Terzo Segreto di Fatima: la verità avanza…
POCA FAVILLA GRAN FIAMMA SECONDA



In seguito alla pubblicazione del libro “Il quarto segreto di Fatima”, di Antonio Socci, pubblichiamo qualche precisazione sulla vicenda del cosiddetto “terzo segreto” di Fatima.

Rimandiamo ad altre pagine dove abbiamo trattato l'argomento:
- Fatima e il suo terzo segreto
- Rivelazione del terzo segreto di Fatima: La questione è ancora aperta
- Cronologia di Fatima


 
“Se questo secolo sembra prometterci un lungo periodo di lotte oscure senza vittoria apparente ed umiliazioni di ogni genere,
se dobbiamo essere derisi, scherniti, espulsi dalla vita pubblica,
se, in questo martirio del disprezzo, dobbiamo subire il trionfo degli stolti, la potenza dei malvagi e la gloria dei vili,
Dio, dal canto Suo, riserva ai Suoi fedeli un ruolo del quale essi non rifiuteranno né disconosceranno lo splendore fecondo e duraturo.
Egli dà loro da portare la Sua verità rimpicciolita e ridotta ad una fiamma di altare che si può mettere nelle mani di un bambino, e comanda loro di sfidare tutto questo uragano, perché, purchè la loro fede non si indebolisca, la fiamma viva non solo non sarà spenta, ma non vacillerà neppure.
No, essa non sarà spenta e non vacillerà!
La terra ci ricoprirà con la sua polvere, l’Oceano ci rovescerà a dosso la sua schiuma, noi saremo atterrati dalle belve scatenate contro di noi, ma noi supereremo questo brutto momento della storia umana.
La piccola fiamma messa nelle nostre mani ferite non perirà e riaccenderà il fuoco divino”. 
(Da Louis Veuillot, “L’illusione liberale”)

“Quelli che si perdono perché non han voluto accogliere l’amore della verità, che li avrebbe salvati”.
(2 Ts. 2, 10)



INDICE

Il fatto
L'antefatto
Sofismi e controrepliche
La confortevole lezione
Le profetiche ammonizioni di Fatima, una questione da prendere molto sul serio



Il fatto

Sulla vile “congiura del silenzio” circa il terzo segreto di Fatima (1), e ciò che esso rappresenta (uno straordinario ammonimento del Cielo, rivolto ad ogni essere umano e con particolari risvolti intraecclesiali), è piombato un imprevisto macigno: “Il quarto segreto di Fatima”, agile libro-inchiesta del noto giornalista e scrittore Antonio Socci, uscito per l’imponente Rizzoli a fine novembre 2006.
 
Una bella bomba: contenuto dell’indagine giornalistica (finalmente un bel giornalismo!) è la rivelazione del terzo segreto nell’Anno Santo 2000, in ordine non soltanto all’interpretazione ufficiale (il che sarebbe ancora “politically correct”), ma anche alla sua completezza; il metodo è la messa a confronto della versione del Vaticano attuale e delle obiezioni, di area innanzitutto tradizionalista; sostanziali conclusioni: l’interpretazione ufficiale, con la relativa linea, fa acqua da tutte le parti, e il terzo segreto non è stato pubblicato per intero. Negare l’esistenza di un testo inedito del terzo segreto "è come negare l’evidenza" (pag. 169) ed espone il Vaticano al rischio di "condizionamenti e ricatti molto pesanti" (pag.173). Le affermazioni ufficiali in merito ("tutto è stato “rivelato”") non sono formalmente menzognere ma, per lo più, pesantemente reticenti ed equivoche, giacchè della parte non pubblicata (2) sono stati accennati e fatti circolare gli elementi di fondo in maniera velata, senza indicarne l’origine (3); oltre ad essere rivelati dalla realtà stessa, in quanto sotto gli occhi di tutti (4). 

