LE FAMIGLIE CHE
 DOMINANO IL MONDO

parte venticinquesima

I ROTHSCHILD: UNA DELLE “DIECI FAMIGLIE” CHE DOMINANO IL MONDO INTERO

di Don Curzio Nitoglia






I Rothschild e Bismark 


L’unità nazionale tedesca


Anche la Prussia (come stava facendo pure il Piemonte con Cavour in Italia) si muoveva in direzione dell’unificazione nazionale (germanica) e della separazione dall’Austria; l’uomo politico che le realizzò fu Ottone di Bismark, allora appena trentacinquenne.

Otto Eduard Leopold von Bismark nacque a Schonhausen il 1° aprile del 1815 e morì a Friedrichsruh il 30 luglio 1898. Fu Primo Ministro del Regno di Prussia dal 1862 al 1890. Nel 1871 fu l’artefice della nascita dell’Impero tedesco, divenendone il Cancelliere. Promosse molteplici riforme in campo sociale e assistenziale verso le classi meno abbienti, ma nonostante ciò fu avversato soprattutto dai socialisti.

In politica estera, dopo il 1878, creò un sistema di alleanze politiche che isolò la Francia di Napoleone III e contenne le dispute tra Austria e Russia.

Inoltre, potenziò talmente la nuova Germania unificata, che la rese una rivale temibile per l’Inghilterra, facendone una vera e propria potenza economica (non senza l’aiuto dei Rothschild, con i quali era in stretti rapporti di conoscenza e di affari) e la prima potenza militare dell’Europa continentale in collaborazione con il Maresciallo Helmuth Karl Bernhard Moltke (1800 – 1891).

La sua carriera politica iniziò nel 1847, quando il Re di Prussia dell’epoca, Federico Guglielmo IV (1840- 1861), convocò a Berlino gli Stati provinciali. In quest’occasione Ottone fu apprezzato dai conservatori per le sue capacità politiche e la sua oratoria brillante.

Durante la Rivoluzione del 1848 Bismark si dette da fare per arrestarne i progressi e quando, nell’autunno del medesimo anno, il Re Guglielmo IV rioccupò Berlino che era stata invasa dai rivoltosi, Bismark fu eletto nel nuovo Parlamento instaurato da Guglielmo IV.

Tuttavia, nel 1850, dopo il ripristino della Confederazione germanica, la Prussia fu costretta ad accettare un ruolo politico di secondo piano rispetto all’Austria.

Il compito, in verità ingrato, di rappresentare la Prussia (in ruolo di subalternità riguardo all’Austria) nel 1851 alla Dieta di Francoforte fu affidato proprio a Bismark, che era stato l’unico uomo politico prussiano a manifestare una certa fiducia nella collaborazione con Vienna; fiducia mal riposta e che era stata ampiamente sconfessata dall’Austria. 

Nel 1851 Bismark divenne l’inviato diplomatico della Prussia presso il Governo federale austriaco. In quell’occasione si adoperò per separare almeno la Germania del Nord dall’Austria. Il Re prussiano Federico Guglielmo IV gli era favorevole, ma nel 1858 si ammalò gravemente e fu rimpiazzato da suo fratello Guglielmo I (1861 - 1888), che nel 1859 allontanò Bismark dalla Prussia, reputandolo troppo conservatore, e lo mandò ambasciatore in Russia con sede a San Pietroburgo.

Tuttavia, Guglielmo I nel 1862 dovette ricredersi su Bismark e lo richiamò a Berlino a riorganizzare l’esercito, ma il Bismark avrebbe voluto essere nominato Capo del Governo e il Re allora, pur senza accoglierlo a Berlino, lo riavvicinò a sé ma inviandolo a Parigi come ambasciatore.

Tuttavia, la carriera del Bismark era destinata a crescere. Infatti, in Prussia vi fu una notevole avanzata dei Liberali e allora il Re lo richiamò in Patria, il 16 settembre 1862, nominandolo Capo del Governo e Ministro degli Esteri. Il Bismark conservò questi incarichi sino al 1890, per quasi 28 anni consecutivi.

Nel 1863 Ottone, entrò in collisione con l’Austria, che nell’estate di quell’anno aveva convocato a Francoforte i Prìncipi tedeschi per discutere la riforma della Costituzione federale.

Bismark convinse Guglielmo I a rifiutare l’invito, che, senza la Prussia, non sortì nessun risultato. Fu da quel momento che l’Austria iniziò a perdere la sua preminenza politica nel seno della Confederazione germanica.

Bismark era sempre maggiormente convinto di poter sottrarre la Prussia e finalmente tutta la Germania (una volta riunita) dall’influsso austriaco. L’occasione per attuare il suo piano gli fu data dalla querelle scoppiata tra l’Austria e i Ducati di Danimarca.

