29 agosto 2005
Il Santo Padre riceve a Castel Gandolfo
Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio
X
Quanto accaduto, lunedì 29 agosto 2005, a Castel
Gandolfo, si può considerare un evento di rilevante importanza che,
tra l’altro, aiuterà a comprendere la linea di condotta che intende
tenere il nuovo pontefice Benedetto XVI.
Certo, anche gli altri atti da lui compiuti fin dall’elevazione
al Soglio Pontificio debbono essere visti nella stessa ottica, ma non v’è
dubbio che la gran parte di essi, fino ad ora, hanno necessariamente risentito,
e non poco, della programmazione già decisa da Giovanni Paolo II.
Forse è questo che ha indotto molti commentatori a parlare subito
di “continuità” tra i due pontefici, dimenticando con troppa facilità
che Benedetto XVI ha dovuto innanzi tutto subire la pesante eredità
del Papa polacco.
L’esempio più eclatante è quello di Colonia,
dove Benedetto XVI avrebbe volentieri fatto a meno di andare, se non si
fosse trovato di fronte ad una programmazione impossibile da cambiare.
Molti aspettavano il ritorno del Papa da Colonia per cogliere
dei segnali che avrebbero avuto l’impronta decisa dell’ex cardinale Ratzinger.
Non pochi hanno accarezzato l’ipotesi che egli avrebbe approfittato della
vacanza in Val d’Aosta per scrivere addirittura la sua prima enciclica. |
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In questa ottica non v’è dubbio che l’incontro col
Superiore Generale della Fraternità San Pio X, S. Ecc. Rev.ma Mons.
Bernard Fellay, è un segnale di grande importanza.
Il primo elemento che lo conferma è costituito
dalla brevissima distanza che separa la data dell’incontro dall’elezione
del Pontefice, insieme ai tempi strettissimi tra l’incontro e la data della
richiesta avanzata dalla Fraternità, a maggio.
Giovanni Paolo II non aveva mai voluto incontrare Mons.
Fellay, tranne quando si decise per quel brevissimo saluto del 30 dicembre
2000, nella sua cappella privata, sull’onda dell’emozione suscitata dal
pellegrinaggio giubilare della Fraternità a Roma, durante il quale
più di cinquemila pellegrini provenienti da tutto il mondo si recarono
a pregare anche nella Basilica di San Pietro.
E Giovanni Paolo II non era indifferente ai grandi raduni.
Ma anche per Benedetto XVI si potrebbe dire che l’incontro
con la Fraternità San Pio X non poteva essere una assoluta priorità,
tranne che non si faccia rientrare tale incontro nel quadro complessivo
da lui previsto per operare una svolta decisiva nella Chiesa a favore del
recupero della Tradizione. In questo caso l’incontro con la Fraternità
doveva essere uno dei suoi primi atti. E così è stato.
Peraltro, non si può disconoscere che l’elezione
di Benedetto XVI è una precisa conseguenza della preoccupazione
di tanti cardinali per lo stato pietoso in cui si trova oggi la pratica
della Fede. Preoccupazione che, come tutti sanno, porta tanti cardinali
e vescovi a riflettere seriamente sulla necessità del recupero di
tutto ciò che della Tradizione è stato abbandonato in questi
anni di post concilio.
Il secondo elemento è l’interesse che la
notizia dell’incontro ha suscitato presso i commentatori vaticani.
A dire il vero le reazioni sono state contrastanti, alcuni
non avevano previsto né auspicato un incontro del genere e hanno
sperato che abortisse sul nascere. Non a caso la fuga di notizie circa
la data dell’incontro stesso, che ruppe la riservatezza prevista, ha visto
segretamente e involontariamente alleati sia certi ambienti conservatori
sia certi ambienti progressisti. Senza parlare di qualche frangia di irriducibili
che fa parte dell’àmbito tradizionale.
Ci fossimo trovati in un altro momento, con un altro
papa, l’incontro sarebbe saltato. Benedetto XVI, invece, ha tirato diritto
per la sua strada, lasciando capire che lungo questa direzione non si lascerà
intimidire.