Effetti visibili immediati (5): grazie alla notorietà e alle qualità dell’autore, penna brillante, combattiva, e di area indubbiamente 

ratzingeriana, il libro, “lanciato” e pubblicizzato dal “Corriere della Sera” (le vie del Signore…), ha avuto paginoni di recensione con titolone su: “Libero”, “Corrieredella Sera”, “La Stampa”, “Il Riformista” (!), “Il Giornale”, “Oggi”; l’autore ne ha parlato su televisione e radio; ne ha dato segnalazione anche ? con qualche giorno di ritardo e parziale presa di distanza, nonché, sbaglierò, su pressione degli ascoltatori o comunque della situazione ? il popolare padre Livio nell’ascoltatissima Radio Maria; è presente, o lo è stato, praticamente in tutte le librerie, laico-neutrali e cattoliche; inoltre, riportando onestamente nell’inchiesta le obiezioni dei tradizionalisti e riconoscendole come “pionieristiche” (stimandone alcune estremiste o comunque poco affidabili, ma altre ben fondate, serie, buone, meritevoli), ha aperto una serie di domande a qualcuno di questi autori (da parte sia di organi d’informazione che di singoli interessati). Sicchè, quantunque del trionfalismo sarebbe fuori luogo, stante il tasso così elevato di sordità, di distrazione e smemoratezza, di amore più all’interesse che alla verità, non si può però dire che non sia una bella esplosione…

C’è da congratularsi con Socci per tale “operazione-verità” (quanto c’è bisogno di liberi arbitri informati, onesti e coraggiosi, che rompano la “solidarietà nella menzogna”!) e, soprattutto, da dire per lui qualche rosario: che la Madonna, Mediatrice di tutte le grazie, gli renda merito di averLa così servita.

L’antefatto

Esattamente tredici mesi prima (13!) era uscito, molto modestamente, un libro tradizionalista: “Fatima. Non disprezzate le profezie” (allora con le edizioni Segno, non tradizionaliste, che hanno avuto l’apertura di non respingere la pubblicazione di argomenti riconosciuti come interessanti e non faziosamente condotti). Le tesi di questo libro erano state anticipate da un saggio su una rivista tradizionalista (“La Tradizione Cattolica”), nel quale il principale bersagliato era proprio…Antonio Socci!

Era successo questo: all’indomani della morte di suor Lucia, l’ultracelebrato scrittore cattolico Vittorio Messori aveva scritto sul “Corriere della Sera” un articolo, peraltro non esente da informazioni non rispondenti a verità, nel quale (nonostante egli nel 2000 avesse scritto il contrario) “buttava là”, senza motivare, qualche frase che oggettivamente gettava ombre sulla linea ufficiale. In risposta, Socci su “Il Giornale” aveva difeso la linea vaticana; in maniera cavalleresca con Messori e pesantemente ingenerosa con i portabandiera delle suddette obiezioni, i tradizionalisti (i quali perlomeno motivano le cose che, alla luce del sole e pagando di persona, affermano). 

Da qui, all’interno del discorso più ampio ivi esposto, la sferzante replica a Socci di quel saggio anticipatorio (anche con qualche asperità che l’autore, a fronte dell’onestà intellettuale manifestata dall’allora avversario, ha sentito con gioia il dovere grato di ritrattare).

Socci legge il saggio, legge il libro…e, nell’introduzione ("Una sorprendente scoperta"), racconta lui stesso gli sviluppi: ne rimane colpito; si rende conto che "le domande senza risposta sono tante"; indaga, contatta, cerca "comunque di capire le ragioni del Vaticano per controbattere alle accuse degli ambienti “fatimiti”"…morale: "Alla fine mi sono dovuto arrendere". Sicchè, non certo per partito preso ma per riconoscere onestamente la realtà così come essa è, a conclusione delle sue ricerche scrive: "Che vi sia una parte del Segreto non svelata e ritenuta “indicibile” è certo" (pag.172-173). Ed ecco il suo rettificante libro, di segno opposto rispetto all’articolo.

