ISTITUTO DEL BUON PASTORE
Notizie, curiosità e considerazioni a margine
dell'avvenimento
(14 settembre 2006)
In questa pagina si trovano:
Qualche informazione sull''Istituto
del Buon Pastore
La posizione canonica
dei sacerdoti di questo Istituto
La giurisdizione dell’Istituto
del Buon Pastore
Come mai la scelta
del Superiore è caduta sul Padre Philippe Laguérie
Qualche informazione sull'Istituto del Buon Pastore
Il Superiore del nuovo Istituto del Buon Pastore, Padre
Philippe Laguérie, allontanato dalla Fraternità San Pio X
nel 2004, è noto come una persona “impetuosa”. E, a onor del vero,
oggi ci sono momenti in cui una certa impetuosità non guasta.
Il fatto è questa stessa impetuosità lo
porta, a volte, ad eccedere. Com’è inevitabile per chiunque di noi
che, molto umanamente, si lascia prendere dalla “passione”.
Fu così nei suoi rapporti con la Fraternità.
Secondo lui alcune cose relative alla conduzione della
Fraternità non andavano bene, occorreva cambiarle, e … subito partì
in quarta …
Per di più, già dal 2002, nella Fraternità
si cercava di trovare a fatica la giusta linea da tenere nei confronti
di Roma, in ordine ai possibili accordi. E si cercava, ovviamente, di trovare
una soluzione che andasse bene per la Fraternità (che è composta
certo dai chierici, ma indubbiamente anche dai laici, cosa che qualche
chierico a volte dimentica), ma soprattutto che andasse bene in un’ottica
molto più ampia che avesse primariamente in vista il bene della
Santa Chiesa. |
L'abbé Philippe Laguérie
|
Era il tempo in cui il Padre Paul Aulagnier, già
Assistente di Mons. Lefebvre, veniva allontanato dalla Fraternità
San Pio X proprio perché fortemente convinto che la Fraternità
dovesse concludere subito un accordo con Roma sull’esempio dei sacerdoti
di Campos, che avevano ottenuto la famosa Amministrazione Apostolica.
Insomma, la conduzione della Fraternità non
riscontrava, com’è umanamente comprensibile, il consenso di tutti
i suoi sacerdoti, ed alcuni alzavano la voce forse più di quanto
fosse prudente e necessario.
Era inevitabile che Padre Laguérie e Padre Aulagnier
si ritrovassero subito (fra l’altro don Aulagnier è stato per diversi
anni il Superiore del Distretto di Francia), insieme peraltro al Padre
Guillaume de Tanoüarn, anch’egli messosi contro la Fraternità
e allontanato, nonostante il suo altalenare tra una posizione e l'altra.
Logicamente, questi sacerdoti, per non rimanere allo
sbando, sentivano il bisogno di vivere una posizione canonica più
ordinata, e hanno fatto di tutto per ottenere un riconoscimento in tal
senso da Roma.
Difficile non comprenderli, soprattutto ove si pensi
che la resistenza umana ha dei limiti, e l'impegno e la resistenza
praticati dai sacerdoti della Fraternita San Pio X sono davvero tali da
fiaccare anche gli spiriti forti, se possibile.
Hanno cercato incardinazioni, permessi speciali, compromessi
canonici. Hanno ottenuto il "celebret" dall'Ecclesia Dei (con grande delusione,
tra l'altro, perché certi vescovi li hanno tollerati solo a patto
che celebrassero la S. Messa tridentina quasi in segreto: alla faccia dell'autorità
dell'Ecclesia Dei). Hanno dato le assicurazioni richieste, ed infine hanno
accettato uno status particolare, quasi a loro uso e consumo.
Adesso possono sentirsi più tranquilli, ma devono
ancora fare i conti con la Conferenza Episcopale Francese e con i singoli
vescovi.
