BENEDETTO XVI

di Luciano Pranzetti




2005 - Papa Benedetto XVI dà la Comunione al protestante frate Roger Schutz




luglio 2008 - Papa Benedetto XVI si fa “cresimare” da uno sciamano australiano



Joseph Ratzinger - futuro Benedetto XVI – dal 1981, come abbiam detto nella prima parte di questa rassegna, è stato nominato Prefetto della SCDF – ex Sant’Uffizio – e in qualità di tale funzione si è già mosso riformando, nel 1983, il Codice di Diritto Canonico, in cui, come si sa, abolisce il canone 2335 – quello che commina la scomunica latae sententiae alla Massoneria – sostituendolo col n. 1374 con il quale si applica giusta (?) pena a chi commette azioni contro la Chiesa.

Il 2 luglio del 1988 GPII colpisce con la scomunica Mons. Marcel Lefebvre e Mons. Antonio de Castro Mayer per aver, essi, effettuato l’ordinazione di 4 vescovi “antimodernisti” e fedeli alla Tradizione, violando il divieto papale.
Il Cardinale Ratzinger, seguendo le indicazioni di Papa GPII, propone all’arcivescovo Lefebvre la soluzione bonaria dei rapporti con la Santa Sede in cambio dell’ordinazione di “un solo vescovo”. Era palese la volontà del Pontefice e del Cardinal Prefetto di soffocare la Tradizione cattolica con il linciaggio dei suoi esponenti più autorevoli.
A conferma di una inquieta coscienza, Ratzinger, una volta Papa, il 21 gennaio del 2009, rimette la scomunica ai due vescovi della FSSPX, gesto da interpretare come bilanciamento della biasimevole e sacrilega azione compiuta da GPII quando, il 5 ottobre 1986, alcuni giorni prima del festival interreligioso di Assisi, in visita alla comunità protestante calvinista di Taizé, amministrò la santa Eucaristia ai fondatori di quella convivenza protestante, frère Roger Schutz e frère Max Thurian.
Non avremmo citato questo episodio se avesse interessato soltanto Papa GPII perché simile circostanza si è ripetuta con Benedetto XVI, allorché, il 17 agosto 2005, “santifica” frère Roger Schutz, ucciso il giorno prima da una donna visibilmente alterata, definendolo “fedele servitore di Cristo”, come se un protestante rappresenti il modello di vita e di sequela cattolica. E tutto secondo l’ecumenismo.

Ci si permetta una riflessione che spieghi i risvolti nascosti di tale vicenda.
Si disse che Papa GPII comminò la scomunica ai due arcivescovi perché eretici in quanto, secondo il canone 751 del nuovo CJC, ostinati nel negare verità di fede e nel rifiutare la sottomissione al magistero del Pontefice.
Bene. Ed allora, perché i calvinisti di Taizé – storicamente irriducibili avversarî della Chiesa Cattolica e del Sommo Pontefice – possono ricevere la Eucaristia nonostante il loro persistere ostinatamente nella separazione, nella negazione dei dogmi, nel respingere l’autorità papale? Contro di loro sta anche il canone 915 che vieta l’Eucaristia a chi si trova in peccato grave e tale deve considerarsi lo stato di separato. E a scanso di equivoci, diciamo che, simile imputazione non è nostra fantasìa o prodotto del solo CJC. No!

Lo stato di peccato grave, in cui si trovano tutti i separati – protestanti, ortodossi – è definito dalla parola infallibile di Cristo il quale, a proposito di coloro che sono fuori della sua vigna, così insegna: “Io sono la vera vite e il Padre mio il vignaiolo. Ogni tralcio che in Me non porta frutto, lo toglie . . . Chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto perché senza di Me non potete far nulla. Chi non rimane in Me viene gettato come il tralcio che si secca e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. . . In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv. 15, 1 – 8).
Con la parola di N. S. non si scherza e non ci si intessono giochi verbali perché dire che un tralcio, staccato dalla vite, diventa secco pronto per esser bruciato, vuol dire che un separato dalla sua Chiesa, non essendo quindi suo discepolo, vive la condizione di peccato grave. E qui è necessario fare sosta e riflettere un poco.

Papa GPII applica, contro i due vescovi della FSSPX la legge del CJC, il canone 751 che tratta della ribellione a un “uomo” che, seppur Vicario di Cristo, è sempre un essere umano, mentre amministrando la santissima Eucaristia a un protestante – un tralcio secco – e, perciò anticristiano, viola non solo il canone 915 ma, soprattutto ignora la parola di Cristo considerata come voce al vento.
Ora, se mettiamo sulla bilancia i due pesi pensate forse che il rifiuto, rivolto dai due arcivescovi di Ecône al Papa, sia più grave che non la disobbedienza del Pontefice alla parola del Figlio di Dio N. S. Gesù Cristo?