Sofismi e controrepliche

Di autentiche obiezioni, per la verità, non ne ho viste né sentite (tranne forse quella così riassumibile: se non volevano svelarlo tutto, allora perché pubblicarne una parte, potendo non rivelarlo affatto? Quindi, la pubblicazione mutilata ? oltre che distorta ? non è plausibile. Ma non è un argomento decisivo e, tra l’altro, trascura l’aspetto di “spina nel fianco” d’un testo del genere, che si sarebbe dovuto pubblicare già da quarant’anni, per ordine formale dell’Autorità Suprema, e del quale continuavano ad arrivare fastidiose richieste in tal senso. Anzi, questa considerazione va a rimarcare la gravità di quanto si è osato fare!). C’è un piccolo fatto che parla da sé: volendo Socci, correttamente, sentire e mettere a confronto “entrambe le campane”, prese contatti con un interlocutore tradizionalista e uno vaticano, per interrogarli articolatamente facendo con entrambi “l’avvocato del diavolo”. 
Benissimo! Risultato? Lo lasciamo dire a Socci. 
Sull’interlocutore tradizionalista: "Ringrazio [tal dei tali] per la disponibilità al confronto" (pag.7). Sull’interlocutore vaticano: "Il prelato, che pure mi gratifica della sua considerazione personale, avendomi invitato a tenere conferenze nella sua ex diocesi [...], non ha ritenuto di rispondere alla mia richiesta di un colloquio. Scelta che ovviamente aveva tutto il diritto di fare, ma che purtroppo alimenta il timore che ci siano domande che imbarazzano e che vi sia soprattutto qualcosa (di grave) da nascondere" (pag.14).

Oltre ad un silenzio ovviamente insufficiente per ristabilire i diritti violati della verità, ma in qualche caso almeno pudico ? se durerà ?, s’è visto anche di peggio: qualche discorso ingarbugliante. Non molti, ma particolarmente odiosi. 
Pensiamo agli interventi di Messori sul “Corriere della Sera” (21 novembre 2006) e su “Oggi” (6 dicembre 2006). 
Socci è stato sempre lineare: ieri, pensandolo, aveva detto che le cose stavano come da versione ufficiale, adducendo dei motivi; oggi ha detto: guardate, mi sono sbagliato, le cose stanno in quest’altro modo, per questi motivi. 
E Messori? Ambiguo ieri, ambiguo oggi. Sicchè se il Vaticano continuasse a negare, Lui avrà titoli di merito offuscatorio; se il Vaticano parlerà (o parleranno altri), Lui l’aveva ventilato che qualcosa c’era… 
Sul “Corriere della Sera” citato, infatti, aveva scritto: "vanno comprese ? almeno in una prospettiva di fede ? le loro intenzioni: il desiderio (si direbbe, talvolta, l’affanno) [!] di sapere quali siano davvero gli avvertimenti che il cielo avrebbe voluto farci giungere"; e quindi…(cosa ben colta dal titolista del “Corriere”, che ne ha correttamente dedotto il titolo di quell’articolo: "Fatima, c’è un “quarto segreto” da rivelare"). Peccato che la gran parte del suo scritto sia dedicata a smentire ? peraltro in maniera improbabile ? l’attendibilità dell’analisi realizzata da Socci di qualche intervista condotta da Messori stesso: dando l’idea che Socci basi le sue tesi esclusivamente o almeno prevalentemente su questo argomento, che invece nel libro in oggetto è decisamente secondario. Insomma, di fatto, depista. 
Su “Oggi”, affermando gratuitamente che Socci non ha prove (frase peraltro un po’ infelice, corrispondendo così bene a un classico del “gialli”: è la classica frase del colpevole scoperto, “Non potete dimostrarlo!”), asserisce inoltre che il suo collega, seppure in ottima fede, finisce "per fare apparire il Vaticano come una banda di falsari"
Scusi Messori, cosa intende dire? Che il modo in cui Socci ha presentato le cose fa apparire ingiustamente questo? Tutt’altro: Socci, che è partito dall’idea opposta, non è stato certo condizionato da un pregiudizio sfavorevole al Vaticano, ma semmai alla critica “fatimita”; e anche nello svolgimento del libro, eco delle sue progressive ricerche, pure un cieco può vedere che egli si premura di non trascurare nessuna giustificazione o attenuante per il Vaticano e nessuna difficoltà per i tradizionalisti. 
Intende dire che i dati oggettivi, i dati della realtà, semplicemente riportati da Socci, sono sfavorevoli ad un grado pesante all’operato vaticano? 
Che dal confronto senza censure e slealtà tra “le due campane” il Vaticano attuale non esce affatto bene (mentre i tradizionalisti, con le loro ragioni, emergono meno liquidabili in blocco di tanti luoghi comuni)? Questo sarebbe più sostenibile. C’è una frasetta che non va ignorata né persa di vista, essendo la chiave per comprendere certe variazioni anche all’interno del testo stesso: "il lettore noterà questa evoluzione e questo cambiamento di giudizio" nel corso del libro; ed è ben visibile che le cose più scomode non sono”farina del suo sacco”, Socci non le ha certo prese dalla matrice e dalle posizioni proprie. 
Ma allora, Messori e company se la prendano apertamente (6) con il Vaticano se (è lui che, dietro i fumi del dubbio, verrebbe a dirlo!) si è comportato come si è comportato. Insomma, con la verità che è scomoda. Non insegna nulla che per Socci si è ripetuta, pari pari, l’evoluzione dell’esperto ufficiale ed “istituzionale” di Fatima, padre Alonso? 
Crediamo al primato della verità o, con i figli di questo mondo, a quello della furbizia? Cosa conta di più, la verità o ? come i potenti illuministi del “Corriere” ? l’utile? Cosa deve temere di più un cattolico: di “bruciarsi” o un bruciarsi ben più grande, cui apre le porte il peccato contro lo Spirito Santo (“impugnare la verità conosciuta”)?

