ISTITUTO DEL BUON PASTORE

Appunti sui diversi documenti relativi all'Istituto
pubblicati nel nostro sito
(16 settembre 2006)

Abbiamo raccolto in questa pagina i diversi appunti con cui abbiamo accompagnato la presentazione dei diversi documenti relativi all'Istituto,
al fine di permettere una più pratica visione d'insieme.

Aggiungeremo in seguito altro materiale simile


Elenco dei documenti relativi o attinenti all'Istituto del Buon Pastore:

- il decreto di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- il comunicato redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato

- il paragrafo del comunicato finale dell'Assemblea plenaria dei vescovi francesi



In questa pagina si trovano:

Appunti sul decreto di erezione
Appunti sul comunicato dei sacerdoti dell'Istituto
Appunti sul comunicato del cardinale di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard
Appunti sul comunicato dell'Assemblea plenaria dei vescovi francesi (aprile 2006)




 

Appunti sul decreto di erezione

In questo decreto sono presenti alcune informazioni che non hanno niente a che fare con la questione tradizionale, né con gli attori di questo avvenimento, né tampoco con la nascita dell'iniziativa dell'abbé Laguérie presso la chiesa di Saint-Éloi a Bordeaux. 
Ma soprattutto si tratta di informazioni del tutto infondate, delle vere e proprie invenzioni.
Che bisogno c'era di metter per iscritto tante assurdità, quasi a voler consegnare alla storia, con tanto di "decreto", una serie di falsità ?

- Che in un certo numero di diocesi francesi manchino dei "pastori disponibili" per la cura dei "fedeli legati alle precedenti forme liturgiche del rito romano", è un fatto, ma che questo fatto non abbia mai minimamente interessato i vescovi che invece hanno sempre osteggiato la "cura pastorale di questi fedeli", è cosa talmente risaputa e universalmente acclarata che si rimane allibiti nel leggere questo testo. 
Che adesso la Commissione Ecclesia Dei faccia finta di conoscere solo l'esatto contrario della verità non ci sembra cosa di buon gusto, né cosa di buon auspicio. 
Forse che anche in Italia, i poveri vescovi si ritrovino afflitti per non poter provvedere alla cura pastorale di quegli stessi fedeli a cui hanno finora negata perfino la semplice celebrazione della S. Messa tradizionale ? 
Noi non ne sappiamo proprio niente ! 
Chissà cosa mai ne sa la Commissione Ecclesia Dei ! 
- Il gruppo di preti non è apparso a Bordeaux come fosse per virtù dello Spirito Santo.  A Bordeaux sono presenti solo due preti: l'abbé Laguérie e l'abbé Héry, e sono presenti in quanto lo erano come membri della Fraternità San Pio X. Gli altri tre preti risiedono in altrettante diverse diocesi. 

- Questi preti non si sono mai "sforzati" di aiutare il Cardinale Ricard, né per il lavoro pastorale relativo ai "fedeli che vogliono celebrare l'antica liturgia romana", e meno che mai per il lavoro pastorale in genere in seno alla diocesi. Anzi, fino a qualche poco di tempo fa, entrambi i preti erano in rotta con il Cardinale Ricard, perfino a suon di carte bollate

- Il Cardinale Ricard non ha mai e poi mai nemmeno sognato di affidare la chiesa di Saint-Éloi a chicchessia, poiché la chiesa in questione era stata del tutto abbandonata dalla Curia di Bordeaux fin dal 1981. Nel gennaio del 2002 la Municipalità di Bordeaux, proprietaria della chiesa, la ha affidata all'Associazione Saint-Éloi (che aveva occupato la chiesa nel 2001) con l'impegno di restaurarla al fine di usarla come luogo di culto.
Ovviamente l'Associazione Saint-Éloi non era altri che il gruppo di fedeli tradizionali legati alla Fraternità San Pio X e guidato dall'abbe Laguérie. Il cardinale Ricard prese parte alla vicenda solo come parte offesa che pretendeva che la Municipalità negasse la chiesa ai "seguaci di Mons. Lefebvre" … anni di carta bollata e sconfitta clamorosa del Cardinale. 

