Intervista rilasciata dall’abbé Arnaud Devillers
a
La Nef, n°108 - Settembre 2000
(La Nef - B. P. 73 - 78490 MONFORT L'AMAURY)
L’abbé Devillers è stato nominato da Roma Superiore
Generale della Fraternità San Pietro.
Egli, fin dal 1991, era il Superiore del distretto dell’America
del Nord.
Risponde alle nostre domande sulla crisi che la Fraternità
San Pietro attraversa da un anno.
La Nef : Potete dirci qualcosa sul come siete stato nominato
Superiore Generale della Fraternità San Pietro?
Abbé Arnaud Devillers : Quasi due settimane prima del
nostro capitolo Generale del luglio scorso, il Card. Castrillon Hoyos,
nuovo Presidente della Pontifica Commissione Ecclesia Dei, mi ha chiesto
di servire coma Superiore Generale della Fraternità. Non era certo
quello che mi aspettavo, poiché intendevo proseguire i miei studi
di teologia a Roma. Già da nove anni dirigevo la diffusione della
Fraternità negli Stati Uniti e nel Canada. Mi aspettavo un periodo
di riposo, di preghiera e di riflessione. Peraltro ero in vacanza presso
i miei genitori quando sono stato chiamato da Roma.
Perché allora ho accettato di assumere questa difficile posizione?
Da piú di un anno è in corso una grave crisi in seno
alla Fraternità, in particolare in Francia. Lo spirito di divisione
e di contrasto ha soppiantato lo spirito di carità fraterna che
dovrebbe animare i suoi membri. Non si tratta di lanciare accuse contro
qualcuno. Chi ha familiarità con la fondazione di nuovi ordini,
sa che spesso si determina una crisi di identità entro una dozzina
d’anni dalla fondazione. Il mio scopo è di riportare la pace in
seno alla Fraternità, come ha dichiarato il Card. nella sua lettera
al Capitolo Generale della Fraternità: «Il suo primo compito
sarà quello di riportare la pace nella vostra Fraternità,
lavorando a mantenere e rafforzare la sua spiritualità comune, e
a fortificare il suo spirito fraterno». Questo intervento della Santa
Sede non è una cosa nuova. Nel 1991 la Commissione non aveva tenuto
conto dell’elezione fatta dal Capitolo Generale ed aveva confermato come
Superiore Generale l’abbé Bisig.
Ci tengo a rendere omaggio all’abbé Bisig, mio predecessore,
che nel corso degli ultimi dodici anni si è adoperato senza risparmio.
Sotto la sua direzione la Fraternità, da un piccolo gruppo di preti
animati dalla volontà di rimanere fedeli alla Chiesa, è divenuta
una delle società piú dinamiche dei nostro tempi. Per estendere
l’apostolato della Fraternità gli non ha esitato a viaggiare da
un continente all’altro. È per questo che, nonostante la crisi che
ha colpito la Fraternità in questi ultimi mesi, abbiamo potuto estendere
il nostro apostolato fino in Australia, dove abbiamo dato vita ad una fondazione
nella Diocesi Melbourne. Due preti e due seminaristi lavorano a questa
fondazione.
La Nef : Che ne pensate delle famose Responsa del Card. Medina
pubblicate l’anno scorso?
Abbé Devillers : Questo documento rispondeva a delle
domande precise a riguardo dei preti che hanno ricevuto il privilegio di
utilizzare gli antichi libri liturgici del rito romano in vigore nel 1962.
Un privilegio non sopprime il diritto generale. I preti che beneficiano
di questo privilegio non perdono per questo il diritto all’uso del diritto
generale. Il Messale romano del Papa Paolo VI è oggi il rito normativo
della Chiesa latina. A un prete che ha beneficiato dell’Indulto può,
il suo Superiore o un Vescovo, impedire di celebrare secondo il rito normativo?
La risposta è negativa. Questo documento non costringe alcun prete
a celebrare o a concelebrare col nuovo rito, né permette ad un Vescovo
di costringere un membro della Fraternità a celebrare la liturgia
normativa.
Dopo la sua pubblicazione sorsero diverse interpretazioni. Alcuni pensano
che il prete che entra o viene ordinato nella Fraternità rinunci
automaticamente al suo diritto di dire la Messa di Paolo VI. Altri vorrebbero
introdurre una legge che interdica la celebrazione della nuova Messa in
seno alla Fraternità, in un modo o in un altro. Qui io posso rispondere
solo brevemente.
La Nef ha pubblicato un articolo del Padre Basile, osb, che spiegava
bene la questione. Ad ogni modo, non bisogna dimenticare che i preti della
Fraternità non celebrano col rito antico perché sono costretti
o obbligati a farlo, ma perché amano e venerano questa liturgia
per la sua precisione teologica e per la sua spiritualità. La missione
che la Chiesa affida loro è precisamente di porsi a disposizione
dei Vescovi per servire i fedeli legati a questo rito.
La Nef : La Commissione Ecclesia Dei ha approfittato di questo
Capitolo Generale per mutare la specificità della Fraternità
San Pietro?
Abbé Devillers : Al contrario, il Card. ha insistito
proprio su questa specificità, che egli si preoccupa di collocare
nel contesto ecclesiale. I preti della Fraternità hanno ricevuto
il privilegio di offrire il Santo Sacrificio della Messa e di amministrare
gli altri sacramenti secondo il rito precedente, “questa forma venerabile
della liturgia romana”. È “il contributo caratteristico del
vostro istituto all’opera comune della Chiesa”. La Fraternità contribuisce
cosí secondo la sua propria specificità “a quella nuova evangelizzazione
a cui ci chiama il Santo Padre”. In particolare, “il vostro compito è
di farlo (mantenere il sacro) celebrando questa venerabile forma della
liturgia romana”.
La Nef : I vostri preti potranno essere costretti a celebrare
o a concelebrare la nuova liturgia o perfino a diventare biritualisti?
Abbé Devillers : I preti della Fraternità
hanno ricevuto “il privilegio di celebrare secondo i libri liturgici del
1962” e possono farlo in maniera esclusiva. In quanto preti di rito latino
conservano il diritto di celebrare i Santi Misteri secondo l’attuale Messale
Romano, ma “è chiaro che nessun prete è costretto a fare
uso di questo diritto”. Di piú, essi non possono esercitare questo
diritto nel contesto del loro apostolato abituale, ma solo “in casi speciali,
che non saranno frequenti”, come quello della concelebrazione col Vescovo
locale, come segno di comunione gerarchica.
La Nef : Gli statuti della Fraternità San Pietro sono
stati modificati?
Abbé Devillers : La Commissione Ecclesia Dei, con l’aiuto
della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le Società
di Vita Apostolica, aveva chiesto una maggiore precisione circa certe questioni
poste dai nostri statuti, in particolare sul funzionamento interno della
Fraternità, per esempio sulle competenze del Superiore Generale,
del suo Consiglio, dei Superiori dei distretti e dei seminari; e noi dobbiamo
anche introdurre una legislazione circa le provincie che eventualmente
dovranno rimpiazzare certi distretti allorché avranno raggiunto
una grandezza sufficiente. per ciò che concerne la natura e la missione
della Fraternità non è cambiato niente.
La Nef : Voi ereditate una situazione di tensione in seno
alla Fraternità, pensate che oggi sia possibile superarla?
Abbé Devillers : Non avrei accettato l’incarico dal Cardinale
se non avessi avuto la certezza che è possibile riportare la pace
e l’armonia. Credo troppo nella missione della Fraternità per non
provarci. Ho ricevuto tante testimonianze di fedeli che sono riconoscenti
per il fatto che la Fraternità abbia una parrocchia o un apostolato
vicino a loro. Nell’America del Nord, ove ero Superiore, lavoriamo oggi
in venticinque Diocesi. In questi ultimi sei anni siamo stati costretti
piú volte a rifiutare o a rimandare una fondazione in una nuova
Diocesi. Lí noi abbiamo una trentina di apostolati. Perché
non è accaduto lo stesso in Francia? I bisogni sono gli stessi.
Adesso che Roma ha parlato e che le cose sono piú chiare, noi, preti
e laici, dobbiamo lavorare nella stessa direzione, invece di sperperare
le nostre energie per combatterci.
La Nef : È possibile superare le divisioni, non solo
tra i preti della Fraternità, ma anche tra i laici?
Abbé Devillers : Certo! Ci vorrà del tempo per
guarire le ferite e cicatrizzarle, senza dubbio. Il giuoco vale la candela.
Vi sono troppe divisioni tra i cattolici legati alla Messa tradizionale.
