La morte cerebrale: finalmente smascherata ?



Il 13 dicembre 2006 si è tenuto a Roma, presso il Centro Nazionale delle Ricerche, un convegno sulla validità dell'assunto che la cosiddetta morte cerebrale corrisponda realmente alla morte di un individuo.
Sulla base della pubblicazione del libro: Finis vitae. Is Brain Death still Life? Fine della vita. La morte cerebrale è ancora vita ?(CNR- Rubettino, 336 pagine, 35 euro), hanno trattato l'argomento: Rosangela Barcaro (bioeticista, CNR), Rainer Beckmann (giurista,  Università di Wurzburg), Paul A. Byrne M.D. (neonatologo, St. Vincent’s Medical Center, USA), Robert Spaemann (filosofo, Università di Monaco), e Cinzia Caporale (bioeticista, CNR) .

Ciò che ne è venuto fuori è semplicemente sconcertante, e serve a  comporre un altro tassello di quel mosaico allucinante che è il mondo moderno con i suoi decantati progressi e le sue aberranti ritualità laiche.

Riportiamo quanto riassunto dall'agenzia cattolica Zenit del 14 dicembre 2006 (si veda: http://zenit.org/italian/visualizza.php?sid=10093) seguito da un nostro breve commento.



ROMA, giovedì, 14 dicembre 2006 (ZENIT.org).- […]
Nell’introduzione al volume e ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, il curatore del libro, professor Roberto de Mattei, Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha chiesto che “venga messa in discussione questa nozione di morte celebrale” che “risponde più ad un approccio utilitarista determinato dalla pressione di coloro che praticano trapianti piuttosto che un atteggiamento precauzionistico”. 
“Nessuno può dimostrare che la morte cerebrale determini la separazione dell’anima dal corpo e dunque la morte reale dell’individuo ? ha continuato de Mattei ?. C’è un alta probabilità che quel corpo cerebralmente leso conservi ancora un’anima, così come quasi certamente ha un anima l’embrione nella prima fase dello sviluppo”. 
“In entrambi i casi ? ha concluso il Vicepresidente del CNR ? si deve affermare in 'dubio pro vita' e cioè nel dubbio bisogna presumere di trovarsi di fronte ad un individuo vivo ed astenersi dal compiere un omicidio. E’ questo l’insegnamento della Chiesa, che anche il non credente ha sempre condiviso, nel corso dei secoli, come il più idoneo a tutelare e garantire i diritti della persona umana”. 

A questo proposito la bioeticista Rosangela Barcaro ha spiegato che “fino agli anni ‘60, si riteneva che l’accertamento della morte dovesse avvenire mediante il riscontro della definitiva cessazione delle funzioni vitali: respirazione, circolazione, attività del sistema nervoso”, ma nel 1968 “una Commissione della Facoltà medica di Harvard propose un nuovo criterio, allora indicato come ‘coma irreversibile’, fondato sulla definitiva cessazione delle funzioni dell’encefalo”. 

Il dottor Paul A. Byrneha sostenuto però che “i criteri di Harvard sono stati pubblicati senza nessun dato clinico-statistico relativo a pazienti. In realtà la morte cerebrale non è la vera morte”. 
Il neonatolo statunitense ha criticato anche “l’uso del termine ‘irreversibile’”, che “non è un concetto empirico e non può essere empiricamente determinato” anche se “il criterio della morte cerebrale è stato accolto in tempi rapidi nella legislazione e nella pratica medica della maggior parte degli Stati del mondo”. 
Il dottor Byrne ha spiegato che “dagli anni ’80, nel mondo scientifico hanno iniziato a diffondersi perplessità e dissensi sulla validità di tale criterio fondato sulla ‘teoria dell’integratore centrale’, secondo cui l’organismo, quando l’encefalo cessa di funzionare, si riduce a una collezione di organi, parti corporee non integrate funzionalmente. Non a caso i criteri di Harvard seguono di pochi mesi il primo trapianto di cuore”. 
Per mero interesse si è sviluppato un nuovo criterio per dichiarare morte le persone”, ha continuato Byrne. “Per ottenere un cuore sano da destinare al trapianto non ci sono altri modi a meno che prelevarlo da un paziente vivo. E rimuovere un organo vitale sano da un soggetto dichiarato a termini di legge cerebralmente morto, ma non biologicamente tale, sotto il profilo etico è inaccettabile”. 

