Il Concilio giorno per giorno
Pubblichiamo una sintesi cronologica dello svolgimento del Concilio
Vaticano II.
Riteniamo che possa valere come documento di riferimento sintetico
in grado offrire, come con dei lampi illuminanti, una ragionevole idea
di ciò che è accaduto or sono 40 anni nel corso dello svolgimento
della massima assise della Chiesa.
Il lavoro è stato pubblicato dal settimanale di informazione
cattolica D. I. C. I. (Documentation Information Catholiques Internationales),
diretta dalla Fraternità San Pio X. A sua volta, D. I. C. I. ha
ripreso il lavoro dalla rivista Nouvelles Certitudes, n° 11,
juillet, août, septembre 2002.
La traduzione dal francese è nostra. Abbiamo apportato solo
qualche modifica di impaginazione.
Prima sessione: 11 ottobre 1962 = 8 dicembre 1962
Seconda sessione: 29 settembre 1963 = 4
dicembre 1963 (compreso il periodo di intersessione)
Terza sessione: 14 settembre 1964 = 21
novembre 1964 (compreso il periodo di intersessione)
Quarta sessione: 14 settembre 1965 = 8
dicembre 1965 (compreso il periodo di intersessione)
Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962
25 gennaio 1959 - Appena 3 mesi dopo aver assunto il sommo pontificato,
Giovanni XXIII, nel monastero di San Paolo fuori le mura, davanti a 17
cardinali, esprime l’intenzione di convocare un concilio ecumenico…
I - Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962
11 ottobre 1962 - Apertura del secondo concilio del Vaticano.
2400 Padri conciliari in piviale e mitra bianche si recano in processione
nella Basilica di San Pietro. Fra di loro i cardinali Frings, Ottaviani,
Liénart, Meyer, Bea, Suenens e… mons. Lefébvre.
Si tratta del 21° concilio ecumenico della storia della Chiesa
cattolica. Vi sono rappresentati tutti i continenti: Europa (39%), America
del Nord (14%), America del Sud (18%), America Centrale (3%), Africa (12%),
Asia (12%), Oceania (2%).
Dopo il canto del Veni Creator, la celebrazione della Messa e l’intronizzazione
dei Vangeli, il Papa pronuncia un discorso di apertura, Gaudet Mater Ecclesia,
che rappresenta certamente una delle chiavi del concilio. Il Papa spiega
che per delle ragioni pastorali, egli vuol trovare delle nuove forme per
il messaggio cristiano, più adatte ai nostri tempi.
Questa distinzione tra il contenuto e la forma dell’insegnamento della
Chiesa è una assoluta novità per la Chiesa cattolica.
13 ottobre 1962 - Cominciano i lavori. È sabato e si apre
la prima congregazione generale. I Padri conciliari ricevono tre libretti
preparati dal Segretariato generale, che servono per la designazione dei
24 membri che devono comporre ognuna delle 10 commissioni. Il primo libretto
contiene l’elenco completo dei Padri (tutti eleggibili, se non svolgono
già delle funzioni organizzative); il secondo elenca i nomi dei
Padri che hanno preso parte attiva ai lavori di preparazione del concilio;
il terzo, in bianco, da compilare con i nomi dei candidati scelti a far
parte delle commissioni.
Spinto da mons. Garrone (Tolosa), il cardinale Liénart (Lilla),
uno dei dieci presidenti del concilio, interrompe mons. Felici che spiegava
la procedura per la designazione. L’arcivescovo di Lilla chiede che gli
scrutinii vengano differiti di molti giorni. È applaudito. Il cardinale
Frings lo appoggia. Mons. Felici cede e annuncia che la riunione è
aggiornata a martedì 16 ottobre, alle ore 9,00. Secondo un vescovo
olandese, si tratta della prima vittoria del cambiamento.
Il giornale marxista Il Paese, commenta: “Il diavolo è entrato
in Concilio”. Henri Fesquet, con maggiore clama, annota su Le Monde: “Non
si deve sopravvalutare l’importanza dell’iniziativa del cardinale Liénart,
che è stata accolta assai freddamente dagli ambienti romani”.
15 ottobre 1962 ? In serata sono giunte al Segretariato generale
34 elenchi. L’elenco del cardinale Frings ? soprannominato “internazionale”
? comprende 109 nomi scelti accuratamente. Scopo di questa lista? Fare
in modo che in seno alle dieci commissioni sia largamente rappresentata
quella che più tardi verrà chiamata “l’Alleanza Europea”.
Questa “Alleanza Europea” è principalmente costituita dai vescovi
di Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio e Svizzera.
Il papa riceve i presidenti delle dieci commissioni in udienza privata.
