LE FAMIGLIE CHE
 DOMINANO IL MONDO

parte ventisettesima

I ROTHSCHILD: UNA DELLE “DIECI FAMIGLIE” CHE DOMINANO IL MONDO INTERO

di Don Curzio Nitoglia






I Rothschild e il Piemonte di Cavour

Egone scrive che Cavour aveva preparato accortamente l’unificazione d’Italia sotto la Monarchia liberale piemontese. Tuttavia, tale unificazione sarebbe stata possibile solo tramite una guerra del Regno sabaudo (non senza la Francia) contro l’Austria. Egli la preparò, sviluppando le forze economiche e militari del Piemonte; ma, tutto ciò lo fece in gran segreto, servendosi di provvedimenti economici per mascherare i suoi progetti bellici (cfr. EGONE CONTE CORTI, La famiglia dei Rothschild, II ed., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2021, p. 433).

Fu così che, nel 1856, servendogli un prestito per acquistare nuovi armamenti, lo mascherò dietro le spese per la costruzione della rete ferroviaria sabauda e della galleria del Moncenisio. Queste opere furono realmente intraprese, ma gli dettero anche la possibilità di ottenere molti più denari per investirli pure in potenziamento bellico, senza dare nell’occhio all’Austria.

Infatti, il Piemonte era uno Stato piccolo (7000 km quadrati circa) con pochi milioni di abitanti (circa cinque milioni) e non poteva sperare di competere con l’Impero austriaco. Esso aveva bisogno di alleati potenti e ricchi. Perciò, Cavour volle la partecipazione del suo Piemonte alla guerra di Crimea non perché fosse interessato alla Crimea, ma per ottenere cospicui aiuti economici dai suoi alleati (Francia e Inghilterra) e, soprattutto, la benevolenza di Napoleone, che gli sarebbe stata indispensabile per staccarsi dall’Austria.

Infatti, Napoleone III era molto attento alle vicende italiane e guardava con simpatia l’intento unitario di Cavour e, dopo la vittoriosa campagna di Crimea, le sue simpatie per il Piemonte aumentarono ancor più.

Nel 1856 Napoleone si trovava all’apogeo della sua potenza, che, appena quattordici anni dopo, nel 1870 crollò sopraffatta dalla Prussia di Bismarck.  Ora fu proprio la guerra di Crimea che gli inimicò lo Zar e gli mise la Prussia dietro alle spalle. Perciò, in un certo senso, la sua rovina iniziò con il raggiungimento del suo massimo splendore, esattamente a partire dalla campagna di Crimea.

L’Austria non partecipò alla spedizione, mentre il Piemonte sì schierò a fianco della Francia e dell’Inghilterra. Fu così che Napoleone aiutò il Regno sabaudo a distaccarsi dall’Austria e ad annettere la Lombardia.

Naturalmente, l’amicizia di Napoleone con Cavour e il Piemonte aiutò, e non poco, il regno sabaudo a separarsi dall’Austria. Inoltre, l’Imperatore di Francia non aveva gradito la non partecipazione austriaca alla campagna di Crimea e colse l’occasione per presentare il conto a Vienna, aiutando il Piemonte a strapparle la Lombardia.

La terza generazione dei Rothschild (James a Parigi, Adolfo a Napoli e Anselmo a Vienna) osservava la piega pericolosa che stavano prendendo gli avvenimenti e che si sarebbe ripercossa sia in Austria che in Francia e nel piccolo Piemonte.

Infatti per i tre banchieri una guerra che avesse coinvolto queste tre potenze sarebbe stata abbastanza pericolosa per le finanze che amministravano in questi tre Stati. In realtà, essi avevano ampiamente finanziato la rete ferroviaria piemontese e austriaca, mentre in Francia erano stati (momentaneamente) surclassati dai Fould/Pereire molto vicini a Napoleone III. Perciò, la guerra avrebbe potuto compromettere notevolmente le finanze delle loro banche. Essi cercarono, dunque, d’impedire la guerra che era incombente.

Napoleone cominciò a partecipare sempre più intensamente, anche se con molta discrezione, all’unificazione d’Italia sotto la guida piemontese. Il 10 dicembre 1858 l’Imperatore di Francia concluse - definitivamente e segretamente - l’alleanza franco/piemontese, obbligandosi all’intervento in caso di aggressione austriaca nei confronti del Piemonte.

