I doni dello Spirito Santo


TIMORE DI DIO







Dopo aver spiegato perché la santificazione della nostra anima porta il nome di dono o di spirito, consideriamo adesso i 7 doni divini: dopo il dono dell’intelligenza o Intelletto, il dono della Sapienza, il dono della Scienza, il dono del Consiglio, il dono della Pietà, il dono della Fortezza, concludiamo col dono del Timore di Dio.

San Tommaso insegna che vi sono diversi timori e non tutti legati al dono.
Nel Commento alle Sentenze, egli dice che questa diversità deriva dal fatto che il Timore si definisce come “fuga dal male”. Ora, il male è duplice: il male della colpa o del peccato e il male del dolore. Vi è dunque un doppio timore: uno che fugge soprattutto il male del dolore e l’altro il male della colpa.

Il Timore mondano fugge il male del dolore, ma questo non avviene senza peccato: come rinnegare la fede per timore dei supplizi.  Questo Timore è umano e malvagio.
Il Timore servile fugge la pena dovuta al peccato, prima di tutto la pena eterna: evitando di commettere peccato esso evita la pena che lo punisce. Questo Timore è buono e opposto al Timore mondano.

Col Timore filiale l’anima fugge il peccato, non in ragione della pena, ma per evitare di offendere Dio e di essere separato da Lui. Esso può essere imperfetto se è mischiato al Timore della pena, ed è chiamato Timore iniziale. E’ invece perfetto quando la carità ha scacciato ogni Timore della pena. Il Timore filiale, riverente e casto teme solo di offendere Dio ed esso rimane in Cielo.

Né il Timore mondano, né il Timore servile corrispondono al dono del Timore di Dio: il dono del Timore può essere solo il Timore filiale, perché è fondato sulla carità, riverisce Dio come Padre e teme di essere separato da Lui col peccato. Questo Timore non differisce essenzialmente dal Timore iniziale. L’anima piena di Timore iniziale sa quanto è grande il peccato e non può più considerare buona nessuna cosa creata.

Il dono del Timore è legato da un lato alla virtù teologale della speranza, e dall’altro alla temperanza. L’oggetto del dono del Timore, in quanto legato alla temperanza, è tutto ciò che ha bisogno di moderazione. Poiché ciò che fa soprattutto il Timore è frenare l’anima, per allontanarla dal male.

San Tommaso aggiunge: «Il dono del Timore considera principalmente Dio, che evita di offendere, e a questo titolo corrisponde alla virtù della speranza. Ma si riferisce anche a tutte le cose che l’anima fa per evitare il peccato. Ora, l’uomo ha bisogno particolarmente del Timore di Dio, per fuggire le cose che l’attraggono di più e che sono oggetto della temperanza; è per questo che il dono del Timore corrisponde anche alla temperanza.

Così, il Timore, considerato in tutta la sua universalità, ci porta innanzi tutto a riverire Dio e a sottometterci a Lui, e ad immergerci nella nostra piccolezza davanti alla immensa grandezza di Dio. In secondo luogo, esso ci porta a fuggire il male per non essere separati da Dio a causa del peccato. In terzo luogo, esso frena e controlla l’anima, impedendo così l’espansione della concupiscenza.

Riassumendo: il dono del Timore, per l’oggetto che venera e a cui è soggetto, corrisponde alla speranza teologale e reprime la presunzione che vi si oppone; ma quanto alla colpa o offesa a Dio, che esso fugge ed evita, può corrispondere ad ogni virtù, perché porta ad evitare ogni peccato. Tuttavia, per l’effetto che produce nell’anima, esso corrisponde specialmente alla temperanza.

Un bell’esempio di questo dono lo troviamo in Santa Maria Goretti che, mossa dal Timore di Dio preferì morire piuttosto che offenderLo.

Il Timore casto che porta l’anima a fuggire ogni male che la separa da Dio e a sottomettersi a Dio come alla somma e infinita grandezza, fa sparire ogni orgoglio e così corrisponde alla beatitudine dei poveri di spirito.
Il Timore reprime anche ogni piacere esuberante della carne e producendo così la tristezza corrisponde alla beatitudine di coloro che piangono.







 
maggio 2024
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI