in particolare in quei punti di dottrina su cui i protestanti sono in disaccordo con la Chiesa cattolica.
L’implicita accettazione di questa dichiarazione è qualcosa di completamente diverso dal giuramento che condanna tutte le eresie protestanti e che fa parte della professione di fede tridentina di Pio IV.

3 - Gli anglicani sono autorizzati a mantenere i loro libri e le loro preghiere liturgiche, nonché la loro spiritualità e i loro costumi pastorali: « l’Ordinariato ha la facoltà di celebrare l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, la Liturgia delle Ore e le altre azioni liturgiche secondo i libri liturgici propri della tradizione anglicana approvati dalla Santa Sede, in modo da mantenere vive all’interno della Chiesa Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede dei suoi membri e ricchezza da condividere.» (III).
La semplice condizione dell’approvazione della Santa Sede non compensa la vastità della novità di questa disposizione che afferma che il protestantesimo anticattolico e la sua liturgia costituiscono una tradizione da mantenere in seno alla Chiesa cattolica.
Nel documento si afferma anche che tutto questo sarebbe un «dono prezioso» e una «ricchezza» da condividere. Chiaro insulto per cattolici come San Tommaso Moro, San Giovanni Fisher e Sant’Edmondo Campion, che hanno dato la loro vita piuttosto che diventare anglicani, e per autentici convertiti come il Card. Newman, che hanno rinunciato volontariamente, ma necessariamente, al cerimoniale anglicano – protestante, eretico e invalido – per divenire dei veri cattolici.

4 - Il matrimonio dei preti continuerà ad essere un costume di vita regolare in questi Ordinariati, come nella chiesa anglicana. Entreranno in questi Ordinariati ministri sposati che verranno ordinati, al pari dei futuri uomini sposati che riceveranno anch’essi l’ordinazione.
Siamo di fronte ad un mezzo molto efficace per minare il tesoro del celibato ecclesiastico, che è uno dei più grandi segni esteriori della santità della Chiesa. Certo, non verranno accettati dei vescovi sposati, ma essi saranno ordinati preti e investiti di una giurisdizione pari a quella di un Ordinario (si veda la Nota del 20 ottobre 2009 della Congregazione per la Dottrina della Fede), aggirando in tal modo il “problema” del celibato ecclesiastico, che questi anglicani non sono disposti ad abbracciare.

Il tragico di tutto questo è che questa gente sarà considerata ad un tempo cattolica e anglicana, sminuendo notevolmente la distinzione tra la verità e l’errore, la fede e l’infedeltà, la sottomissione e l’indipendenza.
Lo stesso Card. Levada lo riconosce, quando descrive la base tenue e vaga di questa unità: « Essi hanno dichiarato di condividere la comune fede cattolica, come espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e di accettare il ministero petrino come un elemento voluto da Cristo per la Chiesa [cosa bisogna intendere con questo: l’infallibilità papale? Il reale potere di governo? O semplicemente un posto d’onore?]. Per loro è venuto il tempo di esprimere tale unione implicita in una forma visibile di piena comunione.» (Agenzia Zenit, 20 ottobre 2009).

Se dobbiamo sicuramente temere che questo atto di accettazione provocherà della confusione tra i cattolici e confermerà ancora di più gli anglicani nei loro falsi principi e nelle loro false tradizioni, nondimeno dobbiamo pregare perché costoro alla fine si convertano veramente alla pratica piena ed intera della fede cattolica, fuori della quale non v’è salvezza.




gennaio 2010

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