Sul “quarto segreto” c'è ancora da indagare
90 anni fa, era il 13 maggio 1917, la Madonna apparve,
per la prima volta, ai tre pastorelli di Fatima.
In occasione di questo anniversario il card. Tarcisio
Bertone, oggi Segretario di Stato di S. S. Benedetto XVI, pubblica un libro
sull'argomento: L'ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con
suor Lucia.
In questo libro il Cardinale smentisce ogni illazione
circa la parziale pubblicazione o la mancata pubblicazione del famoso “terzo
segreto” di Fatima.
Stupisce che un Segretario di Stato vaticano si metta
d'impegno per smentire le diverse illazioni su Fatima e si decida a pubblicarne
addirittura un libro.
È da 90 anni che si fanno illazioni su Fatima,
ma nessuno dei 10 Segretari di Stato ha mai pubblicato un libro per smentirle.
Se il card. Bertone ha sentito oggi la necessità
di farlo, come non pensare che questa volta non si trattava di smentire
illazioni, ma di cercare di confutare, almeno apparentemente, ben altro
che semplici ipotesi gratuite.
Non è neanche un caso che proprio l'anno scorso
Antonio Socci abbia pubblicato un libro intitolato, guarda caso, Il
quarto segreto di Fatima.
E in questo suo libro il card. Bertone bacchetta con
forza Socci.
Vuoi vedere che Socci ha proprio colto nel segno ?
Pubblichiamo qui il testo appositamente scritto da
Antonio Socci sull'argomento, fatto pubblicare su Libero del 12
maggio 2007 e reperibile nel sito dello stesso Socci (http://www.antoniosocci.it/Socci/). |
Ricordiamo che
- abbiamo segnalato il libro di A. Socci (vedi)
- abbiamo pubblicato il testo di una conferenza del dott. Solideo Paolini,
con la quale ha presentato il suo libro: Fatima, non disprezzate le
profezie (vedi)
- abbiamo trattato la questione del “terzo segreto” in (vedi) |
I due libri:
- Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima (Rizzoli,
2006, pp. 251, euro 17).
- Tarcisio Bertone, Giuseppe De Carli, L'ultima veggente
di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia (Rizzoli, 2007, pp. 191,
euro 16,5). |
CARO CARDINAL BERTONE,
CHI E’ ? FRA ME E LEI ? CHE MENTE SAPENDO DI MENTIRE
?
E LASCIAMO STARE LA MASSONERIA…
Oggi, nel 90° anniversario delle apparizioni di
Fatima (13 maggio 1917), è venuta l’ora di dire tutta la verità
e di dare ascolto alla Madonna…
Che errore. Chissà perché il cardinal Bertone
si è cacciato in questo guaio mettendo nei pasticci il Vaticano.
Personalmente dovrei essere strafelice che il Segretario di Stato (quindi
il numero 2 della Chiesa) abbia pubblicato un libro, “L’ultima veggente
di Fatima”, per ribattere al mio “Il quarto segreto di Fatima”.
E’ un unicum.
Neanche Dan Brown ha avuto un tale onore.
Evidentemente quelle mie pagine devono scottare molto.
Al prelato è scappata la frizione perché ? con tanti saluti
alla carità cristiana ? inveisce contro di me: le mie sarebbero
“pure farneticazioni”, la mia inchiesta farebbe il gioco “dell’antica massoneria
per screditare la Chiesa”. E “mi meraviglio” aggiunge minacciosamente il
cardinale “che giornalisti e scrittori che si proclamano cattolici, si
prestino a questo gioco”. Infine mi dà del “mendace”, sarei uno
che “mente sapendo di mentire”.
Purtroppo non mi mostra dove e come avrei mentito.
Io gli avevo chiesto solo di spiegare ? per dirne una
? perché nella sua presentazione del terzo segreto, pubblicata dal
Vaticano, egli cita una lettera di suor Lucia omettendo però (senza
dirlo) una frase decisiva che smonta tutta la sua interpretazione.
Segnalando nel mio libro questa “stranezza” (una delle
tante) ho cercato in tutti i modi di salvare la buona fede del prelato.
Ma Bertone nel suo volume non solo non dà alcuna spiegazione del
fatto, ma cita di nuovo quella lettera “sbianchettata” alla stessa maniera.