Siamo certi che simile ragionamento abbia agitato la coscienza di Benedetto XVI il quale non solo non alzò mai la voce per condurre all’ordine la comunità calvinista di Taizè che, dal 1972, principiando frère Roger Schutz ad accedere all’Eucaristìa, prese l’abitudine di comunicarsi sacrilegamente ogni giorno, ma anch’egli concorse ad acquisire benemerenze calviniste dispensando – horresco referens! – con rito meticcio, il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù.
Ecco, secondo il nostro ragionamento, la causa che ha indotto Papa Ratzinger a ritirare la scomunica ai due arcivescovi della FSSPX, il sentirsi, cioè, non troppo sereno dopo l’avventura di Taizé.

Con Benedetto XVI la dinamica dell’ecumenismo si perfeziona sempre più allargando gli scenarî oltre la misura raggiunta da GPII con Assisi ’86 e successivamente con i viaggi “apostolici”.
 
Ma che cosa è l’ecumenismo?

Con simile termine si indica quel movimento universale che, inizialmente, tendente all’unione di tutte le confessioni cristiane e a un punto di convergenza delle religioni monoteiste, s’è dimostrato attualmente operativo nel senso totale, cioè all’equiparazione assiologica di tutte le forme di culto sicché, secondo tale visione, si va dalla Chiesa Cattolica, via via, fino allo sciamanesimo manifestazione demoniaca gratificata di una presenza dello Spirito Santo. 
Perché non paia, questa nostra affermazione, avventata e anzi infondata, richiamiamo l’attenzione del lettore al viaggio che GPII, nel febbraio del 1982, effettuò nel Benin dove incontrò i sacerdoti dei riti animistici partecipando alle loro boschive, oscure liturgie, e pensi, ancora, all’analogo viaggio – sempre apostolico – compiuto, nel luglio del 2008, da Benedetto XVI in Australia ove venne “cresimato” da uno sciamano aborigeno che, tra l’altro, invocando lo spirito degli antenati, gli impose le mani. Sicuramente non lo Spirito Santo gli fu infuso, chissà cosa . . .

Ma non rimbombava, nella loro mente, il salmo 95 che, al versetto 5, dichiara “Omnes dii gentium daemonia” - gli idoli dei pagani sono demonî?
 
L’aspetto che, della personalità di Benedetto XVI, maggiormente stupisce è il modo con cui è riuscito a cucirsi il paramento di cattolico integrale, tradizionalista, fermo nella difesa della Santa Fede. Non c’è, infatti, documento, atto, frammento di magistero che non sia imbevuto di progressismo modernista, di manifesta applicazione del così detto “Spirito del Concilio” a cominciare con la dichiarazione del 20 aprile 2005, all’indomani dell’elezione, con cui afferma senza incertezze o flessioni: “ Anch’io, pertanto, nell’accingermi al servizio che è proprio del successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II ”.  (1)

E tanto per dare concretezza a questo suo proposito, riprende con vigore il rapporto con l’Ebraismo incontrando, il 9 giugno 2005, i rappresentanti del Comitato Ebraico Internazionale per le consultazioni interreligiose, ai quali ripropone quanto aveva già scritto, nel 1997: “Ebrei e cristiani debbono accogliersi reciprocamente in una più profonda riconciliazione, senza nulla togliere alla loro fede e tanto meno, senza rinnegarla ma anzi a partire dal fondo di questa stessa fede”.

Continuando sulla scia di GPII, ripete la teoria secondo la quale l’antica Alleanza non è mai cessata perché – dice ancora Benedetto XVI - tale Alleanza si basa sulla volontà divina e non comporta la corrispondenza umana.

Ratzinger finge di non sapere che l’odierno Ebraismo si fonda sul Talmud, l’adunata di tutte le più turpi, offensive, sacrileghe derisioni riferite alla Cristianità, di cui diamo, in appresso, tanto per rendere l’idea, una manciata:

Gesù Cristo
Sia distrutto il suo nome e la sua memoria – Abominio – L’Appeso
Figlio di Stada = prostituta, Pandira”
Figlio spurio di una mestruata
Gesù, stolto, demente, seduttore, corruttore di costumi, idolatra e anche mago
Gesù, simile a una bestia, fu appeso al patibolo, sepolto come una carogna su un mucchio di sporcizie, infine gettato nell’inferno

La Chiesa di Cristo, le feste, i santi
I santi, chiamati chedoscinn = giovinastri”
Le sante, chiamate chedescio = puttane”
Il Natale, chiamato Nital = estirpazione”
La Pasqua, chiamata chesac = patibolo”
La Chiesa cristiana, chiamata bet tifla = casa di stoltezza / bet atturpa = casa di turpitudine / bet caria = Latrina”

Più tardi, il Cardinale Bagnasco, dichiarerà – giusta dottrina ecumenistica - che non è intenzione o volontà della Chiesa Cattolica, operare per la conversione degli Ebrei.
Ci mancherebbe altro.


Fine seconda parte

NOTA

1 – Sac. Andrea Mancinella: 1962 – RIVOLUZIONE nella Chiesa – Brescia, Ed. Civiltà 2010, pag. 292.



gennaio 2023

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