Percezione

Editoriale di Don Patrick Girouard, FSSPX
del 25 giugno 2013





Pubblicato nel sito dello stesso Don Girouard: Sacrificium

impaginazione e neretti sono nostri


Quando parlo con le persone, diverse mi rivolgono le stesse domande:
«Ma, Reverendo, perché Mons. Fellay agisce cosi?
«Perché lui e gli altri Superiori perseguono questa nuova strategia nei confronti di Roma?»

Certo, per poter rispondere con una certezza assoluta, dovrei essere Dio!
Ma dal momento che Egli mi ha scelto per diventar uno dei Suoi ministri sulla terra, farò del mio meglio per chiarire un po’ questa questione.

Da ciò che ho potuto capire a partire da diverse fonti, i Superiori della Fraternità e coloro che li seguono (da qui in poi denominati “discepoli” per brevità), credono che l’ottenimento di una “normalizzazione canonica”, di un “riconoscimento ufficiale” da parte delle autorità romane, sarebbe il mezzo per raggiungere più anime e aiutarle a salvarsi. (Ci si dimentica che queste povere anime hanno già nove comunità “ricollegate” per servirle…).
Per Mons. Fellay e i suoi discepoli, una tale “regolarizzazione” riparerebbe anche l’ingiustizia perpetrata contro la Fraternità San Pio X.
Questi due motivi, in sé sembrano molto buoni e anche degni di lode. In effetti, le persone buone sono attratte dai buoni motivi.

Prima di trattare del primo di essi, che è per di più l’oggetto di questo editoriale, permettetemi di regolare rapidamente la questione dell’“ingiustizia” commessa contro di noi.
Da quando il fatto di essere rifiutati dalle cattive persone è divenuto un’ingiustizia contro le persone buone?
Che gli eretici e i perversi mi rigettino, mi sembra invece una buona cosa! No?
Io direi perfino che mi fanno un favore!
I modernisti e i perversi di Roma non mi hanno spogliato della mia appartenenza alla Chiesa cattolica, mi hanno semplicemente dato la gioia di ricevere una delle beatitudini rivelate da Nostro Signore, quella di soffrire la persecuzione a causa della giustizia!
Perché dunque si vorrebbe che mi si togliesse questa beatitudine?

Ed ora affrontiamo il nostro argomento.
Se analizziamo un po’ seriamente i due motivi dei Superiori, comprendiamo che essi poggiano su un fondo di sabbia e che non possono resistere all’esame. In effetti, questi due motivi derivano dal desiderio che la FSSPX un giorno possa essere ben vista da coloro che appartengono alla Chiesa ufficiale.
In altri termini, la crisi che noi attraversiamo da circa quindici anni, dalla fondazione del “Groupe de Réflexion Entre Catholiques” (GREC), è basata su una questione di PERCEZIONE, cioè su ciò che gli altri pensano di noi.

Questo gruppo, che nel 1997 venne fondato, tra gli altri, da Don Alain Lorans (incaricato di DICI), e dal prete Novus Ordo Michel Lelong, ha come scopo ufficiale quello di condurre una riconciliazione tra la FSSPX e la Roma conciliare. Don Lorans l’ha fondato con la benedizione di Mons. Fellay, che da lui è stato tenuto al corrente dei lavori del gruppo. Io ho il libro scritto da Padre Lelong [vedi anche], che racconta in dettaglio la storia del gruppo.
Tra diverse altre cose, egli ha detto che il GREC ha suggerito alla Fraternità di chiedere, e a Roma di accordare, due segni di “buona volontà” che avrebbero aiutato una futura riconciliazione:
1) la libertà della Messa Antica e
2) la remissione delle “scomuniche”.
Il GREC ha anche suggerito che la Fraternità cessasse di criticare severamente le autorità romane e cessasse di rigettare in blocco il concilio Vaticano II.
Il seguito lo si conosce.
La Fraternità ha chiesto a Roma questi due segni di “buona volontà” ed ha anche cambiato lo stile delle sue argomentazioni. (a proposito di questo cambiamento vi rimando alla mia predica del 2 giugno 2013 relativa al “branding” della Fraternità).
È interessante notare che tutta la questione della “riconciliazione” è basata sulla percezione, anche i mezzi per ottenerla si basano sulla percezione.

In effetti, sappiamo tutti:
1) che la Messa Antica non ha mai avuto bisogno di essere “liberata”, poiché la bolla Quo Primum ha sempre dato il diritto di celebrarla, poco importa ciò che dicono i vescovi Novus Ordo;
2) che le “scomuniche” non sono mai state valide;
3) che il nuovo stile delle argomentazioni della FSSPX deriva dal suo desiderio di non essere più “percepita” come “amara”, “crudele”, “disobbediente”, ecc.

