Assemblea plenaria dei vescovi francesi
Lourdes 4-7 aprile 2006

Conclusioni dell'Assemblea (7 aprile 2006)

Riportiamo solo il paragrafo 2
in cui si tratta dei rapporti con i fedeli tradizionali, chierici e laici.



I neretti e le note sono nostre

2. L’accoglienza dei gruppi "tradizionalisti" in seno alle nostre diocesi.

Vogliamo fare il punto su l’accoglienza e il posto dei gruppi "tradizionalisti" nelle nostre diocesi.

Nel suo Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta del 1988, il Papa Giovanni Paolo II chiedeva ai vescovi di rispondere "largamente e generosamente" alle richieste dei fedeli e dei gruppi di fedeli che desideravano una celebrazione della Messa secondo il Messale del 1962, chiamata comunemente "Messa di San Pio V" (1)
Ora, dopo più di 15 anni la situazione si è molto evoluta.

Nuove richieste sono state presentate, si sono presentati degli Istituti di nuovi preti che si sono messi al servizio di questi gruppi, dei giovani sono entrati nei loro seminari, sono state create delle scuole private direttamente a carico dei familiari. 
Ogni vescovo ha dovuto far fronte pastoralmente a questa situazione in costante evoluzione. (2)

La nostra consultazione ha dimostrato che molti sentivano la preoccupazione di articolare bene l’accoglienza della diversità con la salvaguardia dell’unità della Chiesa diocesana: come riconoscere nella Chiesa il posto di una diversità fatta di differenti sensibilità liturgiche e animazioni ecclesiali, senza tuttavia contribuire a far nascere delle chiese parallele che non avrebbero legami tra di loro ?

Noi sentiamo che qui si tratta di una posta ecclesiologica e pastorale importante. Come vescovi, noi siamo pronti ad impegnarci in questo vero lavoro di comunione.

È per questo che l’attuazione di una struttura giuridica che rischierebbe di allentare i legami di questi fedeli con la loro appartenenza alla loro Chiesa diocesana non ci sembra opportuna. (3)
Noi abbiamo espresso il desiderio di proseguire la nostra riflessione e di individuare, a livello della nostra Conferenza, il quadro generale e i punti salienti che occorrerebbe tenere presenti per questa accoglienza dei gruppi tradizionalisti.
Per dare seguito a questa riflessione, il Consiglio permanente ha chiesto ad un piccolo gruppo di lavoro di presentare alla nostra Assemblea del mese di novembre un testo sulla questione.

La questione delle relazioni con la Fraternità San Pio X merita un trattamento particolare.
Sappiamo che il Papa Benedetto XVI se ne preoccupa. 
Nelle settimane o nei mesi che verranno egli dovrebbe dare delle direttive per facilitare il cammino verso un possibile ritorno alla piena comunione. Noi le accoglieremo nella fede e le attueremo fedelmente. 

Evangelicamente tutto dev’essere fatto perché si realizzi la parola del Signore: " … perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." (Gv, 17, 21). (4)
Questa comunione dev’essere ricercata nella carità e nella verità. 
La carità implica che si cerchi di conoscersi, di comprendersi, di fare sparire le false immagini che possono aver avuto gli uni degli altri. Essa implica anche l’abbandono di ogni polemica sistematica e di ogni volontà di confronto sul campo. 
La verità implica che vi sia chiarezza sui nostri disaccordi. Questi ultimi, peraltro, riguardano meno le questioni di liturgia, quanto piuttosto la questione dell’accoglienza del magistero, in modo particolare del magistero del Concilio Vaticano II e dei papi di questi ultimi decenni. 
La comunione può accompagnarsi a delle questioni aperte, a delle richieste di precisazione e di approfondimento. Essa non potrebbe tollerare un rifiuto sistematico del Concilio, una critica del suo insegnamento e una denigrazione della riforma liturgica che il Concilio ha decretata. (5)

Certo, negli anni che hanno seguito il Concilio sono comparsi degli abusi; certuni hanno potuto richiamarsi ad uno "spirito del Concilio" che non aveva molto a che fare col Concilio stesso, come ha sottolineato il Papa Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia del 22 dicembre scorso. Ma non bisogna dimenticare tutti quei preti, religiosi, religiose e laici che hanno messo in opera, con saggezza e senso apostolico, le riforme conciliari ed hanno contribuito alla ricezione in profondità del Concilio nella Chiesa. 
È importante esprimere loro, oggi, tutta la nostra riconoscenza. (6)


Note nostre:

(1) - Ancora una volta, in un documento ufficiale della Chiesa (sia pure una Chiesa particolare) si manipola a piacimento questo famoso Motu Proprio.
Gli amici che ci seguono sanno benissimo come stanno realmente le cose, anche perché ne abbiamo parlato abbondantemente, ma siccome sappiamo che repetita iuvant, riportiamo qui di seguito la parte del testo del Motu Proprio che qui ci interessa:

