Eleison Comments DXXII

MENZINGEN'S MISTAKE - II

Commenti settimanali di

di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  15 luglio 2017

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson. Relativo all'errore della dirigenza della Fraternità San Pio X nel sottovalutare l'ingerenza di Roma nei matrimoni tradizionali. Seconda parte.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://stmarcelinitiative.com/eleison-comments/iscrizione-eleison-comments/?lang=it





Roma si inganna: la crisi della Chiesa non è tale.
Oggi Menzingen si inganna – lo stesso male.


Lo sbaglio di Menzingen - II

Il problema della lettera del 15 giugno del quartier generale della Fraternità San Pio X di Menzingen, Svizzera, intesa a “fornire chiarificazioni sui matrimoni”, dopo la proposta del 4 aprile di Roma per facilitare l’integrazione dei matrimoni della Fraternità nella struttura conciliare, non consiste in un piccolo problema meramente relativo a questo o a quell’argomento o dettaglio. Il problema sta nella complessiva mentalità Conciliare degli uomini di chiesa che hanno fatto tale proposta. Secondo le lapidarie parole di uno dei tre teologi della Fraternità che, guidati da Mons. de Galarreta, hanno incontrato i quattro “teologi” romani nelle “discussioni teologiche” del 2009- 2011, questi quattro Romani erano “malati mentali ma che avevano l’autorità”. E la “malattia mentale” (oggettiva) dei Romani è tale che molti cattolici credenti sono tentati di concludere che costoro abbiano perso ogni autorità nella Chiesa. Ahimè, sembra invece che ancora ce l’abbiano, così che in nome dell’”obbedienza” costoro stanno oggettivamente distruggendo la Chiesa, qualunque siano – solo Dio lo sa – le loro buone intenzioni soggettive.

Così la prima gran parte della Lettera sui matrimoni di Menzingen (vedi il “Commento” della scorsa settimana) ha sostenuto che la proposta di Roma del 4 aprile si limitava a riportare i matrimoni della Fraternità in linea con l’antica e ragionevole pratica della Chiesa da dopo il Consiglio di Trento. Sì, caro Menzingen, ma dove finisce la ragionevolezza della legge quand’essa viene applicata dagli amministratori “malati mentali”? Un profondo assioma scolastico dice: “Qualunque cosa ricevuta, viene ricevuta a modo del ricevitore”. La sana Tradizione, in mano agli (oggettivamente) insani uomini di chiesa moderni, è suscettibile di diventare anch’essa insana. Ad esempio, nella terza parte della Lettera di Menzingen si sostiene che l’ufficializzazione dei matrimoni della Fraternità li farà più sicuri. Sicuri in che modo, quando i moderni ufficiali della Chiesa stanno praticamente trasformando gli annullamenti ufficiali in “divorzi cattolici”?

La seconda parte della Lettera esamina otto obiezioni principali alla proposta di Roma, allo scopo di confutarle. L’essenza della maggior parte delle obiezioni è che, nel contesto, accettare la proposta di Roma significa allinearsi con il tradimento Conciliare della Fede: allinearsi con la teoria e la pratica Conciliari del matrimonio (1,2), con la condanna Conciliare dei precedenti matrimoni della FSSPX (3), con il nuovo Codice di Diritto Canonico (8), e così via.
La risposta di Menzingen è che presa di per sè, astratta dal suo contesto, la proposta romana non farebbe altro che mettere a disposizione delle coppie della Fraternità un altro modo per sposarsi, in armonia con la Chiesa ufficiale. Sì, caro Menzingen, ma come si può celebrare un matrimonio nella vita reale senza un contesto? E come può oggi un qualsivoglia contesto della Chiesa ufficiale, essere diverso da quello Conciliare?

La quinta obiezione è un classico esempio del ragionare utopico di Menzingen, che separa l’inseparabile: all’obiezione che la facilitazione di Roma all’accesso dei matrimoni della Fraternità nell’ufficialità, costituisca il formaggio della trappola per topi della Prelature Personale, Menzingen risponde che “in sé ” il formaggio è solo formaggio! Eppure, Menzingen riconosce anche che la stessa proposta di Roma menziona che si tratta di un passo verso l’eventuale “regolarizzazione istituzionale” della Fraternità, vale a dire che il formaggio è, oggettivamente, parte di una trappola. Ma ecco che Menzingen risponde che per evitare tutte queste trappole, la Fraternità dovrebbe troncare tutti i contatti con gli ufficiali romani, cosa che Mons. Lefebvre diceva nel 1975 non avrebbe mai fatto.

Sì, caro Menzingen, ma questo avveniva prima che gli ulteriori 13 anni di contatti e trattative con i Romani dimostrassero finalmente a Monsignore che costoro non avevano alcuna reale intenzione di curare la Tradizione. Fu infatti solo nel 1988 che consacrò quattro vescovi che curassero la Tradizione (come lo fecero fino al 2012), pur non rifiutando mai i futuri contatti con i Romani. Solo che Monsignore chiarì che da allora in poi la dottrina doveva precedere la diplomazia, così che i contatti sarebbero potuti riprendere solo quando i Romani sarebbero ritornati alle grandi condanne papali del liberalismo e del modernismo.
E dal 1988? Menzingen pretende che Roma sarebbe cambiata in meglio, così che la trappola non sarebbe più una trappola! Oh, Menzingen! Hai contratto la “malattia mentale” dei Romani!

Kyrie eleison.
                                                                                  



luglio 2017

Ritorna a Documenti