DOSSIER SAN PIETRO
I documenti e i commenti sulla vicenda della
Fraternità Sacerdotale San Pietro
Nostro aggiornamento e commento del gennaio 2002
Pro Traditione Latina
Messaggio dell'Arcivescovo di Strasburgo
(nostro commento)
Nomine
Riportiamo delle informazioni riguardanti le conseguenze
prodottesi dopo
il nuovo corso assunto dalla Fraternità
Ringraziamo l'Associazione Approfondissement et Rayonnement de la
Tradition,
che ci tiene informati sulle novità circa la Fraternità
San Pietro in Francia:
http://art.versailles.free.fr
Nel settembre dell’anno scorso, una ventina di sacerdoti della Fraternità
San Pietro si sono recati a Roma, dalla Francia, per conferire con i cardinali
della Pontifica Commissione “Ecclesia Dei” e per consegnare loro una lettera
nella quale esprimono la loro esasperazione causata dall’andazzo che si
è venuto a determinare in seno alla Fraternità col nuovo
orientamento imposto dalla stessa Commissione.
È scontato che il comportamento di questi sacerdoti è
stato attento e discreto, tale da suscitare, stavolta, il consenso dei
fedeli francesi, i quali continuano a rimanere scontenti della piega presa
dagli eventi che hanno interessato la Fraternità.
Da alcune indiscrezioni sembra che sia stata addirittura negata
l’ordinazione a qualche seminarista perché considerato troppo “tradizionalista”.
Fatto sta che, in Francia, i famosi sedici preti che hanno provocato
lo scompiglio nella Fraternità perché la pretendono piú
conciliare e piú modernista, sono stati tutti assegnati ai diversi
luoghi di culto, col conseguente allontanamento degli altri loro confratelli
piú “tradizionalisti”.
In questo contesto si inserisce l’iniziativa di un certo numero di fedeli
francesi di cui riportiamo l’appello:
Pro Traditione Latina
Al fine di valutare la situazione in cui versano le Comunità
tradizionali legate all’“Ecclesia Dei”, riportiamo parte del
Messaggio ad esse trasmesso dall’Arcivescovo
di Strasburgo.
A titolo informativo riportiamo ancora le nuove nomine
piú importanti effettuate dal nuovo Superiore Generale della
Fraternità
Pro Traditione Latina
La Tradizione Liturgica Latina ha bisogno del vostro sostegno
Appello di dicembre 2001
Che cos’è l’Associazione Pro Tradizione Latina?
La nostra associazione ha lo scopo di procurare i mezzi d’azione a tutti
coloro che operano con forza e determinazione per la difesa e lo sviluppo
del rito tradizionale in seno alla Chiesa Cattolica.
Spiritualmente:
Noi siamo una associazione consacrata l’8 settembre 2001 al Sacro Cuore
e al Cuore Immacolato di Maria.
Giuridicamente:
Noi siamo una associazione basata sulla legge del 1901, registrata
presso la prefettura dell’Hauts-de-Seine. La creazione dell’associazione
è stata segnalata dal giornale ufficiale del 7 luglio 2001.
La sede sociale dell’associazione è la seguente: 1, avenue de
Beauval, 92380 Garches, Francia.
Motivazioni:
La nostra associazione è nata da alcuni mesi dalla richiesta
di numerosi fedeli desiderosi di apportare il loro contributo alle opere
tradizionali rientranti nell’àmbito del Motu Proprio Ecclesia Dei,
ma che constatano come in seno ad alcune di esse si sia determinata una
emergenza causata da delle correnti non fedeli al loro spirito fondatore.
Per altro, noi constatiamo che numerosi sacerdoti fedeli a questo spirito
si trovano oggi, in tutto o in parte, privati del ministero effettivo e,
quindi, in una situazione materiale difficile.
Infine, continua la lotta sotterranea della grandissima maggioranza
dei vescovi francesi contro il movimento tradizionale, lotta che si manifesta
principalmente col rifiuto di accordarci l’uso dei luoghi di culto o di
accogliere dei sacerdoti formati nei seminari tradizionali.
È per questo che numerosi fedeli disorientati ci hanno partecipato
il loro desiderio e ci hanno sollecitato la creazione di una associazione
avente lo scopo di raccogliere le loro offerte e di sostenere effettivamente
i sacerdoti a cui si deve l’esistenza del movimento tradizionale.
Obiettivo:
L’associazione ha lo scopo di permettere una gestione certa delle offerte,
nel rispetto del diritto e della trasparenza dovuta ai donatori.
Il nostro statuto assegna all’associazione i seguenti scopi:
«la valorizzazione, la difesa e la trasmissione del patrimonio
religioso, artistico e culturale costituito dalla tradizione liturgica
latina, cosí come essa si è sviluppata in particolare in
Francia col canto gregoriano, i testi, le prescrizioni e le tradizioni
liturgiche, e con le opere architettoniche ed artistiche destinate al culto
(“la tradizione liturgica latina”). Il sostegno materiale ai sacerdoti
e ai religiosi la cui attività si inscrive nel quadro dell’obiettivo
precedente.»
L’associazione organizza la sua azione per il mantenimento della tradizione
liturgica latina nel quadro specifico del diritto confermato dall’autorità
della Chiesa Cattolica, e in particolare del Motu Proprio Ecclesia Dei
del 1988.
I dirigenti:
L’associazione è diretta da tre laici: Presidente: Georges van
Erck, Segretario: Albert Kfouri, Tesoriere: Pascal Parant.
Sovvenzioni:
Benché la nostra creazione sia recente, abbiamo già realizzato
diverse significative operazioni di finanziamento, grazie alle specifiche
offerte all’uopo ricevute:
- La stampa di una tesi di dottorato in teologia discussa alla Pontificia
Università San Tommaso d’Aquino a Roma. Questa tesi ha ottenuto
la menzione «summa cum laude» e contribuisce in maniera notevole
alla diffusione del movimento tradizionale nella Chiesa.
- L’assistenza materiale a dei sacerdoti che hanno cosí potuto
esporre alle autorità ecclesiastiche la situazione in cui si trovano
in Francia le comunità tradizionali.
Progetti:
Numerosi progetti necessitano dei mezzi finanziari per essere realizzati,
e alcune opere esistenti ne hanno bisogno per mantenersi.
La scuola Saint Geneviève di Port Marly, diretta dal Padre Bruno
de Blignières, è la sola scuola diretta da un membro della
Fraternità San Pietro. A causa della situazione della Fraternità,
la scuola non riceve da questa alcuna sovvenzione, nonostante essa abbia
recentemente attuato grossi finanziamenti. Gli allievi di questa scuola
attendono da voi un sostanzioso sostegno per poter proseguire la loro formazione
intellettuale e religiosa e per poter continuare a ricevere i benefici
della liturgia tradizionale.
Diverse comunità tradizionali si riuniscono in luoghi di culto
il cui stato necessita degli importanti lavori di restauro, come anche
dei lavori di piú ampia entità.
Diversi sacerdoti hanno bisogno del nostro sostegno materiale per sopperire
alle necessità indispensabili per l’esercizio del loro ministero.
Non appena i mezzi dell’associazione lo permetteranno, cercheremo di
acquistare dei nuovi luoghi di culto, al fine di metterli a disposizione
dei sacerdoti attualmente senza ministero.
Ci aspettiamo da tutti i donatori che ci segnalino le particolari situazioni
dei sacerdoti o delle comunità tradizionali che necessitano di un
aiuto materiale.
Pro Traditione Latina
Per ogni informazione si può scrivere alla segreteria dell’Associazione
“Pro Traditione Latina”:
1, avenue de Beauval, 92380 Garches, Francia
o usare il seguente indirizzo di posta elettronica: protraditionelatina@libertysurf.fr
MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO DI STRASBURGO
Riportiamo alcuni passi del messaggio che l’Arcivescovo di Strasburgo,
Mons. Joseph Doré, ha indirizzato ai membri della Comunità
tradizionale di Strasburgo e di Colmar-Logelbach, dopo aver effettuato
una “visita pastorale” dal marzo 1999 al marzo 2000.
Commentiamo brevemente questi passi perché ci aiutano a comprendere
l’intenzione che anima molti vescovi diocesani nei confronti dei fedeli
tradizionalisti.
Questo esempio è certamente da collegare alla particolare
situazione delle Diocesi francesi, ma, purtroppo, in Italia, non abbiamo
Comunità del genere: e… se li avessimo… possiamo affermare che ci
troveremmo in una situazione migliore?
Messaggio a conclusione della visita pastorale della Comunità
tradizionale Saint-Arbogast
[…]
Prima di richiamare alcune delle conclusioni di questa visita pastorale,
tengo ad affermare che l’Arcivescovo di Strasburgo e tutta la Diocesi dell’Alsazia
si collocano senza ambiguità né riserva alcuna nella dinamica
del Concilio Vaticano II, e ritengono di poter riconoscere la legittimità
della Comunità locale dell’ “Ecclesia Dei” conformemente ai desideri
del Santo Padre e nella linea delle decisioni prese dal mio predecessore.
È per questo che nel momento stesso in cui riconosco cosí
a questa Comunità il suo posto nella Chiesa diocesana di cui sono
il pastore, chiedo ad essa di sviluppare al suo interno una coerenza sempre
piú grande con l’insieme della pastorale diocesana.
Questa Comunità si chiamerà ormai: «Comunità
tradizionale Saint-Arbogast». In applicazione del motu proprio
“Ecclesia Dei adflicta”, essa è autorizzata a celebrare l’Eucarestia
col rito tridentino, e a organizzarsi nel contempo secondo la logica e
la dinamica del Concilio Vaticano II. Al tempo stesso, cappellani e fedeli
sono invitati a manifestare il loro attaccamento alla Chiesa diocesana
con una partecipazione regolare alle celebrazioni fatte col rito attuale
e, piú in generale, con la messa in opera effettiva degli orientamenti
pastorali diocesani all’interno della loro Comunità.
Possiamo dunque dire che se noi accogliamo come tale, nello spirito
della Chiesa del Vaticano II, la sensibilità dei fedeli che si richiamano
all’ “Ecclesia Dei”, non per questo sviluppiamo nella diocesi una pastorale
“alternativa”. Per esempio, non facciamo di questa Comunità
un luogo di formazione per i seminaristi; e, ricordo, che ogni ministro
ordinato, sia egli diacono o prete, salvo i due cappellani della Comunità,
è tenuto a chiedere l’autorizzazione dell’Arcivescovo per partecipare
ad una messa celebrata col rito di san Pio V.
* * *
Qui è il caso di ricordare che i due cappellani sono dei preti
incardinati, e quindi membri a tutti gli effetti del nostro Presbiterio.
La loro fedeltà alla Chiesa del Vaticano II è stata provata,
insieme a quella dei fedeli che costituiscono attualmente la Comunità.
Del resto, la visita pastorale, su diversi punti, ha permesso di verificare
e di valorizzare gli sforzi di integrazione della Comunità alla
vita diocesana, in modo particolare attorno ai due cappellani e a quelli
che condividono la loro responsabilità pastorale.
[…]
Io chiedo all’insieme della comunità diocesana, e in particolare
ai responsabili pastorali nominati o eletti, ordinati o no, di accogliere,
di rispettare e di far rispettare questa realtà ecclesiale particolare,
che fa parte del nostro tessuto pastorale. Ne va dell’unità della
nostra vita nella Chiesa.
Con gli stessi intendimenti, chiedo ai membri della Comunità
tradizionale Saint-Arbogast, preti e laici, di dar prova, giorno dopo giorno,
della loro fedeltà alla Chiesa di oggi e alla sua ispirazione conciliare,
di contribuire alla realizzazione della Chiesa diocesana di domani e di
cercare lealmente di integrarvisi il meglio possibile.