Ma benché conoscano bene tutto questo, a un certo punto Mons. Fellay e i suoi discepoli si sono intimoriti per la percezione negativa che i cattolici della Chiesa ufficiale ricavavano da questi tre elementi. Hanno cominciato a credere che una tale percezione negativa costituisse un ostacolo per la salvezza di queste povere anime. Ecco perché, allo scopo di eliminare questo ostacolo, hanno deciso di seguire le suggestioni del GREC, vale a dire: hanno scelto di impiegare dei mezzi cattivi per raggiungere un fine buono. Poco importa che anche da una minima conoscenza del catechismo si sappia che questo non può essere mai moralmente permesso.

Per di più, nel chiedere a Roma di accordarci questi due segni di “buona volontà”, i dirigenti della Fraternità hanno agito scientemente in pubblico, in maniera contraria a quanto sapevano essere vero in privato. Quindi, non hanno fatto altro che aumentare la confusione delle povere anime che volevano “salvare”, poiché hanno agito pubblicamente
COME SE la Messa Antica fosse stata ufficialmente interdetta,
e COME SE le “scomuniche” fossero state valide,
e COME SE, dopo tutto, la Roma e il Papa conciliari, al pari dello stesso Concilio, non fossero più così cattivi.
In altri termini, hanno agito, a fini interamente pratici, da mentitori e da ipocriti.

In seguito, Mons. Fellay e i suoi due Assistenti, che formano ciò che si chiama Consiglio Generale, hanno presentato a Roma una Dichiarazione Dottrinale, in data 15 aprile 2012, che è un monumento di pari ipocrisia. Un documento che tenta, per mezzo della sottigliezza nelle scelte delle parole e delle espressioni, di essere accettato sia dai modernisti sia dai tradizionalisti. Ecco perché Mons. Fellay, a più riprese, ha detto che dopo aver letto questo testo, l’accettarlo sarebbe dipeso dalla nostra condizione di spirito (mi riferisco alla sua espressione “occhiali rosa o nere”).
Per quanto ne so, il Consiglio Generale non ha ancora inviato a Roma un altro documento ufficiale che precisa che questa Dichiarazione Dottrinale sarebbe ormai revocata o nulla o mai trasmessa. Quindi, questo documento di aprile 2012 rappresenta sempre la posizione ufficiale della Fraternità su queste questioni.
In effetti, poco importano le dichiarazioni contrarie fatte nei sermoni o nelle conferenze, poiché esse non hanno alcun valore ufficiale o giuridico. Sono piuttosto una nuova prova che i dirigenti della Fraternità agiscono ipocritamente, non solo nei confronti dei “cattolici” della Chiesa ufficiale, ma anche nei confronti dei propri fedeli che pagano le loro fatture.

Un altro esempio lampante di ipocrisia è la Dichiarazione del Capitolo Generale della Fraternità, del 2012, e le sei “condizioni” per un accordo pratico.
I dirigenti dichiarano che la Fraternità avrebbe recuperato la sua unità, mentre in pratica questa cosiddetta “unità” è stata ottenuta con l’espulsione di ogni voce dissidente, compresa quella di uno dei quattro vescovi consacrati da Mons. Lefebvre.
Si tratta di un’unità fondata sulla paura e sulla menzogna. Quelli che sanno che la Fraternità sbaglia hanno paura di essere puniti, quelli che approvano il nuovo orientamento si sono fatti prendere dai sofismi esposti prima.
Per di più, affermare che le sei “condizioni”, del tutto deboli come sono, possano proteggerci, significa rifiutare di vedere la realtà della Roma attuale e dimenticare ciò che è successo alle altre nove comunità che hanno percorso questo cammino prima di noi.
Tutto questo non è altro che un accecamento intellettuale volontario.

Quello che ci piacerebbe è che tutti potessero comprendere che Mons. Fellay e i suoi discepoli commettono lo stesso errore commesso dal clero al tempo del Vaticano II: basare la propria strategia su una questione di PERCEZIONE. In effetti, il Vaticano II fu uno sforzo mirante a migliorare la percezione che della Chiesa avevano i non cattolici.
La fallita esperienza della Chiesa conciliare avrebbe dovuto impedire ai dirigenti della Fraternità di cadere nello stesso errore, ma, da quando i bambini imparano dall’esperienza delle generazioni precedenti?

Che possiamo fare perché cessi questa assurdità?
Io penso che bisogna uscire da questo sistema ipocrita e da questo circolo di paure. Noi dobbiamo ergerci per la verità, poco importa la percezione che gli altri hanno di noi e poco importano le punizioni.
Quello che ha convertito i pagani nei primi secoli della Chiesa, non furono i cristiani che cercavano di essere “percepiti” bene; ma la costanza di quelli che furono pronti a dare la loro vita per la fedeltà alle loro convinzioni.

Ecco perché, miei cari amici, NOI DOBBIAMO RESISTERE APERTAMENTE E FORTEMENTE!




Contatti:
Don Patrick Girouard, P.O. Box 1543, Aldergrove, BC, V4W 2V1, Canada
 
Posta elettronica:
FatherGirouard@outlook.com




giugno  2013

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