Su proposta dei cardinali Frings (Colonia), Liénart (Lilla) e Alfrink
(Utrecht), viene chiesto a Giovanni XXIII di differire la discussione dei
4 primi schemi preparatori: “Le fonti della Rivelazione”, “La salvaguardia
integrale del deposito della Fede”, “L’ordine morale cristiano” e “Castità,
matrimonio, famiglia e verginità”. Queste costituzioni “troppo”
dogmatiche non piacevano ai vescovi olandesi; il Padre Schillebeeckx, in
forma anonima, ne fu il primo contestatore.
16 ottobre 1962 ? Scrutinio delle votazioni: vengono esaminati
380.000 nomi.
Nel contempo si annuncia che i 4 primi schemi previsti nell’ordine
della discussione sono stati effettivamente rimandati. Come scrisse Henri
Fesquet in Le Monde del 16 ottobre, si rimprovera ai testi della commissione
preparatoria di essere “troppo scolastici, troppo giuridici, troppo
canonici, troppo centrati sulla morale e, cosa che costituisce forse il
rimprovero più grande nel contesto ecumenico del concilio, insufficientemente
biblici”. Si tratterà quindi per prima la costituzione sulla liturgia,
più pastorale.
“Gli stessi protestanti sono stati colpiti dalla qualità di
questo testo”, registra lo stesso Fesquet.
20 ottobre 1962 ? Dopo lo scrutinio, il Sommo Pontefice cambia
il metodo per le elezioni e annuncia che per la designazione dei membri
delle commissioni non è più richiesta la maggioranza assoluta,
basterà la maggioranza semplice. I risultati diventano molto soddisfacenti
per l’Alleanza Europea: essa ottiene il 49% dei seggi. Il papa sostiene
questa tendenza designando a sua volta altri membri, e riservandosi il
diritto di nominarne più di quelli previsti inizialmente. Alla fine,
l’80% dei candidati presentati dall’Alleanza Europea sono presenti nelle
commissioni.
22 ottobre 1962 ? Soddisfatto per non dover discutere le 4 costituzioni
dogmatiche e per poter incominciare con lo schema sulla liturgia, il cardinale
Frings, primo oratore della giornata, presenta tuttavia una protesta. Egli
informa l’aula conciliare che il testo sulla liturgia sottoposto a discussione
è stato tagliato: mancano i passi più importanti che erano
invece contenuti nella prima stesura, in particolare sull’uso della lingua
volgare e sulla possibilità di concelebrare.
23 ottobre 1962 ? Mons. Dante afferma chiaramente che legiferare
in materia liturgica è prerogativa esclusiva della Santa Sede e
quindi non è opportuno trattare di questioni liturgiche nel corso
del Concilio.
Certi Padri, ignorando i regolamenti, fanno arrivare ai giornali delle
informazioni confidenziali sul dibattito.
Questo 23 ottobre l’opinione pubblica fa il suo ingresso nell’aula:
quando mons. Van Bekkum (Indonesia) tiene la prima conferenza stampa per
spiegare che l’uso del volgare nella liturgia è una questione di
vitale importanza.
30 ottobre 1962 ? Il cardinale Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio,
e quindi custode della dottrina, protesta formalmente contro le modifiche
radicali che si vorrebbero apportare al rito della Messa. Il cardinale
Alfrink, che presiede la seduta, fa staccare il microfono su segnalazione
del cardinale Tisserant (decano del Sacro Collegio). Accortosi che era
stato ridotto al silenzio e che parla a vuoto, il cardinale Ottaviani si
siede, umiliato, mentre numerosi Padri conciliari applaudono di gioia.
4 novembre 1962 ? Giovanni XXIII, rivolgendosi ai Padri, prende
posizione a favore dell’uso del volgare nella liturgia. Riprende il tema
del suo discorso d’apertura: “È naturale che la novità dei
tempi e delle circostanze suggerisca delle forme e dei metodi diversi per
trasmettere all’esterno la stessa dottrina e darle una veste nuova”.
5 novembre 1962 ? In seguito alla protesta del cardinale Frings
(22 ottobre), viene annunciato che la maggior parte dei passi eliminati
dalla costituzione sulla liturgia, saranno reintrodotti.
Sorgono altre questioni: l’Alleanza Europea amerebbe che la Curia perdesse
le sue prerogative in materia di legislazione liturgica, a favore delle
Conferenze Episcopali locali.
6 novembre 1962 ? Nel pomeriggio, mons. Duschak (Filippine) propone
un programma liturgico profetico: “È necessario istituire, al di
fuori e al di là del rito latino, una messa ecumenica, ispirata
alla Santa Cena, interamente celebrata in volgare, a voce alta e rivolti
ai fedeli, in maniera che essa sia accessibile senza spiegazioni né
commenti e sia accettabile da parte di tutti i cristiani al di là
della loro specifica confessione. Perché il più grande concilio
ecumenico della storia non dovrebbe dare l’ordine di studiare una nuova
forma della messa, adatta gli uomini dei nostri tempi?”
