Intervista a Mons. Richard Williamson

Sulla consacrazione episcopale di Don Gerardo Zendejas

del 14 aprile 2017


Intervista rilasciata al sito Ipsa conteret il 14 aprile 2017
Condotta da Sean Johnson




Vostra Eccellenza,
Nel Commento Eleison n. 504, vostra Eccellenza ha annunciato la sua intenzione di consacrare un quarto Vescovo (Don Gerardo Zendejas) per la Resistenza, l’11 maggio a Vienna, Virginia (USA). Può Vostra Eccellenza condividere con noi le sue principali motivazioni sul perché di questa programmata consacrazione episcopale?

Il numero di autunno 2016 la rivista dei Domenicani di Avrillé: “Le Sel de la Terre”, ha riproposto la lettera di Mons. Lefebvre del 28 ottobre 1988, indirizzata ad un tradizionalista inglese e scritta in inglese, in cui Monsignore diceva: “Siamo nel tempo della grande apostasia. Abbiamo bisogno di sempre più vescovi e sacerdoti, veramente cattolici. Questo è necessario ovunque nel mondo”.

Che tipo di reazione ha ricevuto Vostra Eccellenza in risposta a questa annunciata consacrazione episcopale?

In gran parte positiva. Molto semplicemente, molti cattolici che vogliono mantenere la Fede vedono in questo futuro vescovo una seria speranza di avere un pastore sano e sobrio che li aiuti nel loro cammino verso il Cielo. La bontà delle cose si vede a posteriori, ma quello in cui si spera è una certa stabilità e fermezza in questo nostro scenario di crescente confusione.

Vostra Eccellenza, può condividere con noi alcuni delle ragioni per le quali ha scelto di consacrare Don Gerardo Zendejas in particolare?

Don Zendejas ha 54 anni, abbastanza giovane da avere molti anni utili davanti a lui, e abbastanza vecchio da avere quasi 30 anni di esperienza alle spalle, e la maggior parte di questi anni li ha trascorsi nella Fraternità San Pio X. Nella sua decisione di unirsi alla “Resistenza” non c’era traccia di ribellione, piuttosto si è trattato di una decisione lenta e maturata, atta a fare ciò che doveva esser fatto per servire la Fede. Un buon segno, mi sembra, è il fatto che Mons. Fellay non voleva che lasciasse la Fraternità.

Benché Mons. Fellay sia stato consacrato da Mons. Lefebvre a soli 30 anni e con solo 6 anni di sacerdozio (e senza una più particolare educazione rispetto a qualsiasi altro sacerdote della FSSPX ricevuto ad Ecône), un noto e gratuito intervento su un forum ha permesso di mettere in discussione l’idoneità intellettuale/accademica di Don Zendejas all’episcopato (anche se al tempo della sua consacrazione episcopale, avrà quasi 25 anni di esperienza sacerdotale e di maturità, diversamente di quanta ne avesse a suo tempo Mons. Fellay). Come risponde Vostra Eccellenza a tale accusa?

La Chiesa cattolica ha sempre bisogno di un certo numero di sacerdoti ben istruiti, ma la maggior parte dei parroci del passato ha sicuramente avuto poco più della sola formazione in seminario. In effetti, la formazione che veniva data nei seminari di Monsignore era solida e impegnativa, al livello di buoni studi universitari e in verità notevolmente al di sopra del livello della maggior parte degli intellettuali e dell’intellettualismo odierni. Non sono stati degli “intellettuali” gesuiti e domenicani i capifila del neo-modernismo al Vaticano II e non sono loro che hanno avvelenato la Chiesa con il loro pseudo-intellettualismo?

Vostra Eccellenza ha scelto di dare con molto anticipo la notizia di questa consacrazione episcopale, più di quanto fece nei casi di Mons. Faure e di Mons. Thomas d’Aquin. Può dirci per quale motivo?

