Qualche considerazione sulle pressioni esercitate 
dalla Curia romana e da alcuni giornalisti
nei confronti della Fraternità San Pio X


Per la risposta della Fraternità si possono leggere

L'omelia pronunciata da Mons. De Galarreta a Ecône il 27 giugno 2008

L'intervista rilasciata da Mons. Fellay, il 28 giugno 2008 alla
Radio Televisione della Svizzera Italiana

Il comunicato ufficiale della Fraternità San Pio X, del 1 luglio 2008

Stranamente, in vista della data delle annuali ordinazioni sacerdotali che compie la Fraternità San Pio X a Ecône, in questi ultimi giorni si è visto un polverone alzarsi, soprattutto in Italia, per l'agitazione di qualche prelato e di qualche giornalista.
Il sospetto che ci possa essere una sorta di tentativo di accerchiamento della Fraternità San Pio X è più che legittimo. Resta ancora oscuro il vero, serio motivo di tutto questo. Ovviamente a voler trascurare il fatto che, in maniera cadenzata, sono sempre sorti i tentativi di creare confusione e divisione tra i fedeli della Fraternità: come se qualcuno si dilettasse a rimestare nel torbito non appena le acque sembrano calmarsi.

Questo nostro è un mondo che predilige la confusione e il chiasso, e le brutte abitudini sono le prime a contagiare tutti, anche nelle fila dei cattolici attenti.

È stato detto che il Papa si sia sentito offeso per le dichiarazioni di alcuni esponenti della Fraternità a riguardo della sua persona. Chi conosce Papa Ratzinger sa bene che non soffre di queste pruderie narcisiste. Tanto più che sarebbe strano che il Papa si adombrasse adesso, dopo che le stesse dichiarazioni sono state fatte più volte in questi ultimi 3 anni. Piuttosto è più probabile che per motivi fin troppo umani cerchino di farsi avanti chierici e laici che vogliono apparire come i primi della classe nella difesa del Papa.

È stato detto poi che era giunto il momento per la Fraternità di tirare le somme e di decidersi a rientrare nella Chiesa, tanto ormai il Papa ha fatto tutto quello che c'era da fare. Davvero singolari questi suggeritori, soprattutto se si pensa che, sia chierici sia laici, dovrebbero conoscere molto bene la vicenda in questione. Dovrebbero conoscere a menadito il pensiero della Fraternità, dovrebbero conoscere nei particolari le questioni che da otto anni sono sul tappeto.
Come mai tanta superficialità e tanta apparente ingenuità?
Solo gli ingenui e i distratti possono parlare della Fraternità come di chi sta fuori dalla Chiesa. Ed è strano che proprio adesso che sembra essersi abbastanza ridimensionata la strumentalizzazione della vessata questio della scomunica, si trovi chi è disposto a rimetterla in auge.
È davvero sospetta una tale manovra, proprio adesso che la Santa Sede potrebbe decidersi a ritirare il decreto di scomunica, dopo aver liberalizzato la S. Messa tradizionale. Ed è ancor più sospetta ove si pensi che è possibile che la Santa Sede si decida a dare un giro di vite contro l'aperta e sfacciata opposizione dei vescovi proprio nei confronti della S. Messa tradizionale.

Fatte queste considerazioni, pensiamo sia il caso di soffermarsi su una contraddizione che è emersa in questa vicenda giuocata tutta sul piano dei giornali

Si tratta del rincorrersi delle notizie sulla ultimativa richiesta della Santa Sede perché la Fraternità dichiarasse di accettare il Concilio Vaticano II: condizione irrinunciabile per la sua regolarizzazione canonica.
La verità è che la Fraternità non ha chiesto alcuna regolarizzazione canonica, ed è da anni che ripete che la cosa non ha senso se prima non si definiscono le questioni dottrinali. 
Per ciò che attiene al Concilio, sembra che certuni dimentichino che Mons. Lefebvre ha firmato tutti i documenti del Concilio, ma questo non gli ha impedito di rifiutare il Novus Ordo, la libertà religiosa, l'ecumenismo, la collegialità, la nuova ecclesiologia, la revisione della storia della Chiesa, i congressi delle religioni, la pastorale socio-sanitaria, e via dicendo. E questo non per mancanza di coerenza, ma per il semplice fatto che i documenti del Concilio, per quanto equivoci, volendo avrebbero potuto essere interpretati e soprattutto applicati alla luce della Tradizione, così da produrre effetti diametralmente opposti a quelli che si sono prodotti in questi ultimi quarant'anni. 
È stata questa la logica giustificativa che ha mosso i fondatori della Fraternità San Pietro e ultimamente i sacerdoti di Campos. Senza contare la recentissima costituzione dell'Istituto del Buon Pastore, in Francia, i cui rappresentanti asseriscono di poter vantare anche una prerogativa esclusiva, rispetto agli altri Istituti dell'Ecclesia Dei, la libertà di poter esercitare la critica positiva del Concilio.
Ecco, diranno subito certuni, ed allora perché la Fraternità non vuole fare lo stesso?
Per il semplice motivo che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che nella Chiesa di oggi, dopo 40 anni di postconcilio, non basta mettere nero su bianco per riportare le cose alla normalità. Non basta un documento papale che liberalizza la S. Messa perché questa divenga realmente libera.
D'altronde, in questo come in tutti gli altri campi, le cose stanno così perché in seno alla Chiesa conciliare ormai vige una forma mentis che non è più cattolica.
Della lettura del Concilio alla luce della Tradizione, che ne è stato nella Fraternità San Pietro? E cosa ha partorito la lettura critica positiva di Campos dei documenti conciliari, semmai è stata fatta? E quella ultima dell'Istituto del Buon Pastore?
Un vecchio e noto combattente francese per la Tradizione, Jean Madiran, proprio l'altro giorno ricordava che, per definizione, ogni critica che non sia negativa, di per sé, è inevitabile che diventi un'apologia o un'agiografia. E l'esperienza di questi anni ci conferma in pieno la bontà di questa riflessione.

In ogni caso, resta il fatto che, nonostante le voci, quando siamo riusciti a leggere la famosa lettera del Card. Castrillon a Mons, Fellay, dei primi del mese, ci siamo accorti che si trattava di luoghi comuni e di provocazioni: in quella lettera non si parla affatto di riconoscimento del Concilio.

Eccola: basta leggerla


 

Conditions qui résultent de l'entretien du 4 juin 2008 entre le Cardinal Dario 
Castrillón Hoyos et l'Evêque Bernard Fellay

1. L'engagement d'une réponse proportionnée à la generosité du Pape.

2. L'engagemente d'éviter toute intervention publique qui ne respecte pas la personne du Saint-Père et qui serait négative pour la charité ecclésiale.

3. L'engagement d'éviter la prétention d'un magistère supérieur au Saint-Père et ne pas proposer la Fraternité en contraposition à l'Eglise.

4. L'engagement à démontrer la volonté d'agir honnêtement en toute charité ecclésiale et dans le respect de l'autorité du Vicaire du Christ.

5. L'engagement de respecter la date - fixé a la fin du mois de juin - pour répondre positivement. Cela sera une condition requise et nécessaire comme préparation inmédiate a l'adhésion pour accomplir la pleine communion.

Darío Card. Castrillón Hoyos
Rome, le 4 juin 2008.


Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il Cardinale Darìo 
Castrillon Hoyos e il Vescovo Bernard Fellay

1. L'impegno di una risposta proporzionata alla generosità del Papa.

2. L'impegno a evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che sarebbe negativo per la carità ecclesiale.

3. L'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore al Santo Padre e a non presentare la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa.

4. L'impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente in piena carità ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del Vicario di Cristo.

5. L'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del mese di giugno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come preparazione immediata all’adesione per ottenere la piena comunione.
 

Si capisce subito che si tratta di una sorta di appunto di lavoro, per di più vertente su questioni di mera diplomazia mediatica. Qui non si parla di impegni importanti. Solo il punto cinque contiene una sorta di ultimatum: rispondere positivamente entro la fine del mese. Ma sembra più una data legata alle prossime vacanze estive che a problematiche importanti.

Eppure su questo è stata tessuta un'atmosfera da fine del mondo. O adesso, o mai più!

(su)
giugno 2008


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