Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X

Dichiarazione congiunta dei giornali : 
The Remnant e Catholic Family News

Redatta 
da Michael J. Matt, capo redattore di The Remnant 
e John Vennari, capo redattore di Catholic Family News
28 febbraio 2006



 
 
 

I due giornali sopra citati, molto diffusi e ben conosciuti, appartengono all'àmbito tradizionalista americano collegato con le associazioni, i gruppi ed anche gli Istituti cosiddetti dell'Ecclesia Dei.
Ovviamente, come qui da noi, anche in America, pur nella comune determinazione di rimanere in piena comunione con la Santa Sede, i diversi gruppi hanno anche diversi orientamenti.
Tali orientamenti potranno piacere più o meno alla stessa Commissione Ecclesia Dei, nonché ad altri amici tradizionalisti, ma non possono essere considerati ad essa avversi per il semplice fatto che esprimono legittimamente anche dei dissensi, ove lo ritengano necessario.

Pubblichiamo questa dichiarazione congiunta tenendo conto che, come si leggerà nel testo, essa contiene la seguente precisazione:

Affinché la presente dichiarazione non appaia agli occhi di alcuni come una iniziativa di parte, attuata da alcune forze interne alla FSSPX, desideriamo mettere in chiaro che né The RemnantCatholic Family News sono delle pubblicazioni della FSSPX. 
Per di più, questa dichiarazione è stata redatta insieme da chi assiste regolarmente alla Messa dell’Indulto ed è convinto che in assenza del grande contrappeso costituito dalla Fraternità San Pio X, non esisterebbero né le Messe dell’Indulto, né la Fraternità San Pietro, né l’Istituto Cristo Re, né la nascita e lo sviluppo del movimento tradizionalista mondiale. 
Se in questo equilibrio precario venisse meno la presenza della FSSPX, quali garanzie avremmo che Roma persisterebbe nella sua “generosità” verso di noi ?



I testi originali in inglese sono reperibili ai seguenti indirizzi:

http://www.remnantnewspaper.com/Archives/archive-2006-0228-cfn-remnant.htm
http://www.cfnews.org/sspx-mm-jv.htm

I neretti sono nostri




Le voci sui negoziati in corso tra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X non smettono di rincorrersi su tutta la stampa e attraverso internet. Su questi negoziati, certi personaggi pubblicano delle dichiarazioni che vorrebbero essere autorevoli e che invece si dimostrano chiaramente fondate sulla mancanza di conoscenza dei fatti.

Contrariamente a quanto si legge in diverse dichiarazioni, Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, ha dichiarato pubblicamente che non v’è alcuna immediata riconciliazione in corso (1).
A questa notizia, la maggior parte dei sostenitori della FSSPX ha tirato un sospiro di sollievo, e lo stesso dicasi per molte persone che, pur non appartenenti alla Fraternità, sanno perfettamente che essa è l’elemento di riferimento di tutto il movimento tradizionalista “approvato” (2) . Per contro, altri cattolici si sono dispiaciuti perché Mons. Fellay sembra rifiutare il ramo d’ulivo che gli tende il Vaticano.

I redattori del presente documento, che sono i responsabili di due giornali cattolici tradizionalisti di grande diffusione, tengono a manifestare il loro sostegno a Mons. Fellay e alla Fraternità San Pio X, perché, in questo momento storico molto pericoloso, stanno dimostrando la più grande prudenza in ogni negoziato con la Roma di oggi. 
In questa dichiarazione intendiamo esporre le ragioni che ci spingono a concludere che questo non è il momento perché la Fraternità possa giungere ad un accordo.
 

“Essere sicuri dell’avvenire”

Tre anni fa, Mons. Fellay ha proposto dei saggi criteri per poter intavolare dei negoziati con il Vaticano attuale. Nella sua “Lettera agli amici e benefattori” del 6 gennaio 2003, avvertiva:

Per essere sicuri dell’avvenire, siamo obbligati a chiedere alla Roma odierna la chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri. Quando le autorità avranno chiaramente confermato con i fatti di essere ritornati effettivamente al Nihil novi nisi quod traditum est” . [non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione], allora “noi” non saremo più un problema. ” (3)
Tenuto conto di questi criteri di prudenza, non vediamo in che modo i negoziati attuali garantirebbero l’avvenire della Fraternità San Pio X,  visto che la Roma odierna non fornisce alcuna chiara prova del suo attaccamento alla Roma di ieri, né attua alcuna azione che, più che le parole, affermi che “non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione” [Nihil novi nisi quod traditum est]. In effetti, assistiamo proprio al contrario, e si può notare come molti di quelli che all’inizio avevano apprezzata l’elezione al papato del cardinale Ratzinger, compreso un certo numero di cattolici conciliari, considerino adesso con aria avvilita i primi nove mesi del pontificato di Benedetto XVI.

Il papa Benedetto XVI, che fin da sempre ha abbracciato la nuova teologia modernista, non sembra diverso da quel cardinale Ratzinger che lodava il Vaticano II per essere stato un anti-Sillabo e che dichiarava con enfasi: “ Non dev’esserci alcun ritorno al Sillabo ” (4)
E questo è apparso con chiarezza nel discorso che egli ha pronunciato il 22 dicembre 2005 davanti alla Curia romana, nel corso del quale non ha smesso di lodare la libertà religiosa del Vaticano II come il nuovo fondamento aureo per le relazioni tra la Chiesa e lo Stato. (5)  La sudditanza nei confronti della nuova visione mondiale del Vaticano II riappare con la stessa evidenza in altri discorsi, nei quali il papa richiama ad una “ sana laicità ”, che è invece quanto di più incompatibile ci possa essere con la Regalità sociale di Gesù Cristo, raccomandata dal Magistero papale anteriore al Vaticano II.