Si resta esterrefatti.
Non è possibile usare così i documenti
e fare questi autogol.
Ma qual è il cuore della nostra diatriba?
Sta in questa domanda: il famoso “terzo segreto” di
Fatima, contenente la profezia di ciò che dovrà accadere
alla Chiesa e al mondo nel futuro prossimo, è stato pubblicato per
intero nel 2000?
Io ho cominciato la mia inchiesta convinto che fosse
così.
Poi mi sono reso conto che i fatti dicevano il contrario.
Ne ho dovuto lealmente prendere atto, dichiarandolo e
rilevando un quantità incredibile di “buchi” e contraddizioni della
versione ufficiale.
Essendo il Terzo Segreto un mistero che da decenni ha
prodotto una vera psicosi sui mass media (e perfino fra governi e servizi
segreti), un testo profetico di enorme importanza per i cristiani (e per
i nostri anni futuri), un testo accreditato dalla Chiesa che ha riconosciuto
la più importante apparizione mariana della sua storia, ho segnalato
la necessità di chiarire ? da parte del Vaticano ? tutti gli enormi
“pasticci” della versione ufficiale o di pubblicare il testo nascosto (come
chiede una recente Supplica al Papa di Solideo Paolini).
A Bertone, che da monsignore ebbe una parte da protagonista
nella pubblicazione del segreto fatta nel 2000, chiesi un colloquio nel
corso dell’inchiesta. Pur conoscendomi bene, me lo negò e anzi si
attivò subito per pubblicare un libro di risposta al mio. Come poi
ha fatto in questi giorni (il 13 maggio è il 90° anniversario
delle apparizioni).
Il problema è che questo libro non dà neanche
una risposta agli interrogativi. E anzi pone ulteriori problemi. Ho
provato addirittura imbarazzo a leggere una cosa tanto pasticciata e autolesionista.
Per qualunque autore sarebbe un colpo eccezionale vedersi
attaccato personalmente dal Segretario di Stato vaticano senza uno straccio
di argomento. Ma per me è un disastro, perché mi sento prima
cattolico che giornalista. Avrei preferito aver torto marcio ed essere
confutato. Oppure avrei voluto che la Santa Sede si decidesse a rivelare
tutta la verità sul “terzo segreto” di Fatima, pubblicando ? come
la Madonna aveva chiesto ? la parte ancora nascosta. Altrimenti avrei preferito
essere ignorato, snobbato, boicottato. L’unica cosa sbagliata, l’unica
cosa da evitare è precisamente ciò che Bertone ha fatto:
esporsi pubblicamente senza rispondere a nulla e anzi aggiungendo trovate
disastrose. Per lui e per il Vaticano.
Innanzitutto c’è il problema della “gestione” della
testimone di Fatima, suor Lucia: per anni tutti hanno potuto strologare
su Fatima tranne lei che dal 1960 è stata silenziata dal Vaticano.
Cosa si temeva?
Prima della pubblicazione del testo, nel 2000, il papa
invia Bertone dalla suora, a Coimbra.
Lo invierà ancora una volta nel novembre 2001.
Infine il prelato tornerà da lei nel dicembre
2003.
Questi tre colloqui erano la grande occasione perché
l’unica veggente in vita, ormai quasi centenaria, lasciasse a tutti i cristiani
e all’umanità la sua completa e preziosissima testimonianza
sulla più importante apparizione mariana della storia.
Un’opportunità epocale.
Anche per mettere a tacere tante voci e leggende e per
proteggere il Vaticano da accuse di manipolazione, Bertone avrebbe dovuto
registrare (magari anche far filmare) questi eccezionali colloqui da
lasciare ai posteri. O quantomeno disporre di verbalizzare tutto, domande
e risposte, da far firmare alla veggente. Per evitare future e prevedibili
contestazioni.
Ma incredibilmente questi tre interrogatori, della
durata ? dice il prelato ? di “almeno dieci ore”, non furono né
registrati, né filmati, néverbalizzati.
Il prelato ci spiega oggi che lui “prese appunti”. Così
nei documenti ufficiali di Fatima sono riportate solo poche frasette attribuitealla
suora, frasi di discussa credibilità e per nulla esaurienti perché
le domande decisive, quelle che servivano per chiarire tutti i dubbi, non
le furono poste, o almeno non sono riportate da Bertone.
