Erezione dell'Istituto del Buon Pastore
di Bordeaux, in Francia

Comunicato dei sacerdoti interessati



 
 
 
 
 

- A proposito del fatto che l'erezione di questo Istituto è il primo atto del genere sotto il pontificato del Papa Benedetto XVI, da più parti si sostiene che sia stato proprio il Santo Padre a volere tale erezione. Cosa che sembra essere confermata nel comunicato emesso dal Cardinale Ricard, Arcivescovo di Bordeaux. Se le cose stanno così, ci sarà molto da riflettere sulle vere intenzioni di Roma circa la Tradizione.

- Non ce ne voglia l'abbé Laguérie, ma la citazione dei suoi trascorsi nella chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, a Parigi, ci dà l'impressione di una incontrollata immodestia: una sorta di autocelebrazione che sarebbe stato meglio evitare. Non diciamo altro.

- Circa le precisazioni giuridiche, in questo Comunicato si dimentica che la giurisdizione del Superiore, in tutte le sue parti, non esclude il necessario e imprescindibile accordo con l'Ordinario del luogo, sempre a norma di Diritto Canonico. Senza contare le esigenze della dipendenza gerarchica nei confronti della Commissione Ecclesia Dei e della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Come accade per gli altri istituti dell'Ecclesia Dei. 

- Non abbiamo ancora a disposizione il testo degli statuti, ma tuttavia abbiamo l'impressione che qualcuno, nell'approntare il Comunicato, si sia lasciato prendere la mano.  
L'uso esclusivo della liturgia gregoriana, ancorché questa dizione ci appaia un po' impropria (sembra risentire troppo della terminologia cara al Santo Padre), non è affatto una novità, né una speciale prerogativa di questo nuovo Istituto, bensì cosa comune a tutti gli organismi dell'Ecclesia Dei. Certo possono esserci delle differenze nelle formulazioni dei documenti, che magari potrebbero implicare dei possibili distinguo canonici, ma noi siamo convinti, e lo abbiamo detto più volte, che ciò che conta è la gestione pratica di questa controversa questione tradizionale, e l'esperienza ci insegna che ogni volta che si è dovuto applicare un decreto (a partire dallo stesso Motu Proprio Ecclesia Dei) le cose sono sempre andate a danno della Tradizione. Sembra che qualcuno si dimentichi della penosa vicenda della Fraternità San Pietro

- Non comprendiamo a cosa ci si riferisca quando si dice che, in base al "decreto di erezione", per i preti dell'Istituto non si tratterebbe di un "indulto". Se si legge il decreto (vedi altra pagina) non si trova traccia di questa differenziazione.  
Piuttosto sembra che essa sia qui forzatamente presentata per alleviare il peso della sottomissione alla Commissione Ecclesia Dei, che certo i fedeli di Bordeaux non valuteranno in maniera benevola.  
Che poi da questo si possa perfino evincere che il rito di San Pio V sia stato finalmente legittimamente riconosciuto come una ricchezza della Chiesa romana, ci sembra davvero molto gratuito e alquanto unilaterale.

- Da come viene qui presentato l'aspetto dottrinale, sembra che negli statuti non si parli di accettazione del Concilio Vaticano II "alla luce della Tradizione", o cose simili.  
Qui si dichiarerebbe, invece, di "rispettare il Magistero autentico" … nella "fedeltà totale al Magistero infallibile della Chiesa". 
Crediamo di poter affermare che se non è zuppa è pan bagnato: dove starebbe la differenza con quanto sottoscritto dai preti di Campos: sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista pratico ? 
Per quanto attiene poi alla critica "seria e costruttiva" del Vaticano II, aspettiamo di leggere gli statuti, ma subito ci sembra davvero riduttivo il richiamo al discorso del Santo Padre alla Curia Romana, del 22 dicembre 2005. Che il discorso sia stato interessante è cosa riconosciuta da tutti, ma che esso non possa certo essere considerato come la trama su cui ordire la legittima critica del Vaticano II e delle sue innumerevoli applicazioni o storture che dir si voglia, è cosa che si coglie con tutta facilità, foss'anche per una semplica questione tecnica.  
(Su tutta la questione pensiamo di esserci espressi chiaramente nell'articolo La Questione Tradizionale

- La questione delle "parrocchie personali", vista alla luce del "servizio alle parrocchie", ci sembra davvero una storia dal sapore tutto francese. Già lo scorso aprile i vescovi francesi avevano dichiarato la loro impotenza di fronte alla quasi totale mancanza di preti nelle diocesi, ed avevano confessato che erano disposti a venire a patti con l'odiato nemico di questi ultimi quarant'anni: il rito tradizionale con i suoi preti e i suoi seminaristi. 
La precisazione fatta in questo Comunicato ha l'aria dell'accettazione della profferta dei vescovi, peraltro molto poco gratuita e troppo unilaterale, visto il tenore della dichiarazione dell'episcopato francese
Vuoi vedere che anche l'Istituto del Buon Pastore è già avviato sulla strada percorsa dai monaci di Le Barroux e da diversi abbé della Fraternità San Pietro ?