- Occorre opportunamente notare che l'Istituto del Buon Pastore, pur di diritto pontificio, dipende dalla Commissione Ecclesia Dei e dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; e questo a norma del diritto canonico. Al pari di altri istituti dell'Ecclesia Dei, con i quali condivide la dipendenza dagli Ordinari locali.
Questo dal punto di vista canonico. Dal punto di vista pratico le cose stanno cento volte peggio.



 

Appunti sul comunicato dei sacerdoti dell'Istituto

 
- A proposito del fatto che l'erezione di questo Istituto è il primo atto del genere sotto il pontificato del Papa Benedetto XVI, da più parti si sostiene che sia stato proprio il Santo Padre a volere tale erezione. Cosa che sembra essere confermata nel comunicato emesso dal Cardinale Ricard, Arcivescovo di Bordeaux. Se le cose stanno così, ci sarà molto da riflettere sulle vere intenzioni di Roma circa la Tradizione.

- Non ce ne voglia l'abbé Laguérie, ma la citazione dei suoi trascorsi nella chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, a Parigi, ci dà l'impressione di una incontrollata immodestia: una sorta di autocelebrazione che sarebbe stato meglio evitare. Non diciamo altro.

- Circa le precisazioni giuridiche, in questo Comunicato si dimentica che la giurisdizione del Superiore, in tutte le sue parti, non esclude il necessario e imprescindibile accordo con l'Ordinario del luogo, sempre a norma di Diritto Canonico. Senza contare le esigenze della dipendenza gerarchica nei confronti della Commissione Ecclesia Dei e della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Come accade per gli altri istituti dell'Ecclesia Dei. 

- Non abbiamo ancora a disposizione il testo degli statuti, ma tuttavia abbiamo l'impressione che qualcuno, nell'approntare il Comunicato, si sia lasciato prendere la mano. 
L'uso esclusivo della liturgia gregoriana, ancorché questa dizione ci appaia un po' impropria (sembra risentire troppo della terminologia cara al Santo Padre), non è affatto una novità, né una speciale prerogativa di questo nuovo Istituto, bensì cosa comune a tutti gli organismi dell'Ecclesia Dei. Certo possono esserci delle differenze nelle formulazioni dei documenti, che magari potrebbero implicare dei possibili distinguo canonici, ma noi siamo convinti, e lo abbiamo detto più volte, che ciò che conta è la gestione pratica di questa controversa questione tradizionale, e l'esperienza ci insegna che ogni volta che si è dovuto applicare un decreto (a partire dallo stesso Motu Proprio Ecclesia Dei) le cose sono sempre andate a danno della Tradizione. Sembra che qualcuno si dimentichi della penosa vicenda della Fraternità San Pietro

- Non comprendiamo a cosa ci si riferisca quando si dice che, in base al "decreto di erezione", per i preti dell'Istituto non si tratterebbe di un "indulto". Se si legge il decreto (vedi altra pagina) non si trova traccia di questa differenziazione. 
Piuttosto sembra che essa sia qui forzatamente presentata per alleviare il peso della sottomissione alla Commissione Ecclesia Dei, che certo i fedeli di Bordeaux non valuteranno in maniera benevola. 
Che poi da questo si possa perfino evincere che il rito di San Pio V sia stato finalmente legittimamente riconosciuto come una ricchezza della Chiesa romana, ci sembra davvero molto gratuito e alquanto unilaterale.

- Da come viene qui presentato l'aspetto dottrinale, sembra che negli statuti non si parli di accettazione del Concilio Vaticano II "alla luce della Tradizione", o cose simili. 
Qui si dichiarerebbe, invece, di "rispettare il Magistero autentico" … nella "fedeltà totale al Magistero infallibile della Chiesa". 
Crediamo di poter affermare che se non è zuppa è pan bagnato: dove starebbe la differenza con quanto sottoscritto dai preti di Campos: sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista pratico ? 
Per quanto attiene poi alla critica "seria e costruttiva" del Vaticano II, aspettiamo di leggere gli statuti, ma subito ci sembra davvero riduttivo il richiamo al discorso del Santo Padre alla Curia Romana, del 22 dicembre 2005. Che il discorso sia stato interessante è cosa riconosciuta da tutti, ma che esso non possa certo essere considerato come la trama su cui ordire la legittima critica del Vaticano II e delle sue innumerevoli applicazioni o storture che dir si voglia, è cosa che si coglie con tutta facilità, foss'anche per una semplica questione tecnica. 
(Su tutta la questione pensiamo di esserci espressi chiaramente nell'articolo La Questione Tradizionale

