|
|
NOVUS ORDO MISSÆ Studio critico di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira
SOMMARIO
PARTE PRIMA Note
Capitolo Secondo
Capitolo Terzo
Capitolo Quarto
Capitolo Quinto
La nuova Messa Il 3 aprile 1969, Paolo VI (1897-1978) pubblicò la Costituzione
apostolica Missale Romanum (1), che promulgava due importanti documenti
relativi alla riforma del rito della messa.
La Costituzione apostolica spiega che la messa tradizionale di rito romano data da san Gregorio Magno (540-604) e venne modificata da san Pio V (1504-1572) nel 1570, in base ai decreti del concilio di Trento (1545-1563). Essa ricorda i recenti cambiamenti introdotti nella liturgia e dichiara che la riforma della messa, attuata ai giorni nostri, ha per scopo l’adempimento delle decisioni prese dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Questa riforma - dice il papa - non è stata improvvisata, ma è il risultato di un lungo ed accurato studio. La Costituzione apostolica indica anche i principali cambiamenti introdotti e promulga quindi l’Institutio generalis e il nuovo Ordo Missæ, che così vengono rivestiti dell’autorità papale. Questi due documenti entrarono in vigore la prima domenica di Avvento, e cioè il 30 novembre 1969. L’Institutio generalis missalis Romani (3) fu redatta dalla “Commissione pontificia per l’applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia” (4). Come abbiamo appena visto, il Papa conferì a questa Institutio il carattere e l’autorità di un documento pontificio. Essa comprende 341 articoli, nei quali i nuovi riti sono spiegati minuziosamente, mentre sono stabiliti i principi teorici e pratici per la celebrazione eucaristica. A riguardo del movimento liturgico sviluppatosi sotto il pontificato
di Pio XII (1876-1958), Paolo VI, nella Costituzione apostolica Missale
Romanum, scrive:
Il testo della nuova messa, promulgato il 3 aprile 1969, subì
varie modifiche in occasione della pubblicazione del nuovo messale, nel
maggio 1970.
Nel primo capitolo, esamineremo l’edizione del 1969 dell’"Institutio",
facendo riferimento, quando sarà necessario, ai passi dei capitoli
successivi ove indichiamo le modifiche che le parti trattate hanno eventualmente
subito.
(torna su)
NOTE a La nuova Messa (1) Le citazioni di questa Costituzione apostolica e dei documenti da essa promulgati nel 1969 sono estratte dall’edizione tipica: "Ordo missæ", Tip. Poligl. Vat., 1969, p. 172. (2) "Ordo missæ" significa, in senso più ampio, l’"Ordinamento della messa"; in questa accezione, esso include le parti fisse della messa, le parti variabili e tutte le leggi e rubriche relative alla celebrazione. In senso stretto, l’espressione è impiegata generalmente per le parti fisse della messa. È in quest’ultima accezione che faremo riferimento all’"Ordo missæ". D’altra parte, visto che la formula latina ha sempre avuto corso in Occidente, impiegheremo indifferentemente l’espressione "Ordo missæ" o la sua traduzione in lingua volgare, "Ordinario della messa". Useremo anche la formula latina abbreviata "Ordo". (3) Chiameremo questo documento l’"Institutio". (4) "Consilium Pontificium ad Exsequanda Constitutionem de Sacra Liturgia". Era un organo della Santa Sede incaricato, come indica il suo stesso nome, di redigere le norme d’applicazione della Costituzione sulla liturgia Sacrosanctum Concilium del concilio Vaticano II. Quest’organo è stato assorbito dalla Sacra Congregazione per il Culto divino, al momento della sua fondazione. (5) Op. Cit., pp. 7-8. (6) Mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos, ha trattato delle condanne formulate dalla Mediator Dei nella sua lettera pastorale Sui problemi dell’apostolato moderno. (7) Allocuzione del 22 settembre 1956, al congresso internazionale di Pastorale Liturgica, riunito ad Assisi, A.A.S., 1956, pp. 711-725. (8) Enciclica Mediator Dei; allocuzione del 2 novembre 1954; Istruzione del Sant’Uffizio sull’arte sacra, del 30 giungo 1952. (9) I testi del 1970 dell’"Institutio" e dell’"Ordo" saranno direttamente estratti dal Missale Romanum, Tip. Poligl. Vat., 1970. (10) Si vedano le nostre osservazioni sugli sforzi degli uffici della Sacra Congregazione per il Culto Divino, volti a negare l’esistenza di deviazioni dottrinali nell’"Institutio" e nell’"Ordo" del 1969 (p. 115-116); sulla loro preoccupazione nel sostenere che le modifiche del 1970 non hanno corretto in niente il testo primitivo, ma hanno solo chiarito ciò che era già dottrinalmente irreprensibile (p. 115); sull’insufficienza delle modifiche del 1970 (p. 99-124); sui temporeggiamenti e le ritirate strategiche di Lutero (pp. 125 e ss.); sulle tendenze della liturgia protestante negli ultimi decenni (pp. 141 e ss.); sulle contraddizioni che caratterizzano i movimenti eterodossi di tutti i tempi (pp. 43 e ss.); ecc. (torna su)
Ritorna a Documenti |