13 novembre 1962 ? Rispondendo ad una domanda di 400 vescovi
(italiani e iugoslavi), Giovanni XXIII decide che nel canone della Messa
si faccia menzione di San Giuseppe. “È la prima volta dal
tempo di San Gregorio Magno, morto nel 610, che il canone della Messa viene
ritoccato”, nota Henri Fesquet. Nel suo Giornale del Concilio, il Padre
Congar, figura del partito progressista e influente esperto, commenta:
“Il buon Giovanni XXIII mescola continuamente il piacevole con lo spiacevole
o l’arretrato”.
14 novembre 1962 ? Esame dello schema preparatorio sulle “Fonti
della Rivelazione”. Il cardinale Ottaviani ne presenta il testo. Principale
artefice dello schema, egli spiega che “il primo dovere di ogni pastore
d’ànime (è) di insegnare la verità che rimane sempre
e ovunque immutabile”. Ma le reazioni sono particolarmente violente. Il
cardinale Liénart interviene per primo: “Hoc schema mihi non placet!”
Egli accusa la commissione preparatoria di aver lavorato “modo frigido”.
Il cardinale Léger (Montreal) minaccia di dimettersi se lo schema
verrà adottato. L’11 ottobre, per rigettare in toto lo schema, i
cardinali Alfrink, Lefebvre (Bourges) e Bea (Segretariato per l’Unità)
richiamano il discorso di apertura di papa Giovanni XXIII. Il cardinale
Ruffini (Palermo) invece lo approva, al pari del cardinale Siri (Genova)
e del cardinale Quiroga (San Giacomo di Compostela). Ma già circolano
tra i Padri due contro-schema, uno del padre Congar e l’altro dei padri
Rahner e Ratzinger.
16 novembre 1962 ? Il dibattito infuria: 9 dei 21 intervenuti
chiedono che lo schema preparatorio sulle fonti della fede sia rigettato
perché non corrisponde alle esigenze dell’ecumenismo attuale. Il
concilio si trova ad un punto morto, le posizioni si irrigidiscono e in
seguito ai confronti non si determina alcuna maggioranza. La presidenza
del concilio stabilisce una votazione per sapere se occorre sospendere
la discussione. Su 2209 Padri il 62% si pronuncia in favore della sospensione,
il 37% contro e l’1% vota nullo. Il regolamento interno richiedeva una
maggioranza dei due terzi perché fosse accettata una proposizione:
quindi la discussione avrebbe dovuto continuare… Ma il papa stesso fa sapere
che il dibattito sull’argomento è sospeso.
Quattro giorni più tardi, l’Osservatore Romano annuncia che
lo schema cambierà titolo: d’ora in avanti si avrà uno schema
sulla “Rivelazione divina”. La nozione stessa delle due fonti della Rivelazione
(Scrittura e Tradizione) spiaceva ai teologi dell’Alleanza Europea, che
ottengono dunque una nuova vittoria. I cardinali Frings e Liénart
sono chiamati a partecipare alla revisione del testo.
Fesquet commenta così queste scaramucce: “Questi dibattiti non
sono stati inutili, poiché hanno permesso di mettere in piena luce
il carattere retrogrado e antiecumenico di un clan praticamente ostile
all’aggiornamento della Chiesa, richiesto dal papa”.
23 novembre 1962 ? Primo giorno di discussione sui mezzi di comunicazione
sociale.
Il segretario generale annuncia lo schema su “l’Unità della
Chiesa”, poi quello su “la Santissima Vergine Maria”.
Lo stesso giorno i Padri avevano preso conoscenza di un’altro schema
intitolato “Della Chiesa” e contenente un capitolo sull’ecumenismo. Quest’ultimo,
redatto sotto la guida del cardinale Ottaviani non piace affatto all’Alleanza
Europea: l’emozione in aula è notevole.
Sulla questione dell’unità dei cristiani i Padri sono in presenza
di tre diversi documenti: lo schema su “l’Unità della Chiesa”, il
famoso capitolo sull’ecumenismo contenuto nello schema su “la Chiesa” (molto
conservatore) e un altro schema intitolato “dell’Ecumenismo Cattolico”.
Per ridurre l’influenza e la portata del capitolo sull’ecumenismo, l’ala
liberale vuol far confluire i tre documenti in uno solo.
26 novembre 1962 ? L’Alleanza Europea segna un nuovo punto: il
segretario generale annuncia che lo schema su “la Santissima Vergine Maria”
è rimandato.
Dopo questo annuncio i Padri lavorano allo schema su “l’Unità
della Chiesa”. Il cardinale Liénart prende la parola e critica violentemente
il testo predisposto dalla commissione preparatoria.
