Assisi III
e la religione naturale

uno sguardo ad alcuni appunti da noi pubblicati
a suo tempo

sollecitati da alcuni lettori:

Un sofisma che fa molta presa sui fautori dello "spirito di Assisi" è
quello che non si potrebbe negare la esistenza di alcuni precetti
lodevoli e condivisibili nelle altre religioni, religioni, quindi, che
non potrebbero non avere una efficacia salvifica, come quella che hanno
gli stessi precetti nella "nostra religione".
Negare ciò sarebbe, anzi, una mancanza di carità da parte nostra.

Mi sembra che, per contrastare lo "spirito di Assisi", sarebbe utile
approfondire questo aspetto della insidia "buonistica" .

Essa è basata sulla ignoranza della duplice esistenza di una
"legge/religione naturale" (scritta nel cuore di ogni uomo e
riassumibile nel decalogo) e di una "legge/religione sovrannaturale"
(quella rivelata e di Nostro Signore Gesù Cristo che completa e
perfeziona quella naturale).

Le attuali false religioni sono una deformazione della "legge/religione
naturale" (fa parte della legge naturale anche che la creatura ami il
proprio Creatore), deformazioni dovute al peccato originale ed attuale e
alla influenza del demonio che introducono il male morale.
(L'amore del cristiano per Dio è, invece, un amore soprannaturale di cui
è reso capace solo dalla Grazia).

Ciò che le false religioni mantengono di buono lo hanno non per se
stesse ma come residuo della legge naturale, e, purtroppo, questo
residuo buono non può evitare di fungere da invito ad accettare anche
quello che le false religioni hanno di male (analogamente al fatto che
una bugia efficace deve avere anche un contenuto parziale di verità per
rendersi credibile là dove inganna).

Il seguace di una falsa religione non è nemmeno debitore ad essa di
quanto di buono in essa può apprendere perché ciò non è altro che quanto
è già iscritto nel suo cuore dalla legge naturale.

La problematica di cui sopra è trattata appronditamente in "Tempo Di
Ripasso
" nei paragrafi 9, 9.3 e 9.4.
Sarebbe opportuno ripubblicarne una sintesi

Lo facciamo volentieri, invitando i lettori,
sia a rifarsi ai collegamenti su indicati per leggere gli appunti interamente,
sia ad attingere alla seguente pagina per maggiori approfondimenti





altri articoli su Assisi III


9.  Fuori della Chiesa non c’è salvezza,  
     (Extra Ecclesia nulla salus, Denz. 802, 2865-2867, 3866-3872).
Come è necessario il Battesimo, “esplicito” (sacramentale) od “implicito” (di desiderio o di sangue) (34), cosí è necessario appartenere alla Chiesa cattolica “esplicitamente” (in re, di fatto) oppure “implicitamente” (in voto, col desiderio).
La necessità di appartenere alla Chiesa (in re oppure in voto) è espressa sinteticamente dal dogma “Fuori della Chiesa non vi è salvezza” (Extra Ecclesia nulla salus).
Tale dogma va però rettamente compreso, cioè nel senso con cui lo intende la Chiesa medesima, per evitare l’errore di ampliare o di restringere indebitamente l’appartenenza.
Sarà necessario uno studio di una certa ampiezza (35).
 
9.1   La legge naturale
Ogni creatura, animata o inanimata, ha in se stessa la legge della sua natura, scritta nella sua natura medesima, e questa legge naturale è quella di amare il suo Creatore al di sopra di ogni cosa.
[…]

Poiché l’uomo è un essere libero, che ha la possibilità di seguire o di non seguire la propria natura, la sua legge naturale non è né una legge fisica (minerali) né una legge biologica (vegetali e animali bruti), ma è una legge morale.
La legge naturale, scritta nel cuore dell’uomo, può essere conosciuta ascoltando il proprio cuore e attraverso la ragione naturale.
[…]

Dopo il peccato originale Dio la ha nuovamente promulgata nel Decalogo, per soccorrere la nostra natura decaduta, (vedi paragrafo 8.2) (36).
Questa promulgazione è stata fatta, dice Sant’Agostino, non perché gli uomini non potevano piú leggere i comandamenti scolpiti nel loro cuore, ma perché non volevano piú leggerli.
 

