Dichiarazione del Capitolo generale
della Fraternità Sacerdotale San Pio X

16 luglio 2006



La Dichiarazione è stata pubblicata in italiano (e in altre lingue) dal quindicinale DICI, il 28 luglio 2006,
Insieme alla Dichiarazione è stata pubblicata la
Prima lettera ai fedeli di Mons. Bernard Fellay
riconfermato Superiore della Fratermità

 

Per la gloria di Dio, per la salvezza delle anime e per il vero servizio della Chiesa,
in occasione del suo 3° Capitolo generale, tenutosi dal 2 al 15 luglio ad Ecône in Svizzera,
la Fraternità Sacerdotale San Pio X tiene a dichiarare la sua ferma risoluzione di continuare,
con l’aiuto di Dio, la sua azione nella linea dottrinale e pratica tracciata dal suo venerato Fondatore, Monsignor Marcel Lefebvre.

Camminando sui di lui passi nella battaglia per la difesa della fede cattolica, la Fraternità fa sue le critiche verso il Concilio Vaticano II e le sue riforme così come egli le ha espresse nelle sue conferenze e nelle sue omelie, in particolare nella dichiarazione del 21 novembre 1974: "Noi aderiamo con tutto il cuore, con tutta la nostra anima alla Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie alla conservazione di questa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità. Noi invece rifiutiamo e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è chiaramente manifestata nel Concilio Vaticano II e dopo  il Concilio in tutte le riforme che ne sono derivate".

Negli scambi di vedute che essa ha avuto durante questi ultimi anni con Roma, la Fraternità ha potuto constatare la fondatezza e la necessità dei due preliminari richiesti (1), i quali procurerebbero un grandissimo bene alla Chiesa restituendole almeno una parte dei suoi diritti alla propria Tradizione. Non soltanto il tesoro di grazie di cui gode la Fraternità sarebbe tolto da sotto il moggio, ma apporterebbe anche la medicina di cui il Corpo mistico ha così grande bisogno per guarire.

Se, dopo la loro realizzazione, la Fraternità aspetta la possibilità di discussioni dottrinali, è solo al fine di far risuonare più fortemente nella Chiesa la voce della dottrina tradizionale. Infatti, i contatti che essa mantiene sporadicamente con le autorità romane hanno per unico scopo di aiutarle a riappropriarsi della Tradizione che la Chiesa non può perdere senza rinnegare la propria identità, e non la ricerca di un vantaggio per se stessa, o di giungere ad un impossibile “accordo” puramente pratico. Il giorno in cui la Tradizione ritroverà tutti i suoi diritti, "il problema della riconciliazione non avrà più alcuna ragione di essere e la Chiesa ritroverà una nuova giovinezza"(2).

In questo lungo lavoro di riconquista, il Capitolo incoraggia tutti i membri della Fraternità a vivere ancor più intensamente, conformemente agli Statuti, di questa grazia che appartiene loro: l’unione alla grande preghiera del Sommo Sacerdote, al Santo Sacrificio della Messa. Che essi ne siano convinti, insieme ai loro fedeli, che è in tale sforzo di una santificazione sempre più grande nel cuore della Chiesa che si trova l’unica soluzione ai mali presenti: la restaurazione della Chiesa per mezzo della restaurazione del sacerdozio.

Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà.

Note

(1) La libertà intera e senza condizioni per la Messa tridentina e il ritiro del decreto di scomunica dei quattro Vescovi della Fraternità.  (torna al testo)

(2) Lettera di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre al Santo Padre Giovanni Paolo II, del 2 giugno 1988. 



 

luglio 2006


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