Nel corso della notte Giovanni XXIII è vittima di una grave
emorragia che gli impedisce di apparire in pubblico per molti giorni.
27 novembre 1962 ? Un gran numero di oratori rimproverano allo
schema preparatorio di non occuparsi delle mancanze e degli errori della
Chiesa cattolica: essi deplorano una arroganza ed una intolleranza che
sono contrari allo spirito ecumenico.
1 dicembre 1962 ? Con 2068 voti contro 36 il concilio decide
che i tre documenti sulla Chiesa confluiranno in un solo schema. La discussione
è quindi aggiornata.
Ad una settimana di chiusura della prima sessione, il cardinale Ottaviani,
presidente della commissione teologica, aveva richiamato i gravi inconvenienti
derivati da questa modifica: sottolineando che era impossibile approntare
uno schema così importante come quello sulla Chiesa (composto da
36 pagine) nell’arco di una settimana. Ma il suo intervento basato sul
buon senso, che chiedeva di iscrivere all’ordine del giorno lo schema sulla
Vergine Maria (6 pagine), fu ignorato.
In seguito a questa allocuzione, 14 interventi successivi chiedono
il rigetto dello schema preparatorio sulla Chiesa, giudicato troppo teorico
e legalista. Inoltre, il cardinale Liénart critica l’identificazione
pura e semplice tra Chiesa e Corpo Mistico di Cristo. Mons. De Smedt (Bruges)
chiede che si eviti “la trilogia del clericalismo, del giuridicismo e del
trionfalismo”. L’ultimo di questi termini è un neologismo, destinato
ad avere successo nel corso delle riforme conciliari.
La prima sessione si conclude con un risultato nullo, inteso dai liberali
come “sorprendente e positivo”. Mons. Carli, a nome della Curia, difende
lo schema, affermando che ben presto, a causa dell’ecumenismo, non si potrà
più parlare della Santa Vergine, che nessuno potrà più
essere definito eretico e non si potrà più impiegare l’espressione
“Chiesa militante”.
La famosa dialettica tra i vescovi del concilio e la Curia romana viene
alla luce, ben riassunta da Fesquet: “Se un membro del dicastero ha potuto
stupirsi della sfiducia manifestata dal concilio nei confronti della Curia,
questo concilio può a maggior ragione stupirsi della sfiducia della
Curia nei suoi confronti”.
I dibattiti incalzano per diversi giorni. Non bisogna rivalutare il
ruolo del vescovo? La questione è posta. Si rimprovera alla Curia
di considerare l’episcopato come un corpo di funzionari al servizio del
papa. Nel corso di un celebre intervento in questa ottica, Mons. Doumith
(maronita) nasconde malamente la sua volontà di giungere ad un potere
collegiale nella Chiesa.
5 dicembre 1962 ? Giovanni XXIII recita l’Angelus a mezzogiorno,
dalla finestra del suo appartamento. Numerosi Padri lasciano la basilica
per vederlo.
Il papa istituisce una nuova commissione coordinatrice per organizzare
e dirigere i lavori conciliari nel corso dell’intersessione. Si annuncia
che essa sarà composta da 6 membri: i cardinali Liénart,
Döpfner, Suenens, Confalonieri, Spellman e Urbani, e da un presidente:
il cardinale Cicognani. 3 membri su 6 appartengono all’Alleanza Europea…
All’inizio del concilio essa contava sul 30% di presenze in seno alla presidenza.
7 dicembre 1962 ? Ultimo giorno di lavoro della prima sessione.
Il papa rende visita ai Padri conciliari e pronuncia un lungo discorso
di ringraziamento particolarmente ottimista, in cui ritorna sul tema della
nuova Pentecoste e loda “la santa libertà dei figli di Dio, così
come essa esiste nella Chiesa”.
8 dicembre 1962 ? Solenne cerimonia di chiusura.
Il giovane teologo Ratzinger sottolinea che nel corso della sessione
non è stato approvato alcun documento, il che costituisce “un risultato
soprendente e positivo”, poiché è la prova di una “forte
reazione contro lo spirito che reggeva il lavoro preparatorio”. Da parte
sua, il padre Küng, teologo svizzero, confida ai giornalisti americani
che quello che era stato il semplice sogno di un gruppo d’avanguardia,
da adesso “permeava tutta l’atmosfera della Chiesa”.
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Seconda sessione: 29 settembre 1963 = 4
dicembre 1963 (compreso il periodo di intersessione)
Terza sessione: 14 settembre 1964 = 21
novembre 1964 (compreso il periodo di intersessione)
Quarta sessione: 14 settembre 1965 = 8
dicembre 1965 (compreso il periodo di intersessione)
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