Predica di

Don Patrick Girouard, FSSPX

16 giugno 2013

Aldergrove, Columbia Britannica, Canada




Pubblicata nel sito dello stesso Don Girouard: Sacrificium

impaginazione e neretti sono nostri


Dentro, o fuori dal mare?


In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.

Ecco che abbiamo il Vangelo di oggi, un Vangelo che ci ricorda, che ci parla di quella volta in cui San Pietro fece quella pesca miracolosa, mentre aveva paura, e con lui tutti avevano paura. Essi videro che era un miracolo, un miracolo di Nostro Signore, e avevano paura di trovarsi nella stessa barca con Nostro Signore, Dio Onnipotente.
È una reazione normale della creatura al cospetto del Creatore.
Quando si legge la Bibbia, ci si rende conto che ogni volta che Dio invia un angelo sulla terra, allo scopo di interagire, di inviare un messaggio agli esseri umani, come per Abramo, Mosè e tutti gli altri, la loro reazione è la paura. San Giovanni ricorda nell’Apocalisse, quando ebbe l’apparizione di un angelo, e l’angelo è talmente al di sopra della natura umana, che la nostra natura umana teme, un po’ come se l’angelo fosse Dio, e l’angelo gli dice: «Non temere, io stesso sono un servitore di Dio come te, una creatura». Allora, immaginate come possa essere davanti a Dio stesso! È per questo che San Pietro e i suoi compagni, quando capirono che si trattava di un miracolo, ebbero paura. Tutti. E Nostro Signore li calmò e disse a San Pietro: «Non avere paura. Da oggi diventerai pescatori di uomini.»

Vi è dunque una relazione tra quella pesca miracolosa di semplici pesci e la presa miracolosa di altri esseri umani. In entrambi i casi è miracolosa. Il fatto che si possa predicare e di conseguenza possa esserci qualcuno che si converte e che viene a Cristo, che si faccia issare sulla barca, che è la Chiesa – la Chiesa come una grossa barca da pesca – questo fatto è miracoloso. Perché non è con i mezzi umani che possiamo raggiungere questo obiettivo. Ma è con i mezzi soprannaturali, che sono i sacramenti, la preghiera, i sacrifici. Questi mezzi procurano agli uomini delle grazie, delle grazie attuali che li condurranno fino alla conversione.
La predicazione, i sermoni, sono necessari. San Paolo dice che la fede viene dall’ascolto: «fides ex auditu». Quindi ci dev’essere qualcuno per predicare, ma non è il predicatore che provoca la conversione degli uomini. Anche se preparasse i suoi sermoni molto diligentemente, con la contemplazione e la preghiera, con lo studio, e anche se scrivesse il più bel sermone, non sarebbe il sermone che apporterebbe una conversione. È la grazia di Dio Onnipotente. Il predicatore semina i semi nelle anime, ciò che fa crescere il seme e lo farà fruttificare nella conversione è la grazia di Dio Onnipotente.
In altri termini: La Chiesa nella sua missione e nei suoi mezzi è soprannaturale. Con i nostri sacrifici, con le nostre preghiere, noi preghiamo Dio che dia la grazia alle persone per la loro conversione. Certo, noi dobbiamo utilizzare tutti gli altri mezzi, ma la conversione è qualcosa di soprannaturale. E di conseguenza, per la Chiesa sarebbe un errore, un grave errore, una grave incomprensione della sua missione, se pensasse di poter favorire una conversione delle persone con dei mezzi umani.