Al quale nel libro ho chiesto: perché di dieci
ore di colloquio ha reso noto solo poche frasi della suora che occupano
al massimo quattro minuti? Cos’altro disse in tutte quelle ore? Perché
non ha posto a Lucia le domande decisive o perché non ha riportato
le sue risposte? Bertone nel suo libro non fornisce alcun chiarimento.
E quel che è peggio attribuisce oggi alla suora ? che nel frattempo
è morta e non può smentire nulla ? delle frasi che non furono
riportate nel resoconto ufficiale del 2000.
Secondo Bertone la suora avrebbe detto, davanti al testo
del 2000, che “questo è il Terzo Segreto”, “l’unico testo” e “io
non ho mai scritto altro”.
Perché una frase così importante non fu
riportata da Bertone nella pubblicazione ufficiale?
E perché il prelato non chiese alla veggente se
aveva mai scritto il seguito delle misteriose parole della Madonna sospese
dall’eccetera (“In Portogallo si conserverà sempre il dogma
della fede ecc”) che sono sempre state considerate dagli esperti
l’incipit del Terzo Segreto?
Davvero strano.
Come l’altra frase che oggi ? e solo oggi, morta la veggente
? il prelato le attribuisce, secondo cui suor Lucia, quando seppe dell’attentato
al papa del 1981, “pensò subito che si era attuata la profezia del
Terzo Segreto”. Perché mai una conferma così decisiva non
fu riportata nel resoconto ufficiale? Perché nel dossier vaticano,
che pubblicava il testo della visione (col “vescovo vestito di bianco ucciso”),
nessuno ? né suor Lucia, né i cardinali Sodano e Ratzinger
e neanche Bertone stesso - scrisse esplicitamente che l’attentato del 1981
era la realizzazione del Terzo Segreto? E perché Ratzinger disse
che tale interpretazione era solo un’ipotesi e non c’erano “interpretazioni
ufficiali” della Chiesa, mentre oggi Bertone pretende di imporla come versione
ufficiale? E perché suor Lucia, nella lettera al pontefice allegata
al dossier vaticano, scritta nel 1982, quindi un anno dopo l’attentato,
spiegò che “non constatiamo ancora la consumazione finale
di questa profezia” (del Terzo Segreto), ma che “vi siamo
incamminati a poco a poco a larghi passi”? Perché in quella
lettera al pontefice Lucia non fa menzione dell’attentato appena verificatosi
se proprio quello era la realizzazione del Segreto?
C’è chi ha sostenuto che Bertone non abbia registrato,
né verbalizzato i colloqui con la veggente perché ne sarebbero
emerse pressioni psicologiche, sulla suora di clausura, per indurla ad
avallare certe tesi. Mi è tornato in mente leggendo la pagina del
libro di Bertone dove il cardinale ricorda che ad un certo punto la veggente
era “irritata” e gli disse: “Non mi sto confessando!”. A cosa poteva rispondere,
con queste dure parole, Lucia? Forse qualcuno ricordava all’anziana suora
di clausura il potere ecclesiastico e ventilava “non assoluzioni”? Non
si sa, perché il prelato ? che ricorda bene la risposta (per le
rime) della suora ? dice di aver “rimosso” (testuale) la sua domanda.
E’ evidente che il “quarto segreto” di Fatima (ovvero
la parte nascosta del terzo) esiste e nel mio libro penso di averlo dimostrato.
Non c’è solo la rivelazione clamorosa di un testimone
eccezionale, monsignor Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII (che
era presente all’apertura del “terzo segreto”), sulle cui parole, raccolte
da Solideo Paolini ? incredibilmente ? il cardinal Bertone, nel suo libro,
non dice alcunché.
Ma c’è anche il resto.
Sappiamo, di quella parte “censurata”, che è scritta
su un foglio singolo e non su quattro come il testo della visione svelata
nel 2000 (lo rivelò il cardinale Ottaviani, braccio destro di Pio
XII e di Giovanni XXIII e oggi Bertone se la cava così: “le parole
di Ottaviani non so a cosa si riferiscano”).
