GNOSI E MUSICA NEL ‘900

Saggio breve sulla cultura esoterica musicale
del XX secolo

(parte prima)


di Luciano Pranzetti



Nostra presentazione

L’ambito complessivo della Tradizione cattolica, intesa secondo l’attuale esigenza dei fedeli di preservare e perpetuare l’immutabile insegnamento della Chiesa di Dio, è spesso vincolato dalla necessità di “conservare”, che lo porta a trascurare la vera radice del male che affligge oggi la pratica della Fede.
Si nota come in genere difetti una visione più ampia che inquadri la crisi attuale nel complessivo deterioramento della tenuta della Fede, direttamente connesso col monito di Nostro Signore circa la sua possibile sparizione, o estrema riduzione, al momento del Suo ritorno escatologico.
Tenere conto di tale processo di deterioramento è indispensabile per comprendere correttamente ciò che è accaduto e che inevitabilmente accadrà ancora, fino a che si esauriranno tutte le possibilità concesse da Dio all’opera devastatrice del Demonio.

In questa ottica, il lavoro dell’amico Luciano Pranzetti, relativamente alla musica e al suo progressivo degenerare dall’armonia alla disarmonia, dall’ordine al disordine, dall’ordo al chaos, come egli ben ricorda richiamandosi al noto motto massonico, costituisce un validissimo contributo per delineare un aspetto del quadro complessivo dell’opera di sovversione della Creazione in generale e del bene dell’uomo in particolare.

Lungi dal rappresentare un aspetto quasi evasivo della vita dell’uomo, la musica è una componente intrinseca dell’esistenza, direttamente connessa con l’ordine e l’armonia volute da Dio.
Il prologo del Vangelo di San Giovanni, che riprende l’incipit biblico della Genesi (Εν αρχη, In principio), ricorda che prima di tutto era il Verbo, per mezzo del quale tutto è stato fatto. Il Verbo creatore, che è insieme parola e suono, idea innata e pronunciata, è indicato nella Genesi (1, 3) con il “Fiat lux”, la potenza della parola di Dio che diviene atto della Creazione; la parola espressa, il suono, che diviene luce e per ciò stesso rende esistente l’opera di Dio.
Suono e luce divine sono quindi la radice da cui scaturisce il creato, e quindi l’uomo stesso, e rappresentano i suoi elementi sia basilari sia normativi. È quindi evidente il nesso stretto tra il suono, l’armonia espressa da Dio, e la luce di Dio, senza la quale il creato non esisterebbe; nesso che può indicarsi con le espressioni “luminosità della musica” e “musicalità della luce”, entrambe in grado di suggerire l’armonia luminosa del creato, la cui opposizione è la disarmonia tenebrosa dell’opera dell’Avversario.

È questa luciferina opera del Demonio che ci tratteggia l’amico Pranzetti nel presentarci la progressiva degenerazione della musica, accentuatasi nel corso degli ultimi secoli e raggiungente un primo culmine ai giorni nostri.

Proprio ultimamente ci è capitato di ascoltare una plastica presentazione di questo processo, in occasione dell’incredibile esibizione della sedicente “suor” Cristina. Uno dei personaggi che l’hanno sostenuta e “lanciata” ha pensato bene di affermare, accanto alla “suora” sorridente e compiaciuta, che la musica “moderna” è la cosa più importante del vivere civile: più della politica e della religione.
Ed è proprio così, come descrive l’amico Pranzetti: la musica moderna, ormai connotata dalle sue disarmonie luciferine sopravanza anche la religione, almeno nei limiti concessi da Dio e secondo la disponibilità degli attuali uomini di Chiesa, introducendo così l’avvento del mondo capovolto che prelude al trionfo illusorio dell’Anticristo.

Nota dell'Autore

La natura del sito www.unavox.it  è esclusivamente  apologetica nel senso della Santa Tradizione e, pertanto, gli interventi che vi sono pubblicati afferiscono a tematiche d’ordine teologico/etico/liturgico connesse alla vita e alla storia della Chiesa cattolica. Con ciò, è ragionevole che l’intera produzione vi eserciti l’indagine, l’analisi e l’esegesi di marca ortodossa, niente escludendo laddove si ravvisino la necessità e il dovere d’intervento con lo scopo di correggere o confutare le derive che, specialmente dal Concilio Vaticano II ad oggi, caratterizzano la cosiddetta “nuova teologìa” con conseguenti aberrazioni della dogmatica, della pastorale, della liturgìa e dell’etica sacramentale. Gli autori che vi scrivono, sono attenti tanto al passato quanto all’attualità sicché è frequente leggere di eventi o di questioni antiche così come di fatti quotidiani.