Il giurista professor Reiner Bekmann si è detto concorde con Byrne, affermando che : “Il fatto che la dichiarazione di morte cerebrale come nuovo criterio di morte fosse pilotato da interessi non è una prova della sua inesattezza, però è un elemento da indagare”. 
La possibilità di prelevare organi potrebbe essere un motivo di tutto rispetto, considerando che un trapianto a buon fine può salvare molte vite. Ma un fine nobile non giustifica qualsiasi mezzo per raggiungerlo”, ha proseguito. 
Secondo il professore tedesco “un essere umano in stato di morte cerebrale non è un cadavere. La realtà clinica, ha mostrato molti casi nei quali, alla cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali, non è seguita la perdita del funzionamento integrato dell’organismo sottoposto a rianimazione: funzioni endocrino-ipotalamiche e di regolazione neuroormonale sono state conservate”. 

Il filosofo Robert Spaemann, membro della Pontificia Accademia per la Vita, ha aggiunto: “Un corpo capace di risposte vegetative che richiedono una complessa coordinazione muscolare non è ovviamente in quella condizione di disintegrazione che ci permetterebbe di dire che non è vivo”. 

In questo contesto il dottor Paul A. Byrne ha ricordato che: “Donne in gravidanza morte cerebralmente, opportunamente assistite, sono sopravvissute fino a partorire un bambino normale”. 
Raccontando una sua esperienza ha quindi detto di aver curato nel 1975 “un neonato in ventilazione artificiale da sei settimane, il cui elettroencefalogramma (EEG) era compatibile con lo stato di morte cerebrale”. “Dopo due giorni in cui l’EEG non era cambiato, fu suggerito di scollegarlo dal respiratore, ma decisi di non farlo - ha ricordato -. In seguito le condizioni migliorarono, si disabituò al respiratore, fu dimesso ed ebbe una crescita e uno sviluppo normale. Ora fa il pompiere, è sposato
ed ha due figli”. 

Al neonatologo dottor Paul A. Byrne, una giornalista ha chiesto poi come si comporterebbe se dovesse esprimere un giudizio medico sul caso di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare progressiva che in un video-appello aveva chiesto tempo fa al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si ponesse fine alla sua vita. 
Rispondendo alla domanda, il professor Byrne ha affermato: “Io procederei con le cure. Ci sono tantissime malattie che nel passato non riuscivamo né a diagnosticare né a curare. Ma le cose sono cambiate moltissimo, perché i medici non hanno mai gettato la spugna per nessun paziente”. 
Hanno cercato cure alternative. Ora invece di cercare nuove cure si cerca di imporre la morte su questi pazienti”, ha osservato infine. 
ZI06121404




Nostro breve commento

Dobbiamo confessare che se si fosse trattato di segnalare il parere di alcune persone sulla cosiddetta "morte cerebrale", ne avremmo fatto a meno. Già altre volte abbiamo avuto modo di parlare della questione dei trapianti di organi umani, che riteniamo abbia più attinenza con la necromanzia che con la scienza.
Si veda:

A proposito degli organi umani e del loro viaggiare da un corpo all'altro
A proposito di espianti e di trapianti
Lettera al card. Saldarini sui trapianti;
Mors tua vita mea.
In questo caso, invece, riteniamo che sia giunto il momento di porsi seriamente alcune domande, soprattutto dal punto di vista cattolico.

Noi non siamo certi che quello che è stato affermato in questo convegno sia interamente o solo parzialmente vero, così come non siamo certi che sia falso, anche solo parzialmente.
Si tratta di un argomento (scientifico) che è soggetto a cauzione per sua stessa natura. In campo scientifico non v'è nulla di certo: anzi, l'unica cosa certa è che tutto è ipotetico, diveniente e mutevole.
Lungi da noi giurare su questa o su quella disquisizione scientifica: in genere cerchiamo di soffermarci su cose più serie.

Ma, questa storia della morte cerebrale, in particolare, non ci ha mai minimamente convinti. Abbiamo sempre avuta l'impressione che si trattasse di una delle tante forzature che si inventano gli scienziati per portare avanti i loro esperimenti. In questo caso, per portare fino alle estreme conseguenze le loro discutibili pratiche di manipolazione del corpo umano.
A questo bisogna aggiungere che la pratica dei trapianti e, soprattutto, degli inevitabili espianti, è stata avallata in mille modi dagli uomini di Chiesa, da tutta la Gerarchia cattolica, dal Papa. Addirittura, il Catechismo moderno afferma che: La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà (2296). 
Certo, non si avalla alcuna morte provocata, ci mancherebbe, ma questa affermazione, centrata peraltro sulla solita solfa di una solidarietà non meglio definita è di una ingenuità sorprendente, per non dire altro.