Il fatto che questo discorso del 22 dicembre denunci l’ “ ermeneutica della discontinuità e della rottura ” non permette di nutrire molte speranze.
Per anni il cardinale Ratzinger ha deplorato le cattive interpretazioni del Concilio, ma non ha mai detto che la soluzione di questo problema consiste nel ritorno alla tradizione anteriore al Vaticano II. Al contrario, egli ha più volte ripetuto che per risolvere il problema occorre tornare a scoprire il “ vero ” insegnamento del Vaticano II. Per uscire dall’attuale sconvolgimento, la soluzione del cardinale Ratzinger ? e oggi del papa Benedetto XVI ? consiste nel rinviare i cattolici ai documenti liberali e ambigui del Vaticano II, quegli stessi che hanno provocato la crisi.

Un ritorno alla Quas Primas, al Giuramento antimodernista, al Sillabo degli Errori del beato Pio IX, non occupano alcuno spazio nella “ restaurazione ” che potrebbe raccomandare Papa Benedetto. Il Benedetto XVI di oggi non è altro che il cardinale Ratzinger di ieri. La nuova teologia del Vaticano II è sempre il centro del suo universo.

Ed allora, una domanda sale alle labbra dei cattolici interessati alla questione: in che modo una Fraternità San Pio X “ riconciliata ” potrebbe operare liberamente sotto l’égida della nuova teologia modernista, mentre la stessa ragion d’essere della Fraternità consiste nell’opporsi pubblicamente a questa nuova teologia distruttiva?
Si tratta di un intoppo bello e buono, e sarebbe fatale alla FSSPX se essa si impegnasse in qualsivoglia compromesso. Sembra che vi siano pochi dubbi sul fatto che la Fraternità sarebbe forzatamente indotta a " fare una piccola concessione " al Vaticano in direzione dell’accettazione del Concilio.

Certo è che la FSSPX (che non si trova formalmente in stato di scisma, come è stato costretto ad ammettere perfino il cardinale Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e né tampoco è sedevacantista) non potrà mantenere indefinitamente l’ “ irregolarità ” del suo stato canonico. Alla fine essa ritornerà appieno tra le braccia di Pietro, e lo farà presumibilmente dopo che Roma avrà abbandonate le vie senza uscita del Vaticano II, avvenimento che, siamo convinti, dovrà prodursi e si produrrà nell’ora voluta da Dio.

Comunque, noi siamo convinti che lo “ stato di necessità ”, lungi dall’essere sparito, è invece così fortemente radicato nell’elemento umano della Chiesa che solo un intervento divino perché si potrà restaurare la Santa Madre Chiesa. 
Come sosteneva il compianto Michael Davies, poco prima della sua morte, noi ci troviamo “ al di là della crisi ”, poiché la Chiesa non è neanche più capace di generare le vocazioni sacerdotali necessarie per assicurare l’amministrazione dei sacramenti ai fedeli. La moltiplicazione delle " parrocchie senza prete " è la spiacevole testimonianza di questa crudele realtà.
 

Vaticano II

Dopo l’incontro di agosto scorso, tra Mons. Fellay e il papa Benedetto XVI, il cardinale Francesco Pompedda, Prefetto emerito della Segnatura Apostolica, ha dichiarato al quotidiano italiano La Stampa, che la Fraternità San Pio X potrà riconciliarsi con la Santa Sede solo riconoscendo la validità dei decreti del Vaticano II.

Da parte sua, John Allen, del National Catholic Reporter, ha enumerato, in maniera peraltro inesatta, le “ quattro condizioni poste dalla direzione della FSSPX per una riunione : 

1. la più ampia autorizzazione per celebrare la S. Messa anteriore al Vaticano II; 
2. il ritiro delle scomuniche dei quattro vescovi consacrati da Mons. Lefebvre nel 1988 ; 
3. il riconoscimento del diritto di criticare certi aspetti del Vaticano II, in particolare il suo insegnamento sulla libertà religiosa; 
4. la costituzione di una struttura canonica in grado di assegnare ai tradizionalisti una certa autonomia, per esempio una amministrazione apostolica. ”


Riguardo ai primi due punti, la Fraternità San Pio X non chiede una più ampia “ autorizzazione ” per poter celebrare la S. Messa Tridentina, poiché una tale autorizzazione sarebbe superflua. Essa, come ogni vero cattolico, vuole semplicemente che il Vaticano ammetta la verità, e cioè che la S. Messa Tridentina non è mai stata interdetta e che quindi tutti i sacerdoti sono liberi di celebrarla senza alcun “ indulto ” speciale da parte dei vescovi.
Nella stessa ottica, la Fraternità non chiede al Vaticano di “ ritirare ” le scomuniche del 1988, poiché essa non ne riconosce l’esistenza. Anche in questo caso la Fraternità vuole solo che Roma ammetta la verità, col dichiarare nulle quelle scomuniche.
Inoltre, la Fraternità presenta questi due primi punti non come le condizioni per una riunione, ma come le condizioni per aprire dei negoziati che possano portare alla regolarizzazione. Essa chiede, in sostanza, che il Vaticano si esprima onestamente su questi due punti importanti. Se il Vaticano non volesse ammettere la verità ogni negoziato sarebbe inutile, e non v’è dubbio che se c’è una istituzione tenuta ad ammettere la verità, questa è proprio il Vaticano.

Per ciò che riguarda il terzo punto, che è di capitale importanza e dovrebbe costituire una condizione assoluta per la regolarizzazione della FSSPX, John Allen scrive: “ Un cardinale del Vaticano, ad una domanda del National Catholic Reporter, il 2 febbraio, ha dichiarato che egli dubitava che la Santa Sede potesse accettare le condizioni poste dalla Fraternità per un ricongiungimento, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento del diritto di essere in disaccordo con degli elementi del Vaticano II. ‘ Questo comporterebbe delle gravi conseguenze per l’unità della Chiesa ’, ha detto il cardinale. Il prelato, che ha inteso conservare l’anonimato, ha anche dichiarato che egli pensa che il Papa ‘ comprende molto bene tutto questo ‘, e quindi si muoverà con prudenza. ” (6)
 

Attaccamento alla Roma di ieri ?

Papa Benedetto XVI ha mostrato di essere poco prudente sulla questione dell’avanzamento della rivoluzione post-conciliare. Un breve sguardo su alcuni dei momenti più intensi del suo pontificato mostra come egli sia un uomo poco “ attaccato alla Roma di ieri ”.
 

- Nel corso della Messa per le esequie di Giovanni Paolo II, undici giorni prima di essere eletto papa, il cardinale Ratzinger ha dato la Comunione in mano al fratello Roger Shultz, di Taizé, ben sapendo che si trattava di un protestante. In diversi articoli in cui si è parlato dell’avvenimento si è fatto notare che non era la prima volta che il cardinale Ratzinger praticava l’intercomunione con dei non cattolici. (7)
- Nel corso della stessa Messa, il cardinale Ratzinger ha parlato di Giovanni Paolo II come “ affacciato alla finestra della casa del Padre ”, intendendo con questo che Giovanni Paolo II si trovasse già in Paradiso, saltando d’un balzo il Purgatorio e presentando di fatto una sorta di canonizzazione istantanea. (8)
- Nella sua prima omelia papale, Benedetto XVI ha dichiarato: “ Anch’io, pertanto, nell’accingermi al servizio che è proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II…”, e ha promesso di proseguire il dialogo ecumenico di cui il papa Giovanni Paolo II s’era fatto campione. (9)
- Nel maggio del 2005, Papa Benedetto ha nominato l’arcivescovo liberale William Levada, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Ora, non solo Levada è conosciuto per aver coperto dei preti omosessuali nelle diverse diocesi che ha occupato negli Stati Uniti, ma è uno dei prelati più ecumenici di questo paese. Fu il primo vescovo americano a visitare una sinagoga, dopo la prima visita in sinagoga fatta da Giovanni Paolo II nel 1986. Egli ha anche sostenuto, nella sua cattedrale, delle manifestazioni incentrate sullo “ spirito di Assisi ”, alle quali hanno partecipato Giudei, Musulmani, Buddisti, Indù e rappresentanti di altre sette. (10)  Egli è anche l’arcivescovo che ha spiegato a padre Eugene Heidt che la Transustanziazione è “ una parola lunga e difficile ” e “ noi non impieghiamo più questo termine ” (11) . Con tutto ciò Levada è l’uomo accuratamente scelto da Papa Benedetto come presunto “ cane da guardia della dottrina ” della Chiesa nel mondo. Levada fu anche autorizzato a nominare il suo successore a San Francisco ? il vescovo George Niederauer -, un personaggio che proprio recentemente ha fatto l’elogio del film omosessuale Brokeback Mountain.
- Il 13 maggio 2005, Papa Benedetto ha accelerato la beatificazione del papa Giovanni Paolo II eliminando il tempo di attesa per l’inizio della causa, prudentemente fissato in cinque anni. Questo può solo servire a “ canonizzare ” la disastrosa politica pan-religiosa di Giovanni Paolo II: in tal modo la rivoluzione si appresta a canonizzare uno dei suoi.
- Il 17 agosto, nel corso dell’udienza generale, Papa Benedetto ha praticamente canonizzato il protestante fratello Roger, di Taizé, da poco assassinato, definendolo un “ fedele servitore ” del Signore che si trova adesso “ nella mani della Bontà Eterna ” (12)
- Il 19 agosto Papa Benedetto si è recato in visita in una sinagoga di Colonia per intrattenere delle relazioni interreligiose, non per esortare i Giudei a convertirsi a Gesù Cristo. E questo mentre nella stessa Colonia convergevano un milione di giovani da tutto il mondo per la Giornata Mondiale della Gioventù (come valutare un tale scandalo prodotto ad un tale livello?).
- Lo stesso giorno, nel corso di una riunione ecumenica, Papa Benedetto ha parlato dell’ecumenismo come di una buona cosa, il cui scopo non è il “ ritorno ” dei non cattolici all’unica vera Chiesa di Cristo, smentendo così l’infallibile dogma cattolico “ fuori dalla Chiesa non v’è salvezza ”(13) .
- Nell’ottobre del 2005, Papa Benedetto ha elogiato il padre Hans Urs von Balthasar, nel corso di una conferenza tenuta in onore di questo teologo liberale (14) . Ora, von Balthasar, in contraddizione con il chiaro insegnamento delle Scritture, insegnava che un cattolico può “ sperare ” che tutti gli uomini siano salvati. Di modo che il Papa ha lodato senza riserve l’uomo che di fatto fu uno dei più celebri teorici della salvezza universale.
- Sotto Benedetto XVI si sta incominciando a " ri-studiare " la dottrina cattolica del Limbo, che verrà verosimilmente accantonata perché considerata un insegnamento sorpassato. Questa iniziativa, presa da una commissione di teologi dipendenti dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, gode del pieno appoggio di Papa Benedetto. La cosa non ha niente di sorprendente: lo stesso cardinale Ratzinger aveva già dichiarato di non credere nel Limbo e di ritenere che tale dottrina dovesse essere “ lasciata cadere ”. La notizia della creazione di una commissione papale sul Limbo ha scosso perfino i più conservatori tra i preti conciliari (15) .
- Il 29 novembre 2005 (16) , Papa Benedetto ha pubblicato un penoso documento sulla formazione nei Seminari, in cui si dice, per la prima volta nella storia della Chiesa, che coloro che si danno ad una attività omosessuale devono essere “ profondamente rispettati ”; questo documento autorizza un omosessuale a diventare prete, posto che abbia rispettato il celibato per almeno tre anni. La cosa ha indotto un certo numero di cattolici conciliari a considerare Benedetto XVI un papa ancora più liberale di Giovanni XXIII, il quale, in un documento del 1961 vietava il sacerdozio agli omosessuali in forza delle loro “ tendenze malvagie ”.