- La questione delle "parrocchie personali", vista alla luce del "servizio alle parrocchie", ci sembra davvero una storia dal sapore tutto francese. Già lo scorso aprile i vescovi francesi avevano dichiarato la loro impotenza di fronte alla quasi totale mancanza di preti nelle diocesi, ed avevano confessato che erano disposti a venire a patti con l'odiato nemico di questi ultimi quarant'anni: il rito tradizionale con i suoi preti e i suoi seminaristi. 
La precisazione fatta in questo Comunicato ha l'aria dell'accettazione della profferta dei vescovi, peraltro molto poco gratuita e troppo unilaterale, visto il tenore della dichiarazione dell'episcopato francese
Vuoi vedere che anche l'Istituto del Buon Pastore è già avviato sulla strada percorsa dai monaci di Le Barroux e da diversi abbé della Fraternità San Pietro ?

- Come abbiamo appena detto, qui si sopravvaluta artatamente la volontà dei vescovi francesi. 
Peraltro, proprio nel comunicato rilasciato dal Cardinale Ricard si leggono le precisazioni che ridimensionano parecchio questo ottimismo, anzi si chiama subito l'Istituto del Buon Pastore alla resa dei conti. 
Ma questo, volendo, lo si comprende anche qui: cosa mai potrà significare l'espressione "lungi dalle reciproche esclusioni e dai pregiudizi manichei che hanno oscurato per lungo tempo il viso della Chiesa"? 
D'accordo che si debba necessariamente passare all'uso di un linguaggio più moderato e accomodante, ma arrivarci già da subito e con questo tono da  penitenti ci dà l'impressione di un inutile e forse neanche richiesto cedimento.

Speriamo di sbagliarci !




 

Appunti sul comunicato del cardinale di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard

 
- Il seguente comunicato è molto importante perché emesso da una autorità che è interessata alla questione a vario titolo. Non va sottovalutato il fatto che come componente della Commissione Ecclesia Dei il Cardinale Ricard ha potuto contribuire direttamente alla definizione degli accordi e alla compilazione del decreto e degli statuti. 

- La prima precisazione fatta dal Cardinale lascia intendere che in gran parte ci si è dovuti piegare alla specifica richiesta del Papa, mentre, da parte loro, i vescovi francesi aspetterebbero il nuovo Istituto alla prova dei fatti. 
Ed eccoci di fronte ad una preoccupante riserva mentale, che va di pari passo col richiamo un po' infelice alla dizione adexperimentum presente nel decreto di erezione, non si tratta forse di una forma canonica ordinaria in casi come questi ? 
È chiaro che per i sacerdoti dell'Istituto del Buon Pastore da adesso cominciano gli esami: starà a loro prepararsi bene e comportarsi adeguatamente per ottenere un buon "attestato Ecclesia Dei" con un bel 10 in condotta !

- La seconda precisazione riguarda il fatto che, secondo il Cardinale Ricard, il decreto e l'erezione stessa dell'Istituto non hanno una valore definitivo, poiché dovrà essere svolta tutta la pratica relativa ai rapporti tra il nascente Istituto e la diocesi. Pratica che non è ancora neanche stata avviata, e che si presenta davvero complicata se dovrà definire in modo specifico le "modalità e le condizioni della presenza e della missione di questo Istituto, nonché le condizioni che si dovranno porre". 
Certo, se le cose stanno così, c'è il rischio che questo Istituto non riesca mai ad operare nella diocesi di Bordeaux. Soprattutto tenuto conto di quanto precisa in seguito il Comunicato. 
A onor del vero, vi è un po' di confusione in tutto questo, poiché, non solo l'Istituto già opera a Bordeaux, ma a detta dei preti che lo compongono (vedi loro Comunicato) e a detta della Commissione Ecclesia Dei (vedi decreto di erezione) già adesso le cose andrebbero d'amore e d'accordo ! 
Come inizio non c'è male !

- Nell'ultima parte del Comunicato il Cardinale si rifà certamente alla lunga e penosa controversia che la Curia ha aperto contro i fedeli che nel 2001 avevano occupato la chiesa di Saint-Éloi, mai più usata dal 1981, e che nel gennaio del 2002 erano riusciti ad ottenere in uso dalla Municipalità di Bordeaux che ne è la proprietaria. 
In Francia è normale che dei chierici cerchino di dirimere le loro controversie "ecclesiali" davanti ai giudici laici, a suon di carte bollate. 
La Curia non voleva accettare che dei sacerdoti e dei fedeli della Fraternità San Pio X potessero servirsi per il culto cattolico di una chiesa abbandonata da anni dalla Curia stessa, ma il laicissimo tribunale della laicissima Francia le ha dato torto (perché perdere un'occasione così ghiotta?). 
Stupisce che il Cardinale Ricard, proprio in questa occasione in cui sembrano addirittura sovrabbondare l'accoglienza, la riconciliazione e la comunione, si preoccupi di accusare di violenza i suoi novelli interlocutori. 

Se questo è lo spirito… che ne sarà della prossima necessaria "convenzione" ?




 

Appunti sul comunicato dell'Assemblea dei vescovi di Francia (aprile 2006)

A questo documento abbiamo aggiunto solo delle note.
Qui riportiamo il testo interessato (sottolineato) e la nostra nota corrispondente.

Nel suo Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta del 1988, il Papa Giovanni Paolo II chiedeva ai vescovi di
rispondere "largamente e generosamente" alle richieste dei fedeli e dei gruppi di fedeli che desideravano una
celebrazione della Messa secondo il Messale del 1962