I commentatori vaticani si sono accorti di questa differenza
e hanno intuito che l'avvenimento era un segnale importante che non poteva
essere sottovalutato. La notizia è stata data da tutti i più
autorevoli giornali, compresi i giornali vicini alla Gerarchia, dove addirittura
si è notato perfino un tono di minore distanza critica dalla Fraternità.
Cosa che si è verificata anche per certi commentatori generalmente
avversi alla Fraternità San Pio X.
Il terzo elemento lo si individua nel testo
ufficiale del comunicato della Santa Sede.
Qui si parla della Fraternità San Pio X senza
alcuna aggettivazione, ricordando solo che l’incontro c’è stato
perché Mons. Fellay lo aveva richiesto. Insomma una normale udienza
concessa dal Santo Padre ad un vescovo della Chiesa.
Il che trova conferma nella frase successiva, quando
si parla del desiderio di arrivare alla “perfetta comunione”,
lasciando chiaramente intendere che allo stato attuale tra la Fraternità
San Pio X e la Santa Sede vi è “comunione”,
anche se “comunione imperfetta”.
Intendiamoci, secondo la terminologia in uso presso la
Gerarchia ormai da quarant’anni, sembrerebbe che l’espressione “comunione
imperfetta” non possa avere alcuna implicazione, poiché
è stata usata anche per riferirsi perfino a gruppi eretici. Solo
che, in questo caso, trattandosi della spina nel fianco della Chiesa e
sapendo della diffusa ostilità con cui la Fraternità è
considerata da un gran numero di vescovi, non è possibile che l’uso
di certi termini non sia stato accuratamente valutato anche in vista dell’impressione
che essi avrebbero prodotto.
Saranno in molti a dedurne che Benedetto XVI non considera
affatto la Fraternità San Pio X fuori dalla Chiesa e ritiene che
la scomunica inflitta a suo tempo da Giovanni Paolo II a Mons. Lefebvre
e ai quattro vescovi da lui consacrati, tra cui lo stesso Mons. Fellay,
non abbia alcun valore.
Il quarto elemento è colto anch’esso dal
comunicato della Santa Sede.
Quando si parla di “tempi ragionevoli”
non v’è dubbio che si sottolinea la necessità di giungere
ad una soluzione il prima possibile, dando per scontato che i contrasti
tra la Fraternità e la Santa Sede hanno prodotto uno stato di cose
che dura inutilmente da troppo tempo. Questo stato di cose va cambiato
al più presto, per “amore della Chiesa”, come è
detto nella frase precedente.
Qui il cambiamento di clima e di indirizzo si coglie
con maggiore evidenza.
Anche Giovanni Paolo II sembrava avesse intenzione di
ricucire lo strappo con la Fraternità, vi sono state anche delle
dichiarazioni in questo senso, quando si è parlato del “Papa con
le braccia aperte”, ma tutte le volte si è constatato che “intanto
il Papa aveva altro da fare”.
Detto questo, va subito aggiunto che la cosa peggiore
che si possa fare oggi è quella di coltivare facili entusiasmi.
In realtà le cose sono alquanto complicate ed
è difficile prevedere gli sviluppi che seguiranno a questo incontro.
Le difficoltà sono tante, sia da parte di Roma sia da parte di Ecône,
ed è possibile che sorgano nuovi ostacoli che possano disturbare
in vario modo perfino la prosecuzione di questa nuova fase dei rapporti.
In questo senso, sono tanti gli interrogativi che sorgono
sulla possibile soluzione della vicenda della Fraternità, anche
perché non bisogna dimenticare che tale soluzione è strettamente
connessa con la soluzione dello status canonico di tutti gli organismi
che oggi fanno capo alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Molti si chiedono: si andrà verso una convergenza
di tutti i gruppi, tale da rendere unitaria l’azione pastorale dei religiosi
legati alla Tradizione, o si lascerà perdurare l’attuale disarticolazione?
Si perseguirà la maggiore unione tra i fedeli legati alla Tradizione
o si preferirà estendere anche all’ambito tradizionale l’eccessiva
autonomia associativa oggi in atto?
