ISTITUTO DEL BUON PASTORE

Notizie, curiosità e considerazioni a margine dell'avvenimento
(14 settembre 2006)


Si vedano anche:

- la nostra nota introduttiva dell'11 settembre 2006
- il decreto di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- gli statuti (che per adesso non abbiamo)
- il comunicato redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato
- il comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
- appunti sui diversi documenti dell'Istituto da noi pubblicati (16 settembre 2006)

Avvisiamo che abbiamo fatto precedere ogni documento
da alcune brevi note a commento circa il merito del contenuto



In questa pagina si trovano:

Qualche informazione sull''Istituto del Buon Pastore
La posizione canonica dei sacerdoti di questo Istituto
La giurisdizione dell’Istituto del Buon Pastore
Come mai la scelta del Superiore è caduta sul Padre Philippe Laguérie




 

Qualche informazione sull'Istituto del Buon Pastore
 
Il Superiore del nuovo Istituto del Buon Pastore, Padre Philippe Laguérie, allontanato dalla Fraternità San Pio X nel 2004, è noto come una persona “impetuosa”. E, a onor del vero, oggi ci sono momenti in cui una certa impetuosità non guasta.
Il fatto è questa stessa impetuosità lo porta, a volte, ad eccedere. Com’è inevitabile per chiunque di noi che, molto umanamente, si lascia prendere dalla “passione”.
Fu così nei suoi rapporti con la Fraternità.
Secondo lui alcune cose relative alla conduzione della Fraternità non andavano bene, occorreva cambiarle, e … subito partì in quarta …

Per di più, già dal 2002, nella Fraternità si cercava di trovare a fatica la giusta linea da tenere nei confronti di Roma, in ordine ai possibili accordi. E si cercava, ovviamente, di trovare una soluzione che andasse bene per la Fraternità (che è composta certo dai chierici, ma indubbiamente anche dai laici, cosa che qualche chierico a volte dimentica), ma soprattutto che andasse bene in un’ottica molto più ampia che avesse primariamente in vista il bene della Santa Chiesa.

L'abbé Philippe Laguérie

Era il tempo in cui il Padre Paul Aulagnier, già Assistente di Mons. Lefebvre, veniva allontanato dalla Fraternità San Pio X proprio perché fortemente convinto che la Fraternità dovesse concludere subito un accordo con Roma sull’esempio dei sacerdoti di Campos, che avevano ottenuto la famosa Amministrazione Apostolica.

Insomma, la conduzione della Fraternità non riscontrava, com’è umanamente comprensibile, il consenso di tutti i suoi sacerdoti, ed alcuni alzavano la voce forse più di quanto fosse prudente e necessario.

Era inevitabile che Padre Laguérie e Padre Aulagnier si ritrovassero subito (fra l’altro don Aulagnier è stato per diversi anni il Superiore del Distretto di Francia), insieme peraltro al Padre Guillaume de Tanoüarn, anch’egli messosi contro la Fraternità e allontanato, nonostante il suo altalenare tra una posizione e l'altra.
Logicamente, questi sacerdoti, per non rimanere allo sbando, sentivano il bisogno di vivere una posizione canonica più ordinata, e hanno fatto di tutto per ottenere un riconoscimento in tal senso da Roma. 
Difficile non comprenderli, soprattutto ove si pensi che la resistenza umana ha dei limiti, e l'impegno e la  resistenza praticati dai sacerdoti della Fraternita San Pio X sono davvero tali da fiaccare anche gli spiriti forti, se possibile.

Hanno cercato incardinazioni, permessi speciali, compromessi canonici. Hanno ottenuto il "celebret" dall'Ecclesia Dei (con grande delusione, tra l'altro, perché certi vescovi li hanno tollerati solo a patto che celebrassero la S. Messa tridentina quasi in segreto: alla faccia dell'autorità dell'Ecclesia Dei). Hanno dato le assicurazioni richieste, ed infine hanno accettato uno status particolare, quasi a loro uso e consumo.

Adesso possono sentirsi più tranquilli, ma devono ancora fare i conti con la Conferenza Episcopale Francese e con i singoli vescovi. 
I proclami trionfalistici si capiscono benissimo dal punto di vista umano, soprattutto in questi primi giorni, ma non v’è dubbio che anche ad aspettare di leggere gli Statuti di questo nuovo Istituto, la posizione di questi sacerdoti è definitivamente posta in subalternità ai vescovi locali. Anche se si limitassero ad agire solo nei luoghi in cui si trovano, dovranno stabilire una precisa “convenzione” con l’Ordinario del luogo, pena la loro riduzione alla marginalità.

Ai tre sacerdoti citati prima si aggiungono ad oggi il Padre Christophe Héry, il Padre Henri Forestier e il diacono Claude Prieur.