Chi scrive vorrebbe aggiungere alle repliche già tratteggiate le seguenti tre domande:

1) Vista la serietà delle questioni in oggetto, e appunto la loro gravità, perché gli oppositori non muovono controbiezioni altrettanto serie e articolate? Anziché spandere un po’ di fumo, anziché dire un irrazionale “non lo posso credere!” (estendendo impropriamente al nostro oggetto la fiducia “cieca” che si deve avere nelle definizioni dogmatiche), perché non prendono i due libri di cui stiamo dicendo e ? usando le parole per esprimere la realtà, anzichè per manipolarla e nasconderla ? non confutano adeguatamente, uno per uno, tutti gli argomenti addotti a sostegno della tesi per cui non è stato pubblicato tutto?

2) A Messori ? che, non sfugga, è ostile ai cattolici tradizionalisti non meno che ai cattolici progressisti e al (vecchio) anticlericalismo, secondo il peggior centrismo ? vorrei chiedere la bontà di spiegarci perché, in base a che cosa lui, che l’altroieri (nel 2000), aveva scritto “Fatima senza più segreti”, adesso (sia nel 2005 che nel 2006), senza sbilanciarsi chiaramente, di fatto ventila dubbi? Chiedo troppo, Messori?

3) E, visto che egli a ogni piè sospinto asserisce di essere così intimo degli ultimi due Pontefici (nell’intervento del 21 novembre sul “Corriere della sera” parla quasi più di questo che della Madonna di Fatima!), ci potrebbe spiegare perché tale vicinanza non è stata evidente in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, quando i Papi stavano da una parte, il potente “Corriere della Sera” dall’altra, e Lui, sebbene sia stato persino sollecitato, si è defilato?
 


La confortevole lezione

Tale è per il nostro mondo “tradizionalista”, talvolta tentato di non realizzare quelle profetiche parole di Veuillot: "Dio […] riserva ai Suoi fedeli un ruolo del quale essi non […] disconosceranno lo splendore fecondo e duraturo". Quante volte la tentazione multiforme della scorciatoia al successo sembra prevalere, tristemente preferita alla prospettiva di attesa fiduciosa ? paziente e operosa insieme ? indicata in quelle parole! Quando in versione moderatista, quando in quella estremista; quando risucchiando in un evidente tradimento, quando risucchiando in un più o meno larvato indurimento; quando nella forma di un comodo “integrarsi” e allinearsi, quando come deriva verso una mentalità da “petite eglise”; quando secondo il triste fenomeno delle verità misconosciute, quando secondo il triste fenomeno delle “verità impazzite”; quando nel disonore dell’ingiusto arrendersi, dell’ingiusto abbandono, quando nell’inasprimento e chiusura dello spirito; quando nella carenza delle indispensabili determinazione e fermezza, quando accompagnandole con uno spirito di temerarietà o comunque che lascia a desiderare; quando sbandando direttamente verso Scilla, quando sbandando per contraccolpo verso Cariddi…e quando, presentando entrambe le tendenze, in strani ibridi.