9.1.1   Legge Naturale e Legge Morale
« …La legge naturale è partecipazione della legge eterna e impressione del lume divino nella creatura razionale grazie alla quale la creatura è indirizzata al debito atto e fine…» (SAN TOMMASO, Summa Theologica, I, II, q. 91, a. 2).
[…]
 
9.1.2 Rapporti fra la Legge divina e la volontà e l’amore della creatura razionale.
[…]
«E si badi bene.  
«Non è la legge [di Dio] che si interna all’uomo e viene ricondotta all’uomo, bensì l’uomo alla legge [di Dio], penetrante e modellante la volontà.  
«Il “primum” è la legge [di Dio], non l’uomo.  
Come insegna sant’Agostino nel “De spiritu et littera”, lib. I, cap. XXX, 52 (P.L. , 44, 233), la legge non viene eliminata ma confermata dalla libertà…
« …Il giusto si appropria per amore la prescrizione della legge, e questa non gli rimane più estrinseca, ma è adottata interiormente. Allora la necessità che permane di osservarla si muta in libertà.
[…]
 
9.1.3    Legge Naturale, Decalogo, Carità.
«…A chi gli chiedeva che cosa dovesse fare per entrare nella vita eterna Nostro Signore disse innanzitutto di osservare il Decalogo, (cfr. ad es. Matteo, XIX, 16-19)…
«…I precetti della carità sono il compimento e non l’abolizione dei dieci comandamenti della legge [in cui si compendia la Legge Naturale].
«Questi comandamenti hanno la carità sia come principio sia come fine (37), ossia, sotto un certo riguardo, sono i mezzi della carità, sono la sua espressione, espressione non sufficiente ma obbligatoria. Non ci si può conformare ai precetti della carità senza seguire i comandamenti del Decalogo.
«I precetti della carità non si limitano alla osservanza dei dieci comandamenti della Legge Naturale; però non può esservi vera carità, (può solo esservi una parvenza della carità), se è assente la giustizia, giustizia definita dal Decalogo.
«Insegnare i principi della carità disconoscendo o respingendo i dieci comandamenti della giustizia significa insegnare una falsa carità: “La carità non sarà mai vera carità se non terrà sempre conto della giustizia”, (PIO XI, “Divini Redemptoris Promissio”, paragrafo 49) (38).
«…Nostro Signore Gesú Cristo ha “cambiato il modo” di obbedire alla Legge Naturale, (per amore di Dio e non piú soltanto per timore di perdere beni temporali), ed ha “procurato il mezzo” per obbedirvi pienamente, (la Grazia)…»
(JEAN MADIRAN, L’eresia del XX secolo, Giovanni Volpe Editore, 1972, pagg. 169-172, passim).
 
9.1.4   Osservazioni sulla filosofia contemporanea che nega la legge naturale.
La filosofia contemporanea dominante è in rottura con la Fede, con la tradizione filosofica, e con l’esperienza comune; non è piú in grado di conoscere con certezza l’esistenza di Dio e la legge di Dio. Il filosofo che non riconosce nessuna legge, né quella naturale né quella sovrannaturale, diventa il piú pericoloso di tutti i criminali, il piú ignorante di tutti gli ignoranti, il piú disgraziato di tutti i disgraziati.
Della filosofia gli manca l’essenziale.
È tornato alla barbarie, che è per definizione assenza di legge. La barbarie intellettuale e morale è per definizione ignoranza o disconoscimento della legge naturale.
[…]
L’uomo senza legge naturale diventa, come dice San Tommaso, il peggiore di tutti gli animali, (pessimum omnium animalium), il piú malvagio.
Della colpevolezza personale di questo “pessimo fra gli animali” nulla sappiamo, Dio solo la conosce e Lui solo ne è il giudice, ma, oggettivamente, è un pubblico malfattore (39).  
 
9.2   Amore dell’uomo verso Dio: quello naturale e quello soprannaturale.
Come è naturale per il figlio amare il padre e la madre, cosí è naturale per la creatura amare il suo Creatore. Occorre, tuttavia, distinguere tra l’amore verso Dio sgorgante dalla semplice natura dell’uomo e l’amore soprannaturale verso Dio di cui è capace l’uomo che ha la Grazia.
[…]
Quindi : il richiamo religioso del genere umano è rispettabile perché è un richiamo iscritto nella natura, come principio della reverenza al Nume, al Creatore. Ma, quando si passa al cristianesimo, si fa un salto, perché questo richiamo ha un carattere soprannaturale. Dalla natura alla sopranatura non c’è un passaggio continuo, ma c’è un abisso: un salto, appunto.
«…[non si deve fare] confusione tra l’ordine naturale, che è il sentimento religioso di tutto il genere umano, e l’ordine soprannaturale. L’anelito del genere umano verso la divinità non si deve prendere per l’anelito speciale del genere umano nella Rivelazione cristiana.
«Non si può passare dalla religione di tutti i popoli alla religione cristiana: qui c’è un salto.
«La religione cristiana è soprannaturale, è fondata sulla persuasione che Dio mette nell’intelletto, nella mente dell’uomo, in maniera speciale, la Grazia (40); e i popoli Gentili non hanno la Grazia: hanno la religione - la religione naturale - ma non hanno la Grazia.»  
(ROMANO AMERIO, STAT VERITAS, Chiosa 4 (I), Milano - Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, MCMXCVII).

