LA GUERRA DEI VESCOVI 
contro il 
Motu Proprio
Summorum Pontificum cura


I NUOVI METODI PERSECUTORI

Concediamo la celebrazione adesso,
potremo sempre annullarla dopo,
ci basterà una scusa qualsiasi.
In questo modo sarà più facile sopprimerla definitivamente

 




Presentazione
La lettera di un fedele al parroco
La documentazione
fotografica
Il nostro commento



 
Presentazione

Siamo in possesso della copia di una lettera spedita al parroco della chiesa di San Giacomo al Piazzo, ove si era dato inizio alla celebrazione della S. Messa tradizionale.
Questa lettera, inviata per conoscenza al Vescovo di Biella, segnalava, nel modo più caritatevole possibile, diverse gravi irregolarità presenti nella celebrazione.
A partire dalla scorsa Domenica di Passione, la celebrazione è stata soppressa, per ingiustificati motivi.

La celebrazione era stata disposta dal Vescovo Mons. Mani, a partire dalla I Domenica di Avvento del 2008, dopo diverse richieste orali e una richiesta sottoscritta da 36 fedeli. Il Vescovo assegnò per l'occorrenza la Chiesa di San Giacomo al Piazzo, posta in un contesto interessante, ma decisamente difficile da raggiungere (il mezzo più agevole è una funicolare), e incaricò della celebrazione il Parroco, don Giovanni Panigoni, che fissò l'orario della S. Messa alle 9,00 del mattino.

Da subito si capì che il parroco non aveva alcuna intenzione di officiare “quella Messa”: non si doveva collocare alcun avviso della celebrazione, non si dovevano suonare le campane, la chiesa non veniva illuminata, non si accendevano le candele sull'altare, i fedeli, disponibili alla collaborazione, erano ignorati e zittiti.
In tempo di Natale, l'Altar Maggiore fu reso indisponibile con un presepe allestito davanti, e la celebrazione si svolse in una cappella laterale. Si omettevano l'aspersione dei fedeli, l'incensamento dell'altare e l'omelia, si recitava il Canone ad alta voce, a volte si celebrava con un copricapo.
I fedeli stringevano i denti, con la speranza che un po' la volta le cose sarebbero migliorate, anche perché avevano capito che il parroco cercasse una qualche scusa per porre fine alla celebrazione.
Si è venuto a sapere che in occasione del pontificale di Natale in Cattedrale, molti preti hanno espresso la loro contrarietà per la celebrazione concessa dal Vescovo, invece alcuni, più pragmatici, hanno manifestato il loro plauso, spiegando che così sarebbe stato più facile boicottarla, sopprimerla e pregiudicarne l'eventuale ripresa futura.
Intanto, a diversi fedeli che assistevano alla S. Messa tradizionale i rispettivi parroci sconsigliarono di seguire tale frequentazione.

Mons. Vescovo era al corrente della situazione, anche perché informato direttamente dai fedeli.
Quando un giornale locale pubblicò un articolo sulla celebrazione, Mons. Vescovo si adirò parecchio per la “pubblicità”.

Dopo l'invio della lettera di cui abbiamo detto all'inizio, la celebrazione venne spostata all'Altar Maggiore e si diete corso all'omelia.
Ma il parroco si rifiutò sempre di avere il benché minimo rapporto con i fedeli, giungendo in chiesa pochi minuti prima e dileguandosi pochi minuti dopo la celebrazione. A riprova della sua malevola disposizione,  minacciò di sospendere tutto se i fedeli non fossero aumentati, e per due volte si rivolse ai fedeli parlando in latino e chiedendo loro la differenza tra Messa tradizionale e Messa moderna, una volta, e se volevano che la celebrazione continuasse, un'altra volta.