In ogni caso non si deve dimenticare che fino ad ora
non è stato possibile ricucire lo strappo, non tanto per la cattiva
volontà di Giovanni Paolo II, o per un certo indurimento delle posizioni
della Fraternità, come ha avuto modo di dire qualche volta lo stesso
cardinale Ratzinger, quanto perché continuano a sussistere dei gravi
problemi di ordine dottrinale e liturgico che impongono alla Fraternità
il dovere della denuncia e del rifiuto, nonostante resti fermo il suo attaccamento
a Roma e al Soglio di Pietro.
Non è un caso che Mons. Fellay, abbia tenuta una
conferenza a Bruxelles, proprio il 13 maggio 2005; dove esamina in
modo molto articolato il probema dei rapporti con Roma, soprattutto alla
luce dell'elevazione al Soglio Pontificio di Benedetto XVI. In questa occasione
egli ribadisce che alla base di ogni possibile accordo vi è il riconoscimento
da parte della Gerarchia che tante cose vanno cambiate.
Per concludere, pensiamo che non bisogna abbandonare
un certo ottimismo, tenuto anche conto dell'insieme di tre fattori molti
importanti.
- La crisi della Chiesa esige soluzioni e decisioni che
non possono essere ulteriormente dilazionate nel tempo.
- Di questa crisi si ha piena coscienza. Perfino i progressisti
si rendono conto che le cose non possono
andare avanti così,
anche se poi auspicano una ulteriore accentuazione di quegli stessi indirizzi
che
hanno condotto a tanto
sfacelo. Fattore, questo, che rafforza negli altri l’idea che il recupero
della
Tradizione sia ormai imprescindibile,
se si vuole dare una raddrizzata al timone della barca di Pietro.
- I disegni del Signore sono imperscrutabili, e nessuno
di noi può scartare l’idea che il Signore abbia deciso
che il nuovo Pontefice
mantenga il suo posto per parecchi anni. Ma non si può neanche nascondere
il
fatto che Benedetto
XVI abbia una bella età. Il che lascia supporre che egli intenda
risolvere quella che
abbiamo chiamata
“la questione tradizionale” in tempi
abbastanza brevi.
IMUV 1 settemre 2005
Comunicato della Fraternità prima dell'udienza
Comunicato della Santa Sede dopo dell'udienza
Comunicato della Fraternità dopo dell'udienza
Comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Mons. Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San
Pio X, sarà ricevuto in udienza dal papa Benedetto XVI, a Castel
Gandolfo, lunedì 29 agosto 2005.
Non verrà rilasciata alcuna dichiarazione prima dell'udienza
Menzingen, 24 août 2005
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Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede,
Dr. Joaquín Navarro-Valls
Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dr. Joaquín
Navarro-Valls, ha rilasciato questa mattina ai giornalisti la seguente
dichiarazione:
Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina, nel Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo, il Superiore Generale della "Fraternità
San Pio X", Mons. Bernard Fellay, che ne aveva fatto richiesta. Il Papa
era accompagnato dall'Em.mo Cardinale Darío Castrillón Hoyos,
Presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".
L’incontro si è svolto in un clima di amore per la Chiesa
e di desiderio di arrivare alla perfetta comunione.
Sebbene consapevoli delle difficoltà, si è manifestata
la volontà di procedere per gradi e in tempi ragionevoli. |
Comunicato ufficiale di mons. Bernard Fellay
riguardo l'incontro con papa Benetto XVI,
tenuto il 29/08/2005 a. D.
Albano Laziale, 29 agosto 2005
Oggi S. E. R. Monsignor Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità
San Pio X, ha incontrato il Santo Padre, Benedetto XVI, nella sua residenza
di Castelgandolfo. All'uscita dall'udienza ha fatto la seguente dichiarazione:
L'incontro è durato circa 35 minuti, in un clima sereno.
L'udienza è stata l'occasione per la Fraternità di
manifestare che è sempre stata attaccata e sempre lo sarà
alla Santa Sede, Roma Eterna.
Abbiamo ricordato le serie difficoltà già note in
uno spirito di grande amore per la Chiesa.
Abbiamo trovato un consenso sul procedere per tappe nel tentativo
di risolvere i problemi.
La Fraternità San Pio X prega affinché il Santo Padre
possa trovare la forza di porre fine alla crisi della Chiesa, "instaurando
tutte le cose in Cristo".
+ Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio X |
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