Da una generica e rapida catalogazione degli argomenti, si osserva come il sito accolga  interventi di vario contenuto ed oggetto in cui l’autore espone il proprio pensiero in ordine a tematiche sia strettamente teologiche o filosofiche e sia a tematiche afferenti al territorio dell’arte pittorica, della letteratura, dell’architettura, del comportamento sociale con riflessi e legami alla categoria trascendente della Tradizione e della spiritualità.
   
Pertanto, acclarata la possibilità di perlustrare il  territorio estetico con elaborati in cui si evidenzino connessione e interdipendenza con l’aspetto apologetico, abbiamo creduto utile, giovevole ed opportuno, esporre, previa valutazione della Direzione, un nostro lavoro che si impernia sul tema  “Gnosi e musica nel ‘900”, argomento di fattispecie non particolarmente trattato.
  
E’ un breve saggio, richiestoci nell’aprile del 2011 da Mons. Ennio Innocenti, e inserito nel IV volume della sua monumentale opera “La Gnosi Spuria – Ed. Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2001” col titolo poco sopra riportato e che volentieri mettiamo a disposizione dei lettori di questo sito. 
In esso saggio, tralasciati gli antecedenti della classicità e quelli dei secoli contigui al ‘900, abbiamo tracciato la fisionomia della moderna Gnosi, così come ci è parsa essere incistata, per sostanza e forma, a  talune opere musicali delle quali diamo brevi cenni, curando soprattutto di evidenziare la cifra esoterica che le connota, con una breve rappresentazione, posta in conclusione, della moderna massificata musica di consumo ove maggiormente si evidenzia il rovinoso e corrosivo messaggio della Gnosi, e riportando il giudizio  di un noto ed autorevole esponente gesuita, padre Antonio Spadaro, attuale Direttore di “Civiltà Cattolica” che, in pratica, ha spalancato le porte del tempio di Cristo alle correnti mefitiche e ai miasmi della musica satanista rockettara.
L’idea della musica (?) come possibile luogo di incontro con Dio è stata ben espressa da Giovanni Paolo II al Congresso Eucaristico di Bologna del 1977 dove, oltre a citare le parole di < blowin’ in the wind > si incontrò con l’autore Bob Dylan e con Adriano Celentano. Ma papa Wojtyla ha incontrato anche Bob Geldof [la cui figlia Paula, tossicodipendente, nell’aprile 2014 si è suicidata con massiccia dose] e Quincy Jones. E hanno suonato alla sua presenza, in Vaticano, tanti altri artisti (!) come Lou Reed, i Nomadi, Claudio Baglioni e tanti altri” (I Gesuiti benedicono il rock: <La musica di Springsteen & Co parla all’anima> - Orazio la Rocca in: La Repubblica, 22 febbraio 2007). 

E non si pensi che questo sia un caso isolato di mellifluo modernismo perché già il cardinale G. F. Ravasi, allora Vescovo e già presidente del “Pontificium Consilium de Cultura”, in un’intervista (Il Giornale 26 maggio  2010) affermava la “presenza dell’Assoluto divino anche nell’arte dissacrante” in accordo con la Costituzione Conciliare “Lumen gentium 8,2”.

Ci proponiamo, a tal proposito ed impegni permettendo, di svolgere una ricognizione sulla moderna e cosiddetta “musica sacra” affinché si possa conoscere come e in qual misura la Chiesa – o certi uomini di Chiesa – abbiamo inquinato il santo deposito del gregoriano, e della grande tradizione polifonica cattolica, con l’introduzione di canti e cori di osceno, pagano e mondano contenuto e di sciocca  forma musicale.
 
Ma torniamo al nostro saggio, con un’avvertenza: in taluni, ma pochi, passi del saggio non si è potuto prescindere da un linguaggio tecnico e specifico che, tuttavia, abbiam cercato di rendere flessibile adattandolo a una maggiore cerchia di lettori che non fossero musicisti. Il lettore troverà un paio di riferimenti attuali in discordanza con la cronologia del saggio stesso; l’abbiamo inseriti  per maggiormente lumeggiare taluni argomenti. Ciò detto, per dovere e per informazione, e grati alla Direzione per averci concesso la pubblicazione di un tema non frequente sullo scenario dell’apologetica cattolica, passiamo all’esposizione.