9.3  Le false religioni.
Come il peccato originale ha reso imperfetto il nostro amore verso gli altri, così esso ha reso imperfetto il nostro amore naturale verso Dio.
Sono così nate le false religioni.
In esse si trovano tracce della legge naturale, ma commiste a riti  e a precetti immorali di origine umana e di origine diabolica.
L’origine naturale delle false religioni è la ragione umana ferita dal peccato originale e accecata dalle passioni.
L’origine preternaturale è il diavolo, omicida fin dall’inizio e padre della menzogna, (Giov. XVIII, 44).

Quelle verità che, (più o meno deformate), si ritrovano nelle religioni pagane, non sono loro proprie ma sono solo echi della legge naturale.
Le verità residue che si incontrano nelle false religioni sono serve dell’errore più che anima delle medesime perché sono inserite in dottrine erronee.
Ciò diventa chiaro con un esempio.
Il giudaismo e l’islamismo insistono sull’Unità di Dio, (il che è una verità), ma in modo tale da escludere la Trinità di Dio, (che è anch’essa una verità).
Paradossalmente una verità diventa negazione di una altra verità, e il suo valore di verità non è più integro perché, di fatto, esso serve a rendere credibile l’errore.
Tutte le affermazioni erronee stringono una verità nel nocciolo, ma anche la nascondono, la sovvertono, la alterano.

Si noti che il seguace di una falsa religione non è ad essa debitore delle eventuali verità e rette norme morali che la falsa religione mantiene perché esse sono solo quelle che già sono scritte nella legge naturale incisa da Dio nel suo cuore.
(Vedasi S. Paolo, Lettera ai Romani, II, 14-15, passo già citato al paragrafo 9.1).

Come vedremo meglio più avanti, Dio può attirare alla verità una anima che vive in una falsa religione, ma certamente non si servirà positivamente di tale falsa religione come di una via o di un mezzo per condurrre tale anima a Lui: non gli si addice e non ne ha bisogno. 
Facciamo qualche breve considerazione a sostegno di quanto detto.
Sul piano logico: nessun maestro corregge l’errore insegnando il falso, (e tanto meno la falsità che costituisce l’errore dell’allievo); nessun medico cura una ferita fasciandola con una garza infetta, (specie quando è lui che produce garze sterili). Dio che è Verità per condurci a Lui Verità non ci insegnerà, nemmeno provvisoriamente, l’errore o una mezza verità.
Sul piano etico: nessuno di noi, per attirare a sé qualcuno che ama, accetta di sentirsi lodato per azioni che condanna (e che non ha mai commesse). Dio che è Santità per condurci a Lui Santità non ci chiederà, nemmeno provvisoriamente, di adorarlo commettendo atti di culto ed azioni peccaminose.
Sul piano sovrannaturale: in Paradiso non può stare una anima che sia ancora attaccata ad un solo peccato, per veniale e piccolissimo che esso sia. È assurdo che in Dio che è Verità, Santità, Perfezione possano coesistere, anche solo “provvisoriamente” e “strumentalmente”, forme di falsità e di immoralità, imperfezioni massime.
Dio abomina le false religioni, (vecchie o nuove che siano), come vedremo bene nel prossimo paragrafo, quindi non può servirsene per condurre le anime a Lui, (il fine non giustifica i mezzi).
 
9.3.1  Dio abomina le false religioni 
Ci si potrebbe chiedere se le false religioni possano essere se non usate, (vedi paragrafo precedente), almeno gradite a Dio in qualche misura, magari come espressioni di una certa qual religiosità naturale, sia pur corrotta dal peccato, e in virtù di quella parte di legge naturale che esse non negassero.
Ci si potrebbe chiedere anche se, per le medesime ragioni, alle false religioni non sia dovuto un certo qual rispetto o riguardo.
Nella Sacra Scrittura troviamo le risposte, risposte totalmente negative.

Consultiamo il Vecchio Testamento.
“…In quei giorni Dio pronunciò tutte queste parole: ‘Io sono il Signore, tuo Dio, …Non avrai altri dei di fronte a Me … Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio forte, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelle che mi amano e osservano i miei comandi…’” 
(Esodo XX, 1-3, 5-6). (41)
“… immolarono ai demoni e non a Dio…” 
(Deuteronomio, XXXII, 17). (42)
“… Tu detesti chi serve idoli falsi…” 
(Salmo XXX, 7) (43)
“… L’idolo è maledetto lui e chi l’ha fatto … principio di fornicazione fu l’idea degli idoli e il loro concepimento rovina della vita … dalla sciocca vanità degli uomini furono introdotti nel mondo, perciò è stabilita la loro rapida fine…” 
(Sapienza, XIV, 8, 12, 14) (44)

