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L’eredità di Papa Francesco: un bilancio teologico seconda parte della Fraternità San Pio X Prima parte Seconda parte Terza parte Quarta parte Quinta parte Sesta parte ![]() 13 dicembre 2015 - Papa Francesco apre la porta santa per il Giubileo della misericordia 2. La misericordia: motore di una riforma pastorale e dottrinale della Chiesa Al centro del pontificato di Francesco c’è una parola chiave, una chiave di lettura: il concetto di misericordia. Essa è al tempo stesso il centro della sua teologia, il motore delle sue riforme e il filo conduttore che collega le sue iniziative più significative. Questa centralità è affermata fin dalla sua esortazione Evangelii Gaudium del 2013, che egli stesso definisce «programmatica» (11). In essa espone il suo progetto di «trasformazione missionaria della Chiesa» (12), ovvero una profonda conversione, non solo delle sue strutture, ma del suo modo di collocarsi nel mondo e di concepire la sua missione. Il «cuore del Vangelo» (13), spiega, non è altro che la misericordia, che san Tommaso d’Aquino definiva «la più grande di tutte le virtù per quanto riguarda l’agire esteriore» (14). Questa intuizione sarà pienamente sviluppata con il Giubileo straordinario della Misericordia (15). Nella bolla Misericordiæ vultus, Francesco ne presenta le linee generali, collegandola esplicitamente al Concilio Vaticano II, di cui celebra il cinquantesimo anniversario scegliendo la data dell’8 dicembre per aprire il Giubileo. 2.1 Alle fonti conciliari: una misericordia troncata Nella sua bolla di indizione, Francesco cita due importanti discorsi del Concilio Vaticano II: quello di Giovanni XXIII, in apertura, che invitava la Chiesa a preferire «il rimedio della misericordia» alle «armi della severità» (16); e quello di Paolo VI, in chiusura, che vedeva nella parabola del Buon Samaritano «il modello della spiritualità del Concilio». Collegando così la misericordia al Vaticano II, Francesco le conferisce una fisionomia particolare, profondamente associata alla pastorale conciliare di apertura al mondo: - Cristo è presentato
soprattutto come il segno dell’amore e della compassione del Padre,
attento ai poveri, ai malati, agli emarginati... Ma così facendo
si dimentica di mostrarLo come la Verità e la Luce del mondo,
Colui che guarisce soprattutto versando il balsamo della verità
rivelata sulle ferite dell’ignoranza e del rifiuto di Dio.
Ora, la prima misericordia portata dal Verbo incarnato è proprio quella della luce che salva. - Inoltre, in Misericordiæ vultus, si legge che Dio «si dona interamente, per sempre, gratuitamente e senza chiedere nulla in cambio» (17). Qui manca una dimensione essenziale: la risposta che Dio attende dall’uomo. Lo ricordava già sant’Agostino: «Dio, che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te» (18). - Infine, le miserie che Francesco mette in evidenza sono soprattutto materiali: povertà, corruzione, criminalità (19). Le ferite dell’ordine soprannaturale, il peccato come rifiuto di Dio, appaiono molto meno chiaramente. Così, la misericordia si concentra sulla guarigione delle miserie terrene, lasciando nell’ombra la guarigione spirituale delle anime. Queste diverse omissioni portano inevitabilmente a una profonda ridefinizione della missione della Chiesa: attraverso questa misericordia mutilata, assistiamo proprio a una «trasformazione della missionarietà della Chiesa». 2.2 Una missione ridefinita: dalla salvezza delle anime alla promozione umana In Evangelii Gaudium, Francesco espone «il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice (20): tutti i cristiani […] sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore»(21). Questa formula esprime un vero e proprio cambiamento teologico. La missione della Chiesa non è più finalizzata in primo luogo alla salvezza eterna delle anime, ma alla trasformazione delle strutture sociali e politiche. Romano Amerio aveva parlato di «cristianesimo secondario»: una pastorale estranea all’ordine soprannaturale, tutta orientata verso bisogni di ordine antropologico e sociale. Francesco spiega che la Chiesa deve promuovere l’integrità della persona umana nelle sue dimensioni economiche, sociali e culturali. I pastori sono chiamati a intervenire su tutte le questioni che riguardano la vita sociale (22). E questa attenzione deve essere rivolta in via prioritaria ai più poveri (23). La Chiesa diventa così un’istanza credibile agli occhi del mondo, impegnata per la pace, l’ambiente, la difesa dei diritti umani e civili (24). Non si tratta solo dei bisogni individuali, ma anche di quelli delle società: «la pace si fonda non solo sul rispetto dei diritti umani, ma anche su quello dei diritti dei popoli» (25). Da qui la necessità di riconsiderare «in modo particolare tutto ciò che riguarda l’ordine sociale e la realizzazione del bene comune» (26). Perché «la disparità sociale è la radice dei mali della società» (27). Sebbene un certo ruolo della Chiesa nei confronti dell’ordine temporale sia del tutto legittimo, esso è qui limitato a un’influenza puramente naturale, senza alcuna prospettiva trascendente. In fondo, senza rinnegare esplicitamente la sua missione di santificazione, la Chiesa conciliare assimila la finalità propria dello Stato. Questo