La Domenica di Passione erano presenti 12 fedeli ed il parrocco annunciò che la celebrazione era soppressa.
Nel corso dei cinque mesi trascorsi, nonostante la situazione, anche logistica, e il clima venutosi a creare, il numero dei fedeli presenti è stato di circa 20, distribuiti nel modo seguente (per opportuna memoria):
30.11.08: 24 + 3 serventi ; 7.12.08: 22 + 2; 8.12.08: 13 + 2; 14.12.08: 15 + 421.12.08: 14 + 325.12.08: 5 + 3; 28.12.08: 17 + 3; 1.1.09: 5 + 2; 4.1.09: 20 + 2; 6.1.09: 4 + 2; 11.1.09: 18 + 2; 18.1.09: 13 + 2; 25.1.09: 16 + 2; 1.2.09: 28 + 2; 8.2.09: 20 + 2; 15.2.09: 24 + 2; 22.2.09: 20 + 2; 1.3.09: 18 + 2; 8.3.09: 14 + 2; 15.3.09:18 + 1; 22.3.09: 15 + 1; 29-3-09: 10 + 2.

Il Vescovo, informato, si trincerò dietro la volontà del parroco, invitando i fedeli a iniziare una pausa di riflessione, anche per l'esiguo numero dei partecipanti.
Il tentativo, esperito dai fedeli, di trovare un prete disponibile, si dimostrò infruttuoso, sia per il rifiuto di molti, sia per la posizione di alcuni che, favorevoli, si dichiararono indisponibili per timore di ritorsioni da parte della Curia.


Di tutta la vicenda è già stata informata la
Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.


(su)



Lettera di un fedele al parroco
della chiesa di San Giacomo al Piazzo

Rev. Don Gianni Panigoni
Parrocchia San Giacomo al Piazzo
Piazzetta San Giacomo
13900 Biella
e p. c.
S. Ecc. Rev.ma
Mons. Gabriele Mana
Via Vescovado, 10
13900 Biella

Rev. Don Gianni,
La prego di scusarmi se Le arreco disturbo, ma è con grande piacere e viva gioia che Le scrivo per manifestarLe i sensi della mia stima e il mio sentito ringraziamento per la celebrazione della S. Messa secondo il Messale del beato Giovanni XXIII.
Stima e ringraziamento che esprimo in primis a Mons. Vescovo, che ci legge in copia, e al quale vanno riconosciuti la coerenza e il coraggio dimostrati con la paterna carità cristiana che ha voluto usare nei confronti dei fedeli di Biella, sulla scia di quanto stabilito da S. S. il Santo Padre Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum.
Veramente tanti ringraziamenti, senza dimenticare di rendere grazie a Dio.

L’altra Domenica, trovandomi a Biella, ho avuto la possibilità di partecipare alla S. Messa delle 9,00 nella chiesa di San Giacomo al Piazzo.
Quando sono entrato in chiesa ho notato con piacere che sui banchi vi era un libretto con l’Ordinario della S. Messa, e subito, in cuor mio, ho ringraziato l’avvedutezza e la cura da Lei così manifestata.
Quando è iniziata la celebrazione, però, mi è stato difficile seguire il testo del libretto, a causa della scarsissima illuminazione.
Caro Don Gianni, non ritiene che sarebbe più opportuno illuminare meglio la chiesa per favorire così la migliore partecipazione dei fedeli?
Non la prenda come un rimprovero, tutt’altro: magari come un consiglio per attuare in pieno l’actuosa participatio dei fedeli tanto auspicata dal Concilio.