Consultiamo il Nuovo Testamento.
“Sì, gli attributi invisibili di lui [Dio], l’eterna sua potenza e la sua divinità, fin dalla creazione del mondo si possono intuire, con l’applicazione della mente, attraverso le sue opere. Costoro sono dunque senza scusa, perché, pur avendo conosciuto Iddio, né gli diedero gloria, come a Dio, né gli resero grazie, ma vaneggiarono nei loro ragionamenti e il loro cuore insensato s’offuscò. Essi che pretendevano d’essere sapienti, divenero stolti e sostituirono la gloria del Dio immortale con immagini di uomini mortali, di uccelli, di quadrupedi e di rettili…
Disdegnarono di conservare la vera conoscenza di Dio: Iddio li diede allora in balìa della loro mentalità pervertita ed essi compirono cose indegne.” 
(Romani I, 20-23, 28).
“…E il Signore a me: ‘Io sono Gesù che tu stai perseguitando. Ma alzati e sta’ ritto, giacché per questo ti sono apparso: per costituirti ministro e testimone … presso i quali [i pagani] io ti mando ad aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano così il perdono dei peccati…’”
(Atti XXVI, 15-16,18).
“Ad Atene, nell’attesa dei due [Sila e Timoteo], Paolo sentiva uno sdegno profondo all’osservare che la città era piena di idoli “ (Atti XVII, 16).
“[Parla Paolo per convincere il popolo pagano di Listra a non immolare tori in onore suo e di Barnaba] Gente, perché fate questo? Anche noi siamo miserabili uomini come voi, che vi stiamo istruendo per convertirvi da codesti déi vani [falsi] al Dio vivente.” 
(Atti XIV, 14).
“Quando non conoscevate Dio, eravate schiavi di dei, che in realtà non lo sono” 
(Galati IV, 8).
“Badate che qualcuno non vi faccia schiavi con la vana seduzione di una filosofia ispirata alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” 
(Colossesi II, 8).
“Figlioli, guardatevi dagli idoli! Amen” 
(I Giovanni V, 21).
“Che intendo dunque dire? Che la carne immolata agli idoli abbia un qualche valore? ovvero che un idolo sia qualchecosa? No, ma che quanto sacrificano i pagani, lo sacrificano ai demoni e non a Dio.  Ora, non voglio che voi siate in comunione con i demoni. Non potete bere alla coppa del Signore e alla coppa dei demoni; non potete prendere parte alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.  Oppure, vorremmo noi provocare ad ira il Signore?  Siamo forse più potenti di Lui?” 
(I Corinti X, 19-22).

Dopo aver letta quest’ultima citazione di San Paolo non si può certo pensare che Dio si serva delle false religioni come di mezzi e di vie per riportare a Sé gli uomini!

Quelle che noi diciamo ormai abitualmente “altre religioni” Dio insegna a chiamarle fornicazioni (spirituali prima ancora che materiali) indicandone il principio che le genera non nella retta, buona e lodevole  “ricerca di Dio” ma nella perversità del demonio e nella cattiva piegatura del cuore dell’uomo sul proprio pensiero indipendente dal pensiero di Dio: sulla propria vanità.

Gli idoli di oggi sono le dottrine religiose e le ideologie laiche che pretendono di sostituirsi a Dio, alla Rivelazione, alla stessa legge naturale.
I sacrifici umani di oggi si chiamano aborto, eutanasia, espianto a cuore battente e sangue circolante di organi vivi.
 