Potremmo continuare con gli esempi, ma pensiamo che questi bastino. 
Per riprendere il saggio criterio di Mons. Fellay, se si vuole rendere possibile una riconciliazione tra la FSSPX e Roma, occorre che Roma  faccia “ chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri ”. Ora, il papa Benedetto XVI ha dimostrato che tale criterio per il ritorno alla Tradizione non esiste. Perfino delle pubblicazioni non tradizionaliste deplorano questo aspetto del pontificato di Papa Benedetto.

Dale Vree, redattore capo della New Oxford Review, non ha nascosto la delusione che gli hanno procurato i primi nove mesi del pontificato di Benedetto XVI:

Questo documento [sulla presenza di omosessuali nei seminari] costituiva una prova determinante per il Papa, ed è stato un errore. Lo stesso dicasi per la nomina del nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, si trattava della nomina più importante, e la scelta di William Levada è stato un altro errore ”.
Dopo aver fatto notare che il cordiale incontro di quattro ore tra il Papa e Hans Küng non ha fatto altro che confermare le idee e i progetti eretici di Küng, Dale Vree scrive:
L’ultimo oltraggio è la nomina del vescovo George Niederauer ad arcivescovo di San Francisco. Niederauer è notoriamente un amico dei “gay”. È stato parroco in una parrocchia di Hollywood Ovest, nella quale è presente una vasto gruppo “gay”, fu lì che dichiarò che gli omosessuali sono “meravigliosi”. Come vescovo di Salt Lake City egli si è opposto al divieto costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nega l’esistenza di un legame tra i preti omosessuali e gli abusi sessuali, cioè le violazioni commesse a danno di ragazzi. Egli ha contribuito a creare, nell’Utah, la Coalition of Concerned Religious Leaders, che sostiene la “tolleranza” nei confronti degli omosessuali. Per sovrappiù ha ricevuto gli elogi di Sam Sinnet, capo di Dignity-USA, e di Francis DeBernardo, capo del New Ways Ministry, due gruppi composti da cattolici che si dicono fieri di essere “gay” e lesbiche(17)


Le lamentele di Vree sono maggiormente giustificate quando si pensa che il cardinale Joseph Ratzinger è stato per 24 anni Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e quindi doveva necessariamente conoscere il curriculum di questo vescovo amico dei " gay " ! E tuttavia è proprio questo Mons. Niederauer che egli, tra tante destinazioni possibili, ha nominato a capo della diocesi di San Francisco.

In tal modo, mentre i cattolici conservatori fedeli al Novus Ordo assistono alla spirale discendente del pontificato di Benedetto XVI,  sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X grava il compito di procedere con la massima prudenza in ogni negoziato con un Papa che ha evitato di affermare con i fatti che “ non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione ”. Appare evidente che sotto un tale Papa l’avvenire della FSSPX non potrà essere garantito.

A questo punto si impone una precisazione: la nostra posizione nei confronti di un riavvicinamento tra la FSSPX e il Vaticano si basa sulla presunzione che la Fraternità non sia in stato di scisma. Se lo fosse, i suoi vescovi e i suoi sacerdoti sarebbero oggettivamente colpevoli di peccato mortale e non potremmo fare causa comune con loro. In ogni caso, come è stato sostenuto con forza fin dal 1988, la posizione canonica della FSSPX, benché sicuramente “ irregolare ”, non ha mai raggiunto il livello dello scisma formale. Nel corso della celebrazione di ogni Messa, i sacerdoti della Fraternità pregano per Papa Benedetto e i rispettivi Ordinari locali. I vescovi della Fraternità non hanno alcuna giurisdizione territoriale e si sono dunque ben guardati dal mostrare la benché minima parvenza di voler fondare una “ piccola chiesa ”. La FSSPX non ha mai rifiutata l’autorità del Papa, essa ha invocate le disposizioni dello stesso nuovo Codice di Diritto Canonico, là dove questo prevede l’utilizzo del rifiuto legale in caso di necessità, e cioè la clausola detta dello “ stato di necessità “, e sulla base di questa clausola ha scelto di non obbedire a ciò che potrebbe compromettere la stessa Fede. Inoltre, la Fraternità San Pio X è la più vigorosa difenditrice dei papi moderni contro le accuse dei cosiddetti “ sedecavantisti “. Che la FSSPX non si trovi (e non si sia mai trovata) in stato di scisma formale è stato ammesso a più riprese a partire dal 1988, e forse nella maniera più notoria dallo stesso cardinale Ratzinger, nel 1993, a proposito della questione di Pat Morely e dei sei scomunicati delle Hawai; mentre ultimamente è stato lo stesso cardinale Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, a ribadirlo. (http://www.unavox.it/Documenti/doc0132a.htm)

Malgrado ciò, non si può evitare di allarmarsi nel vedere che lo strumento scelto dal Papa per condurre i negoziati con la FSSPX sia proprio questo stesso cardinale Castrillón Hoyos, un uomo che spesso, nei suoi rapporti con i cattolici tradizionali, sembra essersi industriato per provare che non è degno di fiducia.
 

Belle parole, ma ci si può fidare del cardinale?