In questo senso ho trovato anche difficoltoso seguire la celebrazione che si svolgeva nell’altare laterale, anche per l’inidonea collocazione di alcuni banchi, almeno in questo caso.
Perché non celebrare all’altare maggiore, trattandosi peraltro della S. Messa solenne?
Per curiosità, alla fine della celebrazione, ho chiesto ai fedeli presenti, che mi hanno informato che l’altare maggiore non sarebbe idoneo dal momento che non è addossato al muro.
Sono rimasto stupito per questa spiegazione, poiché non ha niente a che vedere con la celebrazione della S. Messa, e sono sicuro che Lei concordi con me.
Forse i fedeli non sono sufficientemente informati, ma io e Lei, con tanti altri, sappiamo che l’altare discosto dal muro è l’ideale per la celebrazione, come è sempre stato e come è ancora in migliaia di chiese. Tanto più che è perfettamente coerente con la preghiera del lavabo (il Salmo 25), in cui il celebrante dice: et circumdabo altare tuum, Domine.
Non a caso nelle rubriche del Messale del beato Giovanni XXIII sono presenti due schemi per l’incensamento dell’altare: uno nel caso l’altare sia addossato al muro e comunque inaccessibile o difficilmente accessibile nella parte posteriore, ed uno nel caso in cui l’altare permette che si giri intorno. Quest’ultimo caso è quello della basiliche più antiche, anche a Roma, e di quasi tutte le chiese abbaziali. 29 colpi di turibolo nel primo caso, 22 nel secondo.
Quanto più bella e più degna è la celebrazione quando viene compiuta sull’altare maggiore della Casa del Signore, a Sua maggior gloria e a somma edificazione dei fedeli!

Scusi la mia petulanza, caro Don Gianni, ma vi è stata un’altra cosa che mi è sembrata strana. La recita del Canone a voce alta.
Anche nella S. Messa riformata si sottolinea l’importanza del silenzio nel corso della celebrazione, ma nella S. Messa secondo il Messale del beato Giovanni XXIII, il silenzio del Canone è una prescrizione formale, da cui non si può prescindere.
Non tanto per il Rito in sé, quanto piuttosto per la sacralità della Liturgia e per l’intima partecipazione dei fedeli, sollecitati in tal modo a concentrarsi sulla indicibile portata del Mistero Eucaristico che si compie sull’altare, dove si realizza il terribile mistero della transustanziazione delle Specie Eucaristiche nel Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.
La totale aderenza al rituale prescritto, d’altronde, è stata ribadita come essenziale e imprescindibile, anche per la celebrazione della S. Messa riformata, dall’Istruzione Redemptionis Sacramentum del 25 marzo 2004.

Se permette, caro Don Gianni, vorrei avanzare un altro consiglio.
L’uso del canto gregoriano per le parti previste, comprese tutte quelle parti che spettano ai fedeli o che possono essere cantate in dialogo tra il celebrante e i fedeli o il coro, proprio per realizzare quella actuosa participatio dei fedeli più volte raccomandata e ribadita dal Concilio, in particolare nella Sacrosanctum Concilium.
Anche se la celebrazione finisce col prolungarsi un poco, Lei m’insegna che ciò che più conta è lo splendore del Rito che realizza al meglio l’unione della liturgia terrestre con la liturgia celeste, perché insieme inneggino al tre Volte Santo, Sanctus, Sanctus, Sanctus, e perché i fedeli ne ricevano la più idonea edificazione per meglio predisporre le loro menti e i loro cuori ad accogliere l’abbondante Grazia che scaturisce dalla S. Messa del Signore.

Caro Don Gianni, sono certo che perdonerà il mio ardire e comprenderà il motivo di queste mie modeste osservazioni, dettate solo dall’amore per la S. Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana, dall’amore per la Santa Madre Chiesa e dal rispetto per la sua funzione di ministro dell’Eucarestia, votato all’adempimento della volontà del Signore Nostro Gesù Cristo e secondo la Sua volontà agente in persona Christi.

Ancora un grazie di cuore per la celebrazione: che il Signore gliene renda merito, e ne renda merito anche a Sua Eccellenza Mons. Gabriele Mana, successore degli Apostoli e custode della volontà di Cristo e della Santa Chiesa, Mater et Magistra.

Devotamente in Cristo e Maria

23 febbraio 2009 a. D.

(su)





Ecco il presepe che ha strumentalmente impedito la celebrazione all'Altar Maggiore.
Da notare che la cosa non era usuale, nel 2008 divenne imperiosamente inevitabile
farlo proprio davanti all'Altar Maggiore.