9.3.1.1 Nel Vecchio Testamento Dio ordina di sterminare, fisicamente e subito, i seguaci delle false religioni. (45)
Nel Vecchio Testamento Dio direttamente e costantemente prescrive ad Israele non solo di non praticare le altre religioni ma anche di distruggere gli idoli e di uccidere i loro adoratori. 
Senza pretesa di completezza porteremo numerose citazioni, per dimostrare che non si tratta, per così dire, di forme letterarie retoriche o di casi isolati.
“[Mosè torna dal Monte Sinai, dove ha ricevute le tavole della legge, e trova il popolo che adora il vitello d’oro]
…Mosè … si pose alla porta dell’accampamento e disse ‘Chi è per Jahve, qui da me!’. 
Si raccolsero attorna a lui tutti i figli di Levi ed egli disse loro: ‘Così dice Jahve Dio di Israele: «Ognuno cinga la spada al fianco. Attraversate e girate l’accampamento di porta in porta e uccidete ciascuno il proprio fratello, il proprio amico, il proprio vicino.» I figli di Levi eseguirono l’ordine di Mosè e in quel giorno caddero circa tremila uomini del popolo. Mosè disse: ‘A costo del proprio figlio e del proprio fratello ognuno di voi, oggi, è stato generoso verso Jahve, così che egli, oggi, fa scendere su di voi una benedizione’…” 
(Esodo, XXXII, 25-29).
“…Mosè disse ai giudici di Israele: ‘Ognuno di voi uccida quelli dei suoi uomini che si sono uniti al Baal di Peor’…” 
(Numeri, XXV, 5).
“…Osserverete e praticherete quanto vi sto ordinando: non aggiungerai né detrarrai nulla. Se presso di te sorge un profeta o un sognatore che ti mostri un segno o un prodigio ed egli, avveratosi il segno o il prodigio di cui ti aveva parlato, ti dica: ‘Seguiamo altri dei, che tu non hai conosciuto, e rendiamo loro un culto’, non ascoltare le parole di questo profeta o sognatore.  Jahve vostro Dio vi sta provando per conoscere se veramente amate Jahve vostro Dio con tutto il cuore e tutta l’anima. … Questo profeta poi o sognatore dovrà morire… Se tuo fratello, … tuo figlio, tua figlia, la moglie del tuo seno, l’amico … cerca segretamente di sedurti, dicendo: “Andiamo a rendere culto ad altri dei…” … tu non acconsentirai … non lo risparmierai né cercherai di coprire la sua colpa. Tu dovrai ucciderlo in modo assoluto, la tua mano sarà la prima… e poi la mano di tutto il popolo, lo lapiderai così che muoia. …Se saprai che in una delle città che Jahve tuo Dio sta per concederti come dimora sono usciti da te uomini… [che] hanno sedotto gli abitanti… dicendo: ‘Andiamo a rendere un culto ad altri dei’… devi assolutamente passare a fil di spada gli abitanti… brucerai nel fuoco la città con tutto il bottino… né più sarà ricostruita…”. (Deuteronomio XIII, 1-4, 6-11, 13-17).
“… Questi sono gli statuti e i decreti che baderete di eseguire nella terra che Jahve, Dio dei tuoi padri, ti ha concesso… Distruggerete interamente tutti i luoghi nei quali le nazioni che voi state per scacciare hanno reso culto ai loro dei … cancellerete il loro nome da quei luoghi…” 
(Deuteronomio XII, 1-3). (Questi precetti sono reiterati in Deuteronomio XVII, 2-7).
“…Guarda di non fare mai amicizia con gli abitanti di quelle terre, il che ti condurrebbe in rovina; ma distruggi le loro are, spezza le statue, atterra i boschi. Non adorare un dio straniero; il Signore ha nome ‘il Geloso’, è un Dio geloso. Non fare alleanza con gli uomini di quelle religioni; che, dopo aver fornicato con i loro dei e adorato i loro simulacri, non abbia qualcuno a invitarti a mangiare delle cose immolate agli idoli…” 
(Esodo XXXIV, 12-15).
“…Ed il Signore parlò a Mosè: ‘Fa’ prima la vendetta dei figli di Israele sui Madianiti…’ …E sdegnato Mosè coi capi dell’esercito, tribuni e centurioni che tornavano dalla guerra, disse: ‘Perché avete risparmiato le donne? … Uccidete quindi i maschi tutti, anche i bambini, e le donne che hanno conosciuto uomo; riservatevi tutte le bambine e le vergini…’” 
(Numeri, XXXI, 1-2, 14-15, 17-18).
“…La parola del Signore fu rivolta allora a Samuele in questi termini: ‘Io mi pento di aver costituito re Saul, perché mi ha abbandonato e non ha eseguito i miei ordini’ …Samuele allora continuò [parlando a Saul]: ‘…il Signore ti unse re sopra Israele e ti mandò dicendo: «Va, uccidi i peccatori di Amalec, e combattili fino allo sterminio». Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore, ma ti sei gettato sul bottino e hai fatto il male sotto gli occhi del Signore?’ …[disse Samuele a Saul]: ‘…il non voler assoggettarsi è quasi come il peccato di idolatria. Perché dunque hai rigettato la parola del Signore, il Signore ha rigettato te, affinché tu non sia più re”…” 
(I Samuele, XV, 10-11, 17-19, 23).
“[Israele segue il culto idolatrico di Baal. Di fronte al popolo Elia sfida i 450 profeti di Baal a invocare il loro dio per far scendere dal cielo il fuoco per il sacrificio, altrettanto farà lui da solo invocando Jahve: il dio che risponderà col fuoco è Dio. Elia vince la sfida.] 
… Allora cadde il fuoco di Jahve che consumò l’olocausto … A tal vista tutto il popolo cadde con la faccia a terra esclamando: ‘Jahve è Dio, Jahve è Dio!’. Allora Elia parlò loro: ‘Prendete i profeti di Baal; non ne sfugga neppur uno!’. Li presero ed Elia li condusse giù al torrente  Kishon, dove li sgozzò [tutti 450]…” 
(III Re, XVIII, 38-40).