Il cardinale Castrillón Hoyos è il Prefetto della Congregazione per il Clero e insieme il Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, la quale sovrintende (senza peraltro dimostrarsi molto attiva) all’applicazione locale dell’ “ indulto ” del papa Giovanni Paolo II per la celebrazione della Messa tradizionale.
Non si può negare che il cardinale Castrillón Hoyos abbia fatto ultimamente diverse dichiarazioni fortemente rivelatrici sul vero stato canonico della FSSPX e della liturgia tradizionale. Per esempio, in una recente intervista accordata a 30 Giorni, il Cardinale ha detto che la situazione della Fraternità non costituisce “ uno scisma formale ”, che la Messa tradizionale “ non è mai stata abolita ” e che nei confronti del Vaticano II e dei cambiamenti post-conciliari “ Nella Chiesa infatti siamo tutti liberi di formulare delle osservazioni critiche su quello che non riguarda i dogmi e la disciplina essenziale della Chiesa stessa ”. Il cardinale è arrivato perfino a precisare che “ I contributi critici che in questo senso potranno venire dalla Fraternità credo possano essere una ricchezza per la Chiesa ” (18)
Ma a questo punto si ha il diritto di chiedersi perché queste cose non le abbia dette prima!

Indubbiamente, non si può che felicitarsi per tali ammissioni, e tuttavia vi sono serie ragioni per credere che dietro tali parole suadenti possa esserci l’intenzione di abbracciare la FSSPX solo per soffocarla. Basta pensare alla sorte toccata alla Fraternità Sacerdotale San Pietro, costituitasi con dei sacerdoti che avevano lasciata la FSSPX dopo le consacrazioni dei quattro vescovi fatte da Mons. Marcel Lefebvre nel 1988. Il Vaticano aveva  assicurato a questi ex membri della FSSPX che sarebbe stato rispettato il loro diritto a celebrare la Messa tradizionale e ad impartire una formazione sacerdotale tradizionale nel loro seminario. Ma le cose non sono andate esattamente così.

Nel giugno del 2000, il cardinale Castrillón Hoyos prese delle immediate e quasi brutali misure disciplinari contro la Fraternità San Pietro, dopo che il Vaticano aveva ricevuto una lamentela di un gruppo di sedici preti liberali dissidenti appartenenti al distretto francese della Fraternità. Questi sedici preti dichiararono, in maniera abbastanza insolente, che volevano essere liberi di celebrare “ occasionalmente ” la Messa del Novus Ordo, per testimoniare la loro “ unità ” col vescovo locale, e sostennero che la formazione impartita nel seminario della FSSP fosse “ troppo rigida ”.
La stizzosa lamentela di questi sedici dissidenti ottenne la pronta attenzione del Vaticano. 
[(NdT) Su questa vicenda della Fraternità San Pietro, si veda il nostro “dossier San Pietro” http://www.unavox.it/sanpietro.htm]

Nel giugno del 2000, il cardinale Castrillón Hoyos, come Presidente dell’Ecclesia Dei, soppresse lo svolgimento del Capitolo generale della Fraternità, che avrebbe dovuto effettuarsi in quei giorni, e bloccò così la rielezione certa di padre Joseph Bisig a Superiore Generale. In effetti, il padre Bisig si opponeva ad ogni celebrazione della Messa del Novus Ordo da parte dei sacerdoti della Fraternità San Pietro. Per di più, il cardinale impose personalmente alla Fraternità un nuovo Superiore Generale a lui più gradito e ordinò la rimozione dei rettori dei due seminari della Fraternità e la loro sostituzione con due preti di spirito più liberale. Queste misure facevano seguito al noto e infame Protocollo 1411 [si veda: http://www.unavox.it/doc12.htm], il quale, non solo vietava ai superiori di interdite ai sedici preti dissidenti (e ad ogni altro prete di questa Fraternità) di celebrare la Messa del Novus Ordo, ma disponeva che ogni prete della FSSP “ deve [sottolineato nel testo latino originale] celebrare con il Messale post-conciliare se la celebrazione ha luogo in seno ad una comunità che segue il Rito Romano attuale ”. 
Con tali misure, imposte con una rapidità che non s’era mai vista nell’àmbito a partire dal Vaticano II, il cardinale distruggeva, almeno in linea di principio, il diritto che la Fraternità riteneva di possedere circa l’uso esclusivo del Messale tradizionale e dei metodi tradizionali per la formazione dei sacerdoti.

Nella lettera inviata il 29 giugno 2000 alla Fraternità, il cardinale Hoyos giustifica questo rigore nei termini seguenti:

Sapete bene che il vostro seminario è oggetto di attenzione da parte di molte persone nella Chiesa, e quindi esso deve essere esemplare sotto ogni riguardo. In particolare occorre evitare e contrastare un certo spirito di ribellione contro la Chiesa attuale, spirito che attecchisce  facilmente tra i giovani studenti, i quali, al pari di tutti i giovani, sono attratti dalle posizioni estreme e rigorose ”. (19)


In una successiva dichiarazione a 30 Giorni, il cardinale continua a difendere il suo operato definendolo necessario per: “ mantenere l’equilibrio fra l’autentica interpretazione del carisma originale, le sue implicanze, e le conseguenze del loro inserimento nella attuale realtà ecclesiale ”. (20)  Qualunque cosa voglia significare l’espressione “ attuale realtà ecclesiale ”, non potrà comunque indicare il Cattolicesimo Romano tradizionale, perché se fosse stato questo il caso il cardinale non avrebbe avuto alcun motivo per intervenire.

Ora, non potrebbe esserci niente di più evidente dell’assurdità della dichiarazione del cardinale secondo cui tra i sacerdoti della Fraternità vi sarebbe stato uno “ spirito di ribellione ”. In realtà, negli Stati Uniti e nel mondo intero, vi sono innumerevoli seminari in cui regna la ribellione, l’apostasia e la corruzione omosessuale, ma di questo, durante i sette anni in cui è stato Prefetto della Sacra Congregazione per il Clero, il cardinale Castrillón Hoyos non s’è mai occupato con la risolutezza e con la rapidità d’intervento dimostrate contro la Fraternità San Pietro. 
Al contrario, il cardinale e la sua Congregazione dimostrano una grande sollecitudine per un giudizio equanime e per i diritti degli accusati in questioni come l’abuso di pedofilia a cui si dedicano i preti omosessuali nei confronti dei ragazzi.