I proclami trionfalistici si capiscono benissimo dal
punto di vista umano, soprattutto in questi primi giorni, ma non v’è
dubbio che anche ad aspettare di leggere gli Statuti di questo nuovo Istituto,
la posizione di questi sacerdoti è definitivamente posta in subalternità
ai vescovi locali. Anche se si limitassero ad agire solo nei luoghi
in cui si trovano, dovranno stabilire una precisa “convenzione” con l’Ordinario
del luogo, pena la loro riduzione alla marginalità.
Ai tre sacerdoti citati prima si aggiungono ad oggi il
Padre Christophe Héry, il Padre Henri Forestier e il diacono Claude
Prieur.
La sede:
Institut du Bon Pasteur, Eglise Saint Eloi, Rue Saint
James, 33000 Bordeaux, F
Tel.: 0033 0556 57.93.93 - 0033 0556 79.38.47
Sito internet della chiesa: http://www.eloi.asso.fr/
Sito internet del giornale: http://www.mascaret.presse.fr/
La posizione canonica dei sacerdoti di questo Istituto
L'abbé Guillaume de Tanoüarn
|
La cosa strana che si nota nel leggere il Decreto di
erezione, e che questo Istituto è indicato come localizzato a Bordeaux
e, ancor meglio, nella chiesa di Saint-Éloi.
Si comprende subito come si tratti di una condizione
spaziale limitativa che, non solo contrasta con le dichiarazioni dei sacerdoti
che affermano di potersi muoversi liberamente in tutta la Francia, ma sembra
porre un’ipoteca sull’apostolato che essi potrebbero trovarsi a dover fare
nella stessa città di Bordeaux.
In ogni caso, con questa precisa e ristrettissima collocazione
spaziale, non v’è alcun dubbio che l’Istituto del Buon Pastore dovrà
sempre e comunque chiedere il placet del Cardinale Ricard, oggi, e dell’Arcivescovo
di Bordeaux sempre.
Un po’ maliziosamente ci chiediamo:
- vista la conduzione “collegiale”
delle diocesi, se il Consiglio
diocesano
si impunta, quanto varrà l’autorità |
dell’arcivescovo
anche se ben disposto ?
- vista la conduzione “collegiale”
della Chiesa, se l’arcivescovo si impunta, cosa farà il cardinale
Prefetto
o il
Presidente della Commissione Ecclesia Dei (che ha eretto questo Istituto),
oppure lo stesso
Pontefice
che lo ha voluto “di Diritto Pontificio ?
Se dobbiamo basarci sull’esercizio dell’autorità
messo in atto in questi quarant’anni dai vescovi e dai papi, la risposta
è una sola: non faranno un bel niente. E l’Istituto ingoierà
il rospo, come accadde per la Fraternità San Pietro e come accade
in centinaia di diocesi e in migliaia di casi di ogni genere.
Una curiosità:
È possibile anche convincersi che i rospi proposti
da Mons. Fellay fossero davvero inguardabili e immangiabili, ma allora
si deve concludere che i rospi spinti in gola da questo o da quel vescovo
locale, da tale o da tal’altro cardinale di Curia, così come dal
papa: siano dei rospi di ben altra fatta e di ben altra digeribilità.
Tutto è possibile … tanto più che si tratterebbe
di “rospi romani” !
La giurisdizione dell’Istituto del Buon Pastore
Se si leggono le diverse dichiarazioni rilasciate da alcuni
sacerdoti dell’Istituto del Buon Pastore, non sfugge il tono enfatico con
cui cercano di “gonfiare” l’importanza e la portata di questo evento.
Intendiamoci, che una certa importanza l’evento ce
l’abbia è fuori da ogni dubbio, ma di fronte ai gravissimi problemi
che scaturiscono dalla crisi della Chiesa e di fronte alle enormi difficoltà
che entro questa Chiesa trovano migliaia e migliaia di fedeli tradizionali,
l’erezione dell’Istituto del Buon Pastore sembra davvero una goccia nel
mare.