La consacrazione di Mons. Faure è avvenuta con un minimo di preavviso per evitare che i molteplici nemici della Fede, se lo avessero saputo abbastanza presto, con qualunque mezzo a loro disposizione avrebbero potuto impedire che si svolgesse. Lo stesso è stato, in misura minore, per la consacrazione di Mons. Thomas d’Aquin. Ora che tutte le carte sono in tavola, per così dire, non c’è più lo stesso rischio di sterminio della resistenza cattolica tramite la paralisi dei suoi Vescovi. Adesso sono troppi per potersi sbarazzare di loro tutti in una volta. Inoltre, molti cattolici di oltre Atlantico che desiderano mantenere la Fede saranno contenti di questo avviso anticipato, che consentirà loro di assistere alla cerimonia unica della consacrazione di un nuovo vescovo, il quale è anche una seria speranza per il futuro della loro fede cattolica.

Nel Commento Eleison che annunciava questa consacrazione episcopale, Vostra Eccellenza ha spiegato la necessità dell’autorità ed ha indicato l’analogia o il parallelo tra la dislocazione geografica dei quattro vescovi originari della FSSPX e quella odierna dei quattro Vescovi della Resistenza; da questo riferimento all’autorità e alla distribuzione geografica, alcuni hanno dedotto un’intenzione di Vostra Eccellenza di conferire giurisdizione territoriale ai vescovi della Resistenza. Presumibilmente, tale ridicola pretesa verrà fugata dalla lettura del Mandato Apostolico, ma nel frattempo potrebbe dirci qualcosa in proposito?

Quando consacrò i quattro Vescovi nel 1988, Mons. Lefebvre fu molto chiaro sul fatto che non aveva preteso di dare loro alcun tipo di giurisdizione, cosa che solo Roma è in grado di dare. Essi dovevano essere semplicemente un insieme di luci d’emergenza della Chiesa, fintanto che fossero rimaste oscurate le luci normali della Chiesa. Don Zendejas riceverà l’Ordine Sacro dell’episcopato per poter agire sacramentalmente come Vescovo, ma non avrà alcuna ufficiale giurisdizione geografica in Nord America o altrove.

Come membro della Società Sacerdotale degli Apostoli di Gesù e Maria (SSAJM), il futuro Vescovo Zendejas sarà membro di una congregazione religiosa eretta canonicamente. È previsto che il nuovo Vescovo Zendejas limiti il suo ministero alla SSAJM (in modo molto simile ai vescovi della FSSPX che limitano il loro ministero alla stessa FSSPX) o il peggioramento della situazione della Chiesa potrebbe obbligarlo ad ampliare il suo apostolato (se non ex officio, almeno ex caritate)?

L’idea principale dietro la consacrazione di don Zendejas è che sul suolo nordamericano potrà essere disponibile un vescovo cattolico propriamente consacrato e ortodosso, come fonte affidabile della vera dottrina e dei veri sacramenti cattolici, anche per i sacerdoti. Ora, dato che la crisi nella Chiesa nei prossimi anni è destinata a peggiorare, è possibile che allora sempre più cattolici e non cattolici vedranno l’utilità di un tale vescovo e ricorreranno ai suoi servizi (Cfr Gv. XII, 20-21) per essere aiutati a raggiungere il Cielo.

Vostra Eccellenza, potrebbe spiegare in che modo un non-cattolico potrà vedere l'utilità di un tale vescovo e come potrà fare ricorso ai suoi servizi?

Quando io stesso stavo per diventare cattolico, ho parlato con otto diversi sacerdoti, carmelitani, benedettini, gesuiti e secolari, i quali hanno affrontato le mie domande ignoranti con pazienza e carità ed essenzialmente con la Verità. Essi è bene che ci fossero, che fossero pazienti, e che si attenessero abbastanza alla verità da non trasformarmi in un mormone! Da allora, sono stato grato ad ognuno di loro, e a quel tempo ognuno di loro dipendeva da vescovi che non avevano potuto ancora avvelenarli con il modernismo.