Per altro verso, a partire dal Vaticano II, ogni sacerdote pienamente cattolico romano tradizionale viene considerato da certi membri della Gerarchia  come animato da uno “ spirito di ribellione ” contro “ l’attuale realtà ecclesiale ”, e questo perché “ l’attuale realtà ecclesiale ” rappresenta precisamente l’abbandono della tradizione Cattolica Romana
Ma, in ogni caso, è del tutto risaputo che la Fraternità San Pietro non è mai stata una compagine che ha pubblicamente resistito al Vaticano II e alla nuova Messa. Al contrario, certi preti della FSSP ci hanno detto che un principio fondamentale del loro apostolato diocesano consiste nel “ non creare problemi ”. Fin dal giorno della sua creazione, la politica della Fraternità San Pietro è stata basata sull’allineamento e sull’intesa, con la mortificazione di molti dei suoi giovani sacerdoti e dei suoi seminaristi che sarebbero pronti a svolgere un ruolo ben più attivo nella contro-rivoluzione cattolica, se non fosse loro impedito di farlo. 
E nonostante la FSSP non procuri alcun disturbo all’apparato postconciliare, il solo sospetto che qualcuno dei suoi membri possa farlo trova subito il cardinale pronto a piombare sulla Fraternità come un macigno.

Le stesse parole e gli stessi comportamenti del cardinale rivelano che egli ritiene di dover svolgere in seno al clero, non tanto il ruolo di difensore della fede e della pratica religiosa tradizionali, quanto piuttosto quello di chi ha il compito di far rispettare nella Chiesa ciò che si potrebbe legittimamente chiamare Correttezza Post Conciliare, o CPC (Post-Conciliar Correctness, PCC), e cioè l’equivalente ecclesiastico della Correttezza Politica, o CP (Political Correctness, PC), in àmbito secolare.

Ma non bisogna pensare che il cardinale si sia limitato ad imporre la CPC alla sola Fraternità San Pietro o alla FSSPX, nel suo tentativo di intimidire il padre Nicholas Gruner perché si sottomettesse alla “ attuale realtà ecclesiale ”, egli ha:

- ingiustamente minacciato il padre Gruner di misure disciplinari, se non avesse ritrattato certi articoli pubblicati sul The Fatima Crusader, nei quali si criticava legittimamente il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano;
- accusato falsamente il padre Gruner, di nascosto (facendo passare delle comunicazioni segrete tramite la valigia diplomatica del Vaticano), di aver fabbricato un documento ecclesiastico: accusa assurda la cui falsità è facilmente dimostrabile, ma che il cardinale ha rifiutato di rimangiarsi perfino dopo essere stato posto al cospetto della prova della sua diffamazione;
- perfino minacciato il padre Gruner di scomunica, se non avesse rinunciato a portare avanti un legittimo processo civile intentato dal padre contro un responsabile dell’arcidiocesi di Toronto; e quando padre Gruner cercò di avere un incontro col cardinale per discutere della possibile risoluzione del processo, il cardinale cambiò le carte in tavola dichiarando che bisognava “ mantenere una rigorosa distinzione tra le vertenze civili e le vertenze ecclesiastiche ”. Così facendo, il cardinale, dopo aver avanzato l’incredibile minaccia di scomunica contro padre Gruner, per costringerlo a rinunciare al processo civile, ha dovuto ammettere che era lui che non avrebbe dovuto interferire nel processo fin dall’inizio.


Tutti questi abusi di potere sono stati esposti dettagliatamente nella querela canonica che padre Gruner inviò al papa Giovanni Paolo II il 20 dicembre 2000 (21) . Essi rivelano un prelato che non esita ad usare il suo potere per annientare ogni prete che si oppone con molta efficacia al regno della CPC.

Questo è il personaggio che oggi sorride alla Fraternità San Pio X, assicurandola che può fidarsi senza timore della Roma attuale. Con quest’uomo che dirige i negoziati, la Fraternità San Pio X ha delle ottime ragioni per chiedersi se, dopo la “ regolarizzazione ”, il suo avvenire sarebbe veramente garantito.
 

L’antico disprezzo del cardinale Ratzinger per i cattolici tradizionali

Lo sdegno del cardinale Castrillón Hoyos è certo assai preoccupante, ma, come abbiamo già segnalato nei nostri due giornali, anche il cardinale Ratzinger,  nel passato, ha dimostrato di essere tutt’altro che favorevole ai Cattolici Tradizionali, e comunque a coloro che vanno al di là della semplice “ preferenza ” per la Messa antica e si oppongono pubblicamente al Vaticano II. 
Nel suo Rapporto sulla Fede, del 1985, egli affermava:

Allo stesso modo è impossibile decidersi a favore di Trento e del Vaticano I e contro il Vaticano II. Chi nega il Vaticano II nega l’autorità che regge gli altri due Concilii e così li stacca dal loro fondamento. E ciò valga per il cosiddetto ‘tradizionalismo’, anch’esso nelle sue forme estreme. ” (22)


Le cosiddette “ forme estreme ” del “ tradizionalismo ” di cui si parla comprendono sicuramente Mons. Marcel Lefebvre e la sua Fraternità Sacerdotale San Pio X. 
Nel 1975 l’arcivescovo Lefebvre aveva chiaramente affermata la necessità di resistere alla rivoluzione del Vaticano II:

Difendere la Fede è il primo dovere di ogni Cristiano, a maggior ragione di ogni sacerdote o vescovo. Ogni volta che un ordine comporti il pericolo di corruzione per la Fede e la morale, la disobbedienza diviene un pesante dovere.
Noi crediamo  che tutta la nostra fede è in pericolo a causa delle riforme e delle tendenze post-conciliari, ed è per questo che per mantenere la Tradizione abbiamo il dovere di disobbedire. Il più grande servizio che possiamo rendere alla Chiesa Cattolica, al successore di Pietro, alla salvezza delle ànime dei fedeli e della nostra, è quello di dire “no” alla Chiesa liberale riformata, perché noi crediamo in nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, che non è né liberale né riformabile ” (23) .