Nel corso della storia del popolo israelita i Giudici e i Re fedeli a Jahve hanno sempre combattuto i culti idolatrici e i loro seguaci.
Si leggano ancora, ad esempio, Giosuè XXIII 6-8, XXIV 14-15; Giudici VI 25-26; III Re XVIII 40; IV Re X 18-31, XXIII 5-24; II Paralipomeni XV 13, XVII 6, XIX 3, XXIII 16-17, XXX 14, XXXIV 33.
 

9.3.1.2  Nel Nuovo Testamento Dio destina alla dannazione, (sterminio spirituale dopo la morte fisica), chi non Lo adora.
Nel Nuovo Testamento Dio destina chi non lo adora alla dannazione eterna, dannazione che è lo sterminio spirituale prefigurato da quello materiale del Vecchio Testamento.

“Andate in tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato.” 
(Marco XVI, 15-16).
“E vi dico ancora che molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente e sederanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esterne, dove sarà pianto e stridore di denti.” 
(Matteo VIII, 11-12).
“Il regno dei cieli è simile ad un re che diede un banchetto di nozze per suo figlio, e mandò i suoi servi a chiamare quelli che aveva invitati alle nozze, ma essi non volevano venire … altri anzi, presi i servi, li oltraggiarono e li uccisero. Il re, udito ciò, si adirò e mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare le loro città.” 
(Matteo XXII, 2-3, 6-7).
“Un uomo fece una gran cena e invitò molti … ma tutti accamparono delle scuse… Vi dico che nessuno di coloro che sono stati invitati gusterà della mia cena.” 
(Luca XIV 17-18, 24).
“Avendo notato un uomo che non era in abito da nozze … il re disse ai servi: ‘Legategli le mani e i piedi e gettatelo fuori nel buio; ivi sarà il pianto e lo stridore di denti’. Perché molti sono i chiamati ma pochi gli eletti.” 
(Matteo XXII, 11, 13-14).
“Egli nella sua mano tiene il vaglio e purgherà la sua aia e raccoglierà il suo grano, mentre brucerà la pula in un fuoco che non si estingue.” 
(Luca III, 17).
“Ecco, questi [Gesù presentato al tempio] è posto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele e per segno di contraddizione” 
(Luca II, 34).
“Allora Gesù riprese: ‘E non avete letto nelle Scritture: ‘La pietra che i costruttori rigettarono, è diventata la pietra d’angolo. È questa un’opera del Signore e meraviglia ai nostri occhi’? Perciò io dico a voi: il regno di Dio sarà tolto a voi, e dato ad un popolo che ne produca i frutti. E chi cadrà su questa pietra si sfracellerà; e quegli su cui cadrà sarà stritolato”. 
(Matteo XXI, 42-46).
“Ora io voglio ricordarvi, quantunque conosciate già tutte queste cose, che Gesù, liberando il popolo dalla terra di Egitto, sterminò poi quelli che non credettero.” 
(Giuda I, 5).
“Ora uscirono nel mondo molti seduttori i quali non professano l’avvento di Gesù Cristo in carne. Eccolo il seduttore e l’anticristo! Badate bene a voi stessi, che non abbiate a perdere ciò che avete operato, ma ne riceviate piuttosto la ricompensa piena… Se qualcuno viene da voi e non reca questa dottrina, non accoglietelo in casa e non dategli il saluto; poiché chi gli rivolge il saluto, si fa socio delle sue opere malvagie.”
(II Giovanni 7-8, 10-11).
“Ma ci furono tra il popolo anche falsi profeti; così pure fra voi ci saranno falsi maestri… Il giudizio su di essi già da tempo non sta ozioso e la loro rovina non sonnecchia. Se infatti Iddio non perdonò agli angeli peccatori … se non perdonò al mondo antico, ma solo protesse, con altre sette persone, Noè … se condannò alla catastrofe dell’incenerimento le città di Sodoma e Gomorra … mentre liberò il giusto Lot … [allora ciò] vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare invece per il giorno del giudizio gli iniqui per castigarli…
Costoro sono fonti senz’acqua e nubi investite dalla bufera; caligine e tenebre sono loro riservate.”
(II Pietro II 1-17 passim).
“E all’angelo [il vescovo] della chiesa che è in Pergamo scrivi: ‘…Ho contro di te pochi rilievi: hai costì alcuni che tengono la dottrina di Balaam … hai anche tu alcuni che tengono, allo stesso modo, la dottrina dei Nicolaiti. Ravvediti dunque; se no, vengo a te presto, e combatterò contro costoro con la spada della mia bocca‘”. 
(Apocalisse II, 12, 14-16).
“E all’angelo [il vescovo] della chiesa che è in Tiatira scrivi: ‘… Ho contro di te che lasci fare la donna Jezabel, che si dice profetessa, e col suo insegnamento seduce i miei servi a fornicare e a mangiare carni sacrificate agli idoli; le ho dato tempo affinché si ravvedesse, ma non vuole ravvedersi dalla sua fornicazione; ecco la getto in un letto di doglie, e quanti commettono adulterio con essa in una tribolazione grande, se non si ravvederanno dalle opere di lei; e i figli di lei sopprimerò con la morte…’” 
(Apocalisse II, 18, 20-23).
“[Al termine della Ultima Cena, prima di uscire per andare nell’orto degli ulivi, Gesù prega rivolgendosi al Padre] 
…Ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato traendoli dal mondo; erano tuoi e li hai dati a me e hanno osservata la tua parola. … Io prego per essi; non prego per il mondo…”. 
(Giovanni XVII, 6, 9).
“Ecco - dice il Signore - che io vengo presto, e la mia mercede è con me, da rendere a ciascuno in conformità del suo operato. Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”. Beati quelli che lavano le loro vesti nel sangue dell’agnello, per aver diritto all’albero della vita ed entrare per le porte nella città. Fuori i cani e gli stregoni e i fornicatori e gli omicidi e gli idolatri e ognuno che ama e commette falsità!”. 
(Apocalisse XX, 12-15).

