Intervento del Rev. Padre Bisig al Sinodo Europeo dei Vescovi

Note

- Questa grande riunione dei vescovi europei si è tenuta a Roma dall’1 al 23 ottobre 1999. Il tema di questo sinodo era: “Gesú Cristo, vivente nella sua Chiesa, fonte di speranza per l’Europa”. Si trattava, in particolare, di riflettere sulla situazione della fede in Europa, e sugli strumenti della nuova evangelizzazione. Padre Bisig ha partecipato come uditore, come gli è stato chiesto dal nunzio apostolico in Germania. Ha assistito al dibattito e ha partecipato ai lavori di una commissione.
- Padre Bisig ha pronunciato una allocuzione in presenza del Papa e di 153 Padri sinodali. Ha parlato in francese per quattro minuti, ed è stato applaudito come tutti gli altri intervenuti. Malgrado l’opposizione dei vescovi tedeschi (che sono arrivati a dire che Padre Bisig avrebbe attaccato il Papa!), il Santo Padre ha voluto che Padre Bisig si esprimesse e rappresentasse i fedeli tradizionalisti. Egli ha anche beneficiato della benevolenza del Card. Schotte, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi.
- Nel suo intervento, che ha un carattere volontariamente positivo e consensuale, Padre Bisig si riferisce al n° 69 del “documento di lavoro” (Instrumentum laboris) consegnato ai Padri sinodali prima dell’apertura dell’Assemblea. Questo paragrafo parla infatti dei tradizionalisti in termini caricaturali e poco lusinghieri, lasciando pensare che si tratti di gente ispirata dalla nostalgia e da una concezione rubricistica della liturgia.
Abbé Alban Cras


Seconda Assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi
8 ottobre 1999 - 12° congregazione generale
Allocuzione di Padre Josef Bisig, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro

Innanzi tutto tengo a ringraziare vivamente Sua Santità per la Sua benevolenza nei confronti dei cattolici legati alla tradizione liturgica e spirituale latina. Io sono molto onorato e felice di poter rappresentare questi numerosi cattolici, preti e laici, in questo sinodo dei vescovi.
Permettetemi ugualmente di esprimere la mia gratitudine ai vescovi che ci hanno aperto le loro braccia accettandoci nelle loro diocesi.
Ecco una breve presentazione della nostra Fraternità Sacerdotale San Pietro, di cui io sono il Superiore. Essa è stata eretta nel 1988 dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Oggi contiamo su 105 preti, e nei nostri due seminari internazionali abbiamo 140 seminaristi, di cui 29 sono entrati quest’anno. Stiamo per costruire due nuove case per questi luoghi di formazione, una in Germania e l’altra negli Stati Uniti. Con nostra grande gioia, è stato lo stesso Santo Padre a benedire, qui a Roma, le prime pietre per questi nuovi seminari.
Noi siamo al servizio dei fedeli che sono legati alla tradizione liturgica latina, il loro numero nei paesi europei è molto grande e cresce continuamente; sfortunatamente una parte importante rimane legata alla Fraternità San Pio X che non è piú tornata in comunione con il Successore di Pietro. Questo sinodo è posto sotto il segno della speranza: permettete dunque che io esprima davanti a voi la speranza che anche questi fratelli nella Fede ritornino all’unione con la Chiesa cattolica. La nostra Fraternità lavora e si sforza, in stretta cooperazione con i vescovi, per realizzare questo scopo. Ma essa partecipa anche volentieri, col suo carisma, a questo grande impegno che è la nuova evangelizzazione.
Essa è al servizio della trasmissione della Fede per mezzo dell’insegnamento catechetico, la cui importanza è stata sottolineata dal Santo Padre al momento della promulgazione del catechismo della Chiesa cattolica. Molti giovani hanno una grande sete di conoscenza, e trasmettere loro la dottrina della Fede significa dar loro la speranza, aprire i cuori alla grazia e ancorarli alla carità di Cristo.
Colgo l’occasione per dire qualcosa a proposito del n° 69 dell’Instrumentum laboris: noi non possiamo identificarci con l’immagine che lí è data dei fedeli tradizionalisti. La nostra esperienza è del tutto diversa: questi fedeli sono aiutati nella loro spiritualità dalle forme liturgiche tradizionali, e si sentono piú intimamente uniti ai misteri della Croce e della Resurrezione che si celebrano nella Santa Messa.
I nostri preti, che si sforzano di mettere al centro della loro vita sacerdotale il Santo Sacrificio della Messa, esercitano innegabilmente una considerevole attrazione sui giovani che aspirano a servire la Chiesa come futuri preti.
In conclusione, mi sembra che per una pastorale di speranza, le nostre chiese d’Europa non possano lasciare da parte ciò che costituisce il loro patrimonio spirituale; la Fraternità Sacerdotale San Pietro è stata fondata con un atto di speranza. Lungi dal trattarsi di nostalgia, il suo attaccamento alla tradizione liturgica latina viene vissuto come portatore di un umile servizio di continuità. L’uso vivente della liturgia latina avrà per effetto di impedire che la lingua della Chiesa si riduca alla forma letteraria dei documenti ufficiali, e di permettere che i fedeli di Cristo siano un “Cor unum” ed un’ “anima una”.



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