Il cardinale Ratzinger non avrebbe voluto un tale resistenza. La sua dichiarazione del 1984 relativa al Vaticano II non comprendeva un distinguo come quello avanzato a suo tempo dal cardinale Pericle Felici, Segretario del Concilio. 
Alla fine del Vaticano II, i Padri del Concilio chiesero al cardinale Felici cosa si dovesse pensasse di ciò che i teologi chiamano la nota teologica del Concilio. In altre parole, quale fosse lo stato dei documenti del Vaticano II. Il cardinale Felici rispose: “ Bisogna distinguere, in base agli schemi e ai capitoli, quelli che già nel passato sono stati oggetto di definizioni dogmatiche; quanto alle dichiarazioni che hanno carattere di novità, bisogna fare delle riserve ” (24) .
In tal modo, il cardinale Felici riconosceva che il Vaticano II conteneva delle novità che nessun cattolico è tenuto ad accettare. Queste novità, come l’ecumenismo e la libertà religiosa, sono contrarie a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e si sono dimostrate disastrose per la Chiesa e per le ànime.

Come potrebbe non essere disastroso il Concilio quando il progressista cardinale Suenens, uno dei principali artefici del Concilio, si rallegrava del fatto che “il Vaticano II è l’89 della Chiesa”? (25) E quando l’osservatore protestante Robert McAfee Brown esultava per il fatto che il Concilio avesse soppressa, per i non cattolici, la necessità di convertirsi al cattolicesimo per assicurarsi la salvezza? (26)

Il cardinale Ratzinger è ritornato sulla sua difesa del Concilio contro i Cattolici Tradizionali, nel suo libro del 1986 Principles of Catholic Theology:

Il Concilio sarebbe stato una strada sbagliata che dobbiamo abbandonare se vogliamo salvare la Chiesa? Le voci di coloro che rispondono affermativamente a questa domanda si alzano sempre più forti e coloro che le seguono sono in aumento. Tra i fenomeni più evidenti di questi ultimi anni va annoverato l’incremento dei gruppi integralisti [tradizionalisti], nei quali trovano compimento il desiderio di pietà e del senso del mistero. Dev’essere nostra cura minimizzare questi movimenti. Senza dubbio essi rappresentano uno zelotismo settario che è l’antitesi del cattolicesimo. Dobbiamo contrastarli con la più grande fermezza ”. (27)


Ancora nel 1988, il cardinale Ratzinger parlava dei Cattolici Tradizionali, dicendo:

" È inammissibile; non si può accettare che nella Chiesa vi siano dei gruppi di cattolici che non condividano la linea di pensiero di tutti i vescovi del mondo(28) .


Quali cattolici di retta volontà potrebbero condividere “ la linea di pensiero di tutti i vescovi del mondo ”, quando la maggioranza di questi vescovi è stata elevata alla dignità episcopale proprio per il suo impegno a favore delle riforme liberali del Vaticano II ? Tanto più che, come dice il cardinale Ratzinger, l’opposizione al Vaticano II rappresenterebbe una “ zelotismo settario ” da contrastare “ con la più grande fermezza ”.

È necessario far notare che il papa Benedetto XVI e la FSSPX sono d’accordo sul fatto che la Chiesa sia in crisi. La radice del loro disaccordo è costituita dalla causa di questa crisi. Papa Benedetto sostiene che il Vaticano II di per sé è buono, ma è stato interpretato male e male applicato. La Fraternità San Pio X sostiene invece (e giustamente, secondo noi) che il Vaticano II è in gran parte un insieme di documenti viziati che possono solo produrre dei frutti cattivi. Chiunque possieda una sia pur rudimentale conoscenza della storia del Concilio sa che i documenti sono stati redatti da dei teologi radicali e con un intento rivoluzionario(29) .

Sfortunatamente, padre Joseph Ratzinger fu uno di questi teologi radicali del Concilio. Egli non ammette il pericolo insito in questi testi ambigui. Per lui, la resistenza allo stesso Vaticano II non è ammissibile, e questo lo pone in opposizione frontale con Mons. Lefebvre e le ragioni da lui esposte per resistere al Concilio. 
In Accuso il Concilio, nelle “ Osservazioni sul titolo ”, l’arcivescovo Lefebvre scrive:

“… è tuttavia più che certo che il Concilio è stato sviato dal suo fine da un gruppo di congiurati e che è impossibile a noi partecipare a questa congiura, nonostante ci siano molti testi soddisfacenti di questo Concilio. Perché i buoni testi sono serviti per fare accettare i testi equivoci, subdoli, corrotti.
“ Ci resta una sola soluzione: abbandonare questi testi pericolosi per restare fermamente fedeli alla Tradizione, ossia al Magistero ufficiale della Chiesa da venti secoli.


Niente affatto, dice il cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI: bisogna salvare il Concilio. La sua ricchezza dev’essere ancora “scoperta”. E questo conferma l’irriducibile differenza con la Fraternità San Pio X.
Che cosa, quindi, potrà servire da base per dei negoziati, se prima il Vaticano non si muoverà vistosamente verso destra o la FSSPX non si muoverà altrettanto vistosamente verso sinistra?
Per i Cattolici Tradizionali non si tratta di scartare la rivoluzione dai testi del Concilio. La resistenza  al Vaticano II, il liberare il mondo dalla sua sventura e il ritorno alla Tradizione Cattolica, costituiscono la sola via d’uscita dall’odierno sconvolgimento. Questa posizione cattolico-tradizionale, incarnata dalla Fraternità San Pio X, non sarà bene accolta dall’attuale gerarchia.

