Il Modernismo impenitente

di Benedetto XVI


parte terza

di Don Curzio Nitoglia




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Don Joseph Ratzinger - e -  Benedetto XVI



Il discorso di Benedetto XVI

TERZA PARTE

“LA RIFORMA LITURGICA”

Tre Tesi e tre Risposte


1a Tesi di Ratzinger


«Prima intenzione iniziale – apparentemente semplice – era la riforma della liturgia, che era già cominciata con Pio XII.
Dopo la prima guerra mondiale era cresciuto, nell’Europa occidentale, il movimento liturgico come riscoperta della ricchezza e profondità della liturgia, che fino allora era quasi chiusa nel Messale Romano del sacerdote. Infatti, mentre la gente pregava con propri libri di preghiera che erano fatti secondo il cuore della gente, così che si cercava di tradurre i contenuti alti, il linguaggio alto della liturgia classica, in parole più emozionali, più vicine al cuore del popolo. Ma, erano quasi due liturgie parallele: il sacerdote con i chierichetti, che celebrava la Messa secondo il Messale, e i laici che pregavano nella Messa con i loro libri di preghiera, e così si è riscoperta, rinnovata la liturgia» (Benedetto XVI).


Rispondo

Il caso più eclatante fu quello del 30 ottobre del 1962 quando al card. Ottaviani, che parlava in aula sulla liturgia e aveva superato i 10 minuti di tempo, venne spento il microfono dal card. Alfrink tra gli applausi dei neo/modernisti (1). Il cardinal Giuseppe Siri commentava: «in lui [Ottaviani], la fermezza delle decisioni si esprimeva in aspetti oratori piuttosto forti: non aveva paura di niente, il suo temperamento in difesa della verità lo rendeva molto battagliero» (2).

Nella “Lettera di presentazione del Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”, i cardinali Ottaviani e Bacci (3), scrivono che esso rappresenta «sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della S. Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino. […]. Sempre i sudditi, al cui bene è intesa una legge, laddove questa si dimostri viceversa nociva, hanno avuto, più che il diritto, il dovere di chiedere con filiale fiducia al legislatore l’abrogazione della legge stessa».

Un insigne giurista e canonista, il card. Alfonso Maria Stickler, ha detto ufficialmente nel 1995 che tale richiesta attende ancora una risposta che le è dovuta. Nell’estate del 1965 Ottaviani scrisse nel suo diario: «prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno morirò cattolico» (4).

Il “Deposito della Rivelazione”, che deve essere conservato e tramandato integralmente, è la dottrina della Fede (1 Tim., VI, 20; 2 Tim., I, 14) o l’insieme della Rivelazione divina, che comprende i Dogmi, la Morale, i Sacramenti, la Liturgia, la S. Scrittura, la Tradizione e l’ordinamento gerarchico della Chiesa. Questo “Deposito” non è proprietà di colui che lo custodisce (Magistero o Chiesa docente), né di colui, che lo riceve (Fedeli o Chiesa discente), ma di Colui che lo ha consegnato o rivelato (Dio), affinché venisse conservato, tramandato e creduto integro e puro.

La Messa di Tradizione apostolica (5), codificata da San Pio V nel 1571, perciò, non è di Paolo VI, né dei fedeli, ma di Dio che l’ha consegnata agli Apostoli e specialmente a Pietro affinché venisse custodita, tramandata e pregata integra e pura e non riformata assieme ai Calvinisti come ha fatto Paolo VI nel 1970, il quale ha elaborato un Rito in rottura radicale con la Tradizione apostolica in materia liturgica che fa parte del “Depositum Fidei”: “Lex orandi, lex credendi”.

La Liturgia è la Fede pregata, il Papa la deve conservare e tramandare come l’ha ricevuta e non trasformarla e mutilarla alla maniera dei Luterani. È per questo motivo che i cardinali Alfredo Ottaviani ed Antonio Bacci, nella “Lettera di presentazione” del “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae” chiesero l’abrogazione della nuova Messa a Paolo VI medesimo, scrivendo: «Sempre i sudditi, al cui bene è intesa una legge, laddove questa si dimostri viceversa nociva, hanno avuto, più che il diritto, il dovere di chiedere con filiale fiducia al legislatore l’abrogazione della legge stessa» (ivi). Infatti, il Novus Ordo Missæ, «considerati gli elementi nuovi, […] rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino» (ivi).

