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I novissimi: l’anima umana e l’aldilà parte quattordicesima Il Cielo terza sezione L'eccellenza e la natura della visione beatifica di
Don Curzio Nitoglia
Parte prima
Parte seconda Parte terza Parte quarta Parte quinta parte sesta parte settima parte ottava parte nona parte decima parte undecima parte dodicesima parte tredicesima parte quattordicesima Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito https://doncurzionitoglia.wordpress.com/ ![]() Psiche: personificazione dell'anima Essa
è Intuitiva e immediata
La Visione Beatifica (cfr. S. Th., I, q. 12), come insegna il
Magistero della Chiesa (Papa Benedetto XIII, DB, 530), è un atto
dell’intelletto umano; esso consiste nella visione della natura di Dio,
chiara, intuitiva e immediata.
Tuttavia, non è onnicomprensiva; ossia, non ci fa conoscere tutta l’essenza di Dio e totalmente, ma è pur sempre una visione che ci fa conoscere Dio come Egli è; ossia, nella sua essenza.Tuttavia, non è onnicomprensiva; ossia, non ci fa conoscere tutta l’essenza di Dio e totalmente, ma è pur sempre una visione che ci fa conoscere Dio come Egli è; ossia, nella sua essenza. Mentre con la ragione, possiamo conoscere e dimostrare con certezza l’esistenza di Dio e soltanto qualche attributo della sua essenza; inoltre, con la Fede conosciamo, in maniera chiaroscura, ciò che Dio ci ha rivelato di Se stesso. Perciò, la Visione Beatifica, per il suo carattere intuitivo e immediato, è molto superiore a ogni altra conoscenza razionale o di fede. Infatti, essa è l’intuizione immediata di Dio com’è in Sé. Ebbene, noi siamo stati creati per vedere Dio immediatamente e senza l’intermediario di nessuna creatura. Allora, Dio, essendo purissimo Spirito sarà presente intimamente nel nostro intelletto, lo illuminerà e lo fortificherà, così da renderlo capace di vedere la Sua natura. San Tommaso (S. Th., I, q. 12, a. 2) spiega che tra Dio e il nostro intelletto non vi sarà neppure l’intermediario di un’idea, poiché “Colui che è l’Essere stesso sussistente”, come è in se stesso, ossia la Verità infinita, non può essere contenuto nelle idee del nostro piccolo cervello, proprio come il bicchiere di un fanciullo non può contenere tutta l’acqua dell’oceano intero (Sant’Agostino, Le Confessioni). Inoltre, l’uomo non sarebbe capace di esprimere l’idea che ha raggiunto della natura di Dio, poiché il nostro concetto, essendo creato e quindi finito, non potrebbe esprime l’infinito tale quale è in se stesso. Perciò, la contemplazione immediata, tramite la Visione Beatifica, della natura divina ci assorbirà talmente in Dio da lasciarci senza parole atte a esprimere la sua natura di Verbo infinito e consustanziale al Padre eterno. Per fare un esempio; quando osserviamo uno spettacolo meraviglioso, su questa terra (il Monte Rosa …) non riusciamo a trovare le parole adatte a esprimerlo in tutta la sua pienezza, diciamo che è inenarrabile, inesprimibile, indicibile. La stessa cosa avverrà, anche in maniera maggiore, quando vedremo Dio faccia a faccia. Occorre insistere bene sul fatto che la Visione Beatifica, pur essendo immediata e intuitiva, non può essere totalmente comprensiva, come quella che solo Dio ha di Sé. Infatti, solo un Dio infinito può conoscere totalmente la Sua natura infinita. I Santi del Cielo vedranno Dio, ma, mai profondamente ed esaustivamente (“totus sed non totaliter”) come fa Dio stesso, il quale, solamente, conosce Se stesso, tanto quanto è conoscibile in tutto ciò che Egli è (S. Th., I, q. 12, a. 6 e 7). Il “Lumen Gloriae” è il principio
della “Visio Beatifica”
La Visione Beatifica coglie l’oggetto della Visione increata che Dio ha di Sé; certamente, lo coglie molto meno perfettamente di quanto Egli colga Se stesso. Tuttavia, lo attinge realmente, intuitivamente e immediatamente. Ora, tutto ciò sarebbe impossibile per tutte le intelligenze create (angeliche e umane), lasciate alle sole forze naturali, che sono proporzionate soltanto al loro oggetto naturale, che è infinitamente inferiore all’oggetto proprio dell’intelligenza divina/infinita. Perciò, ogni intelligenza creata - per quanto alta essa possa essere - ha bisogno di una luce soprannaturale che la elevi e la fortifichi, affinché diventi capace di vedere Dio qual è in Se stesso; altrimenti, l’intelligenza creata sarebbe davanti a Lui come la civetta davanti alla luce del sole in pieno giorno. Questa luce ricevuta in maniera stabile e permanente nell’intelletto dei Beati del Paradiso è chiamata Lumen Gloriae. Il Concilio di Vienna (DB, 475) riafferma tale dottrina e anatemizza coloro che la negano. E’ per questo motivo che la grazia santificante merita di essere chiamata “partecipazione della natura divina”, perché essa è un principio radicale di operazioni, che ci rende capaci di vedere Dio come Egli si vede. L’oggetto della “Visione Beatifica”
L’oggetto primo ed essenziale della Visio Beatifica è Dio medesimo; l’oggetto secondario sono le creature conosciute in Dio. Perciò, i Santi del Paradiso vedono chiaramente e intuitivamente Dio stesso, “sicuti est”; ossia la sua essenza, la Trinità delle Persone e l’Unità della Natura divina (cfr. Conc. di Firenze, DB, 693). Perciò, la Visione Beatifica sorpassa immensamente non soltanto la conoscenza filosofica, ma anche la conoscenza angelica. Questo è il primo oggetto della Visione Beatifica. Inoltre (cfr. S. Th., I, q. 12, a. 10), i Santi vedono - per mezzo d’idee create - quelli che sono ancora sulla terra o nel Purgatorio e che hanno avuto con essi un rapporto speciale (i parenti, gli amici, i confessori, i fedeli …). Per esempio, Sant’Ignazio da Loyola, il fondatore dei Gesuiti, conosce tutto ciò che riguarda la sua famiglia religiosa (la “Compagnia di Gesù”) e le preghiere che i suoi figli gli rivolgono. Un padre o una madre di famiglia conoscono i bisogni spirituali dei loro figli che sono ancora su questa terra. Questo è l’oggetto secondario della Visione Beatifica. Nella Visione Beatifica tutto s’armonizza; non si dà troppa attenzione al secondario e all’accidentale, perdendo così di vista il principale. Le cose materiali le vediamo dall’alto, ossia in rapporto alle cose spirituali. I mezzi sono visti solo in rapporto al Fine ultimo. Nella prossima puntata vedremo l’amore beatifico e la gioia che ne risulta. continua
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