Coraggio, il tempo è galantuomo! Le “nostre” battaglie non sono vane né insufficienti, anche quando, in superficie e nell’immediato, appaiono tali. Come Socci riconosce apertis verbis, le prime obiezioni aperte e chiare allo svelamento ufficiale sono venute dall’area tradizionalista (alcune più equilibrate, altre meno); sembravano facilmente snobbabili; adesso si sono imposte ? in tempi non sospetti ? in un loro avversario in buona fede, e tramite tale ex avversario si stanno imponendo ad ampio raggio. 
La Messa tradizionale negli anni ’70 era stata data per abrogata, destinata a scomparire dalla faccia della terra; dei “ribelli” “anacronistici” hanno resistito, audacemente, “illegalmente”, a tale direttiva; e ora passo dopo passo, dopo trent’anni, siamo in attesa dell’annunziato “Motu proprio” pontificio che, riconoscendo il diritto di tale rito in maniera chiara e concreta, dovrebbe costituire (o preparare) una situazione più favorevole (o meno sfavorevole). Mons. Lefebvre, questo vescovo missionario così meritorio, era stato pubblicamente umiliato come “un matto”, come uno uscito “fuori dalla Chiesa”; ora ? dopo che più cardinali (Gagnon, Oddi, Castrillon Hoyos) hanno riconosciuto, almeno implicitamente, che ha fatto bene a non smantellare la sua opera, come pure gli era stato ordinato ? nell’udienza dell’estate 2005 a mons. Fellay il Santo Padre Benedetto XVI, lodevolmente, l’ha definito "venerabile", "grande uomo di Chiesa" - certo non infallibile -, condizionato dalle situazioni terribili che, concretamente, si è trovato ad affrontare.

Che strana partecipazione all’ottenebramento generale, il pluriforme stancarsi proprio quando, senza essere ancora giorno, interessanti luci si affacciano a sorpresa! E in questo spirito, in questo terreno, penso sia facilitata una prospettiva, una posizione, di lucido e profondo equilibrio: rettamente inteso come completezza dei fattori.
È bene dircelo, giacchè quel passo dei Promessi sposi è un rischio sempre attuale:  “Se invece di cercare lontano si scavasse vicino…”

*   *   *


Ma pensiamo anche al Santo Padre. Al Pontefice regnante. Subito chi scrive commentò l’avvenuta elezione con la formula (che confermo, giacché gli aspetti insoddisfacenti vi erano realisticamente inclusi) del "criticamente contento". Al tempo stesso, mi fu subito evidente la linea dei tanti ostili alla sua elezione (7) . Fuori e dentro (8) . Non essendo riusciti a bloccarla, si sono subito orientati a vanificarla, tramite l’azione combinata di due elementi: ipocrisia, e il binomio bastone-carota. Tenerlo con chissà quante pistole puntate contro, sabotarlo, intimidirlo, per spingerlo verso una “rassicurante” linea da “solidarietà nazionale”; e lì, applaudito ostaggio, legargli le mani. 
Povero Santo Padre!