Maggio 2014

GNOSI E MUSICA NEL ‘900
Saggio breve sulla cultura esoterica musicale
del XX secolo


Parte I



Ouroboros

Il ‘900 si apre con, alle spalle, gli ultimi echi di un positivismo ottocentesco ridimensionato dai fallimenti sociali e politici e, soprattutto, perché paradossalmente contaminato da un fervore che l’ha portato a convogliare l’entusiasmo e l’interesse nello spiritismo, nell’occultismo e nell’esoterismo. E’ l’epoca contraddittoria in cui la politica imperialista inglese -  quella dei filantropi fabiani Cecil Rhodes e John Ruskin, che esporta  la civiltà e il messaggio socialista razziando, però, materie prime e tesori nei paesi invasi e dominati - lo scientismo darwiniano di Haeckel, l’esoterismo luciferino dell’ex seminarista  Alphonse Louis Constant alias Eliphas Lévi e dell’ex abate Josè Custodia de Faria, lo spiritismo truffaldino di Eusapia Palladino e di Alfred Douglas si impastano in un amalgama incoerente, in un’emulsione intrinsecamente in dissidio, innaturale eppur tenace. A dimostrazione che quando l’intelletto umano manda in esilio Dio, considerato una trascurabile ipotesi, come affermava Laplace, nel vuoto che  viene a crearsi, entra qualcun altro, oscuro ma ben identificato che, postosi all’inizio come colui che sollecitò l’uomo a scegliere la conoscenza del bene e del male piuttosto che Dio, diverrà il patrocinatore della più audace, spericolata e faustiana ricerca scientifica e della ribellione etica.  Anche nel mondo della spiritualità, come si vede, vale il principio secondo cui “Natura abhorret vacuum”.
   
Eminenti scienziati, che avevano eletto il determinismo matematico e materialista quale fondamento di una fede laica, ottimistica per le “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità in marcia verso le auree mète di un Nuovo Ordine Mondiale incentrato sull’uomo, si trovano a condividere e a sostenere temi e questioni afferenti ai fenomeni extranaturali/spirituali che la scienza, loro stessi,  avevano invece deriso quali sovrastrutture  ed  oppio dei  popoli. I più noti  sono:  William Crookes,  Camille Flammarion,  Bertrand Russel, Herbert Spencer, Maria Montessori, Roberto  Ardigò, Cesare Lombroso, personaggi educati e cresciuti alla scuola del rigore razionalistico ma attratti nel vortice fascinoso dell’esoterismo e dello spiritismo satanista. Perfetti ossimori gnostici del “quod inferius sic superius”.
La musica, espressione artistica di cifra astratta e di forte connotazione culturale e simbolica, non poteva rimanere estranea a questo clima di sottile ambiguità, di confusione e di delirio.
   
La duttilità con cui essa si presta a rappresentare stati d’animo, configurazioni culturali e modelli estetico/comportamentali, permise ai compositori di approntare opere asservite alla celebrazione di ideali cifrati e di ancestrali sapienze occulte. Risuonano ancora le ultime battute del ballo “Excelsior”, apoteosi dell’evoluzione e della civiltà umana, con cui l’800 spegne i suoi residui fuochi per passare il testimone al secolo XX  nell’illusione di inaugurare un’epoca nuova, foriera di Esposizioni Universali, di Congressi Scientifici, di progresso sociale, di filantropia e di civiltà.
La musica “impegnata” viene adattata ai nuovi canoni che, dopo l’esperienza del mozartiano “Die Zauberflöte”  - Il Flauto magico -  e delle “Maurergesang” – le cantate  massoniche che, per tutto il sec. XIX, han segnato il tempo alla Fratellanza Muratoria, si avvia  ad assumere un’altra fisionomia di più vasta latitudine svolgendone i temi del sapienziale e dell’erudizione con  la ripresa di ideazioni pitagoriche e kircheriane, quelle della Musurgia universalis, rielaborate con l’ausilio di un’acribìa compositiva e scientifica di maggiore efficacia e funzionalità rispetto ai periodi precedenti.
   