“Gioco forza” la S. Messa “doveva celebrarsi nella piccola cappella laterale
della Madonna di Oropa, con i fedeli sui banchi rivolti all'Altar Maggiore
e quindi costretti a stare in una posizione impossibile rispetto al celebrante,
alla faccia dell'actuosa participatio.
Da parte sua, e come se non bastasse, il celebrante recita il Canone a capo coperto.



Quando finalmente si finisce col celebrare all'Altar Maggiore,
ecco che il celebrante dimentica di accendere le candele,
impedendo che lo faccia qualcuno dei serventi.
(su)




 
 
Il nostro commento

Questa squallida vicenda costituisce un altro tassello che si aggiunge a quelli da noi già presentati: Torino, Trani, Acireale, Allerton, che compongono una parte del quadro multiforme di ciò che abbiamo chiamato “la guerra dei Vescovi”.

Potremmo riempire un gran numero di pagine con casi simili, ma, non potendo presentarli tutti, cerchiamo di presentare quei casi che ci sembrano emblematici.
A Torino l'intimidazione dei giovani preti, a Trani la riduzione al minimo delle disposizioni del Motu Proprio con lo stravolgimento dello stesso, ad Acireale la cacciata del sacerdote che segue il disposto del Papa, ad Allerton la soppressione della parrocchia e il traferimento del parroco.
Ci mancava ancora il trucco della celebrazione “qui te la dò e qui te la tolgo”, e Biella ci sembra proprio rientri in questo caso.

Ci chiediamo: perché il Vescovo ha acconsentito e poi ha lasciato che la cosa abortisse?
Ma come, prima non si può fare niente, neanche quanto disposto dal Papa, senza la sua autorizzazione, perché è lui il capo della Chiesa locale, poi, quando le cose vanno male, anche contro ciò che lui stesso ha disposto, ecco che improvvisamente tutta la sua autorità scompare nel nulla.
Eh, no! Qui c'è il trucco, qui è evidente che il Vescovo o ha architettato tutto fin dall'inizio o ha lasciato che il pasticcio lo combinassero altri, magari per tenersi sempre una via d'uscita.
Io la S. Messa l'ho autorizzata, ma purtroppo il parroco non è d'accordo, i fedeli sono pochi, preti disponibili non ce ne sono.

Eh, no! Caro il nostro Vescovo, queste cose le vada a raccontare ai bambini dell'asilo, sempre che ci credano. A noi dica invece perché 20 fedeli non bastano. Forse che nelle sue parrocchie non si dice Messa se non in presenza di almeno 330 fedeli?
Ha forse dimenticato che Nostro Signore ha detto: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”?
Ed allora perché non può stare in mezzo a loro un semplice cervellotico prete, per dire Messa?
Ci faccia capire, Monsignor Vescovo, dov'è andata a finire tutta la sua autorità? Così palesemente esercitata nei confronti dei fedeli tradizionali?
Perché si è piegato, se è vero, al rifiuto del parroco, che ha palesemente contraddetto quanto da Lei stesso ordinato?

Siamo o non siamo autorizzati a pensare che vi siete messi d'accordo Lei e il suo parroco per fare il giuoco delle parti?
Ma davvero crede che siamo così ingenui? Davvero crede che a Roma sarebbero così tonti da abboccare al giuco delle tre carte organizzato da Lei e dai suoi simpatici presbiteri?

Veda, caro Monsignor Vescovo, se Lei non era d'accordo con i fedeli, e con il Santo Padre, avrebbe dovuto avere il coraggio di dire di no. Avrebbe dovuto assumersi in pieno le sue responsabilità. Non avrebbe dovuto autorizzare la celebrazione. Non avrebbe dovuto giuocare sulla pelle dei suoi fedeli di Biella. Non avrebbe dovuto usarli come carne da macello per fabbricarsi un alibi che, in definitiva, gli si ritorce contro.


 

Curia Vescovile di Biella

Via Vescovado, 10
13900 Biella


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fax. 015.2522274
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Pontificia Commissione 
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(su)


settembre 2009


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