I doni dello Spirito Santo


Intelletto







Dopo aver spiegato perché la santificazione della nostra anima porta il nome di dono o di spirito, consideriamo adesso i 7 doni divini, cominciando col dono dell’Intelligenza o Intelletto.

San Tommaso paragona il dono dell’Intelletto alla luce innata che Dio mette in noi per scoprire la verità, chiamata fin dall’inizio: “Intelletto”.
Egli spiega che questo dono «ci fa vedere chiaramente che niente di ciò che appare esteriormente autorizza ad allontanarsi dalle fede». Il frutto di questo dono è la fede, non la virtù teologale, ma una speciale certezza della fede.

Così, lo spirito è perfezionato affinché proceda senza confusione né alcuna mescolanza di errori. E’ per questo che, secondo San Tommaso, tra le beatitudini è la purezza di cuore che corrisponde al dono dell’Intelletto. Qui, purezza significa allontanamento dalle rappresentazioni sensibili e dagli errori, in modo tale che le verità su Dio siano ricevute correttamente.

Sant’Agostino racconta nelle sue Confessioni che nella sua giovinezza, quando aveva già abbandonato l’errore manicheo, egli non poteva «concepire altra sostanza che quella che si vede con gli occhi» e comprendeva Dio come una «sostanza corporea che penetrava il mondo in tutta la sua estensione e fuori dal mondo diffusa all’infinito». Egli fu progressivamente liberato da questo errore, liberazione che bisogna attribuire in parte al dono dell’Intelletto.


Il dono dell’Intelletto è ordinato specialmente alla contemplazione

Il dono dell’Intelletto serve in modo particolare alla contemplazione, perché è con esso che lo Spirito Santo acuisce l’intelligenza, la rende più sottile e le permette di avanzare nella luce, anche quando si muove nell’oscurità della fede. Il termine contemplazione non deve far pensare ai grandi mistici: essa è destinata a tutti coloro che possiedono questo dono e si abbandonano alle sue ispirazioni.

Il dono dell’Intelletto illumina l’intelligenza in maniera tale che essa conosce e penetra direttamente le cose spirituali in ragione di una certa connaturalità e di una certa esperienza. Questa connaturalità si ottiene con l’affetto: che è ciò che produce il dono.
E’ questo che dice il Salmo: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore» (Ps. 33, 9).

Così, il dono dell’Intelletto ci fa conoscere le cose spirituali in maniera mistica, in virtù dell’amore che connaturalizza e unisce a Dio, e ci fa sperimentare le cose divine: questa mozione dello Spirito Santo, col suo dono, tende all’evidenza mistica e sperimentale, o affettiva.

Su quali oggetti si estende il dono dell’Intelletto? Sugli oggetti «nascosti», che la luce naturale del nostro spirito non penetra a sufficienza. Per esempio, la percezione che nella Santa Eucaristia sotto gli accidenti del pane (dimensione, gusto, colore, ecc.) non vi è più il pane. O anche i diversi significati della Sacra Scrittura; o anche la Redenzione attraverso la Passione di Cristo.


I doni dello Spirito Santo sono sempre presenti in Cielo

I doni dello Spirito Santo in generale, il dono dell’Intelletto in particolare, persistono nella patria, cioè in Cielo. Esso non produce più esattamente la stessa azione, ma partecipa alla conoscenza perfetta di Dio, a seconda che Egli sia conosciuto per i suoi effetti o nei suoi effetti. E’ una conoscenza «complementare» alla visione beatifica, da cui deriva.

Dalla visione di Dio, scaturisce l’amore intimo di Dio e la gioia che ne deriva: da questa gioia deriva una certa conoscenza affettiva e sperimentale, non solo di Dio in sé (che è la visione beatifica), ma di Dio come gustato e sperimentato o toccato in noi.












 
maggio 2024
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