Nell’agosto del 1864, dopo una breve guerra contro Austria e Prussia, i Danesi rinunciarono a due loro Ducati in favore di Austria e Prussia. Lì si aprì la partita tra Bismark e Vienna.

Nel 1865 la Danimarca si alleò con l’Austria per emanciparsi totalmente dalla Prussia, ma la Germania fece opposizione, così che un Ducato danese passava all’Austria e uno alla Prussia. Il Re prussiano ne fu soddisfatto, Bismark molto meno.

Fu così che il Cancelliere portò la Prussia con il suo Re ad allearsi con l’Italia (unificatasi da circa quattro anni, sotto la guida piemontese di Cavour) e a scendere in guerra contro l’Austria.

L’8 aprile 1866, l’Italia appoggiata dalla Francia di Napoleone III, si alleò con la Prussia per sottrarsi dalla dipendenza dall’Austria. Il Trattato di alleanza prevedeva che se la Prussia fosse entrata in guerra contro l’Austria, l’Italia si sarebbe schierata a fianco della Prussia. In cambio Bismark s’impegnava a stringere una pace con l’Austria solo se questa avesse concesso il Veneto all’Italia.

Senonché l’Austria s’impegnò, il 12 giugno 1866, con un Trattato segreto a cedere il Veneto alla Francia, se questa fosse rimasta neutrale nei suoi confronti. Ottenuta la neutralità francese, l’Austria si mobilitò contro Berlino, chiedendo la partecipazione di tutta la Confederazione tedesca. Bismark sciolse la Confederazione germanica ed entrò in guerra contro l’Austria, avendo l’Italia come alleata.

L’Austria subì una pesante sconfitta a Sadowa, il 3 luglio 1866, con essa l’Austria perse ogni primato sugli altri Stati tedeschi, mentre la Prussia si annetteva i Ducati danesi, acquistando un netto predominio sui vari Stati della Germania non ancora unificata. La guerra si concluse con la sconfitta dell’Austria, che firmò la Pace a Praga nell’agosto del 1866.

Vienna firmò la pace con la Prussia, ma la Russia e la Francia temevano una Prussia troppo potente e cercarono di ostacolare la pace tra Austria e Prussia. Allora Bismark minacciò di aizzare la Polonia contro la Russia, che dovette chetarsi; mentre la Francia si accontentò di qualche garanzia datale dal “Cancelliere di ferro”.

Il 24 luglio 1866 nacque la Confederazione Tedesca del Nord a guida prussiana. L’Italia ottenne il Veneto. Invece gli Stati tedeschi meridionali s’unirono in un’altra Confederazione, che però si alleò con il Regno di Prussia o di Germania settentrionale.

La nuova Germania unita era un Paese costituzionale, con un diritto di voto molto più esteso che in tutti gli altri Stati europei, con lo scrutinio segreto e con un Parlamento provvisto di poteri abbastanza estesi.

Fu allora che la Francia, sempre più preoccupata dalla potenza nascente della Germania unificata, iniziò a progettare l’invasione della Prussia.

Il progetto francese ebbe modo di attuarsi quando, nella primavera del 1870, il Parlamento spagnolo offrì il Trono di Madrid a Leopoldo Hohenzollern, della Casata del Re prussiano Guglielmo I. La Francia si sentì accerchiata tra la Spagna al sud e la Prussia a est e cercò di rompere l’«accerchiamento».

Il 13 luglio 1870 la Francia fece nuove richieste alla Prussia, che avrebbe dovuto umiliarsi eccessivamente. Il Re prussiano non poté accettarle. Bismark ne approfittò per facilitare lo scoppio della guerra con la Francia, che cadde nel tranello e mosse guerra alla Germania nel luglio del 1870.

A settembre con la sconfitta francese di Sedan la guerra era già segnata; tuttavia i generali francesi non vollero accettare la realtà e continuarono le operazioni belliche sino a che la Prussia non entrò a Parigi.

Bismark si rese conto che la Prussia aveva bisogno della piena unione di tutta la Confederazione germanica e fece di tutto per spingere i tedeschi del sud a entrare nella Confederazione germanica del nord, onde impedire loro una qualsiasi pace separata con la Francia. Nel novembre 1870 l’unione di tutti gli Stati tedeschi era cosa fatta.

Il 18 gennaio 1871, avvenne la solenne proclamazione della nascita dell’Impero tedesco, Guglielmo I fu incoronato Imperatore di Germania a Versailles e il 28 febbraio Parigi capitolò e nel maggio del 1871 firmò la Pace di Francoforte, con la quale cedeva alla Prussia l’Alsazia e gran parte della Lorena.