La sede:
Institut du Bon Pasteur, Eglise Saint Eloi, Rue Saint James, 33000 Bordeaux, F
Tel.:  0033 0556 57.93.93 - 0033 0556 79.38.47
Sito internet della chiesa:  http://www.eloi.asso.fr/
Sito internet del giornale:  http://www.mascaret.presse.fr/




 

La posizione canonica dei sacerdoti di questo Istituto
 

L'abbé Guillaume de Tanoüarn

La cosa strana che si nota nel leggere il Decreto di erezione, e che questo Istituto è indicato come localizzato a Bordeaux e, ancor meglio, nella chiesa di Saint-Éloi. 
Si comprende subito come si tratti di una condizione spaziale limitativa che, non solo contrasta con le dichiarazioni dei sacerdoti che affermano di potersi muoversi liberamente in tutta la Francia, ma sembra porre un’ipoteca sull’apostolato che essi potrebbero trovarsi a dover fare nella stessa città di Bordeaux.

In ogni caso, con questa precisa e ristrettissima collocazione spaziale, non v’è alcun dubbio che l’Istituto del Buon Pastore dovrà sempre e comunque chiedere il placet del Cardinale Ricard, oggi, e dell’Arcivescovo di Bordeaux sempre.

Un po’ maliziosamente ci chiediamo:
     - vista la conduzione “collegiale” delle diocesi, se il Consiglio 
         diocesano si impunta, quanto varrà l’autorità 

         dell’arcivescovo anche se ben disposto ?
     - vista la conduzione “collegiale” della Chiesa, se l’arcivescovo si impunta, cosa farà il cardinale Prefetto 
         o il Presidente della Commissione Ecclesia Dei (che ha eretto questo Istituto), oppure lo stesso 
         Pontefice che lo ha voluto “di Diritto Pontificio ? 
Se dobbiamo basarci sull’esercizio dell’autorità messo in atto in questi quarant’anni dai vescovi e dai papi, la risposta è una sola: non faranno un bel niente. E l’Istituto ingoierà il rospo, come accadde per la Fraternità San Pietro e come accade in centinaia di diocesi e in migliaia di casi di ogni genere.

Una curiosità: 
È possibile anche convincersi che i rospi proposti da Mons. Fellay fossero davvero inguardabili e immangiabili, ma allora si deve concludere che i rospi spinti in gola da questo o da quel vescovo locale, da tale o da tal’altro cardinale di Curia, così come dal papa: siano dei rospi di ben altra fatta e di ben altra digeribilità.
Tutto è possibile … tanto più che si tratterebbe di “rospi romani” !




 

La giurisdizione dell’Istituto del Buon Pastore

Se si leggono le diverse dichiarazioni rilasciate da alcuni sacerdoti dell’Istituto del Buon Pastore, non sfugge il tono enfatico con cui cercano di “gonfiare” l’importanza e la portata di questo evento.

Intendiamoci, che una certa importanza l’evento ce l’abbia è fuori da ogni dubbio, ma di fronte ai gravissimi problemi che scaturiscono dalla crisi della Chiesa e di fronte alle enormi difficoltà che entro questa Chiesa trovano migliaia e migliaia di fedeli tradizionali, l’erezione dell’Istituto del Buon Pastore sembra davvero una goccia nel mare. 
Ci trovassimo perfino in presenza di diecine di sacerdoti pronti a partire, non avremmo risolto nulla dal punto di vista delle necessità pastorali dei fedeli tradizionali.
Per di più, ancora una volta, Roma ha giuocato sull’equivoco. Non v’è un vescovo per questo nuovo Istituto: i componenti sono destinati a restare preti a vita, alla diretta dipendenza degli Ordinari locali.

Se, per ipotesi, un sacerdote di Milano volesse far parte dell’Istituto del Buon Pastore, cosa succederebbe: che il sacerdote dovrebbe trasferirsi in Francia ? 
oppure che l’Istituto potrebbe aprire uno sportello a Milano ?

Si dice che è prevista l’assegnazione di “parrocchie personali”, il che significa, ancora una volta, che si tratterebbe di organismi alla diretta dipendenza dell’Ordinario del luogo. E la giurisdizione dell’Istituto ?

Lo stesso Padre Aulagnier, il 12 settembre scorso, scriveva:
La creazione del Buon Pastore è una buona cosa… Ma la creazione di una Amministrazione Apostolica, indispensabile per l’Europa, sarebbe stata molto meglio. Poiché la grande debolezza della nostra fondazione [della fondazione dell’Istituto del Buon Pastore] si trova a livello missionario, apostolico.
 
Don Aulagnier sa bene di cosa parla, sa benissimo che la mancanza di un vescovo manterrà inevitabilmente l’Istituto in una condizione di soggezione e di limitazione. 
Ma conosce bene anche i limiti che all’Istituto derivano dai suoi stessi statuti appena approvati, proprio perché ha concorso in prima persona alla loro stesura.

Non possiamo non fidarci dei timori di Don Aulagnier. Primo perché difende con forza la nuova creatura che in parte è anche opera sua, e poi perché sono ben conosciute la sua competenza e la sua esperienza.

Indipendentemente dal fatto che Padre Aulagnier da quattro anni abbia coltivato una grande illusione, non v’è dubbio che la sua visione circa il destino dell’àmbito tradizionale cattolico è una visione più ampia, più ecclesiale, certo di ben altro respiro rispetto alle beghe di paese di certuni in Francia e alle manovrine accomodanti e interessate di certi altri a Roma.