E qua e là, rumori di ricatto iniziano a trapelare. Da “Panorama” a “Repubblica”, importanti organi di stampa, vaticanisti e affini hanno rilevato dietro il recente “caso Wielgus” (eh, ben più alti e “freddi” collaborazionisti sarebbero da perseguire…) un silenzioso scontro soprattutto interno alle mura vaticane, con tanto di sabotaggi e trappole per papa Ratzinger. 
Impressionante che nei mesi precedenti il viaggio in Turchia sia uscito, in tale Paese-crocevia, un romanzo sull’uccisione del Papa a Istanbul (mentre da noi, poco dopo, ne veniva lanciato uno ? che mi è sembrato contenere “segnali” ? sulla discussa morte di Giovanni Paolo I). 
Vi è un particolare che forse non è stato molto osservato, ma che è agghiacciante: l’omicidio viene realizzato grazie a un cardinale massone (per l’esattezza piduista) che vuole prenderne il posto. A parte l’osservazione che anche quando uccisero Gesù Cristo lo fecero con una sinergia tra i governanti romani, la folla sobillata, i capi giudei e il traditore Giuda, si può notare come capita alle volte che escano sotto forma di romanzo delle informazioni captate, ad esempio tramite i servizi segreti… 
È in parte venuto a galla il sabotaggio dei vescovi francesi sulla chiara volontà pontificia di liberalizzare la Messa tridentina (invece di pensare a chiedere perdono, magari anche dimettendosi, per il deserto a cui hanno ridotto le chiese e i seminari di Francia); ma questi apripista sono soltanto la punta dell’iceberg: non sarà che dietro loro, dietro le uscite del card. Martini (che sarebbe ora scossa, se il diritto conta ancora qualcosa, di sottoporre a provvedimento disciplinare), dietro forse le mosse scimmiottesche del povero mons. Milingo, si celi qualche burattinaio? Gli esecutori, vistosamente spinti, stanno qua e là; il mandante non starà a Roma? Di sicuro, ci stanno dei complici. Fa pensare quanto mi confidò un prelato romano circa Benedetto XVI: "Qui in tanti non lo possono vedere"…e quant’altro. 
Siffatti temi sono presenti anche nel libro di Socci (che, si noti, è allergico alle illazioni e molto sensibile alla scientificità di quanto scrive). E sono presenti, ancora velatamente, persino nel discorso in occasione della cerimonia di intronizzazione: pensiamo a un punto ? rilevato da entrambi i libri di cui stiamo parlando ? che richiederebbe un articolo a sé, un punto tanto significativo quanto raggelante: "Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi".

Tra tanto fariseismo, sarà cosa ben più leale e devota esprimere un dubbio, una riserva (del resto, implicitamente ammessi come possibili proprio in quella richiesta di preghiere): che tale “fuggire”, di cui con il discorso di Ratisbona si è avuto un saggio, possa realizzarsi nella forma della volontà assolutizzata di fare una “cura tranquilla” (condivisa, soft, reinterpretante). Intento metodologico particolarmente conforme all’indole personale del Pontefice (9) , ed anche ben comprensibile (specialmente se, sapendo qualcosa degli aspetti “dietro le quinte”, si parla a ragion veduta). Ma sul quale sono pensieroso. 
La linea dell’assolutizzazione di tale modo, infatti, non assomiglierebbe per niente agli effetti, accesi e polarizzanti, che l’autorità indiscussa di padre Alonso prevedeva alla pubblicazione del terzo segreto; e nondimeno, tale pubblicazione è ordinata dal Cielo. Assomiglia molto, invece, al movente del disastroso sequestro del terzo segreto, realizzato esattamente 50 anni fa, da Pio XII e dal card. Ottaviani (che consentì materialmente a papa Roncalli di “seppellirlo”); come assomiglia alla linea, altrettanto fallimentare, di Pio XII per neutralizzare il sabotatore dalla Segreteria di Stato mons. Montini. 
E, in seguito, alla debole linea, ostinatamente refrattaria all’audacia, che davanti alla rivoluzione nella Chiesa ha portato così tanti non progressisti a subire, a incassare, a cedere. 
Il timore di chi scrive, spero sbagliatissimo, è che siffatta linea nuoccia alle buone intenzioni, lasciando ai nemici del suo pontificato tempo e modo d’indebolirlo, di forzarlo a fare il contrario di quanto voleva, di farlo impantanare; forse ? Dio non voglia ? in un certo senso di superarlo.

In tali frangenti, la calda luce di Fatima aiuta a non fuggire né esitare, ponendo la propria confidenza nell’aiuto di risposta del Cielo. 
Il Dio d’infinite misericordie, che quando i buoni fanno i sordi lascia vincere i nemici, e li lascia andare a sbattere quando fanno di testa loro, non farà come con la richiesta del sacrificio di Isacco, come davanti alla minaccia di morti orribili rivolta ai tre veggenti nell’estate del 1917, quando, confidando serenamente in Lui, si guarda più a fare la cosa giusta che ai calcoli umani? 
Sono cose che, naturalmente, il Santo Padre sa benissimo: appena eletto, disse dal balcone: "Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte (alla nostra testa, stava per dire?)"; alla Messa d’intronizzazione proclamò che il suo programma è quello di fare non la propria volontà, ma quella di Colui che l’ha mandato (ecco finalmente un condizionamento positivo e giusto: quello dall’Alto!); addirittura, proprio l’anno precedente la sua ascesa al soglio di Pietro, con grande lucidità ha scritto: "È illuminante una frase di Solovev. L’Anticristo credeva in Dio ma nel profondo del suo cuore preferiva se stesso". 
Tuttavia ho l’impressione che talvolta chi sa inclini a una lettura fatalista della profezia: si poteva fare diversamente nel ‘59-‘60, e prima, magari nel 2000, ormai… Ma no: il terzo segreto si muta da segno di benedizione in segno di maledizione (10)  soltanto se rifiutato, quantomeno rispetto alle sue precise condizioni, e subordinato alle proprie vedute; soltanto se lo conoscono (magari con tanto di fotocopia) i nemici della Chiesa e non lo conosce chi doveva conoscerlo: tutta la Chiesa e tutto il popolo. Pensiamo anche alla profezia (condizionata, il cui esito perciò può essere vanificato o, in ogni caso, attenuato) di una esecuzione papale delle richieste celesti soltanto in circostanze estreme. Con un bagno di sangue allora davvero senza più sconti (oltre che con tante anime perdute, irrimediabilmente; anime che facendolo prima potevano essere salvate). Con un rimorso atroce.

*   *   *


In tale contesto, si può ben notare come Egli stesso ha avuto, nella direzione della linea che sto qui auspicando, due segnali molto incoraggianti (legati entrambi alla piattaforma sulla quale lo Spirito Santo l’ha eletto Papa). 
Il primo riguarda la celebre Via crucis romana del 25 marzo 2005. Con una sorta di “rivelazione velata” del terzo segreto espiò, per così dire, il  male fatto presentandolo in quel modo cinque anni prima (obtorto collo, fanno ritenere molti indizi, ma materialmente fatto): e il Cielo a quel gesto (forte e non “condiviso”) rispose a meraviglia: un mese dopo, l’autore di quel testo era appena stato intronizzato Capo vicario della Chiesa. 
Secondo segno, quello relativo all’omelia della Messa pro eligendo pontifice: anch’essa “di rottura”, come la vide la sapienza degli uomini? Davanti a quelle parole dei cardinali, lì davanti all’altare di San Pietro, commentarono subito: "Si vede che vuole non essere eletto" (11) . La mattina dopo incontrai, tra via della Conciliazione e Piazza San Pietro, un informatissimo esperto di cose vaticane. Ci salutammo, gli chiesi come a suo giudizio stavano andando le cose per Ratzinger. Scosse la testa: "Ormai si è bruciato, con quel discorso di ieri…". 
Passano poche ore e il buon Cardinale Protodiacono, inizialmente scuro in volto per "l’indicibile" appena visto (12), scandisce: "Habemus papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum…Josephum!...".


Le profetiche ammonizioni di Fatima, una questione da prendere molto sul serio

Agli inizi del nuovo anno, in cui cade il 90° delle apparizioni, dedico la conclusione di questo articolo al promemoria di una promessa (legittima) che si è impedito di onorare e a tre lapidarie citazioni di ecclesiastici “al di sopra di ogni sospetto”.

Quando mons. Vescovo si rifiuta di aprirlo, Lucia gli fece promettere che sarebbe stato definitivamente aperto e letto al mondo alla sua morte o nel 1960, a seconda di quale dei due eventi si fosse verificato prima”.
(L’archivista ufficiale di Fatima padre Alonso, “La verità sul segreto di Fatima”)
*  *  *

L’appello fatto da Maria, nostra Madre, a Fatima fa sì che tutta la Chiesa si senta obbligata a rispondere alle richieste di Nostra Signora […]. Il Messaggio impone un impegno su di essa”.

(Papa Giovanni Paolo II a Fatima, pellegrino di ringraziamento, il 13 maggio 1982)
*  *  *

Nella nostra epoca l’augusta Madre di Dio fa sentire in modo speciale la Sua presenza negli avvenimenti umani […]. Così sarebbe mettere a rischio la propria salvezza, quando si è assaliti dalle tempeste del mondo, rifiutarsi di accogliere la Sua mano soccorrevole”.

(Papa Giovanni XXIII, febbraio 1959)
*  *  *

"Siamo venuti qui […] pentiti e preoccupati per non aver ancora tenuto conto dei Suoi ammonimenti e non aver seguito le Sue chiare indicazioni, né accolto le Sue amorevoli richieste".

(Cardinal Lercaro, Legato Pontificio, il 13 maggio 1960 a Fatima)
S.P.



Note
(1) Specchio della oggettiva congiura del silenzio sul disastro postconciliare nella Chiesa. Troppe volte realizzata grazie a giacobini determinati e moderati timorosi, timorosi  più per la facciata (anche se vuota) o di compromettere la posizione che di sentirsi rivolgere, almeno il giorno del Giudizio, quel terribile rimprovero di Santa Caterina da Siena: "Maledetto tu che tacesti!". (torna sù)
(2) Il foglio singolo con le parole della Madonna, che ne è il testo più importante. (torna sù)
(3) Cfr: le omelie a Fatima dei papi Paolo VI (1967) e Giovanni Paolo II (2000); le sorprendenti confessioni di Paolo VI sull’"autodemolizione della Chiesa" e "il fumo di Satana entrato nel Tempio di Dio" (ecco dove le ha prese!); alcuni accenni di Giovanni Paolo II, Paolo VI (forse anche Giovanni XXIII), e del card. Ratzinger, in favore della cura dottrinale e contro dei pericoli di errori e profanazioni; il testo (formalmente falso e sostanzialmente vero) della “versione diplomatica”; e infine, dopo l’annebbiamento ed il depistaggio dell’operazione di “Fatima 2000” (o della “nuova Fatima” che dir si voglia), la Via crucis romana, in mondovisione, del 25 marzo 2005. (torna sù)
(4) Sì, ma fosse così attenta la gente… (torna sù)
(5) Tenendo ben presente che tante volte, a dispetto del superficialismo e della leggerezza imperanti, gli effetti più importanti sono quelli che subito non si vedono, ma ci sono…tant’è che “uno semina e un altro raccoglie”. (torna sù)
(6) Oltre che con la Madonna, che avrebbe fatto richieste imprudenti e inopportune! (torna sù)
(7) Realizzata dal blocco dei cardinali preoccupati e dei cardinali buonsensisti, al quale ? per i sorprendenti errori tattici dell’altro schieramento e, guardate un po’, sotto la spinta emotivo-mediatica ad un conclave breve ? si sono aggregati progressivamente, dal secondo al quarto scrutinio, i tanti cardinali indecisi. (torna sù)
(8) Per le pressioni esterne al conclave, vedere l’ostilità feroce e diffamatoria della pronta accusa di essere un ex nazista (lanciata dall’ala estrema del laicismo, mentre l’ala moderata del medesimo laicismo si produceva in “pelosi” auguri di circostanza). Quanto a quelle interne: purtroppo non si è realizzata la proposta del cardinal Siri, di abolire il segreto del Conclave: che ancora una volta ha "coperto azioni poco caritatevoli", seppure di minor successo, giovando soltanto alla spregiudicatezza dei “figli delle tenebre”. (torna sù)
(9) Altro che panzerkardinal, come dicono per condizionarlo! (torna sù)
(10) Esattamente come, a rovescio, la Russia quando verrà consacrata. (torna sù)
(11) Eh no, dal momento che lui ha risposto "Accepto"… (torna sù)
(12) Sembra a elezione avvenuta. (torna sù)



febbraio 2007



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