In quest’occasione ritroviamo, sempre a Parigi, la presenza della Madonna della Medaglia Miracolosa, che era già apparsa a Rue du Bac n. 140, il 18 luglio 1830, poco prima che i moti di fine luglio obbligassero il Re francese, Carlo X, ad abbandonare la Capitale francese per lasciare il posto a Luigi Filippo.

Nella puntata riguardante la “Rivoluzione francese del 1830” ne parlammo a lungo; ora, quaranta anni dopo, un’altra ondata di violenze dalla Germania si abbatté sulla Francia e penetrò sino a Parigi. I Prussiani invasero la Capitale, moltissimi parigini affissero alle porte delle loro case e alle loro finestre la Medaglia Miracolosa e si recarono numerosi in Rue du Bac a pregare la Madonna che già li aveva soccorsi numerose volte sia nella crisi del 1830 sia in quella del 1848 e ora in quell’ancora più devastante del 1870.

Il 3 marzo 1871 in tutta la Germania fu eletto il primo Parlamento tedesco. Il 21 marzo Bismark fu nominato Cancelliere, conservando la carica di Primo Ministro e di Ministro degli Esteri prussiano.

Dopo aver realizzato l’unità nazionale tedesca, Bismark scatenò una seconda battaglia contro quelli che definiva i “nemici interni” della Germania, ossia i Cattolici, che in Germania erano una minoranza, ma che erano assai numerosi nel sud della Germania e particolarmente nella Baviera.

Tuttavia la reazione dell’opinione pubblica non fu favorevole alla politica bismarckiana, infatti, alle elezioni politiche del 1874 la sinistra si rafforzò e così pure il Partito del Zentrum, ossia dei Cattolici, i quali seppero organizzarsi molto bene e reagire con sagacia alla “kulturkmpf” (= lotta per la civiltà) che Bismark aveva dichiarato contro la Chiesa romana.

Dopo aver visto per sommi capi la storia del Bismark sino all’unificazione della Germania, mi fermo qui quanto alle vicende personali del “Cancelliere di ferro” (che altrimenti ci porterebbero fuori tema) e torno ai Rothschild, cercando di studiare i loro rapporti d’affari con il Bismark.

Amschel Meyer Rothschild di Francoforte rende visita a Bismark

Uno dei primi uomini d’affari a far visita al Bismark, non appena si era affacciato sulla scena politica pubblica (1847/48), fu il vecchio Amschel Meyer Rothschild di Francoforte, il quale voleva restare in buoni rapporti di amicizia e soprattutto di affari sia con l’Austria che con la Prussia, proprio come Anselmo (il figlio di Salomone di Vienna) e James (di Parigi) avevano mantenuto cordiali relazioni sia con l’Austria e sia con il Piemonte, che pur si combattevano, indebitandosi con la Banca di Francoforte.

Nel 1852 la rivalità tra Prussia e Austria iniziò ad assumere forme sempre più aspre; infatti, nel 1848 era nata la flotta tedesca sostenuta dall’Austria, ma per poterla far crescere occorrevano molti fondi. L’Austria pensò di chiederli ai Rothschild, però la Prussia con Bismark era contraria al progetto.

Il vecchio Amschel si trovava tra l’incudine e il martello, non volendo inimicarsi né l’Austria e neppure la Prussia. Allora, escogitò di dare solo un anticipo di prestito a Vienna ma Bismark non gradì neppure il semplice anticipo e protestò; l’Austria a sua volta non fu da meno. Iniziava il processo che avrebbe portato alla separazione della Prussia dall’Impero austriaco e la nascita di una Germania unita, che avrebbe raccolto in sé la miriade di piccoli Stati germanici, i quali prima del 1870 vivevano uno accanto all’altro, ma privi di unità politica, economica e governativa.

Bismark per un certo tempo mostrò anche ai Rothschild tutto il suo risentimento, non accettando più nessuno degli inviti a casa loro e, per quanto i banchieri di Francoforte cercassero di rabbonirlo, egli rimase irremovibile almeno per un certo periodo di tempo (EGONE CONTE CORTI, La famiglia dei Rothschild, II ed., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2021, p. 420). 

Addirittura si arrivò a sfiorare la rottura totale dei rapporti di affari tra la Prussia bismarckiana e la Banca Rothschild. Tuttavia, i Rothschild sfoderarono tutta la loro abilità diplomatica e riuscirono, poco alla volta, a farsi perdonare il piccolo sgarbo, riacquistando la benevolenza del Bismark.