L’altro punto è che questa grossa barca che è la Chiesa, è sul mare, come il mare su cui si trovava San Pietro. I Padri della Chiesa dicono che il mare è un’immagine del mondo. Il mare è sempre in movimento, come il mondo è in costante evoluzione. Non v’è stabilità nel mondo. Vi è stabilità solo in Dio. Dio non cambia. La verità non cambia. I mezzi per la salvezza non cambiano. Ma il mondo cambia. Il mare ha le onde, e le onde sono pericolose, possono inghiottirci, possono far fare naufragio. Possono farci annegare. Il mare è pericoloso, il mare è pieno di creature che ci sono avverse. Dunque è per questo che i Padri della Chiesa paragonano il mondo al mare. Il mondo è pericoloso. Il mondo è traditore. Il mondo non è stabile, è mutevole. Nel mondo c’è molta gente che lavora per il diavolo, coscientemente o incoscientemente. Della gente che è causa di tentazioni per noi. E il ruolo della Chiesa è di trarre gli esseri umani, di trarre gli uomini fuori dal mare, come quando si prendono i pesci, si traggono fuori dal mare e li si mette sulla barca. Il ruolo della Chiesa è trarre gli uomini fuori dai pericoli di questo mondo, fuori dalle trappole di questo mondo, fuori dall’instabilità di questo mondo, e metterli nella barca della Chiesa. Nella barca dove possono trovare Dio con la Sua stabilità, con la Sua verità. E in questa barca, in questa Chiesa, noi siamo condotti alla salvezza.
È questo il ruolo della Chiesa. Si tratta della missione che Nostro Signore ha affidato a San Pietro: «Tu sarai pescatore di uomini».

Sfortunatamente, al concilio Vaticano II, degli ecclesiastici… e qui dobbiamo fare una distinzione: non la Chiesa, ma egli ecclesiastici, dei membri del clero. No la Chiesa! La Chiesa non cambia! La Chiesa non dimentica la sua missione! Ma molti membri del clero l’hanno fatto. Un gran numero dei membri del clero l’hanno fatto, sfortunatamente. Erano stati condannati prima, tutti questi membri del clero.
Erano stati condannati più di un secolo prima, quasi 130 anni prima del Concilio. Nel 1832, da Gregorio XVI, che condannò Félicité de Lamennais e altri cattolici liberali che volevano che la Chiesa si adattasse al mondo, che si aprisse ai valori della Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza, fraternità. Per diventare una Chiesa tra le altre, una religione tra le altre. E questi pensavano che se avessimo accettato il principio della libertà religiosa per tutte le religioni, la Chiesa sarebbe stata rispettata. La Chiesa sarebbe stata approvata anche dai laicisti, anche da quelli che erano, che sono, contro la Chiesa. Pensavano che avremmo potuto condurli ad amare la Chiesa. A vedere nella Chiesa il faro della libertà. Era questa la loro tentazione. Di adattarsi ai valori del mondo.
Invece di condurre queste persone lontano da questi valori, fuori dal mondo, come quando si mettono i pesci fuori dal mare, il concilio Vaticano II ha ammesso delle dottrine condannate prima, e in sintesi ha detto: «Ebbene, se vogliamo avere una presa maggiore, ecco un’idea brillante! Invece di prendere i pesci e di metterli nella barca, noi, i pescatori, saltiamo fuori dalla barca e tuffiamoci in mare! Nuoteremo con tutti! Allora vedranno che noi non siamo diversi, vedranno che siamo delle brave persone!»

Questi non vedevano più il mondo come pericoloso. Come disse Giovanni XXIII all’apertura del Concilio: «Non crediamo ai profeti di sventura. Il mondo non è così malvagio. Noi dobbiamo capirlo meglio. Noi dobbiamo operare un aggiornamento, una messa a giorno della Chiesa. La Chiesa ha l’aria troppo vecchia!»
E Paolo VI diceva della Chiesa: «Se continuiamo a condannare gli errori, avremo un aspetto troppo cattivo, come una matrigna, come una donna che è troppo dura con i suoi figli». Quindi, dobbiamo essere gentili, dobbiamo sorridere, dobbiamo accettare.
Se noi accettiamo il mondo, il mondo accetterà noi.