Infatti, quando egli rimprovera a Mons. Fellay di ostinarsi nel rifiutare ogni “accordo pratico”, lo fa proprio perché riconosce che solo la Fraternità San Pio X è in grado di svolgere compiutamente ed efficacemente la missione e l’apostolato, proprio in forza della sua strutturazione che la rende simile ad una chiesa particolare: a quella famosa Amministrazione Apostolica auspicata.

L' abbé Paul Aulagnier

D’altronde, se a Campos non vi fosse stato già un vescovo, oggi i sacerdoti si troverebbero in balia del vescovo locale. E in questo, come fu lungimirante Mons. Lefebvre nel 1988, così lo furono i vescovi della Fraternità nel 1991.



Come mai la scelta del Superiore è caduta sul Padre Philippe Laguérie

Ovviamente si tratta di illazioni. 
Ma, ciò nonostante, si rimane stupiti per il fatto che il Superiore non sia Monsieur l’abbé Paul Aulagnier.

Don Aulagnier era già presente a Roma, nel 1998, quando vi fu la prima uscita pubblica del cardinale Ratzinger a favore della liturgia tradizionale, in occasione del decennale dell’Ecclesia Dei. I suoi rapporti col cardinale Ratzinger risalgono certo al tempo di Mons. Lefebvre, ma nel 1998 la sua presenza a Roma fu un chiaro segno della sua volontà di andare verso un riavvicinamento.

Dopo Campos, poi, divennero stretti i rapporti col cardinale Castrillon, col quale condivideva la speranza di una rapida soluzione della controversia Roma-Ecône.

Infine, dopo il suo allontanamento dalla Fraternità, fu lui che continuò a rappresentare la “resistenza” contro la politica di Mons. Fellay: proprio mentre l’abbé Laguérie e soprattutto l’abbé de Tanoüarn sembravano tenere bene la linea della Fraternità.

In effetti, chi ha seguito le discrete manovre che hanno portato all’erezione dell’Istituto del Buon Pastore, ritiene di poter affermare che il cardinale Castrillon non avesse dubbi su chi avrebbe dovuto guidare questo nuovo autobus dell’Ecclesia Dei: il vecchio assistente di Mons. Lefebvre, Monsieur l’abbé Paul Aulagnier.
 
 

L'abbé Christophe Héry

Cos’è dunque accaduto ?
Noi ne sappiamo poco, ma qua e là si sente che gli altri sacerdoti avrebbero sconsigliato al cardinale Castrillon la nomina di don Aulagnier, proprio perché non avrebbe avuto seguito e credibilità tra i sacerdoti della Fraternità San Pio X, soprattutto tra coloro che non ne fanno più parte.
E chi sarebbero stati i sacerdoti consiglieri del cardinale ?
Beh ! Non c’è molto da indagare, visto il loro numero. 

Certo è che il Superiore che è stato scelto ha più meriti guerrieri che diplomatici. 
Eppure, si sente dire che è stato preferito all’abbé Aulagnier perché avrebbe più possibilità di chiamare a sé certi sacerdoti della Fraternità, contribuendo così alla destabilizzazione (se possibile) di quest’ultima.

Cambiano i suonatori, ma la musica e sempre la stessa !
Chissà se tutto questo è a conoscenza anche del Santo Padre ?

Ora, leggendo quello che scrive l’abbé Aulagnier, è evidente che a Roma si sarà parlato anche della possibile Amministrazione Apostolica, la quale, ovviamente, 

avrebbe dovuto avere un vescovo.  E, a quanto se ne sa, in Europa e forse anche in Italia sarebbe stato possibile trovarne uno, se si volevano fare le cose seriamente.
Ma in questo modo le aspirazioni dei sacerdoti interessati avrebbero dovuto cedere il passo ad esigenze di ordine superiore. 

Peraltro, visto come si sono messe le cose, se in seguito si dovesse riparlare di “vescovi”, l’attuale Superiore, magari con una certa anzianità e con una certa condotta gradita a Roma, potrebbe presentare la sua candidatura.
Insomma, pare che, in fondo, un bel posto da vescovo non dispiaccia a nessuno. 
La storia si ripete, anche a Campos andò così.

La cosa incredibile è che in questo modo (e ha ragione l’abbé Aulagnier a diffidare) si finirà con alimentare le più diverse ambizioni, col sollecitare le più disparate velleità, e l’àmbito tradizionale corre il rischio di sfaldarsi in tanti piccoli tronconi destinati ad esaurirsi per consunzione o per stanchezza. E non ci riferiamo solo alla Fraternità San Pio X, pensiamo anche alle altre realtà dell’Ecclesia Dei, come la Fraternità San Pietro, che da poco sembra voler addrizzare la sua rotta.

Chi può negare che a Roma c’è chi farebbe carte false per arrivare a tanto ?

IMUV 14 settembre 2006





Si vedano anche:

- la nostra nota introduttiva dell'11 settembre 2006
- il decreto di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- gli statuti (che per adesso non abbiamo)
- il comunicato redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato
- il comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
- appunti sui diversi documenti dell'Istituto da noi pubblicati (16 settembre 2006)

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