- Come abbiamo appena detto, qui si sopravvaluta artatamente la volontà dei vescovi francesi. 
Peraltro, proprio nel comunicato rilasciato dal Cardinale Ricard si leggono le precisazioni che ridimensionano parecchio questo ottimismo, anzi si chiama subito l'Istituto del Buon Pastore alla resa dei conti. 
Ma questo, volendo, lo si comprende anche qui: cosa mai potrà significare l'espressione "lungi dalle reciproche esclusioni e dai pregiudizi manichei che hanno oscurato per lungo tempo il viso della Chiesa"? 
D'accordo che si debba necessariamente passare all'uso di un linguaggio più moderato e accomodante, ma arrivarci già da subito e con questo tono da  penitenti ci dà l'impressione di un inutile e forse neanche richiesto cedimento.

Speriamo di sbagliarci !




Il testo, in francese, è tratto dal sito della rivista Mascaret, edita a Bordeaux (http://www.mascaret.presse.fr/menu.htm)


 

La fondazione a Roma dell’Istituto del Buon Pastore

Dialogo tra la Santa Sede, i vescovi e i tradizionalisti: un primo passo

Questo venerdì 8 settembre 2006, a Roma, nella Festa della Natività della Beata Vergine Maria, il Cardinale Dario Castrillon Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha approvato, a nome della Santa Sede, la fondazione dell’Istituto del Buon Pastore, eretto ufficialmente in "Società di Vita Apostolica".
Questa nuova comunità è la prima del genere riconosciuta dallo stesso Papa Benedetto XVI. Sotto la guida dell’abbé Laguérie, che è stato curato di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, essa raggruppa dei sacerdoti usciti dalla Fraternità San Pio X fondata da Mons. Lefebvre.

Il Cardinale Ricard ha accolto per primo la nuova fondazione a Bordeaux, nella chiesa di Saint-Èloi. 

Degno di nota è il fatto che la fondazione di questo nuovo Istituto è stata condotta in pieno accordo con il Presidente della Conferenza Episcopale Francese, il Cardinale Jean-Pierre Ricard, il quale ha accolto con benevolenza la nuova fondazione nella sua diocesi, nella chiesa di Saint-Éloi, sede dell’Istituto.
 

Un Istituto di Diritto Pontificio

Per poter valutare questo avvenimento sono necessarie alcune precisazioni giuridiche. 
L’Istituto del Buon Pastore è costituito di “diritto pontificio”, il che significa che esso deriva direttamente dalla Santa Sede e che il suo Superiore ha il potere di giurisdizione ordinaria, in foro interno ed esterno, su tutti i membri della comunità. Egli incardina i suoi membri preti e diaconi. Può aprire dei seminari e chiamare agli ordini minori e maggiori i candidati riconosciuti idonei al sacerdozio.
 

Una comunità di vita apostolica esclusivamente dedita al rito tradizionale

La Santa Sede ha assegnato all’Istituto del Buon Pastore "l’uso esclusivo della liturgia gregoriana" per la Messa e per tutti i Sacramenti, secondo "i libri liturgici in vigore nel 1962" (Statuto II § 2). 
La liturgia tradizionale è dichiarata "rito proprio dell’Istituto in tutti i suoi atti liturgici"  (Statuto I § 2). 
Secondo il decreto di erezione, per i preti del Buon Pastore non si tratta di un indulto, ma di una missione e di una disciplina proprie. Questo manifesta quanto il rito detto "di San Pio V" sia una ricchezza della Chiesa romana riconosciuta come legittima.

"Una fedeltà totale nel Magistero infallibile della Chiesa"

Peraltro, ogni membro fondatore riconosce personalmente di "rispettare il Magistero autentico" del Soglio Romano nella "fedeltà totale al Magistero infallibile della Chiesa" (Statuto, II § 2).
Dal punto di vista dottrinale, conformemente al discorso del Papa Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, i membri dell’Istituto, per quanto in loro potere, si impegnano in una "critica seria e costruttiva" del Concilio Vaticano II, per permettere alla Sede Apostolica di darne l’interpretazione autentica.
 

Preti al servizio delle parrocchie

Gli statuti dell’Istituto del Buon Pastore lo vincolano anche a "servire le parrocchie (con missione canonica dell’Ordinario)" e a "farle vivere e farle amare dai fedeli per la salvezza delle loro anime" (Statuto III § 2), sul modello del Buon Pastore che nutre le sue pecore, comunica la speranza, sostiene gli sconfortati e diffonde nei loro cuori l’amore di Dio e del prossimo.
Il decreto d’erezione prevede che siano affidati all’Istituto della parrocchie personali.
 

La comunione manifestata pienamente

I preti e il diacono di questa nuova opera apostolica e missionaria si rallegrano della generosità con la quale la Gerarchia ecclesiastica ha accolto la loro richiesta di una comunione che finalmente sia pienamente manifestata con la Santa Sede.
 

Una speranza e un banco di prova per la Chiesa

La creazione dell’Istituto del Buon Pastore non è fine a sé stessa: è un inizio.
Nel mese di aprile del 2006, il Cardinale Ricard ha promesso, insieme a tutti i vescovi francesi, che si impegneranno in "un lavoro di comunione" con i tradizionalisti. Un passo importante è stato appena fatto. Con la grazia di Dio e l’intercessione della Vergine Maria, Madre della speranza, altri potranno seguirne.
Un sereno dibattito può aver inizio, lungi dalle reciproche esclusioni e dai pregiudizi manichei che hanno oscurato per lungo tempo il viso della Chiesa.
Fin da ora si può ritenere che l’approvazione dell’Istituto del Buon Pastore costituisce un banco di prova per il testo annunciato a Roma in favore della Messa tradizionale.

Roma 8 settembre 2006, Festa della Natività della Beata Vergine Maria.

I preti dell’Istituto del Buon Pastore



settembre 2006


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