Intervista 

di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay 
Superiore Generale della Fraternità San Pio X

rilasciata a Gino Driussi, 
inviato del Radio Giornale della Radio Televisione della Svizzera Italiana
28 giugno 2008

qui si può ascoltare la registrazione in italiano




In seguito alle attese artificiosamente suscitate su una possibile inderogabile risposta della Fraternità a Roma, circa la composizione della crisi, Mons. Fellay ha inviato una lettera alla Santa Sede il 26 giugno scorso e, compiute le ordinazioni sacerdotali venerdì, ha ritenuto di rispondere alle domande di un giornalista, perché subito si facesse chiarezza.

A parte riportiamo dei brani dell'omelia pronunciata da Mons. De Galarreta nel corso delle ordinazioni di venerdi 27 giugno

Si legga anche la nostra nota sulle pressioni esercitate dalla Curia romana e da alcuni giornalisti nei confronti della Fraternità San Pio X


 
 

Gino Driussi : Mons. Fellay: in seguito all’incontro da Lei avuto lo scorso 4 giugno con il cardinale Darìo Catrillon Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Roma ha posto cinque condizioni per consentire il rientro della Fraternità Sacerdotale San Pio X nella piena comunione con il Papa. Il termine scade in questi giorni, a vent’anni esatti dalla consacrazione dei quattro vescovi, tra cui Lei stesso, da parte di Monsignor Marcel Lefebvre qui a Ecône senza il mandato del Papa.  Un atto considerato scismatico da Roma e che ha comportato delle scomuniche. Lei, venerdì, in occasione delle Ordinazioni diaconali e sacerdotali qui a Econe, ha annunciato che voi non accettate l’ultimatum e le condizioni poste da Roma: ci può dire per quali motivi?

Mons. Fellay: È falso dire così, direttamente che rigetto, che faccio un rifiuto totale…; non è vero. Piuttosto, vedo in questo ultimatum una cosa molto vaga, confusa, ma… di fatto ho già fatto una risposta, e vedremo come Roma va a reagire.

G. D.: Comunque, credo di capire che la risposta sia piuttosto negativa. Ma: non pensa che questa era forse l’ultima favorevole occasione per riconciliarvi con la Chiesa di Roma, accettando la mano tesa del Papa e delle istanze vaticane… In fondo, nei suoi tre anni di pontificato, Benedetto XVI ha spesso preso delle posizioni che sono piaciute ai cattolici tradizionalisti. Inoltre, quasi tre anni fa, ha accettato di riceverla… e, un anno fa, c’è stata la liberalizzazione della Messa tridentina, che è sempre stato un vostro cavallo di battaglia, senza contare i numerosi incontri da Lei avuti dal 2000 con il Cardinale Castrillon Hoyos. Allora, si potrebbe quasi dire, “Che cosa volete di più?”

Mons. Fellay: Per me, questo ultimatum non ha senso: perchè abbiamo relazioni con Roma, che si sviluppano a un certo ritmo che, è vero, è lento… È vero d’altra parte che, tanto il Cardinale come il Santo Padre, vorrebbero un ritmo piuttosto accelerato… Per me, l’unico senso di questo ultimatum è l’espressione di questo desiderio di Roma di dare un pò di più di fretta… Quindi, per me, non è una rimessa in questione di tutte le nostre relazioni.

G. D.: Quindi voi sperate di proseguire il dialogo, allora?

Mons. Fellay: Sì sì. È possibile che adesso ci sia un tempo più …di freddo, ma… francamente, per me, non è terminato.. no.

G. D.: Mons. Fellay, lei ha detto anche che c’è però il rischio che Roma “perda la pazienza”, e quindi a questo punto non ci sarebbe più niente da fare. Non pensa che, in questo caso, il futuro della vostra Fraternità è a rischio; il rischio cioè che resti una piccola chiesa, sempre più emarginata, poco frequentata anche dai fedeli tradizionalisti; che magari non comprendono perchè la Fraternità non si accordi con Roma e ne resti separata, soprattutto adesso che è stata liberalizzata la Messa di San Pio V.

Mons. Fellay: Ciò che vediamo fino ad adesso, è il contrario: significa che più e più gente si avvicina a noi… Perciò, ripetiamo, non vogliamo fare rottura con la Chiesa; al contrario, ciò che desideriamo di più noi, è di essere pienamente accettati nella Chiesa. È vero che è ciò che desideriamo anche per il bene della Chiesa: perchè si vede che nella Chiesa c’è un problema, un problema gravissimo… e noi pensiamo che la soluzione l’abbiamo… e che non è un fatto che noi siamo ‘inventori’, no: siamo soltanto seguaci di ciò che la Chiesa ha sempre fatto, e che ha funzionato nel passato.. È tutto qua.
 



giugno  2008

Ritorna a Documenti