Vostra Eccellenza parla del futuro Vescovo Zendejas come di un vescovo “propriamente consacrato”. Questa affermazione implica che Vostra Eccellenza nutra alcuni dubbi riguardo alla validità del nuovo Rito della Consacrazione Episcopale?

I lettori dei “Commenti Eleison” possono ricordare due numeri [450 e 451] di circa due anni fa in cui è stato riassunto un articolo di Don Alvaro Calderon sulla validità del nuovo Rito di Consacrazione Episcopale. Egli è uno dei migliori teologi della FSSPX. La sua conclusione è che il nuovo Rito è molto probabilmente valido, ma un’ombra di dubbio persiste sulla sua intenzione neo-modernista: esso intende realmente produrre un vescovo cattolico? Per Don Calderon, tale ombra è sufficiente per ritenere che idealmente tutti i nuovi vescovi consacrati dovrebbero essere ri-consacrati sub condicione.

Dal momento che il nuovo Vescovo Zendejas parla spagnolo e inglese, sembrerebbe opportuno che espletasse i suoi compiti in Austrasia, dove queste lingue sono comuni in tutte le Filippine e nell’Oceania. È previsto che egli possa assolvere i suoi compiti (ad esempio, cresime, ordinazioni, ecc.) in quella parte del mondo?

Lo dirà il tempo. Fino a quando gli aerei voleranno, Don Zendejas potrà anch’egli volare.

I vescovi della Resistenza hanno rifiutato di collaborare con Don Joseph Pfeiffer e Don David Hewko negli Stati Uniti, per ragioni ben note, nella speranza che questo caritatevole isolamento corregga i loro scandalosi attacchi pubblici. È previsto che questa politica continui sotto l’episcopato del nuovo vescovo Zendejas?

Ci sono diversi tipi di questioni pastorali che Don Zendejas dovrà valutare a seconda delle circostanze del momento, perché nel caos attuale della Chiesa, ogni tipo di situazioni è continuamente in evoluzione.

Secondo una certa opinione, alla luce del numero relativamente piccolo di fedeli della Resistenza (almeno rispetto a quelli del FSSPX), quest’ultima consacrazione episcopale non sarebbe necessaria e pertanto una giustificazione in base alla necessità non sarebbe giustificata da tale numero. Come risponderebbe Vostra Eccellenza a questo appunto?

Non è questione di numeri o di quantità, ma di Verità e qualità. La Scrittura ci dice (Lc XVIII, 8) che alla fine del mondo la Chiesa sarà molto piccola. Tuttavia, non avrà meno bisogno della vera dottrina e dei veri sacramenti, e alla fine avrà ancora un numero minimo di veri vescovi e sacerdoti. Ma nulla impedisce a quei vescovi e sacerdoti derivino da numeri notevolmente piccoli. La verità non è democratica.

Il nuovo Vescovo Zendejas avrà sede negli Stati Uniti, dove, nonostante vi sia il secondo maggior numero al mondo di sacerdoti della FSSPX, vi è stato un numero sproporzionalmente basso di defezioni (a differenza della Gran Bretagna, dove su solo una dozzina di sacerdoti, metà di loro sono passati alla Resistenza). Vostra Eccellenza pensa che la consacrazione del nuovo Vescovo Zendejas e il suo risiedere negli Stati Uniti possa avere un qualche effetto su questo, magari incoraggiando qualcuno che altrimenti non avrebbe considerato la Resistenza?

L’esempio futuro che don Zendejas darà come vescovo in continuità con la linea di Mons. Lefebvre nell’insegnare la vera dottrina della Chiesa e nel dispensare i veri sacramenti della Chiesa, dovrebbe certamente attirare l’attenzione dei sacerdoti della FSSPX e farli riflettere. Il tempo dirà se questo indurrà molti o qualcuno di loro a seguire effettivamente il suo esempio.

Grazie, Eccellenza, per averci dedicato il tempo per rispondere a queste domande.



Don Gerardo Zendejas e Mons. Richard Williamson




aprile 2016

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