E adesso passiamo agli inquietanti interrogativi sollevati da questa notizia.

Poniamo il caso che quanto affermato dai suddetti signori a Roma corrisponda a verità. Che nonostante le smentite e le precisazioni di altri studiosi, finisca col prevalere il convincimento che la morte cerebrale è "ancora vita" e che tale è sempre stata. 

Come la mettiamo con le migliaia i persone, uomini, donne, bambini, che sono stati uccisi per prelevare loro gli organi ?
Come la mettiamo con le migliaia di "trapiantati" che prenderebbero coscienza di sopravvivere grazie all'uccisione di altri esseri umani ?

La Chiesa:

- sarebbe costretta a scomunicare tutti quei cattolici che per anni si sono dedicati 
     all'incitamento all'omicidio propugnando il trapianto di organi ?
- sarebbe costretta ad allontanare dagli altari tutti quei chierici che si sono prodotti 
     nella difesa e nell'apologia di una pratica omicida ?
- sarebbe costretta a chiudere tutte le facoltà scientifiche che a vario titolo si sono 
     fatte mallevatrici di un pratica che rasenta l'omicidio di massa ?
- sarrebbe costretta  a recitare il mea culpa per la leggerezza dimostrata nel trattare 
     una materia così delicata: incoraggiando l'infatuazione scientista dei suoi 
     "bioeticisti" e dei suoi "parateologi" e spesso benedicendo l'omicidio 
     colpevolmente camuffato da amore per il prossimo ?
Poco importa che si credesse di fare del bene, in pratica si sarebbe sostenuta e incoraggiata l'uccisione metodica e continua di esseri umani.

In questi ultimi anni, sulla base della onnisciente presunzione della modernità e del progresso, gli uomini di Chiesa hanno pedissequamente seguito e adottato le calunnie che il mondo laico e moderno ha sparse a piene mani sulla Cristianità, giungendo perfino a chiedere scusa a nome dei loro predecessori e dei nostri padri. Era inevitabile che questa sorta di servilismo cieco e compiaciuto lo si finisse col praticare in maniera accentuata nei confronti della scienza e della tecnologia moderne. 
Ci sono state perfino punte di idolatria, tali da far perdere ogni prudenza anche nei confronti della morte: è stato il caso dell'avallo degli espianti.

Il 4 febbraio 1999, il giornale La Repubblica pubblicò un'intervista del vaticanista Orazio La Rocca all'allora card. Ratzinger. In essa il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio dichiarava che “ è lecito aderire, spontaneamente e in piena coscienza, alla cultura dei trapianti e delle donazioni d'organi. Da parte mia posso solo dire che sono anni che ho dato tutta la mia disponibilità a dare, eventualmente, i miei organi a chi si trova nel bisogno. […] Sì, sono iscritto da anni all'associazione (dei donatori di organi) e porto sempre con me questo documento dove … è scritto che io sono disponibile”.
Certo, il card Ratzinger dava per scontato che non ci fosse il benché minimo nesso tra trapianti e  soppressione degli esseri umani con encefalogramma piatto, detti in stato di morte cerebrale, ma molto probabilmente ancora vivi. Anzi è probabile che il pensiero non gli avesse neanche sfiorato il cervello. 
Che dire di questa cieca fiducia nella scienza ? 
Considerando che la morte cerebrale non era una certezza scientifica (!!??) neanche allora (*), è inevitabile parlare di leggerezza irresponsabile.

E adesso… Come la mettiamo ?




*
Non si può non rimanere stupiti di fronte al fatto che, da almeno 20 anni, si sono sempre levate delle voci contro la pratica degli espianti e dei trapianti. Nessuno può onestamente sostenere di non aver mai sentite queste voci, soprattutto in seno alla Chiesa. E, ovviamente, non ci riferiamo a noi stessi, che siamo davvero nessuno, ma ci viente in mente, tra gli altri, La Lega Nazionale contro la Predazione degli Organi e la Morte a Cuore Battente (Pass. Canonici Lateranensi, 22, 24121 Bergamo - Tel 035.219255- Telefax 035.235660 - indirizzo internet: www.antipredazione.org - indirizzo di posta elettronica: lega.nazionale@antipredazione.org) che a suo modo ha fatto un baccano infernale, financo dalle emittenti televisive e nelle aule di tribunale. Decisamente, chi dicesse oggi di non saperne niente, se non altro anche solo in termini di mero sospetto, mentirebbe sapendo di mentire.

IMUV, dicembre 2006




AL  SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI