ANCORA SULLA DEPOSIZIONE DEL “PAPA ERETICO”

DA PARTE DEL “CONCILIO IMPERFETTO”

Parte terza

di
Don Curzio Nitoglia


Gli articoli di Don Curzio Nitoglia sono reperibili nel suo sito







RAPPORTI TRA PAPA E CHIESA:

LA DEPOSIZIONE DEL PAPA ERETICO
DAL PUNTO DI VISTA DOGMATICO

L’INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA E DEL PAPA
DAL DUECENTO AL CINQUECENTO

IL PAPA CON CRISTO FORMANO L’UNICO CAPO DELLA CHIESA, CHE NON HA DUE CAPI: IL PAPA E CRISTO SEPARATAMENTE

 

A - DAL XIII  AL XV SECOLO

S. TOMMASO (†1274) E TORQUEMADA (†1468):

IL SOGGETTO UNICO DELLA GIURISDIZIONE E DEL MAGISTERO È IL PAPA, NON L’EPISCOPATO

Il Cardinale JUAN DE TORQUEMADA (1388-1468) nella Summa de Ecclesia (II, 112, f. 258r, Colonia, 1480), seguendo l’AQUINATE (Quodl., l. IX, q. 7, a. 16; S. Th., II-II, q. 1, a. 10 sed contra; ivi, q. 11, a. 2, ad 3um), ammette un solo soggetto del Potere sommo di Giurisdizione universale nella Chiesa e dell’Infallibilità e non due soggetti distinti: il Papa e la Chiesa universale sine Papa o il solo Episcopato in Orbem dispersus, oppure l’Episcopato riunito nel Concilio imperfetto. Infatti, la Chiesa senza il Papa (l’Episcopato nelle Diocesi o riunito nel Concilio imperfetto) che è il suo Capo, ossia considerata come “congregatio distincta aut separata a Papa” (1), non gode dell’Infallibilità, né della Giurisdizione suprema e universale.

In questo modo il Nostro Autore (TORQUEMADA, S. de Eccl., II, 112, f. 258v) fa derivare l’Infallibilità del Papa dalla promessa di Cristo dell’assistenza di Dio, basata sulla efficacia divina della sua preghiera. In virtù di questa preghiera e di questa assistenza il Papa non può esser considerato un uomo come tutti gli altri, perché è oggetto di una provvidenza e di un’assistenza divina del tutto speciale, in quanto Vicario di Cristo, che deve mantenere l’unità di fede e di comunione o carità nella Chiesa colla pienezza del potere di governo e di Magistero. Dio è la Causa prima ed efficiente principale di questa assistenza e il Papa è la causa seconda, principale e subordinata a Dio (cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, S. Th., II-II, q. 1, a. 9; ID., Quodlib., IX, q. 7, a. 16).

IL CONCILIO HA POTERE SOLO “UNA CUM PAPA”

Il Concilio convocato dal Papa non ha un potere distinto da quello del Pontefice Romano, ma «habet potestatem “UNA CUM PAPA” / ha potere “ASSIEME AL PAPA”, in quanto il Papa comunica e partecipa al Concilio la sua potestà, come il vigore del corpo umano gli deriva dalla sua testa, tagliata la quale, il corpo intero muore» (TORQUEMADA, Summa de Eccl., III, 35, f. 315r). Il Papa è il Capo della Chiesa docente, ossia dell’Episcopato sparso nel mondo oppure riunito in Concilio ed anche della Chiesa discente, cioè dei Chierici e dei fedeli laici.

L’EPISCOPATO NON È ALLA PARI DEL PAPA, MA GLI È SUBORDINATO

I Vescovi nei Concili ecumenici non sono “con-giudici” alla pari o in maniera adeguata col Papa, ma il Papa definisce come causa efficiente principale e i Vescovi come cause subordinate al Sommo Pontefice. Essi concorrono all’effetto della definizione dommatica in maniera inadeguata, ossia non alla pari con la causa principale che è il Papa. Certamente i Vescovi sono veri giudici, però esercitano la loro funzione sotto e subordinatamente all’influsso e al potere del Capo supremo della Chiesa, che è il Papa: cum Petro et sub Petro, mai separati dal Papa nel qual caso non sarebbero successori formali degli Apostoli, ma solo materiali cioè solamente quanto al potere di Ordine validamente ricevuto (Sacerdotium/Ministerium) e non quanto a potere di Giurisdizione (Imperium) e d’Insegnamento (Magisterium), poiché gli Apostoli erano uniti e sottomessi a Pietro e i Vescovi per essere pienamente (non solo quanto al Sacerdozio, ma anche quanto alla Giurisdizione e al Magistero) debbono essere uniti e sottomessi al Papa. 


IL PAPA È VICARIO PRINCIPALE ED UNIVERSALE DI CRISTO, I VESCOVI SONO SOLTANTO VICARI SUBORDINATI E PARTICOLARI O LOCALI

Se il Papa è il Vicario principale, universale (cioè per tutta la Chiesa), supremo e unico di Cristo; i Vescovi sono Vicari subordinati, particolari (cioè sono soltanto “Ordinari del Luogo”, ossia nelle loro particolari Diocesi e non in tutta la Chiesa sparsa in tutto il mondo), essi sono nominati dal Papa e ricevono il Potere o Giurisdizione da Dio tramite il Papa, il quale invece la riceve direttamente da Dio (cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, Contra errores Graecorum, XV, 256).

PAPA VICARIO DI CRISTO, VESCOVI VICARI DEGLI APOSTOLI

Il Torquemada spiega che i Vescovi sono i successori e i Vicari degli Apostoli, subordinati a Pietro e al Papa (J. DE TORQUEMADA, Summa de Ecclesia, II, 37). Ciò significa che il Papa riceve il Primato e la pienezza del potere immediatamente da Cristo (Summa de Eccl., II, 38) e non dai Cardinali, dal Concilio o dalla Chiesa (S. de Eccl., II, 40-44). Quindi il rapporto che intercorre tra il Papa e i Vescovi è lo stesso che intercorre tra Cristo vivente su questa terra e gli Apostoli, perché il Papa “tiene il luogo o fa le veci” di Cristo esercitandone le funzioni e l’ufficio, ossia ne è il Vicario principale, e i Vescovi “tengono il luogo o fanno le veci” degli Apostoli. Quindi il Papa rappresenta “Cristo in terra” e ne fa le veci o ne è il Vice e “la Chiesa di Cristo deve essere governata da Gesù mediante il suo Vice o Vicario principale” (S. de Eccl., II, 38, p. 152).

Fine della Terza Parte


NOTE

1 - Cfr. TORQUEMADA, Apologia Eugenii IV sive de Summi Pontificis et generalis Concilii potestate ad Basileensium oratorem in Florentia responsio, Firenze-Venezia, 1759 ss., Mansi, 31B, 1979.


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