Dopo l’ascensione del Signore la Chiesa di Dio ha sempre combattuto il paganesimo e le eresie, con autorità insieme soprannaturale ed umana.

9.4 La Religione soprannaturale, unica e vera :
“In nessun altro [Nostro Signore Gesù Cristo Figlio di Dio] c’è salvezza; perché non c’è sotto il cielo un altro nome dato agli uomini per il quale devono essere salvati” (Atti IV, 12) (46)
[…]

Tuttavia, dati i tempi di malinteso ecumenismo, (ne tratteremo a fondo più avanti), il richiamo ad alcuni passi del Nuovo Testamento, (ma bisognerebbe citarlo tutto, specie il Vangelo di San Giovanni), può essergli utile nelle discussioni, (qualora già non bastassero i passi della Sacra Scrittura, (citati nei paragrafi 9.3), dove si dimostra che Dio abomina tutte le altre religioni).

Nei sottoparagrafi che seguono illustreremo con passi del Nuovo Testamento le basi del ragionamento che segue:
- Nostro Signore Gesù Cristo è Dio;
- Nostro Signore Gesù Cristo , e solo Lui, è via, verità, e vita;
- Chi crede in Nostro Signore Gesù Cristo avrà la vita eterna;
- Solo Nostro Signore Gesù Cristo è Maestro e Signore perché è Dio;
- La salvezza e la rovina di ogni uomo dipende dalla scelta di campo che fa:  con Nostro Signore Gesù Cristo, Maestro e Signore, o contro di Lui. Non è permesso evitare di scegliere.
- Nostro Signore Gesù Cristo è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini; chi non vuol credere in Lui e non Lo accetta sarà dannato;

per queste citazioni si veda la pagina:
http://www.unavox.it/Strumenti/Tempo_Ripasso/rip9_4.htm



 