Cavour fece tutto il possibile affinché l’Austria entrasse in conflitto con il Piemonte, senza che sapesse dell’alleanza tra questo e Napoleone III.

Frattanto «nel dicembre del 1858 si scatenava a Parigi una campagna stampa contro l’Austria, che preoccupava vivamente James Rothschild. Egli chiese un’udienza all’Imperatore, per fargli rilevare gli inconvenienti di tale campagna. Napoleone rimase assai perplesso di fronte alle pertinenti osservazioni di James Rothschild. Nel corso del colloquio Napoleone apparve pensieroso e laconico; ma quando James insisté per avere almeno una parola rassicurante, l’Imperatore affermò di non avere alcuna intenzione di procurare cambiamenti in Italia. James si allontanò alquanto rassicurato, ma non totalmente. Alcune parole pronunciate da Napoleone al ricevimento di Capodanno 1859, circa le peggiorate relazioni con l’Austria, rinnovarono in lui l’allarme. A Parigi, tutti parlavano della prossima guerra all’Austria. La Borsa e i grandi finanzieri furono còlti dal panico. James, l’8 gennaio, tornò a conferire con Napoleone, che gli ripresentò la situazione sotto apparenze rassicuranti. Allora, il banchiere che si era tranquillizzato prese tutte le disposizioni per un rialzo dei valori in Borsa. Il panico sembrava frenato. Tuttavia, non appena gli animi si erano calmati, si apprese che il figlio di Napoleone si era fidanzato con la principessa Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele. Era una vera minaccia per l’Austria e provocò nuovamente un tremendo ribasso nella Borsa parigina» (EGONE, cit., p. 435). 

Frattanto l’Austria chiese un prestito alla Banca Rothschild, inviando un emissario a Londra. Lionello che lavorava nella sede londinese chiamò suo fratello James, che risiedeva a Parigi, a partecipare alla riunione con il rappresentante dell’Austria. Però James non accettò perché temeva che l’Austria tra breve potesse trovarsi in guerra con la Francia dove lui lavorava. Perciò lasciò la “patata bollente” nelle mani di Lionello che stava più tranquillo, appartato e al sicuro nell’isola britannica.

James chiese d’incontrare Napoleone per domandargli se la sua Banca potesse concedere all’Austria il prestito che aveva appena richiesto. Egone commenta: «James vuole evitare, così, che Napoleone abbia a scorgere in tale operazione un gesto ostile alla Francia da parte della Casa Rothschild. […]. Napoleone, padrone di sé, senza batter ciglio, lascia libero il Rothschild di condursi come meglio crederà quanto al prestito austriaco» (cit., p. 436).

James da una parte era favorevole alla pace e amava l’Austria conservatrice, che sarebbe stata fortemente penalizzata da un eventuale conflitto con la Francia, a causa delle manovre di Cavour che voleva strappare all’Impero austriaco il Lombardo/Veneto, ma che, infine, si sarebbe dovuto poi accontentare della sola Lombardia.

Dall’altra parte, pur non amando la politica del Cavour, James aveva paura di perdere un vecchio cliente come il Piemonte, che a causa della sua politica antiaustriaca rischiava di smarcarsi dalla Banca Rothschild, notoriamente filoaustriaca, e di cadere nelle mani di altri banchieri com’era appena successo in Francia con i Fould/Pereire.

La decisione di James fu quella di temporeggiare; infatti la guerra non era ancora scoppiata e occorreva cercare di mantenere la vecchia clientela sabauda.

Cavour era stato cliente dei Rothschild sin dal 1858, pur trovandoli troppo esigenti. Ora, nel 1859, fu James Rothschild a interpellare Cavour, sottoponendogli una proposta di prestito abbastanza vantaggioso. Egli lo fece per capire meglio quali fossero le intenzioni del Piemonte e cosa “bollisse in pentola” in Francia.

Se James avesse capito che Cavour, con l’aiuto di Napoleone, avesse potuto volere la guerra con l’Austria, sarebbe stato ben deciso a non concedere il prestito, che - come nel 1848 - avrebbe portato la rivoluzione nel cuore dell’Europa.

