Il rinnovo dello scandalo di Assisi

di Don Régis de Caqueray
Superiore del Distretto di Francia della
Fraternità Sacerdotale San Pio X



Pubblicato su La Porte Latine
sito francese della Fraternità

Testo approvato da Mons. Bernard Fellay, Superiore della Fraternità San Pio X

Errare humanum est, perseverare diabolicum


Che accadrà il prossimo 27 ottobre?
Un semplice incontro amichevole tra gente in buona fede?
Una discussione informale sulla divinità di Cristo e della Sua Chiesa?
No, il rinnovamento, da parte del Papa regnate, Benedetto XVI, dello scandalo senza precedenti operato dal suo predecessore, Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986.
Cosa si avrà in questo 27 ottobre 2011?
L’appello alla conversione alla fede cattolica?
Le dichiarazioni del Papa lasciano intendere chiaramente in che consisterà questa giornata: nella riunione dei rappresentanti di tutte le false religioni, chiamati dal Papa in persona, per una giornata di riflessione nella quale tutti sono invitati a pregare (1) per la pace.
Certo, a differenza della prima riunione di Assisi, la preghiera sembra che debba rimanere silenziosa, quantunque molto presente.
Ma quale dio pregheranno in silenzio questi rappresentanti di tutte le falsi religioni?
Quale dio pregheranno se non i loro falsi dei, visto che il Papa li invita esplicitamente a vivere più profondamente «la loro fede religiosa» (2)?
Verso chi si volgeranno allora i musulmani se non verso il dio di Maometto?
A chi si rivolgeranno gli animisti se non ai loro idoli?
Come dunque si può concepire che un papa chiami i rappresentanti delle false religioni, in quanto tali, a partecipare ad una giornata di preghiera personale?

Quest’atto del Sommo Pontefice costituisce di per sé una spaventosa blasfemia nei confronti di Dio ed anche un’occasione di scandalo per gli uomini del mondo intero.

Un’offesa a Dio trinitario e incarnato
Come può definirsi diversamente questa fiera delle religioni che offende gravemente il primo comandamento: «Adora il Signore tuo Dio e a lui solo rendi culto» (3)?
Come si può pensare che Dio si compiacerà delle preghiere degli Ebrei fedeli ai loro padri che hanno crocefisso Suo Figlio e negato il Dio Trino?
Come potrebbe Egli esaudire delle preghiere rivolte ad Allah, i cui discepoli non smettono di perseguitare i cristiani?
Come potrebbe Egli gradire i suffragi di tutti gli eretici, gli scismatici e gli apostati che hanno rinnegato la Sua Chiesa nata dal costato aperto del Suo Figlio?
Come potrebbe Egli essere onorato dal culto offerto agli idoli da tutti gli animisti, i panteisti e gli altri idolatri?
Come potrebbe Egli ascoltare queste preghiere quando Suo Figlio ci ha chiaramente indicato il contrario: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (4)?
Che delle anime in buona fede preghino Dio nell’eresia o nell’infedeltà, è una cosa, Dio riconoscerà i suoi e li guiderà verso la sola vera Chiesa; ma che si invitino questi uomini a pregare in quanto rappresentanti delle false religioni, secondo «la loro fede religiosa», non è il segno manifesto che li si invita a pregare secondo lo spirito e le formule della loro falsa religione?
Com’è possibile allora non vedervi l’ingiuria suprema gettata in faccia a Dio tre volte Santo?
Come non essere profondamente indignati al cospetto di un tale scandalo?
Come tacere senza con questo dimostrarsi complici?