Vi sono troppe energie disperse. Vi è tanto da fare perché
la Messa classica sia disponibile per tutti coloro che desiderano assistervi.
Se ciascuno mette della buona volontà io penso che potremo, non
solo perdonare, ma anche dimenticare le offese subite. I fedeli aspettano
solo questo. Se i preti non vivono la carità fraterna, come potrebbe
essere veramente fruttuoso il loro apostolato? Per risolvere le dispute
matrimoniali è necessario che i congiunti si diano il tempo per
ascoltare e comprendere le ragioni dell’altro. Le questioni nascono spesso
da una mancanza di comunicazione.
Io capisco che i laici possano inquietarsi quando ascoltano ogni sorta
di storie, ma è necessario che essi verifichino i fatti prima di
reagire. È cosí facile indignarsi quando un fatto è
conosciuto al di fuori del suo contesto. Vi sono certe persone che godono
nell’avvelenare tutto, facendo credere certe cose al fine di provocare
una reazione appassionata che poi potranno utilizzare. Quando si sente
una cosa che sembra scandalosa, occorre sempre verificare i fatti, prima
di tutto con le persone interessate, e poi, se necessario, col proprio
superiore gerarchico.
La Nef : Potete illustrare la linea di condotta che guiderà
il vostro superiorato?
Abbé Devillers : È ancora difficile, poiché
vorrei parlare con tutti i nostro preti e seminaristi prima di tracciare
un programma. Tuttavia, posso dire fin d’ora che il mio primo obiettivo
è di riportare la pace tra i preti, perché tutti lavorino
nella stessa direzione per la stessa missione. La Fraternità ha
solo 12 anni, un’età in cui si bisticcia molto! Essa non ha ancora
raggiunto la maturità degli ordini piú antichi. Nel corso
dei prossimi sei anni occorre farle acquisire la maturità necessaria
perché giunga alla maggiore età.
Con la crescita impressionante degli ultimi anni, sono necessari dei
cambiamenti nell’organizzazione. Uno dei miei obiettivi è di arricchire
la casa generalizia. Il Superiore Generale non può far tutto. Non
solo il Segretario e l’Economo, ma anche gli assistenti devono spalleggiarlo
ogni giorno nel suo lavoro. Devono dunque vivere sotto lo stesso tetto
e partecipare insieme alla gestione della Fraternità. Essi lo aiuteranno
a promuovere una maggiore comunicazione e una maggiore carità fraterna
tra i membri.
La Nef : Dopo il successo riportato negli Stati Uniti, come
giudicate l’estensione della Fraternità San Pietro in Europa e in
Francia?
Abbé Devillers : La nostra diffusione nell’America del
Nord è cominciata tre anni piú tardi che in Europa, ma oggi
si tratta del nostro distretto piú importante, con la metà
dei nostri apostolati nel mondo. Fin dall’inizio abbiamo avuto cura di
lavorare in buon accordo con il Vescovo locale e di collaborare con gli
altri preti della Diocesi. Se siamo attenti nello spiegare bene la nostra
missione, essi comprendono benissimo che siamo loro complementari. I fedeli
trovano nelle nostre parrocchie e comunità un’atmosfera di pace
e una risposta ai loro bisogni spirituali.
Devo confessare che quando ho cominciato a lavorare in America, nel
1991, ero piuttosto pessimista. Dopo aver espresso il mio pessimismo ad
un santo prete (di rito bizantino), egli mi consigliò di cominciare
una novena perpetua all’Immacolata Concezione (Patrona principale
dell’America) e a San Michele. Mi spiegava che ogni volta che si era trovato
in una situazione difficile, aveva sempre pregato questi due santi ed era
sempre stato esaudito. Per il successo del nostro apostolato, chiesi allora
ai nostri amici di recitare ogni giorno le preghiere che Leone XIII aveva
chiesto si recitassero dopo la Messa, e i risultati non si fecero attendere.
Credo che i Francesi potrebbero fare lo stesso, Maria è anche la
patrona di Francia, col titolo dell’Assunta, e la Francia è per
di piú consacrata all’Arcangelo San Michele. Una delle tattiche
del demonio è di seminare la zizzania per far fallire anche le imprese
piú mirabili. Con l’aiuto dell’Immacolata Concezione e di San Michele
potremo superare le nostre divisioni e compiere la nostra missione a maggior
gloria di Dio e per la salvezza delle anime.
Torna a Sviluppi vicenda
FS San Pietro
|