Eleison Comments DXVII

REFINED  HYPOCRISY

Commenti settimanali di

di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  10 giugno 2017

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson. Relativo alla ipocrisia che in questi tempi impera in cima alla Chiesa e alla Fraternità.

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Le etichette ingannano. La verità è espressa dai frutti.
Francesco divelle le radici stesse della Chiesa.


Raffinata ipocrisia

Supponiamo, seguendo il primo articolo di Don Gleize visto nei “Commenti” del 29 aprile scorso (CE 511), che non è certo che un Papa non possa cadere nell’eresia. Per salvare le anime da Lutero fino ad oggi, Dio può aver dato alle autorità della Sua Chiesa della decadente Quinta Età, le grazie speciali per resistere a tale decadenza, ma quell’Età si è conclusa praticamente col Vaticano II. I Papi conciliari sono stati la morte della Chiesa. Ma sono eretici formali? L’interesse del secondo articolo di Don Gleize sta nel suo mettere in evidenza come questi Papi siano riusciti a uccidere la Chiesa, sovvertendo la dottrina cattolica mentre sembravano rimanere cattolici. Qual è la loro tecnica? Don Gleize esamina il caso dei cinque “dubia” o punti dubbi sollevati dai quattro cardinali contro il testo di Papa Francesco Amoris Laetitia (AL): questi punti fanno di lui un consapevole e intenzionale negatore della definita dottrina della Chiesa? Apparentemente, no, dice Don Gleize, ma in effetti, sì.

Apparentemente, no, perché in ciascuno dei cinque punti Papa Francesco non nega direttamente la dottrina della Chiesa, piuttosto la lascia ambigua, o la lascia fuori. Il primo dei cinque punti è un esempio di ambiguità: il Papa non dice: “i divorziati possono ricevere la Comunione”, ma, “In certi casi i divorziati possono ricevere la comunione”. Quel “in certi casi” dà spazio ad interpretazioni ampie o ristrette. Esso è ambiguo, e tale ambiguità è atta a minare la legge della Chiesa, perché ci sono molti divorziati e troppi preti e prelati che saranno felici di far propria l’interpretazione ampia. In tutti e quattro i punti rimanenti il Papa mina la dottrina cattolica non negandola, ma omettendola. Per esempio (quarto punto), egli non dice: “Non esiste una cosa come un atto oggettivamente peccaminoso”, perché la Chiesa ha sempre indicato una serie di atti oggettivamente peccaminosi, a incominciare dai Dieci Comandamenti di Dio. Piuttosto il Papa dice: “Oggettivamente peccaminoso non significa necessariamente colpa soggettiva”. Ora, naturalmente, la Chiesa non ha mai negato che ci possono essere circostanze per questo o per quell’atto che tolgono la colpa, ma mettere la scusa soggettiva in primo piano significa mettere in sottofondo il peccato oggettivo. Ai peccatori piacerà!

Eppure la Chiesa cattolica ha sempre posto la natura oggettiva e la correttezza o la scorrettezza morale degli atti, al di sopra del demerito soggettivo di questa o quella persona che compie l’atto. “L’eccezione conferma la regola”, dice un proverbio, e un altro: “I casi difficili fanno la cattiva legge.” Al contrario il soggettivismo di Papa Francesco, con i casi difficili, mina la legge della Chiesa (e il buon senso), mentre al tempo stesso evita di contraddire direttamente la legge della Chiesa. Don Gleize conclude che i cinque dubbi dei quattro cardinali sono pienamente giustificati.

Tuttavia, il Papa dissimula il suo operato non facendo dichiarazioni dogmatiche o anti-dogmatiche. Lui stesso scrive in AL che il suo scopo è quello di “raccogliere quanto emerso dai due Sinodi sulla famiglia, insieme ad ulteriori considerazioni in grado di guidare il pensiero o il dialogo o la pratica pastorale.” Questo non è espressamente uno scopo dogmatico. Perciò è difficile appuntare a Papa Francesco l’etichetta di “eretico formale”. Ma proprio come il Vaticano II ha professato di essere semplicemente un concilio “pastorale”, cioè non dottrinale, eppure ha suggerito una dottrina cattolica e ha proposto la Chiesa migliore. così Papa Francesco in AL non dice di insegnare la dottrina e tuttavia suggerisce la morale cattolica e propone la famiglia migliore. E’ il classico mezzo comunista o neo-modernista di sovversione: usare procedure pratiche per minare la verità, non in linea di principio, ma in pratica. Si confronti quanto Roma dice a Mons. Fellay: giungiamo prima al  riconoscimento pratico, di dottrina parleremo.” O quanto Mons. Fellay dice alla FSSPX: “Non stiamo cambiando la dottrina”, mentre lui stesso a malapena profferisce una parola di critica sulla distruzione della Chiesa praticata da Papa Francesco.
Mons. Lefebvre avrebbe taciuto? Porsi la domanda è darsi la risposta.

Don Gleize conclude che Papa Francesco non può essere un “eretico formale”, ma certamente “favorisce l’eresia”. “Eretico formale” potrebbe essere la peggiore delle due etichette, ma non in questa cattiva fine della Quinta Età della Chiesa, quando l’ipocrisia dei nemici della Chiesa è più raffinata che mai.
Il cielo ci aiuti più che mai! Pregate i Quindici Misteri del Rosario tutti i giorni!

Kyrie eleison.
                                                                                  



giugno 2017

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