6) Tenuto conto dell'importanza e complessità dei problemi accennati in questo documento, in virtú della mia Autorità Apostolica, stabilisco quanto segue: 
a) … (omissis) … 
b) … (omissis) … 
c) inoltre, dovrà essere ovunque rispettato l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un'ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l'uso del Messale Romano secondo l'edizione tipica del 1962.
Come si vede e si legge e si comprende chiaramente, il Papa non "chiedeva ai vescovi di rispondere largamente e generosamente", bensì stabiliva, in virtù della sua Autorità Apostolica, che ovunque fosse doverosamente rispettato l'animo dei fedeli tradizionali.
Che i vescovi di "ovunque" si siano fatti un baffo dell'Autorità Apostolica del Papa, venendo meno al loro dovere, e che il Papa non si sia minimamente preoccupato di farla valere, anch'egli venendo meno al proprio dovere, sono cose che attengono ai più profondi misteri della storia della Chiesa !!!
(2) - Sarebbe curioso conoscere la reale portata del "fronte" che avrebbe tenuti impegnati i vescovi di Francia. Pensiamo che ne sappiano qualcosa i fedeli di Nanterre che per anni si sono visti negare con protervia la celebrazione della Santa Messa tridentina e che hanno ottenuto solo l'anno scorso un permesso a denti stretti, con riserva condizionata. Oppure i fedeli di Reims che stanno ancora aspettando che, forse, si apra il cuore del loro vescovo. Solo per fare qualche esempio. (3) - È questa una presa di posizione ben definita: nessuna struttura autonoma per i fedeli tradizionali, essi devono rimanere vincolati in modo esclusivo alle loro diocesi e soprattutto ai loro vescovi. 
In altri momenti si potrebbe parlare chiaramente di timore di perdere il potere. 
Ma anche a voler tralasciare questo aspetto un po' volgare, come è possibile che questi vescovi che per quarant'anni hanno fatto e disfatto, lanciando anatemi contro la Tradizione e avallando ogni sorta di dileggio della Religione Cattolica, vengano oggi a pretendere una giurisdizione esclusiva su chi ha dovuto fare degli enormi sacrifici per mantenere ferma la sua fede ? (4) - Curiosamente, in una miriade di documenti della Chiesa, si continua a citare questo passo di San Giovanni. Lo stesso Giovanni Paolo II ha più volte ribadito l'importanza di questo "ut unum sint".
Ed allora è forse opportuno ricordare che questo versetto 21 costituisce la seconda parte di un intero periodo, la cui prima parte è il versetto 20.
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;
Si tratta della grande preghiera di oblazione  del Signore in vista della Sua Passione. In questa preghiera il Signore raccomanda al Padre i suoi discepoli, e ricorda che "per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (17, 19).
È chiaro che qui il Signore quando auspica che "siano una sola cosa" si riferisce ai suoi discepoli: sia ai suoi discepoli attuali (che tu mi hai dato: 17, 11-12), sia ai suoi discepoli futuri (quelli che per la loro parola crederanno in me: 17, 20). Ma Egli chiama suoi discepoli solo coloro che Gli sono stati affidati dal Padre e coloro che crederanno in Lui tramite la parola di questi ultimi.
Sfidiamo chiunque a dimostrare che in questo passo del Vangelo di San Giovanni il Signore non imponga l'assoluta priorità della Tradizione trasmessaci dagli Apostoli e la totale adesione ad essa, come condizione indispensabile per far parte del numero dei suoi discepoli, di coloro che Egli raccomanda al Padre.
Tutti quelli che oggi si richiamano all' Ut unum sint, possono davvero, in coscienza, affermare di avere mantenuta intatta la Tradizione degli Apostoli ?
Senza contare tutti coloro che oggi verrebbero chiamati ad “unirsi” indipendentemente dal fatto che sono o meno dei veri discepoli del Signore. (5) - Non ci soffermeremo su questo punto. Ci preme solo segnalare come si tratti sempre della solita tiritera, mentre invece i vescovi sanno benissimo che tra la riforma liturgica e il Concilio non v'è alcun serio rapporto, se non altro perché sono stati loro stessi a scrivere una cosa nella Sacrosanctum Concilium e a farne un'altra nelle loro diocesi.  … … … Certo, certo, papa compreso ! (6) - Solo una domanda: chi ha commesso questi abusi (che peraltro vengono presentati come se fossero dei piccolissimi nei in un viso bellissimo), se non i vescovi, in prima persona o avallando quelli dei loro chierici, dei loro liturgisti e dei loro teologi ?  (Si veda la nostra pagina sui frutti del Concilio)

settembre 2006


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