Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso


di
Giacomo Devoto


Siamo sinceri, come resistere alla irresistibile tentazione di storpiare e stravolgere le sante parole di papa Bergoglio?
E siccome siamo peccatori… e ce ne vantiamo… eccoci a dir male di questo papa che starà con noi fino alla fine del mondo! (1).

Il 4 settembre scorso, l’omelia al Santa Marta è stata una perla di argomentazioni “strumentalizzabili”… dalla cattiveria di chi, come noi, non perde occasione di dir male del povero Bergoglio.

La Lettura era 1 Corinti, 3, 18-23
Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Da questa Lettura papa Bergoglio prende spunto per dire:
Lui stesso dice: ‘Io soltanto mi vanto dei miei peccati’. Scandalizza, questo. E poi, in un altro brano, dice: ‘Io soltanto mi vanto in Cristo e questo Crocifisso’. La forza della Parola di Dio è in quell’incontro tra i miei peccati e il sangue di Cristo, che mi salva. E quando non c’è quell’incontro, non c’è forza nel cuore. Quando si dimentica quell’incontro che abbiamo avuto nella vita, diventiamo mondani, vogliamo parlare delle cose di Dio con linguaggio umano, e non serve: non dà vita.

Lui stesso dice”, cioè San Paolo… scusi Santità, ma dove e quando? Questo Lei se l’è inventato… perché?

Per poter poi affermare: “Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso”.
Il che, prima ancora di essere luterano è stupido, perché nessuno sano di mente può menare vanto dei suoi peccati. Lutero infatti, che oltre a non essere sano di mente era un depravato, affermò “pecca fortemente, ma credi fermamente”, ma non arrivò ad affermare “mi vanto dei miei peccati”. Bergoglio, che è più realista del re, va oltre e mena vanto dei suoi peccati.

Diciamo subito che molto probabilmente papa Bergoglio si sarà espresso male, perché, visto il contesto della sua omelia, si può intendere che avesse in mente l’idea che il peccato, che verrebbe risolto dall’“incontro con Cristo” che salva, sarebbe in qualche modo un’occasione di salvezza.
Ma anche così il ragionamento è stolto e fuorviante, sia perché la salvezza non viene al peccatore dall’“incontro con Cristo”, ma dal suo pentimento, che è quello che richiama la grazia e la misericordia del Signore; sia perché anche solo insinuare, in un mondo come il nostro, che lo stato di peccato sarebbe propedeutico alla salvezza è cosa stolta che finisce col condurre milioni di anime alla perdizione.

Ed è il pernicioso convincimento del primato della misericordia divina, che induce papa Bergoglio a reiterare il devastante insegnamento del Vaticano II che ha sconvolto la gerarchia divina ponendo, come ricordava Romano Amerio (Iota unum) e come ricorda oggi Enrico Maria Radaelli (La Chiesa ribaltata - vedi anche l'intervista), l’amore prima della verità. L’amore che oggi inevitabilmente finisce con l’essere inteso in maniera meramente umana, trasformandolo in mero sentimentalismo. Quello stesso sentimentalismo che trasborda da ogni intervento di papa Bergoglio, che in cuor suo ha confuso la Redenzione con il facile perdono.

Ecco cosa afferma papa Bergoglio nella sua catechesi di mercoledì 10 settembre:
E la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia
Tutta questa catechesi elenca le sette opere di misericordia corporale con un afflato sentimentale che trasforma il Vangelo delle Redenzione di Nostro Signore… per la salvezza delle anime…, nel mero bisogno di comportarsi bene con gli altri… per cambiare il mondo accudendo i corpi…

E questa confusione arriva fino al punto di fare affermare a papa Bergoglio: “Il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati”.
Quasi a voler dire che senza peccato è difficile incontrare Cristo. Altra stupidità che estremizza impropriamente l’assunto che Cristo è venuto per i peccatori e non per i giusti; e che ancora una volta induce a credere nell’altro errato insegnamento del Vaticano II: che sarebbe la venuta di Cristo a portare la salvezza, senza alcun bisogno di pentimento e della pratica delle virtù cristiane.
Tutti conoscono infatti come sia stato il Vaticano II, con i papi che l’hanno applicato, fino a papa Bergoglio, a volere l’equivoca e volutamente fuorviante traduzione in volgare del “pro multis” del Canone della Messa, col “per tutti”.
Cristo è venuto… tutti si salveranno… e i peccatori saranno tutti perdonati… e gli uomini godranno della salvezza senza bisogno di alcuna loro cooperazione tramite il pentimento e la conversione.

Questa non è la religione cattolica, e questo di papa Bergoglio non è il “confermare i fratelli nella fede”… qui si tratta di una nuova religione non più cattolica e dell’attuale successore di Pietro che conferma i fratelli nell’errore.

Che il Signore abbia pietà delle nostre anime e salvi la Chiesa dalle conseguenze delle malefatte dei moderni uomini di Chiesa.

NOTA

1 – Non siamo noi che esageriamo: il suggerimento che viene direttamente da papa Bergoglio, che ha fatto pubblicare una raccolta dei suoi discorsi e delle sue omelie con una copertina che, quanto meno, è ridicola.



Come si può vedere, la veste grafica di questa copertina è concepita in maniera tale da assegnare a Bergoglio la frase di Gesù che si legge in San Matteo 28, 20: sono con voi fino alla fine del mondo.
Manca “Io”, ma è plasticamente sostituito dall’immagine di Bergoglio che sembra pronunciare quella frase come in un fumetto.
Siamo alle comiche… alle robe da pazzi.




settembre 2014

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