La Prussia fu esonerata da ogni sorta di pagamento della flotta e addirittura si giunse a rinunciare alla flotta stessa. Fu solo allora (verso la metà del novembre del 1852) che il Bismark si sentì vincitore e considerò finito l’incidente dell’anticipo fatto dai Rothschild all’Austria, «tornando ad accettare gli inviti a casa loro, mostrando non solo la sua riconciliazione con la famiglia dei banchieri, ma una sua conversione totale quanto all’atteggiamento, in senso a loro favorevole» (EGONE, cit., p. 421).

Anzi, con l’andar del tempo, Bismark, avendo bisogno dell’aiuto economico dei Rothschild per far crescere la sua Prussia, si adoperò per ottenere la loro nomina a banchieri della Casa Reale di Prussia e fece conferire loro la decorazione dell’Ordine dell’Aquila Rossa.

Tuttavia, questa decorazione non poteva essere accolta da un Israelita perché era fatta a forma di croce, essendo di origine cristiana. Allora si trovò una via d’uscita, coniandola con forma ovale anziché a croce. Così nei primi giorni del luglio del 1853 la decorazione fu rimessa dal Bismark in persona a Meyer Karl Rothschild, il figlio primogenito di Carlo Rothschild di Napoli, che dopo i moti rivoluzionari nella penisola italiana si era stabilito oramai a Francoforte.

Bismark rimase d’ora in poi in ottimi rapporti con tutti i membri della Casa Rothschild, soprattutto con quelli che risiedevano a Francoforte e portò avanti una politica di stretta e forte collaborazione con la loro Banca per la crescita della Germania unita a guida prussiana.

Frattanto a Vienna, la Casa Rothschild, passata la burrasca del 1848 e della caduta del Metternich, aveva cercato di riprendere la direzione della vita economica austriaca, che le era sfuggita di mano.

Oramai a Vienna Anselmo, aveva preso il posto di suo padre Salomone di cui aveva tutte le qualità manageriali. Certamente anche Anselmo fu «un capo che si sforzava di ristabilire la posizione della sua Banca e della sua Famiglia nell’Impero austriaco, posizione che era stata quasi annientata dalla Rivoluzione del ’48 e dalla fuga del Metternich» (EGONE, cit., p. 423).

Oramai con Anselmo i Rothschild erano entrati nella terza generazione a partire dalla fondazione della loro Banca a Francoforte con il vecchio Amschel nella prima metà del Settecento.

Siccome il Metternich verso la fine del 1851 era tornato a Vienna, i Rothschild furono facilitati nel riacquistare la leadership economico/finanziaria dell’Impero austriaco. Certamente anche se il Metternich non governava più, esercitava una certa influenza a Corte e la sua antica amicizia con i Rothschild non aveva subìto alcun mutamento.

Occorre notare come la Famiglia dei banchieri di Francoforte, pur avendo fatto affari prestando soldi a “destra” e a “sinistra” aveva giocato (nell’Europa continentale) un ruolo politicamente conservatore, evitando ogni avventura rivoluzionaria o troppo radicale; tuttavia, in Inghilterra la Famiglia si era sempre adeguata alla politica più liberale dell’Isola, differenziandosi in ciò dalle altre sedi di Parigi, Vienna, Francoforte e Napoli.

Tuttavia il nuovo Imperatore austriaco (Francesco Giuseppe, che fu Imperatore dal 1848 al 1916) non era troppo amico dei Rothschild come il vecchio Ferdinando V (Imperatore dal 1835 al 1848) e nessuno dei nuovi Ministri era propenso come lo era stato il Metternich ad accordare ai Rothschild tutto il potere che essi avevano avuto sino al 1848. 

Le finanze austriache si trovavano, però, in cattive acque e tramite questa “breccia” i Rothschild riuscirono a riacquistare gradatamente presso l’Impero austriaco il prestigio e il potere che avevano avuto sino al 1848.

In quel periodo si stava preparando la guerra di Crimea (5 ottobre 1853 -  30 marzo 1856); i rapporti tra la Russia zarista e le Potenze occidentali si facevano sempre più tesi. «Anselmo era tutt’altro che soddisfatto del governo d’Austria, perché non si consultavano i Rothschild (come si faceva prima quando c’era il Metternich) in materia finanziaria e quindi anche politica» (EGONE, cit., p. 425). 

Nella prossima puntata vedremo l’incamminarsi dell’Europa verso la guerra di Crimea contro la Russia e il ruolo che giocheranno i Rothschild in Francia con Napoleone III, in Italia con Cavour e in Austria con Francesco Giuseppe.


 
FINE DELLA PARTE VENTICINQUESIMA

CONTINUA





febbraio 2022
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