La pace di Cristo snaturata
Questo peccato gravissimo offende al tempo stesso la pace di Gesù Cristo.
Il Papa chiama a pregare per la pace. Ma qual è questa pace chiesta dal Papa?
La cessazione dei conflitti che insanguinano il mondo?
Ma davvero si crede che la preghiera ai falsi dei possa procurarci il beneficio di una pace tutta umana, invece del castigo?
Ci siamo scordati il diluvio dei primi tempi?
Si è perso il ricordo della distruzione di Sodoma e Gomorra, il cui crimine fu meno grave di quello delle anime incredule? (5) Abbiamo cancellato dal Vangelo e dalla storia la sanguinosa distruzione di Gerusalemme, prezzo dei peccati del suo popolo?
Del resto, a che ci servirebbe l’acquisto di una pace temporale se si finisce col perdere la nostra anima? «Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla. (…) Temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna» (6)
D’altronde, come non vedere in questa preghiera per la pace un accaparramento senza dubbio inconscio, ma perfido e a fini ecumenici, della legittima aspirazione di ogni uomo alla pace civile? No, la pace portata da Cristo non potrebbe essere questa pace del mondo, questa pace massonica che porta il segno della libertà di coscienza.
Poiché in realtà, la pace auspicata con ogni sforzo dall’attuale Pontefice non è solo la pace temporale, ma è soprattutto la libertà religiosa (7), la libertà di coscienza, tante volte condannata dai papi (8).
È questa l’intenzione di preghiera proposta dal Papa, è questa la pace chiesta dal Papa: la pace temporale ottenuta con la libertà di coscienza.
È questa la pace di Cristo?
Di Colui che è morto su una croce per affermare la sua divinità?
La pace di Cristo è tutt’altra cosa, tanto lontana da questa pace massonica quanto la carità lo è dalla fraternità.
La pace di Cristo è la pace con Dio, frutto del riscatto delle anime per mezzo del Sangue del Suo Figlio e dell’abbandono del peccato da parte degli uomini. Quanto alla pace civile comunicata da Cristo, essa non è altro che il frutto di una civiltà cristiana, interamente impregnata della fede e della carità cattoliche.

Una odiosa umiliazione della Chiesa
Ma se il Dio trinitario e l’umanità di Cristo sono gravemente offesi da questo invito al peccato, la Sposa immacolata di Cristo, la sua unica Chiesa cattolica, è umiliata pubblicamente.
Irriso l’insegnamento degli Apostoli, dei papi, dei Padri della Chiesa, dei santi, dei martiri, dei principi e degli eroi cattolici.
Irriso l’insegnamento del salmista, secondo cui «tutti gli dei delle nazioni sono demoni» (9),
irriso l’ordine formale di San Giovanni di non salutare gli eretici (10),
irriso l’insegnamento di Gregorio XVI o di Pio IX (11), secondo i quali la libertà di coscienza è un «delirio»,
irrisi i divieti formali dei papi Leone XIII (12) e Po XI (13), di organizzare o di partecipare a dei convegni interreligiosi;
irriso il martirio di un Polieucto che si rifiuta di sacrificare agli idoli,
irriso l’esempio di un San Francesco di Sales che scrive le sue Controversie allo scopo di convertire l’eretico protestante,
irrise le migliaia di missionari che hanno abbandonato tutto per salvare l’anima degli infedeli,
irriso il gesto eroico di Carlo Martello che ferma l’Islam a Poitiers, di Goffredo di Buglione che forza l’ingresso di Gerusalemme con la sua lancia e la sua spada,
irriso l’onore di San Luigi che punisce la blasfemia.

In che modo i cattolici impregnati dello spirito di Assisi potrebbero sottoscrivere ancora il dogma: «Fuori dalla Chiesa non v’è salvezza»?
Come potrebbero guardare alla Chiesa cattolica come alla sola e unica arca di salvezza?
Tanto più che un tale scandalo viene dalla più alta autorità sacra che ci sia sulla terra, dallo stesso vicario di Cristo, come se non bastasse la sola gravità di una tale riunione.
E il Papa che presiede una tale riunione non equivale, non al capo della Chiesa cattolica, ma al capo di una “chiesa” dell’ONU, il primus inter pares di una religione fatta di tutte le religioni, essenzialmente identica al culto massonico del Grande Architetto dell’Universo?
Non siamo di fronte ad una perversione satanica della missione di Pietro?
Mentre Cristo ha solennemente ordinato a Pietro di «confermare i fratelli nella fede» e di pascere le Sue pecorelle, il successore di Pietro finisce col confermare di fatto i suoi fratelli nell’indifferentismo e nel relativismo.

Un immenso scandalo
Poiché, al di là della terribile blasfemia, questa decisione personale del Papa genera un immenso scandalo nell’animo dei cattolici e dei non cattolici. Di fronte all’immagine di un papa che riunisce i rappresentanti di tutte le false religioni, la reazione della maggioranza degli uomini sarà di relativizzare ancora un po’ la verità e la religione.
Quale uomo, poco edotto sulla dottrina cattolica, non sarà tentato di rassicurarsi sul destino dei non cattolici, nel vedere il Papa che li invita a pregare per la libertà di coscienza?
Quale non cristiano vedrà nella religione cattolica la sola vera religione ad esclusione di tutte le altre, nel vedere il capo della Chiesa cattolica che riunisce un pantheon delle religioni?
Come interpreterà l’esortazione del Papa a non cedere al relativismo (14), se non pensando che si tratta, non tanto di essere nel vero, quanto di essere sincero? Come invece si impedirà di interpretare in senso relativista l’esplicito invito del Papa a praticare il meglio possibile la propria religione: «nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo (…) di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace.» (15)?
Nel 1986, un giornalista redigeva questa significativa conclusione: «Il Papa inventa e presiede l’ONU delle religioni: quelle che credono nell’Eterno, quelle che credono in mille dei, quelle non credono in alcun dio preciso. Visione stupefacente! Giovanni Paolo II ammette in maniera spettacolare la relatività della fede cristiana, che non è più che una tra le tante» (16).
Come si può pensare che questo giudizio non sia condiviso da tanti uomini la sera del 27 ottobre 2011?

Ecco perché ci sembra singolarmente strano voler scusare il Papa da un tale peccato affermando che Assisi 2011 sarà diverso da Assisi 1986. Al contrario, tutto concorre a convincerci della evidente continuità tra la riunione di Assisi del 1986 e quella del 2011:
La natura della riunione: un invito ai rappresentanti delle false religioni a riunirsi insieme per riflettere e pregare per la pace.
Il motivo: la pace civile promossa dall’ONU. Nel 1986 Giovanni Paolo II invitò tutte le religioni «in quest’anno 1986 scelto dall’ONU come anno della pace, per promuovere una riunione speciale di preghiera per la pace nella città di Assisi.» (17). Nel suo messaggio per la pace del 1 gennaio 2011, giorno dell’annuncio della riunione di Assisi del 27 ottobre 2011, Benedetto XVI firmava queste frasi rivelatrici: «Senza quest’esperienza primaria [delle grandi religioni del mondo] risulta arduo orientare le società verso principi etici universali e diventa difficile stabilire ordinamenti nazionali e internazionali in cui i diritti e le libertà fondamentali possano essere pienamente riconosciuti e realizzati, come si propongono gli obiettivi - purtroppo ancora disattesi o contraddetti - della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948. (…) Tutto ciò è necessario e coerente con il rispetto della dignità e del valore della persona umana, sancito dai Popoli della terra nella Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 1945» (18).
Come scriveva Mons. Fellay a Giovanni Paolo II in occasione del secondo scandalo d’Assisi del 1999: «I temi umanitari, terreni, naturalisti di questi incontri distolgono la Chiesa dalla sua missione tutta divina, eterna e soprannaturale, ponendola al livello degli ideali massonici di una pace mondiale al di fuori dell’unico Principe della Pace, Nostro Signore Gesù Cristo» (19).
La data: Benedetto XVI prende questa iniziativa 25 anni dopo quella di Assisi, giorno più giorno meno: «Nel 2011 ricorre il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986. (…) Il ricordo di quell’esperienza è un motivo di speranza per un futuro in cui tutti i credenti si sentano e si rendano autenticamente operatori di giustizia e di pace». (20). Non è questo il chiaro segno di un’evidente continuità?
Non è questa la maniera per far rivivere in noi il penoso ricordo degli scandali del Buddha sul tabernacolo della chiesa di San Pietro; dei polli sacrificati agli dei sull’altare di Santa Chiara; del vicario di Cristo inquadrato tra il Dalai Lama e un Patriarca ortodosso asservito al KGB?
Bisognava dunque celebrare solennemente l’anniversario di questo avvenimento se ci si voleva distinguere nettamente da esso?
Perché proclamare Urbi et Orbi che il «ricordo di quell’esperienza è un motivo di speranza»?
Solo il tradimento dei benpensanti può permettere di nascondere così la faccia (21).
Il richiamo dei suoi predecessori: come se volesse dissipare ogni possibile equivoco e ricordare a chi vuol capire la sua fedeltà allo spirito del primo Assisi: «in questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986.» (22)
E perfino i difensori del Papa usano gli stessi argomenti per tentare di giustificare l’ingiustificabile. Ieri si difendeva Assisi distinguendo sottilmente tra “insieme per pregare” e “pregare insieme”; si dirà adesso che non vi sarà preghiera comune, ma una comune giornata di preghiera?
Non potendo perfino negare la concomitanza delle preghiere silenziose, ci si dirà che ciascuno prega separatamente secondo la sua religione?
Come se queste speciose distinzioni non fossero escogitate per difendere la causa. Come se queste sottigliezze fossero immediatamente comprese dall’insieme degli uomini che ne trarranno solo una conclusione: una raccolta di tutte le religioni per pregare ognuno la sua divinità, prescindendo da ogni Rivelazione.

In definitiva, e come la maggior parte dei gesti del Papa attuale in relazione al suo predecessore, lo scandalo di Assisi 2011 sarà sostanzialmente lo stesso, ma meno spettacolare di Assisi 1986.
Così, a coloro che ci accuseranno di nuovo di mancare di carità con queste frasi veementi, noi ricordiamo le parole di Cristo: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e il prossimo tuo come te stesso».
È questo amore ardente per Cristo che deve impedirci di denunciare la blasfemia e di criticare coloro che se ne adombrano?
È quest’amore per il proprio prossimo che deve impedire di avvertirlo del grave scandalo che lo minaccia?
È questo l’amore chiesto da Cristo?
No. Come ricordava San Pio X, nei momenti bui: «Orbene, la dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l’errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale. Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell’amore per il prossimo si trova nell’amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l’umana famiglia, e nell’amore di Gesù Cristo. (…) No, Venerabili Fratelli, non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana». (23).

Allora, di quale Chiesa siamo noi?
Della Chiesa di San Policarpo di Smirne, che rispondeva all’eretico Marcione che gli chiedeva se lo riconoscesse: «Si, ti riconosco come figlio primogenito del diavolo»?
Della Chiesa di San Martino che abbatteva gli idoli e gli alberi sacri nelle nostre campagne?
Della Chiesa di San Bernardo che predicava la crociata ai nostri padri?
Della Chiesa di San Pio V che, non accontentandosi di recitare il Rosario, chiamò i principi cristiani a guerreggiare vigorosamente contro i maomettani?

Di questa Chiesa dei Santi e dei Martiri o della Chiesa dei Pilato, dei Cauchon, dei Lamennais, dei Teilhard de Chardin, sempre pronti a corteggiare il mondo e ad abbandonare Cristo e i suoi discepoli ai loro detrattori?
Giudicheremo Assisi con gli occhi della fede, dei papi e dei martiri o con gli occhi del mondano, del liberale e del modernista?

È per questo che non possiamo tacere, e mentre il Papa si prepara per uno degli atti più gravi del suo pontificato, noi proclamiamo vigorosamente e pubblicamente la nostra indignazione, sperando e supplicando il Cielo che questa disgrazia così ben preparata possa non aver luogo.
Infine, come non pensare alle parole di Mons. Lefebvre ricordate da Mons. Fellay nel 1999 nella sua lettera al Papa: «Nel funesto avvenimento di Assisi, Mons. Lefebvre riconobbe uno dei “segni dei tempi” che permettevano di procedere legittimamente a delle consacrazioni episcopali senza il Suo consenso e di scriverLe che «il tempo di una franca collaborazione non era ancora giunto» (24).
È invece giunta l’ora di riparare a questo scandalo, di fare penitenza conservando nel cuore la ferma speranza che malgrado i progressi del Mistero di Iniquità, «le porte dell’Inferno non prevarranno contro la Chiesa».

Don Régis de Caqueray, 12 settembre 2011,
nella Festa del Santo Nome di Maria, anniversario della vittoria delle armate cattoliche sulle truppe musulmane a Vienna il 12 settembre 1683.


Note
1 – Lo svolgimento della giornata e il comunicato della Santa Sede non lasciano alcun dubbio sulla dimensione religiosa dell’avvenimento; «… il Santo Padre intende convocare, il 27 ottobre prossimo, una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo (…) Sarà poi lasciato un tempo di silenzio, per la riflessione di ciascuno e per la preghiera. Nel pomeriggio, tutti i presenti in Assisi parteciperanno ad un cammino che si snoderà verso la Basilica di San Francesco. Sarà un pellegrinaggio, a cui prenderanno parte nell’ultimo tratto anche i membri delle delegazioni; con esso si intende simboleggiare il cammino di ogni essere umano nella ricerca assidua della verità e nella costruzione fattiva della giustizia e della pace. Si svolgerà in silenzio, lasciando spazio alla preghiera e alla meditazione personale.» Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 2 aprile 2011 sulla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo convocata da Benedetto XVI ad Assisi il 27 ottobre 2011, sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”.
2 – Lo scopo annunciato dal Papa è di «rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace», Benedetto XVI, Angelus di sabato1 gennaio 2011.
3Dt. 6, 13; Mt. 4, 10.
4 - Gv. 14, 6. Cfr. anche I Gv. 2, 23: «Chiunque nega il Figlio non possiede nemmeno il Padre»
5 - «Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno dei giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città» (Mt. 10, 14-15)
6 - Lc. 12, 4-5
7 - «…è la Giornata Mondiale della Pace, occasione propizia per riflettere insieme sulle grandi sfide che la nostra epoca pone all’umanità. Una di queste, drammaticamente urgente ai nostri giorni, è quella della libertà religiosa; perciò, quest’anno ho voluto dedicare il mio Messaggio a questo tema: "Libertà religiosa, via per la pace". (…) nel Messaggio per l’odierna Giornata della Pace ho avuto modo di sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana, ed ho ricordato, a tale proposito, che in questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo». Benedetto XVI, Angelus del 1 gennaio 2011.
8 - «E da questa corrottissima sorgente dell'indifferentismo scaturisce quella assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza» Gregorio XVI, Mirari vos, 1832.
9 Sal. 95, 5
10 – «Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non saluta telo, poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse». 2 Gv. 10-11.
11 – Cfr. Syllabus, 1864, proposizione condannata n° 79, DS 2979 «È falso infatti, che la libertà civile di qualsiasi culto, come anche la piena potestà a tuti concessa di manifestare apertamente e in pubblico qualunque opinione o pensiero, porti più facilmente a corrompere i costumi e gli animi dei popoli e a propagare la peste dell’indifferentismo».
12 – In occasione del congresso delle religioni di Chicago del 1893.
13 - «Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio». Pio XI, Mortalium animos, 6 gennaio 1928.
14 – Questo si può fare «senza rinunciare alla propria identità o indulgere a forme di sincretismo». Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 2 aprile 2011, sulla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo convocata da Benedetto XVI ad Assisi il 27 ottobre 2011, sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”.
15 – Benedetto XVI, Angelus del 1 gennaio 2011.
16 - Le Figaro magazine, 31 ottobre 1986, p. 69.
17L’Osservatore Romano, 27-28 gennaio 1986.
18 – Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la celebrazione della XLIV giornata mondiale per la pace, 1 gennaio 2011, n° 12.
19 Lettera di Mons. Fellay a Giovanni Paolo II, per protestare solennemente contro il rinnovo dello scandalo di Assisi a Roma del 28 ottobre 1999 a Roma.
20 - Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la celebrazione della XLIV giornata mondiale per la pace, 1 gennaio 2011, nn° 7 e 11.
21 - «È bello elevarsi al di sopra della fierezza. Occorre anche raggiungerla. Io non ho il diritto di parlare liberamente dell’onore secondo il mondo, non è un argomento di conversazione per un povero prete come me, ma a volte trovo che si abusi dell’onore. Ecco, noi siamo tutti capaci di dormire nel fango, il fango sembra ristorare i cuori esausti. E la vergogna, si sa, è un sonno come un altro, un sonno pesante, un’ebbrezza senza sogni. Se un ultimo residuo d’orgoglio deve rimettere in piedi un disgraziato, perché guardarlo così da vicino? » Bernanos, Journal d’un curé de campagne, Plon, 1936, p. 245.
22 – Benedetto XVI, Angelus del 1 gennao 2011. Cfr. anche il Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 2 aprile 2011, sulla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo convocata da Benedetto XVI ad Assisi il 27 ottobre 2011, sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”: «L’immagine del pellegrinaggio riassume dunque il senso dell’evento che si celebrerà: – fa notare il comunicato - si farà memoria delle tappe percorse, dal primo incontro di Assisi, a quello successivo del gennaio 2002 e, al tempo stesso, si volgerà lo sguardo al futuro, con il proposito di continuare, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a camminare sulla via del dialogo e della fraternità, nel contesto di un mondo in rapida trasformazione». Già nel 2007, in occasione delle giornate interreligiose di Napoli, Benedetto XVI fugava ogni illusione circa una volontà di pentimento sulla prima riunione di Assisi: «L’odierno incontro ci riporta idealmente al 1986, quando il venerato mio Predecessore Giovanni Paolo II invitò sul colle di San Francesco alti Rappresentanti religiosi a pregare per la pace, sottolineando in tale circostanza il legame intrinseco che unisce un autentico atteggiamento religioso con la viva sensibilità per questo fondamentale bene dell’umanità. (…) Nel rispetto delle differenze delle varie religioni, tutti siamo chiamati a lavorare per la pace». Incontro con i capi delle delegazioni che partecipano all’incontro internazionale per la pace. Saluto si S. S. Benedetto XVI, Napoli 21 ottobre 2007.
23 – San Pio X, Lettera Enciclica Notre Charge apostolique, all’episcopato francese, 25 agosto 1910.
24Lettera di Mons. Fellay a Giovanni Paolo II, per protestare solennemente cntro il rinnovo dello scandalo di Assisi del 28 ottobre 1999 a Roma.



 

settembre  2011

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