Intervista  di

S. Ecc.za Mons. Albert Malcom Ranjith Patabendige Don
Segretario della Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti

concessa a Antoine-Marie Izoard, 
per conto dell'Agenzia I. Media di Roma

Roma, 13 luglio 2006




Dopo l’intervista concessa da Mons. Ranjith il 25 giugno scorso al settimanale cattolico francese La Croix, certuni hanno espresso qualche perplessità.
Sembra che Mons. Ranjith abbia inteso apportare qualche chiarimento e il 13 luglio scorso ha concesso una nuova intervista ad Antoine-Marie Izoard, dell’Agenzia I. Media di Roma.

(i neretti e le sottolineature sono nostri)



Antoine-Marie Izoard: Monsignore, Lei ha dichiarato recentemente, al quotidiano cattolico francese La Croix, che la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non è “mai decollata”. Questa espressione ha sorpreso molte persone…

Mons. Ranjith: Sono io ad essere sorpreso, poiché io non mi sono espresso così e la cosa non è vera. Ho voluto dire che la riforma conciliare ? con l’atteso rinnovamento spirituale, con le profonde catechesi atte a rilanciare la Chiesa di fronte al contesto secolarista ? ha dato dei risultati che non sono così positivi come questa. La riforma è decollata bene. Infatti, l’uso della lingua volgare è una cosa positiva, poiché tutti possono comprendere ciò che avviene all’altare o al momento delle letture. Lo stesso dicasi per il senso di comunione che si è sviluppato. Tuttavia, questi elementi talvolta sono stati troppo accentuati, abbandonando certi aspetti positivi della tradizione della Chiesa. Lo stesso cardinale Ratzinger, nella prefazione al libro del Padre Uwe Michael Lang: Rivolti al Signore, l’orientamento nella preghiera liturgica, ha ricordato che l’abbandono del latino e l’orientamento del celebrante verso il popolo non facevano parte delle conclusioni del Concilio.


A. M. I.: Certuni, che hanno seguito il Concilio fedelmente, sono rimasti sorpresi dalle sue osservazioni…

M. R.: Non si tratta di abbandonare il Concilio, poiché esso ha già influenzato parecchio la Chiesa, come nel caso della sua apertura al mondo. Ma contemporaneamente occorre approfondire ciò che noi già possediamo. Come dice il Concilio, occorreva un cambiamento “organico”, senza asprezza, senza abbandonare il passato. L’Enciclica Ecclesia de Eucharistia di Giovanni Paolo II (aprile 2003) e l’Istruzione Redemptoris Sacramentum (aprile 2004) che il Papa aveva richiesta alla Congregazione, indicano chiaramente che qualcosa non funziona. Il Papa allora si espresse con una certa amarezza nei confronti di quello che accade. 
Così non possiamo dire che tutto è andato bene, ma non possiamo nemmeno dire che tutto è andato male. Le riforme del Concilio, per il modo con cui sono state recepite e attuate, non hanno prodotto i frutti sperati.


A. M. I.: Cosa fare, concretamente ?

M. R.: Vi sono due estremi da evitare:
- premettere a ogni prete o vescovo di fare ciò che vuole, cosa che crea confusione,
- o, al contrario, abbandonare completamente una visione adattata al contesto moderno e rinchiudersi nel passato.
Oggi questi due estremi continuano a crescere.
Qual è il giusto mezzo… ? 
È necessario riflettere un momento, celebrare seriamente e migliorare ciò che facciamo attualmente.


A. M. I.: In questo senso dobbiamo aspettarci un documento pontificio o della sua Congregazione ?

M. R.: Nel suo libro Introduzione allo spirito della liturgia (2001), il cardinale Ratzinger ha presentato un quadro molto completo della questione. Io credo che il Papa abbia ben presente come stanno le cose, egli studia la questione e sa che occorre fare qualcosa al più presto.
Egli assumerà delle decisioni per dirci con quale serietà dobbiamo celebrare la liturgia. Egli sente la responsabilità che la liturgia diventi un segno di edificazione della fede e non un segno di scandalo. Poiché, se la liturgia non è in grado di cambiare i cristiani e farli diventare degli eroici testimoni del Vangelo, essa non realizza il suo vero scopo. Chi partecipa alla Messa deve uscire dalla chiesa convinto che il suo impegno sociale, morale, politico ed economico è un impegno cristiano.


A. M. I.: Gli abusi liturgici sono davvero così numerosi ?

M. R.: Ogni giorno riceviamo tantissime lettere, firmate, ove si lamentano numerosi abusi: preti che fanno ciò che vogliono, vescovi che chiudono gli occhi o addirittura che giustificano ciò che fanno i loro preti in nome del “rinnovamento”…
Non possiamo tacere. È compito nostro essere vigilanti. Poiché alla fine le persone vanno ad assistere alla messa tridentina e le nostre chiese si svuotano. La messa tridentina non appartiene ai Lefebvriani.
È giunta l’ora di porre fine ai contrasti e considerare se siamo stati fedeli alle istruzioni della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Occorre della disciplina per ciò che noi facciamo sull’altare. Le regole sono chiaramente indicate nel Messale romano e nei documenti della Chiesa.




luglio 2006


Ritorna a Documenti