Ci trovassimo perfino in presenza di diecine di sacerdoti
pronti a partire, non avremmo risolto nulla dal punto di vista delle necessità
pastorali dei fedeli tradizionali.
Per di più, ancora una volta, Roma ha giuocato
sull’equivoco. Non v’è un vescovo per questo nuovo Istituto: i componenti
sono destinati a restare preti a vita, alla diretta dipendenza degli Ordinari
locali.
Se, per ipotesi, un sacerdote di Milano volesse far parte
dell’Istituto del Buon Pastore, cosa succederebbe: che il sacerdote dovrebbe
trasferirsi in Francia ?
oppure che l’Istituto potrebbe aprire uno sportello a
Milano ?
Si dice che è prevista l’assegnazione di “parrocchie
personali”, il che significa, ancora una volta, che si tratterebbe di organismi
alla diretta dipendenza dell’Ordinario del luogo. E la giurisdizione
dell’Istituto ?
Lo stesso Padre Aulagnier, il 12 settembre scorso, scriveva:
La creazione del Buon Pastore è una buona
cosa… Ma la creazione di una Amministrazione Apostolica, indispensabile
per l’Europa, sarebbe stata molto meglio. Poiché la grande debolezza
della nostra fondazione [della fondazione dell’Istituto del Buon
Pastore] si trova a livello missionario, apostolico.
Don Aulagnier sa bene di cosa parla, sa benissimo che
la mancanza di un vescovo manterrà inevitabilmente l’Istituto in
una condizione di soggezione e di limitazione.
Ma conosce bene anche i limiti che all’Istituto derivano
dai suoi stessi statuti appena approvati, proprio perché ha concorso
in prima persona alla loro stesura.
Non possiamo non fidarci dei timori di Don Aulagnier.
Primo perché difende con forza la nuova creatura che in parte è
anche opera sua, e poi perché sono ben conosciute la sua competenza
e la sua esperienza.
Indipendentemente dal fatto che Padre Aulagnier da quattro
anni abbia coltivato una grande illusione, non v’è dubbio che
la sua visione circa il destino dell’àmbito tradizionale cattolico
è una visione più ampia, più ecclesiale, certo
di ben altro respiro rispetto alle beghe di paese di certuni in Francia
e alle manovrine accomodanti e interessate di certi altri a Roma.
Infatti, quando egli rimprovera a Mons. Fellay di ostinarsi
nel rifiutare ogni “accordo pratico”, lo fa proprio perché riconosce
che solo la Fraternità San Pio X è in grado di svolgere compiutamente
ed efficacemente la missione e l’apostolato, proprio in forza della sua
strutturazione che la rende simile ad una chiesa particolare: a quella
famosa Amministrazione Apostolica auspicata. |
L' abbé Paul Aulagnier
|
D’altronde, se a Campos non vi fosse stato già
un vescovo, oggi i sacerdoti si troverebbero in balia del vescovo locale.
E in questo, come fu lungimirante Mons. Lefebvre nel 1988, così
lo furono i vescovi della Fraternità nel 1991.
Come mai la scelta del Superiore è caduta sul
Padre Philippe Laguérie
Ovviamente si tratta di illazioni.
Ma, ciò nonostante, si rimane stupiti per il fatto
che il Superiore non sia Monsieur l’abbé Paul Aulagnier.
Don Aulagnier era già presente a Roma, nel 1998,
quando vi fu la prima uscita pubblica del cardinale Ratzinger a favore
della liturgia tradizionale, in occasione del decennale dell’Ecclesia Dei.
I suoi rapporti col cardinale Ratzinger risalgono certo al tempo di Mons.
Lefebvre, ma nel 1998 la sua presenza a Roma fu un chiaro segno della sua
volontà di andare verso un riavvicinamento.
Dopo Campos, poi, divennero stretti i rapporti col cardinale
Castrillon, col quale condivideva la speranza di una rapida soluzione della
controversia Roma-Ecône.