[…]
Strasburgo, 28 febbraio 2001
Joseph Doré
Arcivescovo di Strasburgo
--------------
Nostro breve commento
Ogni qual volta si parla dei cattolici legati alla Tradizione liturgica
pre-conciliare, si fa subito riferimento al Motu Proprio
“Ecclesia Dei”, nel quale il Papa ha “stabilito”, “in virtú
della sua Autorità Apostolica”, che «dovrà essere
ovunque rispettato l’animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione
liturgica latina, mediante un’ampia e generosa applicazione delle direttive,
già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l’uso del Messale
Romano secondo l’edizione tipica del 1962» (6, c).
Ora, tali “direttive” di cui parla il Papa non sono altro che
quelle della famosa lettera circolare della Congregazione per il Culto
Divino “Quattuor abhinc annos” del 3 ottobre 1984,
con la quale si dispongono delle “concessioni” per la sola celebrazione
della S. Messa col rito tridentino.
Di fatto, invece, l’applicazione del Motu Proprio ha comportato la costituzione
di “Comunità tradizionali”, esattamente del tipo di quella di cui
tratta l’Arcivescovo di Strasburgo. Tali Comunità tradizionali non
sono costituite solo da chierici, ma soprattutto da laici, cosí
da formare di fatto delle vere e proprie “parrocchie”, in cui si amministrano
i Sacramenti, e non solo la S. Messa.
Di conseguenza, al fine di comprendere di che cosa si tratti, quando
si parla della vita delle Comunità tradizinali, il riferimento al
Motu Proprio “Ecclesia Dei”, in definitiva, è molto poco significativo.
Piuttosto, pur nei suoi limiti, il Motu Proprio contiene un altro passo,
sempre al n° 6: «a) viene istituita una Commissione, con il
compito di collaborare con i Vescovi, con i Dicasteri della Curia Romana
e con gli ambienti interessati, allo scopo di facilitare la piena comunione
ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi
e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata
da Mons. Lefèbvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di
Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali
e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato lo scorso 5 maggio dal Cardinale
Ratzinger e da Mons. Lefèbvre».
Vero è che qui si parla solo di sacerdoti e di comunità
religiose, ma è pur sempre chiaro che il perseguimento della “piena
comunione ecclesiale” è vincolato alla conservazione,
per questi gruppi, delle “loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla
luce del Protocollo firmato lo scorso 5 maggio dal Cardinale Ratzinger
e da Mons. Lefèbvre”.
Insomma, il Motu Proprio, in pratica, non dice nulla di preciso circa
i rapporti tra queste Comunità e le Diocesi, ma dispone chiaramente
che tali Comunità conservino le loro “tradizioni spirituali e liturgiche,
e che le conservino tenendo ferme le loro riserve circa l’applicazione
dei decreti del Concilio Vaticano II, “alla luce del Protocollo firmato
lo scorso 5 maggio dal Cardinale Ratzinger e da Mons. Lefèbvre”.
In pratica, come si evince chiaramente dall’esistenza di
queste Comunità, che erano tali ancor prima del Motu Proprio, i
motivi essenziali che sono alla base della loro continuità e, oggi,
del loro ampliarsi e del loro moltiplicarsi, sono costituiti da fattori
eminentemente teologici e dottrinali, i quali si esprimono attraverso l’attaccamento
alla liturgia tradizionale della Santa Chiesa.
D’altronde, se cosí non fosse, si tratterebbe solo di Comunità
col “pallino” della liturgia: una sorta di “circoli retrò” piú
o meno giustificati.
È questa la base sulla quale i vescovi dovrebbero attuare
quella “generosa” applicazione del Motu Proprio piú volte ribadita
dal Santo Padre.
Cosa accade invece nei fatti?
Ce lo spiega l’Arcivescovo di Strasburgo, il quale pretende che i fedeli
di queste Comunità debbano dimostrare il “loro attaccamento alla
Chiesa diocesana con una partecipazione regolare alle celebrazioni fatte
col rito attuale e, piú in generale, con la messa in opera effettiva
degli orientamenti pastorali diocesani all’interno della loro Comunità.”
Anche un bambino si chiederebbe perché mai allora queste Comunità
debbano avere una loro chiesa, un loro cappellano, una loro liturgia. Se
per essere dei buoni cattolici, ubbidienti al loro Pastore, debbono partecipare
regolarmente alle celebrazioni moderne e mettere in pratica “effettivamente”
la pastorale moderna, qual è il significato vero della loro diversità,
cosí superficialmente riconosciuta dall’Arcivescovo di Strasburgo?
È evidente a chiunque, allora, che, per questi vescovi, tale
“diversità” è tutta ristretta alle forme del culto, che questi
fedeli conserverebbero per una sorta di “snobismo”, che verrebbe tollerato,
non si sa bene perché, a condizione che non lo pratichino “regolarmente”
e che non ne ricavino alcuna pastorale.
Insomma, una contraddizione insanabile.
Ma ancor piú, una bella pretesa! I fedeli di queste Comunità
dovrebbero praticare “regolarmente” le celebrazioni col rito tridentino,
come riconosciuto dall’Arcivescovo, e insieme, sempre sulla base di questo
stesso riconoscimento, dovrebbero praticare “regolarmente” le celebrazioni
col rito nuovo. Già questa sola considerazione basta a dare
l’idea della malafede dell’Arcivescovo.
Fra le altre cose, colpisce in maniera inequivocabile quello strano
memento dell’Arcivescovo: «ricordo, che ogni ministro ordinato,
sia egli diacono o prete, salvo i due cappellani della Comunità,
è tenuto a chiedere l’autorizzazione dell’Arcivescovo per partecipare
ad una messa celebrata col rito di san Pio V.»
Partecipare ad una S. Messa celebrata col rito di San Pio V, senza
autorizzazione, equivarrebbe quindi ad un atto scismatico.
Si deve pensare che l’Arcivescovo tema l’ “infezione” che potrebbe
contrarre il diacono o il prete che partecipasse a tale rito?
E se è cosí, di che razza di infezione si tratterebbe?
Vuoi vedere che si tratta del rischio che molti preti e diaconi, partecipando
alla S. Messa tridentina finiscano col convincersi della pochezza della
Messa nuova e della nuova pastorale?
E in effetti di questo si tratta: e sono i fatti stessi che dimostrano
la fondatezza di questa affermazione.
Negli ultimi dieci anni si è moltiplicato il numero dei diaconi
e dei sacerdoti che nutrono forti dubbi, non solo sulla stessa nuova Messa,
ma anche su tutto quanto derivato dal Concilio, compresa quella tanto strombazzata
pastorale a cui l’Arcivescovo tiene tanto.
Se ce ne fosse stato bisogno, questo richiamo dell’Arcivescovo di Strasburgo
sta a confermare la fondatezza e la bontà della richiesta avanzata
dalla Fraternità San Pio X di liberalizzare l’uso del Messale tridentino,
e questo non per creare imbarazzo nelle menti e nei cuori dei vescovi,
ma per venire incontro alle esigenze di molti sacerdoti, per il bene della
Santa Chiesa e per la salvezza delle ànime dei fedeli.
Inter Multiplices Una Vox
gennaio 2002, a. D.
Nomine effettuate dal nuovo Superiore Generale:
- Rev. Padre Philip Creurer, Segretario generale
- Rev. Padre René de Reboul, Economo generale
- Rev. Padre Engelbert Recktenwald, Superiore del distretto di lingua
tedesca
- Rev. Padre Paul Carr, Superiore del distretto dell’America del Nord
- Rev. Padre Bernward Deneke, Superiore del seminario San Pietro di
Wigratzbad (Germania)
- Rev. Padre James Jackson, Superiore del seminario Nostra Signora
di Guadalupe à Denton (Stati Uniti).
Vai a:
La crisi in seno alla Fraternità
Sacerdotale San Pietro - Gennaio 2000
Gli sviluppi della vicenda della Fraternità
Sacerdotale San Pietro - Luglio 2000
Gli sviluppi della vicenda della Fraternità
Sacerdotale San Pietro - Gennaio 2001
I documenti che compongono il Dossier
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