SANTA MESSA TRADIZIONALE

Roma 24 maggio 2003

Basilica di S. Maria Maggiore
 

RASSEGNA STAMPA
 
 

Articoli e segnalazioni prima della celebrazione
 

20 aprile 2003 - Il Messaggero


Questo articolo, incredibile e infondato, 
ha procurato la seguente precisazione della Fraternità San Pio X


Il Messaggero ha diffuso la novità di una pretesa riconciliazione di tre vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X con Roma. La cosa dovrebbe essere annunciata in occasione della celebrazione della messa secondo il rito tridentino tenuta da S. E. il Cardinale Castrillon Hoyos il 24 maggio prossimo nella basilica romana di Santa Maria Maggiore.
Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, non è al corrente di una cosa del genere e assicura che i quattro vescovi, e non solo tre, sono saldamente uniti nelle loro immutate posizioni in difesa della Tradizione cattolica nella linea di S. E. Mons. Marcel Lefebvre.

Menzingen, 22 avril 2003
+Bernard Fellay 
Supérieur Général

La posizione della Fraternità è stata ribadita da Mons. Fellay in una 
intervista rilasciata a Il Giornale, il 25 aprile 2003
.
 

I seguaci del defunto vescovo francese non hanno mai accettato la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Due anni e mezzo di trattative
Scisma di Lefebvre, una ferita quasi chiusa
Il 24 maggio è atteso l’annuncio del reinserimento nella Chiesa di 3 dei 4 vescovi “ribelli"

di Orazio Petrosillo

CITTA’ DEL VATICANO — Per Giovanni Paolo II non ci sarà dono più grande per i suoi 25 anni di pontificato. Quello di chiudere quasi totalmente una bruciante ferita nell’unità della Chiesa cattolica che dura dal 1988. Sta, infatti, per concludersi il mini-scisma dei cattolici ultra-tradizionalisti, seguaci del defunto vescovo francese Marcel Lefebvre, tenacemente contrari
alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, in particolare del rito della messa, ma anche di altri documenti conciliari come quelli relativi alla libertà religiosa e all’ecumenismo.
Questo evento sarà il risultato di due anni e mezzo di trattative con concessioni generosissime da parte del Papa, come l’istituzione di una Amministrazione apostolica personale e la concessione esclusiva del messale pre-conciliare, perché desideroso di veder voltata una pagina molto dolorosa del suo pontificato.
Il gesto di riappacificazione, che ricalca quello compiuto 15 mesi fa (18 gennaio 2002) con la ben più piccola comunità di tradizionalisti brasiliani di Campos, non mancherà di suscitare mugugni nella stessa Curia come tra i vescovi di Svizzera, Francia e Germania, e proteste da parte di coloro che riterranno tali concessioni un parziale passo indietro rispetto al Concilio.
Il "reinserimento" nella piena comunione cattolica di almeno tre dei quattro vescovi scismatici perché consacrati da Lefebvre il 29 giugno ’88 senza l’autorizzazione della Santa Sede, dei loro circa 400 sacerdoti e 100-150 mila fedeli legati alla Fraternità di "San Pio X", dovrebbe essere annunciato il 24 maggio proprio durante la messa, in latino e secondo il rito preconciliare, celebrata dal cardinale Darìo Castrillòn Hoyos nella basilica di Santa Maria Maggiore. Questa celebrazione secondo il rito di san
Pio V (1570) e successivi adattamenti fino a quello del 1962 sotto il beato Giovanni XXIII, sarà la prima del genere in una basilica patriarcale romana.
L’evento è rilevante anche per il ruolo del celebrante che è prefetto del dicastero per il Clero ma soprattutto presidente della Commissione "Ecclesia Dei" istituita dopo lo scisma di Lefebvre per facilitare il rientro nella Chiesa di sacerdoti, comunità e fedeli legati alla Fraternità "San Pio X" istituita dal vescovo tradizionalista. Castrillòn ha molto lavorato per questa riconciliazione. Il Papa e Ratzinger lo hanno appoggiato come gli altri membri di "Ecclesia Dei". Più eclatante della messa con il vecchio rito, sarà l’annuncio della fine dello scisma lefebvriano. Salvo ripensamenti e irrigidimenti dell’ultima ora. Dei quali fu ricca la vicenda di Lefebvre, quando si trattò di impedire la consacrazione illegittima di quattro vescovi, avvenuta ad Econe in Svizzera il 29 giugno 1988, che portò alla scomunica ipso facto.
Le trattative condotte dal cardinale Castrillòn, colombiano di 74 anni non sospettabile di simpatie tradizionaliste, con il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della "Fraternità di S. Pio X", sono cominciate ufficialmente il 29 dicembre 2000 con un incontro in Vaticano, "benedetto" l’indomani dal Papa in persona che incontrò brevemente lo stesso Fellay, il superiore italiano don Michele Simoulin, accompagnati dal cardinale. La cronistoria delle trattative non è semplice, con le pretese dei lefebvriani
di vedere liberalizzata in tutto il mondo la messa secondo il vecchio rito che era stato riformato definitivamente dal Concilio nel 1965, e i loro costanti timori di "una trappola" vaticana. Sarebbero pronti a rientrare tre dei quattro vescovi ordinati nell’88: lo svizzero Bernard Fellay, il francese Bernard Tissier, l’argentino Alfonso De Gallareta. Rimarrebbero fuori l’inglese Richard Williamson e circa il 30 per cento dei lefebvriani.
L’approccio di Castrillòn è stato per una soluzione "pragmatica", senza discussioni teologiche con loro: cancellazione della scomunica e riaccoglimento nella Chiesa, istituzione di una Amministrazione apostolica personale (come un Ordinariato militare) per i sacerdoti e fedeli legati alla Fraternità. Ovviamente i vescovi lefebvriani dovranno non solo sottomettersi al Papa ma anche riconoscere che la liturgia riformata dal Vaticano II è la stessa liturgia della Chiesa, come pure che la Chiesa rinnovata dal Concilio non è un’altra Chiesa.

(su)


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