Una risposta:
una rivoluzione e
un sovvertimento della verità

Bergoglio: confidenze personali


di Giovanni Servodio





Parte prima: Bergoglio e l'immigrazione
Parte seconda: Bergoglio: l'immigrazione e l'Europa
Parte terza: Bergoglio: la Chiesa e la società
Parte quarta: Bergoglio: la Tradizione e l'Islam
Parte quinta: Bergoglio: le sfide della Chiesa
Parte sesta: Bergoglio: confidenze personali


Con questa sesta parte concludiamo la lettura dell’intervista di papa Bergoglio. Essa riguarda le sue confidenze personali, che sono particolarmente rivelatrici della personalità e dell’indole di questo  problematico personaggio che il Signore ha permesso sedesse sul Trono di Pietro, certamente a nostro monito, perché ognuno di noi tragga da questa afflizione la lezione necessaria per fuggire i cattivi maestri e, rivolto esclusivamente a Dio, si accinga a combattere la dura battaglia per la perseveranza nella fede e per aiutare a mantenere la fede nel mondo finché Nostro Signore non ritornerà.




Il ruolo delle donne nella vita di papa Bergoglio


«Personalmente, ringrazio Dio per aver conosciuto delle vere donne nella mia vita. Le mie due nonne erano molto diverse, ma erano entrambe delle vere donne. Erano delle madri, lavoravano, erano coraggiose, passavano il tempo con i loro figli piccoli… Ma sempre con questa dimensione della donna… (…) Poi c’era mia madre. Mia madre… io ho visto mia madre sofferente, dopo il suo ultimo parto – ne ha avuti cinque – quando ha contratto un’infezione che l’ha ridotta a non poter camminare per un anno. L’ho vista soffrire. E ho visto come si industriava per non sprecare niente. Mio padre aveva un buon lavoro, era contabile, ma il suo salario ci permetteva di arrivare appena alla fine del mese. E ho visto questa madre, il modo in cui affrontava i problemi uno dopo l’altro… (…) Era una donna, una madre. Poi le sorelle. E’ importante per un uomo avere delle sorelle, molto importante. Poi ci sono state le amiche dell’adolescenza, le «piccole fidanzate»… Stare sempre in rapporto con le donne mi ha arricchito. Ho imparato, anche nell’età adulta, che le donne vedono le cose in maniera diversa dagli uomini. Per questo, di fronte ad una decisione da prendere, di fronte ad un problema, è importante ascoltare le une e gli altri»

Che dire? Che Bergoglio, nonostante la confessione, sembra non aver appreso alcuna lezione. Infatti, non ricorda niente dell’educazione religiosa, o questa non ha lasciato in lui alcuna traccia. In ogni caso non ne parla e forse perché la sua maturazione religiosa non c’è stata, parla invece della sua crescita semplicemente umana, tanto da non farci capire perché è diventato gesuita e perché ora fa il papa.

Ricorda invece che una donna l’ha particolarmente segnato:
«Ce n’è stata una che mi ha insegnato a pensare la realtà politica. Era comunista»
Ed ora non c’è più:
«Durante la dittatura è stata uccisa»
«E’ sta catturata nello stesso gruppo in cui c’erano due suore francescane, erano insieme. Era un chimico, capo del dipartimento dove lavoravo, nel laboratorio bromatologico. Era una comunista del Paraguay, del partito che lì si chiama Febrerista. Mi ricordo che mi aveva fatto leggere la condanna a morte dei Rosenberg! Lei mi ha fatto scoprire ciò che c’era dietro questa condanna. Mi diede dei libri, tutti comunisti. Ma lei mi ha insegnato a pensare la politica. Devo tanto a questa donna
«Una volta mi ha detto: “Ma tu sei comunista!” No. I comunisti sono i cristiani. Sono gli altri che hanno rubato la nostra bandiera!»

E qui possiamo solo richiamare quello che abbiamo detto prima.
Dalle nonne, dalla madre e dalle sorelle, il giovane Bergoglio ha solo imparato l’importanza di avere rapporti con le donne… niente religione, niente educazione cattolica, niente catechismo, né morale cristiana. Ma ha imparato tanto da una comunista, al punto da confessare che “devo tanto a questa donna”. Una confessione che ci fa pensare che l’influenza comunista su di lui, che egli tiene a ricordare, sia stata più importante dell’influenza cristiana vissuta in casa, che non ricorda e non menziona neppure.

Che pensare di questo gesuita che entra nella Compagnia di Gesù convinto che i veri comunisti sono i cristiani e che quelli che si dicono comunisti avrebbero rubato la bandiera ai cristiani… non si capisce bene se in chiesa o in qualche sagrestia in cui è cresciuto Bergoglio?