Si noti che le idee del Movimento liturgico elogiate da Benedetto XVI furono condannate da Pio XII nell’Enciclica Mediator Dei del 1947, della quale papa Ratzinger non fa menzione.


2a Tesi di Ratzinger

«Le idee essenziali del Concilio: […] l’intelligibilità della Liturgia - invece di essere rinchiusa in una lingua non conosciuta, non parlata - ed anche la partecipazione attiva. Purtroppo questi princìpi sono stati anche mal intesi. Infatti, l'intelligibilità non significa “banalità”» (Benedetto XVI).


Rispondo

Qui si vede l’inconsistenza della liberalizzazione della Messa apostolica (7 luglio 2007) da parte di Benedetto XVI, il quale è un partigiano strenuo della concezione protestantico/modernistica della Messa come Memoriale, Cena, Dialogo e non come ri/attuazione incruenta dell’Olocausto di Gesù, la quale applica sino alla fine del mondo tutti i meriti che Gesù acquistò con la sua morte cruenta il Venerdì Santo sul Calvario. La sua teologia sul Sacrificio della Messa è eterodossa e neo/modernistica come quella di Paolo VI, Bugnini e Movimento liturgico (6) : dialogo faccia a faccia tra celebrante e fedeli, lingua vernacolare, partecipazione attiva come se sino al 1970 i Cristiani non avessero mai partecipato attivamente al Sacrificio della Messa.


3a Tesi di Ratzinger

«Purtroppo questi principi sono stati anche mal intesi. Infatti, l’intelligibilità non significa “banalità”, perché i grandi testi della liturgia - anche nelle lingue parlate - non sono facilmente intellegibili» (Benedetto XVI).


Rispondo

Il Novus Ordo Missae non è stato male applicato, è intrinsecamente nocivo. Esso, come hanno dimostrato i cardinali Ottaviani e Bacci, è nocivo in sé e non a causa degli abusi che sono stati fatti da coloro che l’hanno celebrato malamente (7).

Inoltre, qui Benedetto XVI ritorna sul tema della comprensione o “intelligibilità” della Messa, come se la Messa non sia innanzi tutto il Mistero del rinnovamento mistico e del Sacrificio del Calvario, che supera ogni umana comprensione. È chiaro che anche per Ratzinger, presentato da alcuni come il “paladino della Messa tradizionale”, la Messa è “la Cena del Signore, in cui, sotto la conduzione del sacerdote come presidente dell’assemblea, si compie il memoriale dell’ultima Cena e della Passione e Morte di Gesù” (Institutio generalis del Novus Ordo Missae, n. 7 (8)). La realtà che viene sempre più a galla è che Benedetto XVI si è servito della Messa tradizionale per recuperare la resistenza al Modernismo e farla tornare nel recinto della “Chiesa conciliare”.



NOTE

1 - T. OOSTVEEN, Bernard Alfrink vescovo cattolico, Assisi, Cittadella editrice, 1973, p. 76.
2 - Citato in E. CAVATERRA, Ibidem, p. 70. 
3 - Quando il card. Antonio Bacci morì nel 1971, Paolo VI non si recò ai suoi funerali, come abitualmente fa il Papa per ogni cardinale di Curia, poiché Bacci nel 1970 aveva prefatto il libro di Tito Casini La tunica stracciata, fortemente critico nei confronti della Nuova Messa (v. E. CAVATERRA, Ib., p. 95).
4 - Citato in E. CAVATERRA, Ib., p. 80.
5 -  LOUIS BOUYER, Mensch und Ritus, 1964; A. FORTESCUE, La Messe, Parigi, Lethielleux, 1921; K. GAMBER, La riforma della Liturgia Romana, tr. it., Roma, Una Voce, giugno/dicembre 1980.
6 - D. BONNETERRE, Le Mouvement liturgique, Escurolles, Fideliter, 1980; B. Botte, Il movimento liturgico, tr. it., Cantalupa [Torino], Effatà, 2009.
7A. XAVIER VIDIGAL DA SILVEIRA, La Nuova Messa di Paolo VI. Cosa pensarne? tr. it., http://www.unavox.it/doc85.htm
8 - Quest’articolo n. 7 dell’Institutio Generalis fu definito “eretico” dal card. Charles Journet.






 
settembre 2023
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