Il ‘900, insomma, abbandona la connotazione ormai statica della sigla massonica troppo visibile, per assumerne il volto di un’esperienza artistica più sottile, defilata, ermetica, intellettualistica ed individualistica ma più pervasiva. Ed ecco, allora, l’adozione della serie numerica del Fibonacci, il culto della sezione aurea asservita alla proporzione delle parti musicali; ecco la composizione che si adagia leziosamente sul rapporto della terna pitagorica non mancando il ricorso alla psicanalisi, al simbolismo geometrico, alla aritmosofìa di Papus (Gèrard d’Encausse), alla gnosi spuria, al satanismo rituale, alla kabbala e all’astrologìa con escursioni nelle filosofie orientali.
  
Si è detto della musica massonica, perché essa è stata la protagonista colta in tutto l’800. Il suo uso fu inizialmente riservato nei banchetti rituali o in apertura dei lavori di loggia. Si trattava di cantate corali che cadenzavano il tour des compagnons, di entrées strumentali per un gruppo di fiati, la colonne d’harmonie delle logge francesi, formata, di solito, da  tre  coppie  di  clarinetti e fagotti, vale a dire: (3 x 2) + (3 x 2) + (3 x 2) = 6 + 6 + 6, allusione palese al numero della luciferina bestia apocalittica il cui culto, come osserva René Guénon “è l’essenza della massoneria < eterna >” (Le roi du Monde  -  ll re del mondo – Ed. it.  Adelphi, Milano 1977).
I moderni inni nazionali sono, in verità, il prodotto ultimo di questo influsso politico/filosofico che la musica ha recepito e fatto suo nell’agogica e nella dinamica informando di sé le stesse parole in un vincolo sinestetico e semantico.



Dottor Faustus
   
Posta, si può dire, in sonno, questa musica riapparirà, tra breve, sotto  mutata specie sviluppatasi da una rivoluzione di rottura scientifica ed estetica: la Dodecafonìa. E da questo evento, culturale e dirompente, parte il nuovo corso musicale che vedrà molti compositori produrre lavori di palese significato esoterico con riferimenti a simboli e codici sapienziali e, soprattutto, alla Gnosi.
Thomas  Mann (1875-1955), nel suo Doctor Faustus parlerà di questa rivoluzione rappresentandola come il prodotto di un patto satanico “estetico”, di una malattia sottile ed invasiva quasi narcotica che, corrotta la formalità dell’armonìa basata sulla tonalità classica, porta al caos delle origini e alla dissoluzione della stessa ontologìa musicale. Una nuova scrittura intesa come “ambiguità elevata a sistema” (Ed. Mondadori Milano,1981, pag. 68).
Ma in che cosa consiste, come si definisce la dodecafonia? Brevemente: la dodecafonia è un metodo di composizione che usa le dodici note le quali sono in relazione solo una con l’altra, in piena libertà. Questa è, a un dipresso, la definizione che ne diede il suo ideatore, Arnold Schönberg. E’ come se si pensasse di far funzionare un orologio isolandone i meccanismi in singole e indipendenti ruoli confidando, così, di ottenere un movimento organico. Il metodo dodecafonico si serve, in modo conseguente, di tutte le risorse della gamma cromatica temperata – i semitoni – definita come “totale cromatico” visibile nei dodici semitoni della tastiera del pianoforte: sette bianchi e cinque neri.
La musica tonale, invece, le cui origini sono diatoniche, non si era mai servita, ai suoi inizi e per molto tempo, di tutte le possibilità dell’estensione cromatica, ma poco a poco il cromatismo, già con autori barocchi, e successivamente con Chopin, Schumann e Liszt, aveva compenetrato sempre più le strutture tonali sino ad arrivare, dopo Wagner, ad una musica la cui organizzazione dipendeva non più dalle funzioni tonali e dal diatonismo classico, ma dall’applicazione più o meno radicale e coerente dell’insieme delle risorse della scala cromatica.
    