progressivo slittamento modifica profondamente le sue priorità e il suo modo di posizionarsi nel mondo. In un’inaspettata svolta storica, l’unione tra Chiesa e Stato viene ripristinata. Ma questa unione non ha più nulla in comune con quella che ha caratterizzato la Cristianità dei secoli passati, fondata sull’armonia delle due spade: d’ora in poi, è la laicità stessa che ne costituisce il principio e il cemento. Francesco amplia ulteriormente questa visione ponendola sotto il segno dell’ecumenismo: «Il valore della misericordia supera i confini della Chiesa. È il legame con l’Ebraismo e l’Islam, che la considerano uno degli attributi più significativi di Dio» (28). Così, la misericordia diventa un principio di unità universale, che supera la stessa fede cristiana. La «trasformazione missionaria» è compiuta: d’ora in poi, la Chiesa «misericordiosa» non ha più pietà delle anime che giacciono «nell’ombra della morte» e rinuncia a predicare loro la Verità incarnata: Gesù Cristo. La misericordia di Francesco mira ad altro: «Che questo Anno Giubilare, vissuto nella misericordia, favorisca l’incontro con queste religioni e le altre nobili tradizioni religiose. Che ci renda più aperti al dialogo per conoscerci e capirci meglio» (29). 3. Una nuova mistica per accompagnare la riforma Il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga (30), stretto consigliere del Papa, riassume bene questa dinamica. In una conferenza intitolata La Chiesa della misericordia con Papa Francesco, spiega che il Concilio Vaticano II aveva certamente introdotto delle riforme istituzionali, ma che queste rimanevano insufficienti senza una trasformazione spirituale: «Ogni cambiamento
nella Chiesa richiede un rinnovamento delle motivazioni. Il
rinnovamento istituzionale richiede un rinnovamento della dimensione
mistica. [Adesso, la fonte di questa mistica,] il vento che spinge le
vele della Chiesa verso il mare aperto del suo rinnovamento profondo e
totale, è la misericordia».
Questa nuova mistica si manifesta in gesti concreti. Il sinodo sulla famiglia, ad esempio, ha aperto la strada a un approccio pastorale più flessibile nei confronti dei divorziati risposati. Secondo Maradiaga: «La realtà delle famiglie sciolte e ricostituite non è un impedimento alla piena partecipazione alla vita della Chiesa. La comunione sacramentale non è l’unica via [...]; ogni cristiano risposato può essere un cristiano a tempo pieno, e anche la sua casa può diventare un luogo in cui si rende testimonianza dell’amore di Dio». Già nel 2014 il cardinale Walter Kasper poneva la domanda: «Come può la Chiesa essere segno del legame indissolubile tra fedeltà e misericordia nella sua azione pastorale nei confronti dei divorziati risposati?» (31). Queste riflessioni illustrano un profondo cambiamento: la dottrina non è più considerata un quadro stabile, ma una risorsa da interpretare a seconda delle situazioni, in nome della misericordia. Lo stesso Francesco lo esprime con un’immagine suggestiva: la dottrina non deve essere «pietre da lanciare». 2.4 Esempio concreto: Fiducia supplicans Questa logica trova una spettacolare illustrazione nella Dichiarazione Fiducia supplicans del 18 dicembre 2023, che autorizza la benedizione non rituale delle coppie omosessuali, in nome dell’accoglienza e della misericordia. Questo gesto non è isolato. Già da cardinale, Francesco aveva difeso l’idea di un’unione civile per le coppie dello stesso sesso. Qui si tratta di fare un ulteriore passo avanti: la misericordia elimina gli ostacoli dottrinali che potrebbero opporsi all’integrazione delle persone in una Chiesa inclusiva. Così intesa, la misericordia agisce come un principio dissolvente, che sottrae progressivamente ogni dimensione normativa alla dottrina morale e dogmatica. Prepara il terreno per un’unità orizzontale e terrena, incentrata non sulla verità rivelata ma sulla fraternità universale. Con la misericordia, Francesco dota quindi la Chiesa di un nuovo motore spirituale. Dopo aver identificato i popoli come luogo teologico e attore collettivo della storia, offre ora un principio pastorale che permette di riunirli senza costringerli con una verità trascendente. Questa dinamica apre naturalmente al terzo grande asse del suo pontificato: la fraternità universale, orizzonte ultimo del suo progetto. NOTE 11 - Evangelii Gaudium, n° 25. 12 - Ibid., cap. 1. 13 - Ibid., cap. 3. 14 - Ibid., n° 37. 15 - Dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. 16 - Discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962. 17 - Misericordiæ vultus, n° 14. 18 - Sermone 169, 11.13. 19 - Cfr. Misericordiæ vultus, n° 19. 20 - Evangelii Gaudium, n° 176. 21 - Ibid., n° 183. 22 - Ibid., n° 187. 23 - Ibid., n° 190. 24 - Ibid., n° 65. 25 - Pontificio Consiglio «Giustizia e Pace», Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n° 157, in Evangelii Gaudium, n° 190. 26 - Giovanni Paolo II, Esortazione post-sinodale Ecclesia in America, 22 gennaio 1999, n° 27, in Evangelii Gaudium, n° 182. 27 - Evangelii Gaudium, n° 202. 28 - Misericordiæ vultus, n° 23. 29 - Ibid. 30 - Arcivescovo di Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, dal 1993 al 2023, e cardinale dal 2001. 31 - Cardinale Walter Kasper, L’Évangile de la famille, Les éditions du Cerf, Parigi, 2014, p. 55. |