E vi furono delle persone, fortunatamente, poiché la Chiesa ha la promessa dell’indefettibilità: che le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa… vi furono dei chierici che hanno rifiutato questa assurdità: Mons. Lefebvre, Mons. de Castro Mayer e molti… ebbene sì, molti – tenuto conto della difficoltà dei tempi – molti buoni vecchi sacerdoti.
Ci dobbiamo ricordare che la Tradizione, il movimento della Tradizione non è cominciato con Mons. Lefebvre! I vecchi della vigilia se ne ricordano: tutto è cominciato con dei buoni, solidi, vecchi sacerdoti che hanno rifiutato l’assurdità.
Ne avete numerosi esempi in Canada, come negli Stati Uniti e in Francia. Io ho incontrato non poche di queste persone in Francia, di questi vecchi sacerdoti, Don Moulin ed altri; e qui abbiamo Don Normandin, abbiamo Don Greuter. Negli Stati Uniti: Don Heidt, il Padre Snyder ed altri. Non posso ricordarmi tutti i nomi o non li conosco tutti, ma in tutti i paesi vi sono alcuni di questi sacerdoti, che hanno rifiutato l’assurdità e che sono stati perseguitati dai loro vescovi, e che sono stati cacciati dalle loro diocesi, e che sono diventati quelli che chiamiamo sacerdoti “indipendenti”.
E Mons. Lefebvre, prima che potesse ordinare il suo primo sacerdote, ci son voluti alcuni anni. Egli ordinò nel 1971, credo, Don Aulagnier, e dopo c’è stato il 1975, il 1976, la grande ordinazione del 1976, che è stata vietata da Roma, ecc. ecc. Dunque, c’è voluto un certo tempo prima che la Fraternità potesse fornire dei sacerdoti al mondo, al mondo intero, e nell’attesa ci sono stati questi sacerdoti anziani che hanno fondato le loro cappelle indipendenti, e ne sono derivate numerose vocazioni. Prendete per esempio, Padre Nelson a Powers Lake, e così via.
E dunque Dio suscitò nella Sua Chiesa un clero che rifiutava questo nonsenso, e suscitò Mons. Lefebvre e la Fraternità. E noi abbiamo fatto il nostro lavoro in tutti questi anni, quello di formare dei buoni sacerdoti e di aiutare i fedeli; e questi sacerdoti hanno scritto dei libri, dei libri molto buoni, e anche Monsignore ha scritto dei libri, e anche Mons. de Castro Mayer, e dunque vi era qualcosa per sostenere la nostra vita spirituale e la nostra fede, contro gli errori moderni.

Disgraziatamente, ciò che è accaduto nella Chiesa moderna, accade attualmente nella Fraternità. Invece di continuare a combattere, fortemente, gli errori della Chiesa conciliare, oggi un gruppo di persone – disgraziatamente accade che questo gruppo è nei posti di comando della Fraternità -  oggi questi vogliono ritornare in questa Chiesa conciliare. Dicono che vogliono essere “riconosciuti”. Dicono che vogliono essere accettati da questa nuova Chiesa.
Ecco vedete: la nuova Chiesa accetta il mondo, perché la nuova Chiesa vuole essere accettata dal mondo. Adesso, la nuova Fraternità accetta la nuova Chiesa, perché vuole essere accettata dalla nuova Chiesa. È lo stesso processo!
E contro i sacerdoti fedeli vengono utilizzati gli stessi argomenti, alla stessa maniera!
Come negli anni ’60 la Chiesa conciliare, il clero conciliare, diceva: «Oh! Voi non potete essere indipendenti in questo modo, voi non avete la giurisdizione, i vostri sacramenti non sono validi!» E questo lo si può ascoltare anche ai giorni nostri. Talvolta sentiamo la Fraternità San Pietro che utilizza questi argomenti contro la Fraternità San Pio X . Per esempio, Don Untel, qui a Coquitlam, vicino Vancouver, che due o tre anni fa ha detto ad una coppia che preparavamo al matrimonio: “Oh! Io temo per le vostre anime, perché il matrimonio sarebbe invalido, perché la Fraternità non è riconosciuta!”

Dunque, gli ecclesiastici conciliari usano questi argomenti contro la Fraternità, e adesso, cos’è che si sente? Che cos’è che si legge?
Una lettera che è stata inviata ai fedeli di Rocky Mountain House (Alberta) contro i “ribelli”. Non si nominano questi ultimi, ma si parla di Mons. Williamson. Che Mons. Williamson [si tratta in effetti di una lettera di Don Ockerse], sarebbe don Chisciotte! E che tutti i sacerdoti che lo seguono sarebbero dei piccoli Sancio Panza! Ah! Ah! Ah!

Vedete? Ed egli dice che non c’è la minima briciola di prova che nella Fraternità vi sia stato un cambiamento. E allora io penso che egli ha bisogno di occhiali nuovi, perché noi ne abbiamo ben più che delle briciole. Noi, di prove, ne abbiamo grosse come travi! E sono là, sotto gli occhi, basta solo leggerle, ma questi non hanno voglia di leggere, e questo è un grosso problema.

Così, per esempio, abbiamo il Capitolo Generale, che è la nuova legge della Fraternità, e costituisce un grande cambiamento. Il cambiamento principale.
È per questo, infatti, che voi siete qui!
È per questo che anch’io sono qui!
Adesso il Capitolo Generale accetta il principio di un accordo con Roma, senza chiedere la conversione di Roma, senza più chiedere a Roma di correggere i suoi errori e le sue colpe. Essi vogliono a tal punto essere accettati dalla nuova  Roma, che sono pronti ad accettarla così com’è. Essi vogliono una certa protezione, pongono delle condizioni… È un’illusione totale!
Essi non faranno niente di meglio di qualunque altra delle nove comunità che hanno già fatto questo passo! E oggi, queste comunità cercano di nascondere tutto il male che si verifica a Roma, perché vogliono giustificare loro stesse, non vogliono sentirsi colpevoli. Non vogliono che si dica loro: «E allora, ecco cosa accade a Roma! Non vedete cosa accade a Roma?». Esse mettono l’accento sulla minima cosa positiva che viene da Roma, e minimizzano, e riducono e perfino passano sotto silenzio i grandi problemi, e disgraziatamente è questo che anche la Fraternità ha già iniziato a fare.

E ancora un esempio. Essi utilizzano gli argomenti del clero modernista contro di noi, i sacerdoti indipendenti e Mons. Williamson, come se noi non fossimo più nella Fraternità, come se noi non avessimo la giurisdizione e come se i sacramenti che amministriamo fossero invalidi.
Qualcuno che va ancora alla chiesa di Cristo Re a Langley, mi ha riferito che la settimana scorsa Don Gerspacher l’ha detto in maniera implicita nel suo ultimo sermone.
In effetti, ha parlato del fatto che Mons. Fellay afferma che egli non ha la giurisdizione come vescovo, ma ce l’ha come Superiore Generale della Fraternità e quindi, se noi lasciamo la Fraternità, non godremmo più di questa partecipazione, di questa giurisdizione di Mons. Fellay.
Si tratta di un argomento totalmente nuovo di cui non abbiamo mai sentito parlare prima!

Vedete! Ecco già un esempio di cambiamento nella Fraternità!
Ed uno dei miei amici, col quale ho parlato di questo, mi ha detto che in effetti c’è stato uno studio, un articolo, un piccolo libro, fatto da Don Patrick de La Rocque nel 2008, che spiegava ed approvava questa teoria secondo la quale, in sintesi, Mons. Fellay avrebbe giurisdizione sui membri della Fraternità perché è il Superiore Generale e la Fraternità è stata riconosciuta nel 1970, e siccome la sua soppressione è stata illegale, noi avremmo ancora quella giurisdizione della Chiesa cattolica, così che se noi la lasciamo non avremmo più tale giurisdizione.
È questo il loro nuovo argomento. [Nota di Don Girouard: questo è lo stesso argomento avanzato nella lettera di Don Ockerse citata prima].

Ma, fino ad oggi io non avevo mai sentito una tale argomentazione, poiché noi abbiamo sempre parlato di giurisdizione suppletiva!
Praticamente, da 45 anni, per rispondere all’obiezione della Chiesa conciliare, l’argomentazione della Fraternità è stata quella della giurisdizione di supplenza. Che significa che, in caso di necessità, il fedele viene da noi perché ha bisogno dei sacramenti amministrati da noi, visto che non può trovare nella Chiesa conciliare quello che cerca, tale che noi riceviamo una giurisdizione di supplenza fornita dalla stessa Chiesa.
Da sempre è stato questo il nostro argomento per rispondere alle obiezioni avanzate dal clero modernista e adesso io devo, e con me gli altri sacerdoti indipendenti, adesso dobbiamo utilizzare lo stesso argomento per rispondere alla Fraternità!
Non è qualcosa… non è qualcosa di incredibile?
Che io oggi debba fare, nei confronti della Fraternità, ciò che la stessa Fraternità ha fatto nei confronti della Roma modernista!

Un’altra cosa, un altro esempio del cambiamento nella Fraternità: uno dei miei amici, uno che conosco personalmente, mi ha inviato dall’Est un collegamento col sito della Fraternità in Polonia. Questa persona è polacca, e conosce il polacco, e mi ha detto: «Reverendo, vada a leggere questo collegamento». Me l’ha inviato lunedì o martedì, ai primi della settimana, e là, in questo sito web della Fraternità in Polonia, erano elencate tutte le ordinazioni che avrebbe fatto la Fraternità nel mondo, e insieme tutte le ordinazioni che sarebbero state atte dalle comunità Ecclesia Dei sempre nel mondo! Nello stesso articolo, sulla stessa pagina, sul sito web della Fraternità San Pio X in Polonia, c’era: “Ordinazioni della Fraternità San Pio X e delle comunità Ecclesia Dei”! Fraternità San Pietro, Istituto Cristo Re e così via.
Nello stesso articolo! Come se adesso noi fossimo tutta una grande famiglia felice! E adesso facessimo la stessa cosa di queste comunità Ecclesia Dei! E domani diverremo noi stessi una Comunità Ecclesia Dei!
E oggi, questo articolo è tradotto in francese ed anche in inglese, ed è apparso sui siti della Resistenza in Francia e negli Stati Uniti [ed anche in Inghilterra].
Ieri ho ricevuto un altro messaggio da questa stessa persona, che diceva: «Reverendo, riprenda il collegamento di prima, e vedrà che l’articolo non c’è più! Lo hanno modificato, hanno tolto l’annuncio delle ordinazioni delle comunità Ecclesia Dei!». Ebbene, è giusto! Sono contento che l’abbiamo tolto!
Ma questo non cambia il fatto che in un primo momento l’abbiamo messo! E questo dimostra che la Resistenza, che quando noi resistiamo con forza pubblicamente, talvolta otteniamo dei risultati. Quando la Fraternità ha visto la protesta diffusa nel mondo intero, l’indomani, quando la cosa è apparsa su Internet, hanno detto a Don Stehlin di toglierla, e lui l’ha atto.

Dunque, questo è un altro esempio che dimostra che noi dobbiamo prendere posizione.
Il modo migliore per cercare di fermare, o almeno di rallentare, questo tradimento di Mons. Lefebvre che si verifica nella Fraternità, è di alzarsi e dire NO! E prendere il toro per le corna, fissare saldamente i piedi a terra e dire: «Non accettiamo questo! Noi ci solleviamo e combattiamo!».
Noi siamo solo un piccolo numero, ma già con la sua importanza. Questo incoraggia altre persone a fare lo stesso.
A Londra è stata aperta una cappella propria e avranno la Messa ogni Domenica. Come noi, hanno affittato una sala. E così dobbiamo sperare per gli altri: perché è possibile combattere e, forse, avere dei risultati.

E dunque, cari amici, ricordiamoci che non è adattandoci al mondo che possiamo convertire il mondo. Ma è facendo tutto il possibile per trarre le persone dal mare di questo mondo, fuori dalla mondanità, per dar loro il mezzo di elevare le loro anime, nella loro vita quotidiana, di portare le loro anime fuori da questo mondo. Per lavorare alla loro santificazione, per lavorare per la loro salvezza. E questo non si fa adattandosi!
E lo stesso vale per la Fraternità. Non è adattandoci alla Chiesa conciliare che convertiremo la Chiesa conciliare! È una totale illusione! Quello che accadrebbe è che la Chiesa conciliare cambierebbe noi, esattamente come il mondo ha fatto della Chiesa conciliare un’impresa mondana!
La stessa cosa accadrà alla Fraternità.
Quindi, noi dobbiamo rimanere forti e dobbiamo capire che quello che facciamo corrisponde alla missione della Chiesa: salvare le anime!

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.


Contatti:
Don Patrick Girouard, P.O. Box 1543, Aldergrove, BC, V4W 2V1, Canada
 
Posta elettronica:
FatherGirouard@outlook.com




giugno  2013

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