Questa evoluzione condusse Schönberg a prescindere totalmente, verso il 1908, dalle funzioni tonali e a comporre, cioè, una musica emancipata sia dal concetto di dissonanza sia da quello di “centro tonale” cui era toccato, fino ad allora, il ruolo di principio unificatore dell’organismo musicale. E’ questo il fondamento dell’atonalità (La Musica – Universale Garzanti/Il Giornale 2003 , vol. I  pag. 246 – voce: dodecafonia).
Nel periodo iniziale la dodecafonia, come idealità esoterica era, ci si passi l’ossimoro, abbastanza manifesta, ma ora, col volger dello scenario storico, diventa versante occulto, ben celato ed allusivo riuscendo, così, in tal modo, a corrodere le strutture dell’ordine armonico olimpico senza strepito nella veste di mera sperimentazione tecnica.
A Schönberg seguirono Anton Webern e Alban Berg e, con loro, la dodecafonia ebbe diffusione con esiti e sviluppi divergenti e concludenti, spesso, in una plaga di modi e di serie tipici di una decadenza estetica e scientifica quale si produce quando si smonta un organismo coerente, gerarchico e razionale per dar luogo alla sola fantasia eslège. L’operazione, che dagli inizii ad oggi la Gnosi spuria conduce, è infatti quella di una azione distruttiva portata all’ordine cosmico e all’armonìa dei rapporti mediante la dissoluzione della forma, dell’interconnessione e della coerenza strutturale. In sintesi: alla Bellezza.



Caos
 
La dodecafonia – questa è la nostra opinione – è il tentativo rivoluzionario e sovversivo di demolire la gerarchìa dei rapporti fonici affermando l’anarchìa dell’insieme e la signorìa d’ogni singola nota, l’affermazione, cioè, di una illimite libertà, slegata da canoni e da confini. In ciò è ravvisabile il rovesciamento del motto massonico “Ordo ab chao” che diventa “Chaos ab ordine” che altro non è se non la disgregazione di un’armonìa costituita, necessaria  premessa ad una rivoluzione, dalle cui macerie la Gnosi tenta la ricostruzione di un mondo e di una umanità a sua immagine e somiglianza in un perenne ciclo di distruzione/costruzione.
Pertanto, si può legittimamente considerare la dodecafonia come la Gnosi spuria inoculata alla musica che apre alla visione dell’abisso indifferenziato e alla liceità d’ogni sperimentazione.  Il rumore, le sequenze foniche incoerenti diventano elementi sintattici necessarii a quel tipo di musicalità che negli anni ’60 trasformerà la cosiddetta “musica leggera”, figlia dell’operetta e del melodismo popolare – e qui pensiamo alle romanze di F. P. Tosti – in musica di consumo globale con le connotazioni del ribellismo e dell’arbitrio e, ciò che maggiormente preoccupa, con l’impronta, diremmo genetica, di tipo satanista all’ombra di tenebrose mitologìe e dei più tetri riti dell’antichità pagana: shivaismo, dionisismo, tantrismo, sciamanesimo.



Concerto rock

E’ impressionante osservare come tali mitologìe e tali riti, liofilizzati dalla pornografìa, dalla cinematografìa e dalla musica [dodecafonica o rock] alimentino una cultura arcaicizzante ad uso di folle che, peraltro, dispongono pacificamente degli strumenti prodotti  dalla  tecnologìa. Il caso limite è dato dai concerti popolari a base elettronica sofisticata (amplificazione del suono, inversione delle parole, luci psichedeliche, effetti speciali), chimica (droghe sempre più < mirate > ed efficaci prodotte dalle multinazionali filantropiche e/o mafiose) ”  (Piero Vassallo: Ritratto di una cultura di morte – i pensatori neognostici. Ed. D’Auria, Napoli 1994, pag. 37).

Ci riferiamo al rock ‘n roll e a tutte le sue varianti. Ad esso dedicheremo le ultime pagine di questa nostra ricognizione. Ma, la certezza che questa specie di “arte” non prevarrà, è data da una curiosa notizia di cui riferisce Giuseppe Sermonti (Il Tempo, 28/09/1987), trattando  di un lavoro condotto dal biologo giapponese Susuni Ohno. Costui, trasformando ognuno dei 4 nucleotidi del cromosoma – A G T C – in due possibili note in chiave di violino e, cioè, A in do/re, G in mi/fa, T in sol/la e C in si/do, e disponendoli in rapporto secondo un modello matematico che tiene conto delle loro combinazioni così come sono esposte nell’elica del DNA,  ha ottenuto una sequenza di note suonando le quali sulla tastiera, il pianista ha esclamato: E’ Chopin!. Eco assai preziosa, se non la prova, dell’armonia del creato e dell’ordine perfetto delle cose, a gloria del Creatore. 
Addio Big Bang!  Addio, Darwin!



D N A
(continua)

                                                          
Nostra presentazione
Nota dell'Autore

Parte prima


Parte seconda

Parte terza
Parte quarta


maggio 2014

Ritorna al Sommario articoli diversi