Si può pensare di tutto di un prete, oggi papa, che confessa di dovere tanto all’insegnamento comunista ricevuto da una donna che era pure una sua compagna di lavoro. Ma al di là dei pensieri che suscita questa confessione, quello che colpisce è che papa Bergoglio non la ricorda solamente, ma la continua a vivere, come si evince facilmente da ciò che predica, dalle simpatie ultracomuniste che nutre e manifesta e dalle frequentazioni che coltiva.
In quattro anni di pontificato, questo papa anomalo ci ha ammannito le più “sinistre” e “rosse” interpretazioni del Vangelo; ci ha fatto conoscere tutti i rivoluzionari comunisti del mondo, invitandoli di frequente in Vaticano; ci ha fatto assistere, con l’aiuto delle telecamere e dei fotografi, agli incontri già incredibili per un normale cattolico, figuriamoci per un papa: concioni con gli eretici e gli scomunicati, baci e abbracci con gli omosessuali e gli abortisti; colazioni e merende con gli atei e gli anticattolici; e tutti sollecitati da lui stesso.





Psicanalizzato


Ma il pezzo forte di questa intervista già nata per essere immortalata in un libro, è l’incredibile confessione di papa Bergoglio di aver avuto bisogno di una strizzacervelli per curare una sua patologia psicologica.

«in un certo momento della mia vita, in cui ho avuto bisogno di consultare qualcuno, ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi ci sono andato una volta a settimana, per chiarire certe cose. Lei è stata molto buona. Molto professionale come dottore e come psicanalista, ma è rimasta sempre al suo posto. E poi un giorno, quand’era sul punto di morire, mi ha chiamato. Non per i sacramenti, poiché era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Una persona molto buona. Per sei mesi, mi ha aiutato molto, all’epoca avevo già 42 anni

E alla lettura di questa candida confessione, il primo moto dell’animo è una sonora risata, sia per la cosa in sé, sia perché viene subito da pensare che i piccoli uomini senza nerbo finiscono sempre con l’addebitare agli altri i propri difetti e le proprie anomalie.
Il lettore ricorderà certamente la supponente disquisizione sui preti “rigidi”
«Dietro ogni rigidità vi è una incapacità di comunicare. … Si tratta di una forma di fondamentalismo. Quando mi imbatto in una persona rigida, … mi dico subito che è malato. … Si sente che questi uomini percepiscono inconsciamente che sono «malati psicologicamente».

Ebbene, papa Bergoglio, prima di parlare degli altri, parlava di se stesso.
“Avevo già 42 anni” e “ho avuto bisogno di consultare qualcuno”, e chi ti va a consultare il maturo Bergoglio: “una psicanalista ebrea” – perché poi proprio ebrea?
Su questo sito abbiamo già parlato di questa equivoca vicenda, quindi non ritorneremo sul merito e rimandiamo il lettore a quanto già detto, qui ci limitiamo a fare la seguente considerazione.

Papa Bergoglio è stato segnato intellettualmente dagli insegnamenti ricevuti da una comunista militante, ed è stato marchiato indelebilmente dall’essere stato psicanalizzato da un’ebrea. Questi due fattori combinati insieme costituiscono una sorta di miscela esplosiva che sicuramente ha scomposto parecchio il normale funzionamento del suo sistema funzionale cerebrale, così da giustificare da un lato la sua imprevedibilità e dall’altro la sua durezza e la sua fissità.
A suo modo, papa Bergoglio è esattamente uno di quei personaggi “rigidi” che tanto critica, uno di quelli che “gli fanno paura”, solo che la sua “rigidità” è focalizzata sulla fissazione che non debba esserci niente di ordinato e di stabile, ma tutto dev’essere disordinato e fluttuante: da qui i suoi convincimenti che continua ad esporre quasi ossessivamente e che costituiscono il fulcro del suo pontificato: dalle uscite nelle periferie all’accoglienza indiscriminata, dal colloquio a tutti i costi con chiunque al dileggio continuo di chi non gli piace, dal rifiuto dei cattolici ortodossi alla indefessa ricerca degli atei, e così via.

Un personaggio anomalo, insomma, che diventa impossibile per il fatto che è stato collocato in una posizione che è distante anni luce dalla sua equazione personale. Questo in parte lo giustifica, ma per altro verso obbliga i cattolici a tenere le debite distanze dall’uomo, pur continuando a guardare col dovuto rispetto la funzione che svolge, attenti a non confondere le due cose e a considerare che un tale personaggio non può godere dell’assistenza dello Spirito Santo, semmai potrà essere oggetto della tolleranza di Dio che aspetta solo il momento opportuno per ridurlo alla condizione che egli merita… che pensiamo non sia certo una condizione auspicabile, per chiunque.

Ai fedeli cattolici rimane solo l’esercizio misericordioso di sopportare pazientemente le persone moleste… fin quando Dio vorrà…





e fin quando non arriverà la resa dei conti e Dio comminerà la giusta punizione…






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ottobre 2017
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