NOTE

35 - Per introdurre il nuovo argomento è utile una breve ricapitolazione di quanto trattato fino ad ora. Ci è infatti necessario fare risaltare come la Religione Cattolica dipenda tutta direttamente dall’unico vero Dio, e come essa superi ogni capacità umana. Abbiamo visto che la Fede consiste nel credere le verità che ci sono state rivelate da Dio stesso, perché Egli, in quanto tale, non può né ingannare né ingannarsi. (Paragrafo 4). Dio ha manifestato agli uomini delle verità che la ragione umana da sola non può trovare, perché esse riguardano il fine soprannaturale dell’uomo. Tali verità costituiscono la Rivelazione. Essa, manifestata gradualmente, è culminata con Nostro Signore Gesù Cristo, attraverso il quale Dio stesso rivela Se Stesso. Con Nostro Signore Gesù Cristo, (e la morte dell’ultimo degli Apostoli che portano testimonianza degli insegnamenti ricevuti da Nostro Signore e dallo Spirito Santo), la Rivelazione è completa, immutabile e definitiva fino alla fine del mondo. (Paragrafo 5).
La Rivelazione è contenuta nella Tradizione e nella Sacra Scrittura, (Paragrafo 6). Sulla base della Rivelazione abbiamo studiato Dio Creatore e, in particolare, quale posto e quale fine competano nella creazione alle creature libere. Il fine principale, sempre raggiunto, è la gloria di Dio. Il fine subordinato è la felicità delle creature. Per infinita bontà e miracolosa generosità Dio ci chiama ad una felicità superiore a quella propria e proporzionata alla nostra natura. Tale felicità soprannaturale, la massima possibile ad una creatura, è la visione beatifica di Dio che ci rende simili a Lui e partecipi della sua stessa felicità. (Paragrafo 7).
Successivamente abbiamo esaminata la posizione specifica dell’uomo prima e dopo il peccato originale, il peccato originale stesso, e il sacramento del Battesimo che lo toglie. Ci siamo soffermati sul Battesimo, (e sui suoi due succedanei detti “Battesimo di desiderio” e “Battesimo di sangue”), perché con esso si crea una creatura ontologicamente nuova. Anche se in forma incipiente e non ancora piena,qualcosa di divino, la Grazia, si inserisce realmente nell’anima creata, nel nostro essere, nella nostra struttura metafisica. (Paragrafo 8)
36 - Questa parte del paragrafo è tratta da: JEAN MADIRAN, “Court précis de la loi naturelle”, in Itinéraires, Troisième série, Numéro 7, Hiver 1994-1995.
37 - San Tommaso: “I comandamenti del Decalogo hanno per fine la carità”, Summa Theologica, II-III, qu. 122, art. 1, ad 4.
38 - S. S. Pio XI, Enciclica Divini Redemptoris Promissio, § 49: «Ma la carità non sarà mai vera carità se non terrà sempre conto della giustizia. …  L’Apostolo insegna che “chi ama il prossimo, ha adempiuto la legge”; e ne dà la ragione: “ poiché il Non fornicare, Non uccidere, Non rubare… e qualsiasi altro precetto, si riassume in questa formula: Amerai il tuo prossimo come te stesso…”  (Rom. XIII, 8-9). Se dunque, secondo l’Apostolo, tutti i doveri si riducono al solo precetto della vera carità, [allora vi si riducono] anche quelli che sono di stretta giustizia, come il non uccidere e il non rubare.…»
39 - Questo paragrafo è tratto liberamente da JEAN MADIRAN, “Court précis de la loi naturelle”, in Itinéraires, Troisième série, Numéro 7, Hiver 1994-1995.
40 - Vedi paragrafo 8.4.8.1 Effetti del Battesimo dal punto di vista ontologico.
41 - “…Locutusque est Dominus cunctos sermones hos: ‘Ego sum Dominus Deus tuus ... Non habebis deos alienos coram me ... Non adorabis ea neque coles: ego sum Dominus Deus tuus fortis, zelotes, visitans iniquitatem patrum in filios, in 
tertiam et quartam generationem eorum qui oderunt me: et faciens misericordiam in millia his qui diligunt me, et custodiunt praecepta mea …”
42 - “…immolaverunt daemoniis et non Deo…
43 - “…Odisti eos qui colunt idola vana …
44 - “…Maledictum est et ipsum [idolum], et qui fecit illud … Initium enim fornicationis est exquisitio idolorum; et adinventio illorum corruptio vitae est … Supervacuitas enim hominum haec advenit in orbem terrarum; et ideo brevis illorum finis est inventus…”
45 - L’esegesi modernistica suole ricorrere all’artificio di considerare molti passi “scomodi” del Vecchio Testamento, come il prodotto di “generi letterarii” ormai superati dal tempo. Essa pretende così di attribuire un valore relativo e poetico alla forma espressiva e, di conseguenza, relativizza e vanifica lo stesso insegnamento trasmesso con tale forma. Il testo scritturale comporta almeno tre diversi significati: quello letterale, legato al tempo e al luogo, quello “edificante” per i fedeli, e quello spirituale, che trasmette l’insegnamento divino a diversi gradi. Se talvolta si rende necessario un adattamento espressivo, cosa che si è sicuramente verificato al momento della traduzione dall’ebraico al greco o al latino (con la Vulgata di S. Girolamo), e che si verifica al momento della traduzione in lingua volgare, esso non può essere attuato senza tenere conto degli altri significati del testo scritturale, diversamente si stravolgerebbe il senso della sacra Scrittura. Questo spiega l’inevitabile mantenimento di certe espressioni, le sole idonee a rendere il senso compiuto del testo. Non v’è nulla da trascurare, né da minimizzare, anche in presenza della mutata sensibilità di noi uoimini del nostro tempo: il contenuto del testo mantiene la sua validità sia in termini formali sia in termini sostanziali: ciò che è detto è quanto dev’essere detto perché i fedeli apprendano appieno il significato della Parola e della Volontà di Dio. Su questo argomento si rileggano anche i paragrafi del gruppo 6.2: “La sacra Scrittura”.




ottobre 2011

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