Cavour avvisò immediatamente Napoleone dell’offerta fattagli da James e autorizzò la richiesta di un prestito di cinquanta milioni, però presso il Crédit Mobilier di Parigi dei Fould/Pereire. Anche se le condizioni imposte dai Fould/Pereire erano assai dure, Cavour riteneva di poterle accettare perché aveva capito che i Rothschild non lo avrebbero aiutato mai in un’impresa che avrebbe portato alla guerra con l’Austria. Si trattava di un vero e proprio divorzio del Piemonte dai Rothschild. Oramai, in Francia e in Piemonte la Banca Rothschild iniziava a essere sempre più scavalcata dai Fould/Pereire. Insomma, si stavano aprendo due fronti: uno bellico tra l’Austria contro il Piemonte e la Francia e l’altro finanziario tra i Rothschild contro i Fould/Pereire sia in Francia che in Piemonte.

Tuttavia, Cavour si rese conto che le condizioni poste dai Fould/Pereire erano troppo onerose per il suo regno. Quindi, si rivolse alle più modeste banche italiane, che si avvalsero della sottoscrizione di molti risparmiatori piemontesi, arrivando a ottenere la somma necessaria.

Il 23 aprile del 1859 gli avvenimenti precipitarono grazie a un ultimatum prematuro dell’Austria al Piemonte, che dette l’occasione a Cavour per “dare fuoco alle polveri” e coinvolgere Napoleone nella guerra contro l’Austria.

«I Rothschild sono costretti a riconoscere, una volta di più, che sono passati i tempi in cui - come nel 1830/40 - essi erano in grado, con la propria influenza, d’impedire addirittura le guerre. Altrettanto è già apparso nel 1848 e poi in occasione della guerra di Crimea (1854-55). Ora, la dichiarazione di guerra della fine d’aprile del 1859 getta nella più profonda costernazione tutti i Rothschild, e soprattutto i loro tre rami di Parigi, Vienna e Napoli. Basti pensare che essi avevano acquistato, proprio allora, tutte le ferrovie del Lombardo/Veneto, ossia esattamente quelle del teatro della guerra; per tacere d’innumerevoli altri prestiti, progetti e imprese nei tre Paesi coinvolti nella guerra. I Rothschild intravedono conseguenze negative incalcolabili per le finanze delle loro banche» (EGONE, cit., pp. 430-440).

Insomma, i Rothschild dovettero assistere impotenti e da spettatori allo scoppio di un’altra guerra da essi non voluta e al trionfo di Napoleone, (aiutato dai Fould/Pereire) contro la loro amata Austria. Poteva essere l’inizio della loro fine… Tutto il loro conservatorismo, che aveva sempre appoggiato l’Impero austriaco, era stato messo in crisi sin dal 1848 e ora rischiava di essere travolto dalla valanga napoleonica, aiutata da altri banchieri senza scrupoli, pronti a rimpiazzarli nella scena europea.

A maggio scoppiò la guerra austro/piemontese. L’Austria fu battuta a Magenta e a Solferino dalle forze franco/sabaude. L’8 luglio si arrivò all’armistizio di Villafranca, che lasciò Cavour insoddisfatto poiché il Piemonte riuscì ad annettersi solo la Lombardia e non pure il Veneto come, invece, avrebbe desiderato. Anche Parma, Modena e il Granducato di Toscana scacciarono l’Austria dalle loro terre. «In tutti quegli staterelli, i Rothschild avevano i loro affari; in tutti i loro interessi furono colpiti» (EGONE, cit., p. 440).

Inoltre, Garibaldi - nel 1860 - arrivò a colpire il Regno delle Due Sicilie per poi dirigersi verso Napoli, ove operava allora Adolfo Rothschild, che attendeva con viva apprensione il succedersi degli eventi, lasciando in fretta e furia la città, non omettendo di sovvenzionare il Re delle Due Sicilie, che si era rifugiato a Gaeta. Insomma, i Rothschild dopo ave perso il Piemonte e la Lombardia avevano perso anche l’Italia del sud.

Oramai l’egemonia dell’Austria sull’Italia tramontava e con essa anche il potere economico dei Rothschild? Sarebbe stato possibile, ma non andò così.

Nella prossima puntata vedremo la crisi del 1866 e del 1870 con la conseguente caduta anche di Roma.  


 
FINE DELLA PARTE VENTISETTESIMA

CONTINUA





marzo 2022
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