Infine, dopo il suo allontanamento dalla Fraternità,
fu lui che continuò a rappresentare la “resistenza” contro la politica
di Mons. Fellay: proprio mentre l’abbé Laguérie e soprattutto
l’abbé de Tanoüarn sembravano tenere bene la linea della Fraternità.
In effetti, chi ha seguito le discrete manovre che
hanno portato all’erezione dell’Istituto del Buon Pastore, ritiene di poter
affermare che il cardinale Castrillon non avesse dubbi su chi avrebbe dovuto
guidare questo nuovo autobus dell’Ecclesia Dei: il vecchio assistente di
Mons. Lefebvre, Monsieur l’abbé Paul Aulagnier.
L'abbé Christophe Héry
|
Cos’è dunque accaduto ?
Noi ne sappiamo poco, ma qua e là si sente che
gli altri sacerdoti avrebbero sconsigliato al cardinale Castrillon la nomina
di don Aulagnier, proprio perché non avrebbe avuto seguito e credibilità
tra i sacerdoti della Fraternità San Pio X, soprattutto tra coloro
che non ne fanno più parte.
E chi sarebbero stati i sacerdoti consiglieri del cardinale
?
Beh ! Non c’è molto da indagare, visto il loro
numero.
Certo è che il Superiore che è stato scelto
ha più meriti guerrieri che diplomatici.
Eppure, si sente dire che è stato preferito
all’abbé Aulagnier perché avrebbe più possibilità
di chiamare a sé certi sacerdoti della Fraternità, contribuendo
così alla destabilizzazione (se possibile) di quest’ultima.
Cambiano i suonatori, ma la musica e sempre la stessa
!
Chissà se tutto questo è a conoscenza anche
del Santo Padre ?
Ora, leggendo quello che scrive l’abbé Aulagnier,
è evidente che a Roma si sarà parlato anche della possibile
Amministrazione Apostolica, la quale, ovviamente, |
avrebbe dovuto avere un vescovo. E, a quanto se
ne sa, in Europa e forse anche in Italia sarebbe stato possibile trovarne
uno, se si volevano fare le cose seriamente.
Ma in questo modo le aspirazioni dei sacerdoti interessati
avrebbero dovuto cedere il passo ad esigenze di ordine superiore.
Peraltro, visto come si sono messe le cose, se in seguito
si dovesse riparlare di “vescovi”, l’attuale Superiore, magari con una
certa anzianità e con una certa condotta gradita a Roma, potrebbe
presentare la sua candidatura.
Insomma, pare che, in fondo, un bel posto da vescovo
non dispiaccia a nessuno.
La storia si ripete, anche a Campos andò così.
La cosa incredibile è che in questo modo (e
ha ragione l’abbé Aulagnier a diffidare) si finirà con alimentare
le più diverse ambizioni, col sollecitare le più disparate
velleità, e l’àmbito tradizionale corre il rischio di sfaldarsi
in tanti piccoli tronconi destinati ad esaurirsi per consunzione o per
stanchezza. E non ci riferiamo solo alla Fraternità San Pio
X, pensiamo anche alle altre realtà dell’Ecclesia Dei, come la Fraternità
San Pietro, che da poco sembra voler addrizzare la sua rotta.
Chi può negare che a Roma c’è chi farebbe
carte false per arrivare a tanto ?
IMUV 14 settembre 2006
Si vedano anche:
- la nostra nota introduttiva
dell'11 settembre 2006
- il decreto
di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- gli statuti (che per adesso non abbiamo)
- il comunicato
redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato
del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato
- il comunicato
della Fraternità Sacerdotale San Pio X
- appunti sui diversi documenti
dell'Istituto da noi pubblicati (16 settembre 2006)
Avvisiamo che abbiamo fatto precedere ogni documento
da alcune brevi note a commento circa il merito del contenuto
settembre 2006
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