(1) - Ancora una volta, in un documento ufficiale della Chiesa (sia pure una Chiesa particolare) si manipola a piacimento questo famoso Motu Proprio.
Gli amici che ci seguono sanno benissimo come stanno realmente le cose, anche perché ne abbiamo parlato abbondantemente, ma siccome sappiamo che repetita iuvant, riportiamo qui di seguito la parte del testo del Motu Proprio che qui ci interessa:
6) Tenuto conto dell'importanza e complessità dei problemi accennati in questo documento, in virtú della mia Autorità Apostolica, stabilisco quanto segue: 
a) … (omissis) … 
b) … (omissis) … 
c) inoltre, dovrà essere ovunque rispettato l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un'ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l'uso del Messale Romano secondo l'edizione tipica del 1962.
Come si vede e si legge e si comprende chiaramente, il Papa non "chiedeva ai vescovi di rispondere largamente e generosamente", bensì stabiliva, in virtù della sua Autorità Apostolica, che ovunque fosse doverosamente rispettato l'animo dei fedeli tradizionali.
Che i vescovi di "ovunque" si siano fatti un baffo dell'Autorità Apostolica del Papa, venendo meno al loro dovere, e che il Papa non si sia minimamente preoccupato di farla valere, anch'egli venendo meno al proprio dovere, sono cose che attengono ai più profondi misteri della storia della Chiesa !!!
Ogni vescovo ha dovuto far fronte pastoralmente a questa situazione in costante evoluzione.
(2) - Sarebbe curioso conoscere la reale portata del "fronte" che avrebbe tenuti impegnati i vescovi di Francia. Pensiamo che ne sappiano qualcosa i fedeli di Nanterre che per anni si sono visti negare con protervia la celebrazione della Santa Messa tridentina e che hanno ottenuto solo l'anno scorso un permesso a denti stretti, con riserva condizionata. Oppure i fedeli di Reims che stanno ancora aspettando che, forse, si apra il cuore del loro vescovo. Solo per fare qualche esempio.
È per questo che l’attuazione di una struttura giuridica che rischierebbe di allentare i legami di questi fedeli
con la loro appartenenza alla loro Chiesa diocesana non ci sembra opportuna.
(3) - È questa una presa di posizione ben definita: nessuna struttura autonoma per i fedeli tradizionali, essi devono rimanere vincolati in modo esclusivo alle loro diocesi e soprattutto ai loro vescovi. 
In altri momenti si potrebbe parlare chiaramente di timore di perdere il potere. 
Ma anche a voler tralasciare questo aspetto un po' volgare, come è possibile che questi vescovi che per quarant'anni hanno fatto e disfatto, lanciando anatemi contro la Tradizione e avallando ogni sorta di dileggio della Religione Cattolica, vengano oggi a pretendere una giurisdizione esclusiva su chi ha dovuto fare degli enormi sacrifici per mantenere ferma la sua fede ?
Evangelicamente tutto dev’essere fatto perché si realizzi la parola del Signore: " … perché tutti siano una
sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo
creda che tu mi hai mandato." (Gv, 17, 21).
(4) - Curiosamente, in una miriade di documenti della Chiesa, si continua a citare questo passo di San Giovanni. Lo stesso Giovanni Paolo II ha più volte ribadito l'importanza di questo "ut unum sint".
Ed allora è forse opportuno ricordare che questo versetto 21 costituisce la seconda parte di un intero periodo, la cui prima parte è il versetto 20.
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;
Si tratta della grande preghiera di oblazione del Signore in vista della Sua Passione. In questa preghiera il Signore raccomanda al Padre i suoi discepoli, e ricorda che "per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (17, 19).
È chiaro che qui il Signore quando auspica che "siano una sola cosa" si riferisce ai suoi discepoli: sia ai suoi discepoli attuali (che tu mi hai dato: 17, 11-12), sia ai suoi discepoli futuri (quelli che per la loro parola crederanno in me: 17, 20). Ma Egli chiama suoi discepoli solo coloro che Gli sono stati affidati dal Padre e coloro che crederanno in Lui tramite la parola di questi ultimi.
Sfidiamo chiunque a dimostrare che in questo passo del Vangelo di San Giovanni il Signore non imponga l'assoluta priorità della Tradizione trasmessaci dagli Apostoli e la totale adesione ad essa, come condizione indispensabile per far parte del numero dei suoi discepoli, di coloro che Egli raccomanda al Padre.
Tutti quelli che oggi si richiamano all' Ut unum sint, possono davvero, in coscienza, affermare di avere mantenuta intatta la Tradizione degli Apostoli ?
Senza contare tutti coloro che oggi verrebbero chiamati ad “unirsi” indipendentemente dal fatto che sono o meno dei veri discepoli del Signore. 
La comunione può accompagnarsi a delle questioni aperte, a delle richieste di precisazione e di
approfondimento. Essa non potrebbe tollerare un rifiuto sistematico del Concilio, una critica del suo
insegnamento e una denigrazione della riforma liturgica che il Concilio ha decretata.
(5) - Non ci soffermeremo su questo punto. Ci preme solo segnalare come si tratti sempre della solita tiritera, mentre invece i vescovi sanno benissimo che tra la riforma liturgica e il Concilio non v'è alcun serio rapporto, se non altro perché sono stati loro stessi a scrivere una cosa nella Sacrosanctum Concilium e a farne un'altra nelle loro diocesi.  … … … Certo, certo, papa compreso !


Certo, negli anni che hanno seguito il Concilio sono comparsi degli abusi; certuni hanno potuto richiamarsi
ad uno "spirito del Concilio" che non aveva molto a che fare col Concilio stesso, come ha sottolineato il
Papa Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia del 22 dicembre scorso.

(6) - Solo una domanda: chi ha commesso questi abusi (che peraltro vengono presentati come se fossero dei piccolissimi nei in un viso bellissimo), se non i vescovi, in prima persona o avallando quelli dei loro chierici, dei loro liturgisti e dei loro teologi ? 
(Si veda la nostra pagina sui frutti del Concilio)



Si vedano anche:

- la nostra nota introduttiva dell'11 settembre 2006
- il decreto di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- gli statuti (che per adesso non abbiamo)
- il comunicato redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato
- il comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
- Notizie, curiosità e considerazioni a margine dell'avvenimento  (14 settembre 2006)




IMUV 16 settembre 2006



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