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Omelia pronunciata da S. Ecc.za Mons. Bernard Fellay
in occasione della vestizione dei seminaristi a Flavigny
(Francia)
http://www.dici.org/actualite_read.php?id=1180 I neretti e l'impaginazione sono nostri Dopo avere spiegato il significato spirituale della festa della Purificazione della Vergine Santissima, e dopo averne dedotte le pratiche conseguenze per i venti seminaristi che vestivano per la prima volta l’abito talare, Mons. Fellay ha fatto il punto sulle relazioni tra Roma e la Fraternità San Pio X, dopo l’udienza concessagli da Benedetto XVI il 29 agosto scorso. [… … …] Quando si parla del Tempio [ove si svolse la purificazione della Vergine Santissima] si pensa alla Chiesa, e a noi oggi piace esporre brevemente la situazione in cui ci troviamo. In realtà non v’è nulla di nuovo, niente
di speciale, se non una agitazione che sta ad indicare che il demonio si
dimena, in questo caso un po’ di più che abitualmente.
Non v’è niente di vero, sono chiacchiere al
vento! L’unica cosa vera è che, dopo l’udienza avuta con Benedetto
XVI nel mese di agosto, abbiamo incontrato il cardinale Castrillon il 15
novembre scorso.
“Ascolti, oggi nella Chiesa non è possibile una vita cattolica normale. A partire dal Concilio ciò è stato reso impossibile… Volete degli accordi? Noi non siamo contrari, ma prima occorre renderli possibili. E siccome noi vogliamo rimanere assolutamente cattolici è necessario che questa vita cattolica sia resa nuovamente possibile. Questo significa che, innanzi tutto, occorre reprimere gli abusi, occorre condannarli; cosa che equivale a tutta una serie di atti, tali da riprendere in mano la conduzione della Chiesa. Questo significa anche mettere in essere delle azioni positive e cioè reintrodurre questa vita di fede cattolica con tutte le sue esigenze. Cosa che equivale a ridare la sua libertà alla Messa, la quale rimetterà la Chiesa sui binari giusti e ristabilirà nella Chiesa la centralità di Nostro Signore Gesù Cristo.”In seguito, abbiamo anche detto: “Oggi constatiamo che Roma è d’accordo sul fatto che vi è una crisi nella Chiesa.”Roma, oggi, questo non lo nega più, e possiamo dire che a Roma le persone serie sono sconvolte dalla situazione in cui versa la Chiesa, anche se in certi discorsi dicono il contrario. Noi ne siamo assolutamente certi perché lo abbiamo sentito dalla loro viva voce: sono molto preoccupati per questa situazione, il Papa per primo. Tuttavia, il problema sorge quando si constata che non siamo d’accordo sulle cause di questa crisi. La gerarchia romana vuole attribuire questa crisi al male che scuote il mondo. Sarebbe il mondo ad essere colpevole del fatto che nella Chiesa le cose vanno male! Allora noi abbiamo esposto al cardinale Castrillon il
contenuto della lettera inviata da Mons. Lefebvre al cardinale Ottaviani
un anno dopo il Concilio [contenuta nella
lettera agli amici e benefattori del 29.9.2005]; e, commentando
questa lettera, abbiamo fatto notare come Monsignore descrivesse mirabilmente
le conseguenze del Concilio senza parlare di abusi, senza parlare di deviazioni,
ma considerando il Concilio così come si è svolto, tale che
avrebbe condotto alla crisi che noi viviamo.
“L’errore viene dal Concilio. Il che non significa che tutti gli errori che si riscontrano oggi nella Chiesa derivano dal Concilio, ma che il Concilio ha raccolto questi errori e li ha come inoculati nelle vene della Chiesa.”E poi ho aggiunto: “Se volete uscire da questa crisi, dimenticate per un istante la Fraternità, occupatevi di risolvere la crisi! Una volta risolta la crisi, la Fraternità non sarà più un problema per voi.”Dopo queste lunghe discussioni il Cardinale ha detto: “Vedo che tutto quello che esponete non vi pone fuori dalla Chiesa, quindi voi siete nella Chiesa.” Ed ha aggiunto: “Io vi chiedo di scrivere al Papa chiedendogli di togliere le scomuniche.” Dopo di che, ci siamo fermati lì: poiché, evidentemente, non possiamo chiedere che venga tolta qualcosa che noi non riconosciamo. Noi abbiamo sempre rifiutato di riconoscere la validità di queste scomuniche, non possiamo quindi chiedere che venga tolta qualcosa che non esiste. E tuttavia, prima ancora di compiere un passo del genere, noi stessi avevamo chiesto il ritiro del decreto di scomunica, il suo annullamento; e dire “annullare” significa riconoscere già qualcosa. E lo abbiamo chiesto fin dall’inizio: era una delle pregiudiziali che avevamo poste. Adesso, per la prima volta, Roma sembra intraprendere questo cammino che noi avevamo già proposto nel 2000. D’altronde, è evidente che prima di fare un passo
del genere occorre cercare di capire perché improvvisamente Roma
ce lo chiede, dove Roma vuole arrivare, qual è lo scopo che si prefigge
con questo cambiamento di tattica.
Oggi siamo a questo punto. Noi chiediamo, reclamiamo, che Roma esamini questi principi mortiferi nella Chiesa, per eliminarli, per rigettarli: il liberalismo, il modernismo, che sono entrati nella Chiesa e che uccidono veramente la vita cristiana, e che si esprimono nella collegialità, nell’ecumenismo, nella libertà religiosa, in quel concetto, oggi avallato dallo stesso Benedetto XVI e più volte ribadito, dello stato laico. Il Papa, nel suo discorso del 22 dicembre, ci dice che
la Chiesa, ritornando a questa concezione dello stato laico, ritornerebbe
al Vangelo: quando invece il Vangelo dice il contrario!
Basta guardare un po’ più da vicino all’influenza
che ha la società in cui si vive. A quale influenza ha la società
civile sulla vita di ogni uomo!
E dunque, miei cari fratelli, occorre continuare.
È un errore pretendere che non si debba discutere
con Roma.
Preghiamo!
Affidiamo dunque, in questo giorno, tutte queste grandi
intenzioni, le intenzioni dei nostri giovani seminaristi, le grandi intenzioni
della Chiesa, alla Madonna. Che ci protegga, che ci presenti a Dio tutti
i giorni sempre più purificati, come lo si chiede nell’orazione,
affinché, piacendo a Dio ogni giorno di più otteniamo, per
la nostra cooperazione alla sua grazia, di santificarci e di santificare
gli altri.
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