Ma sappiamo pure quanto misura il foglio (cm. 9 x 14),
sappiamo che è contenuto in una busta di cm. 12 x 18, sappiamo che
ci sono 20-25 righe scritte, conosciamo le date (diverse dal testo della
visione) in cui pervenne a Roma e fu letto dai diversi pontefici. E sappiamo
che ? a cominciare da Pio XII ? fu conservato non al S.Uffizio (come il
testo della visione svelato nel 2000), bensì nell’appartamento papale.
C’è la prova fotografica pubblicata il 18 ottobre 1958 su “Paris
Match” da Robert Serrou, c’è la testimonianza della più stretta
collaboratrice di Pio XII, suor Pasqualina (“là dentro c’è
il Terzo Segreto di Fatima”) e c’è la testimonianza del vescovo
Capovilla (ho pubblicato il foglio d’archivio) che il 27 giugno 1963 fu
cercato da Paolo VI per sapere dove fosse “il plico di Fatima”. Lui rispose:
“nel cassetto di destra della scrivania detta Barbarigo, in stanza da letto”.
E lì infatti fu trovato.
A tutte queste testimonianze Bertone non risponde nel
libro, ma in una intervista: “Le ricostruzioni cinematografiche della busta
nascosta nel comodino del Papa sono pura fantasia”.
E perché?
Non lo spiega.
Nel volume aggiunge un attacco a me che avrei insinuato
che tale Segreto profetizzi l’ “apostasia della Chiesa di Roma”
e delle alte gerarchie.
Primo: Bertone si vada a rileggere cosa, nell’apparizione
dell’agosto 1931, Gesù ha detto a suor Lucia. Inoltre di apostasia
non parlo io, ma il cardinale Ottaviani e il cardinale Ciappi (“nel
terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia
nella Chiesa partirà dalla sua sommità”). Un concetto
analogo traspare dalle parole di Lucia a padre Fuentes e da due dichiarazioni
del cardinal Ratzinger.
Io ho fatto solo il giornalista, spiegando che molti
interpretano l’apostasia in riferimento agli effetti del Concilio.
Non ho spazio qui per elencare tutte le gaffe del libro.
Ma qualcuna sì.
Bertone c’informa per esempio che “suor Lucia non
lavorò mai col computer”.
Notizia preziosa perché in un’intervista alla
Repubblica del 17 febbraio 2005 aveva dichiarato che Lucia “usava alla
fine perfino il computer”. La cosa allora serviva ad accreditare certe
lettere del 1989 di suor Lucia che non erano autografe e contraddicevano
quanto aveva detto in precedenza sulla “consacrazione della Russia”.
E’ curioso che il Segretario di Stato nel suo libro accrediti
pure la voce che Gorbacev, nella storica visita a papa Wojtyla del 1°
dicembre 1989, “abbia fatto mea culpa” davanti al papa, quando fu ufficialmente
smentita dalla Sala Stampa vaticana il 2 marzo 1998. Del resto Bertone
oggi accredita come autentiche addirittura le esplosive dichiarazioni sul
Terzo Segreto attribuite a Giovanni Paolo II a Fulda nel novembre 1980,
quando esse furono smentite sia dalla Sala Stampa vaticana che dal cardinal
Ratzinger (“questo incontro a Fulda è falso, non ha avuto luogo
e il papa non ha detto queste cose”).
Peraltro Bertone si premura di dire che “l’interpretazione
del cardinal Ratzinger” relativa al Terzo Segreto “non era un dogma di
fede”. Ma lascia che il suo intervistatore presenti il Bertone-pensiero
così: “le sue parole, davanti a tante interpretazioni del messaggio
della Madonna…, sono l’imprimatur di una versione definitiva”.
Addirittura superiore a Ratzinger. Ovviamente la lettera
del Papa al prelato viene usata nel libro come Presentazione, anche se
il Pontefice si tiene sulle generali. Io, da parte mia, mi tengo la lettera
che Benedetto XVI ha scritto a me a proposito del mio libro, ringraziandomi
“per i sentimenti che l’hanno suggerito”. Parole che confortano di fronte
agli insulti e alle scomposte accuse di fare “il gioco della massoneria”.
Antonio Socci
maggio 2007
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