Nostro Signore aveva avvisato i suoi Apostoli: “… verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. ” (Gv, 16, 2). È dunque probabile che gli attuali dirigenti del Vaticano, malgrado i loro sorrisi di circostanza, tenteranno di annullare la resistenza antimodernista della FSSPX, credendo “ di rendere culto a Dio ”. Indubbiamente il Vaticano attuale è convinto che amalgamare in maniera hegeliana la FSSPX in seno alla modernista “ attuale realtà ecclesiale ” costituisca una missione santa per il bene della Chiesa. 
Il cardinale Castrillón Hoyos ha chiaramente dimostrata questa attitudine nei suoi rapporti con la Fraternità San Pietro.
 

Ostpolitik tradizionalista

Per il Vaticano, una tappa di questo inserimento dei gruppi tradizionali nella “ attuale realtà ecclesiale ” è costituita dall’accordare  loro una “ regolarizzazione ”, a condizione che essi non si oppongano pubblicamente alla nuova Messa e agli orientamenti ecumenici del Vaticano II. Una sorta di patto Vaticano-Mosca ad uso del Cattolici Tradizionali.

Nei primi degli anni 60, il papa Giovanni XXIII fece un patto con Mosca, in base al quale Mosca autorizzava degli osservatori ortodossi russi ad assistere al Concilio, purché quest’ultimo non criticasse o condannasse il comunismo. L’arcivescovo Lefebvre riteneva che questo patto con Mosca fosse di per sé sufficiente a condannare il Concilio:

Il rifiuto da parte di questo Concilio pastorale di pronunciare qual si voglia condanna ufficiale del comunismo, basta da solo a disonorarlo per sempre; quando si pensi alle decine di milioni di martiri, agli uomini che hanno vista distrutta scientificamente la loro personalità negli ospedali psichiatrici, ove sono serviti come cavie per ogni sorta di esperimenti. E questo Concilio pastorale, che riuniva 2.350 vescovi, non ha detta una parola, nonostante le firme di 450 Padri che chiedevano una condanna, e che io stesso, insieme a Mons. Sigaud, arcivescovo di Diamantina, portai a Mons. Felici, segretario del Concilio.
“ È necessario proseguire ancora nell’analisi per trarre delle conclusioni? Queste considerazioni mi sembrano sufficienti per giustificare il rifiuto di seguire questo Concilio, queste riforme, queste tendenze in tutto il loro liberalismo e neo-modernismo ” (30) .


Il silenzio del Vaticano fu apprezzato evidentemente dai comunisti, che non si preoccupano di sapere se si è loro realmente avversi, purché non ci si opponga loro pubblicamente. Parimenti, il Vaticano modernista non si preoccupa se i Cattolici Tradizionali non amano la nuova Messa e il nuovo ecumenismo, purché non li critichino. Fin ad oggi è stato questo l’accordo dell’Ecclesia Dei con i “ Cattolici legati alla Messa tridentina ”.
In effetti, è esattamente questo che si è sentito dire uno di noi in occasione di una sua visita alla Commissione Ecclesia Dei a Roma, nel 1994. Un responsabile di questa Commissione gli ha spiegato che una condizione essenziale per la “ regolarizzazione ” consisteva nell’impegno che il gruppo tradizionale interessato non esprimesse alcuna pubblica opposizione al Vaticano II o alla nuova Messa.

Noi riteniamo che accettare un accordo che comporti il silenzio in cambio della regolarizzazione sia immorale. I medici non devono limitarsi a promuovere la buona salute, ma devono combattere le malattie mortali. I sostenitori della vita [pro-life] non possono limitarsi a “ scegliere la vita ”, ma devono combattere con vigore l’aborto! E ancor più i preti cattolici sono tenuti non solo ad insegnare la verità, ma anche a combattere l’errore. 
Ora, fino ad oggi, il compromesso dell’Ecclesia Dei ha imposto ai preti che certi errori non devono essere combattuti. Errori che sono i più diffusi ai giorni nostri. La cosa è veramente ridicola. È come se si dicesse a San Tommaso che è libero di celebrare l’antica Messa latina, a condizione che non dica nulla contro gli Albigesi. O come se si dicesse a Sant’Ignazio che egli e i suo Gesuiti sono liberi di celebrare la Messa tridentina, a condizione che non dicano nulla contro il protestantesimo.
Possiamo solo immaginare come un Sant’Attanasio potrebbe reagire di fronte a questi moderni Quietisti che barattano il silenzio con la “ regolarizzazione ”, suggerendo ad uno come lui di concentrarsi su ciò che “ accomuna ” i Cattolici, tralasciando la critica di ciò che li trova contrari, come l’arianesimo! Avrebbe loro riso in faccia!

Negoziare il riconoscimento del Vaticano col silenzio sugli errori del Vaticano II, per molti bravi sacerdoti dell’Ecclesia Dei e dell’Indulto ha significato impedirsi di esprimere ogni critica nei confronti dei cambiamenti post-conciliari, tanto più che essi temevano di contrariare i vescovi locali che avrebbero potuto togliere loro le Messe settimanali dell’Indulto. Troppo spesso, coloro che accettano di attuare questo scambio perdono il senso della militanza cattolica, richiesta dai tempi attuali. Questo è particolarmente evidente nel rapido collasso di Campos.

I sacerdoti di Campos, in Brasile, un tempo gruppo di opposizione al Vaticano II, sono oggi una forza inerte. Il loro vescovo Rifan partecipa alla nuova Messa e la pubblica resistenza del clero al modernismo post-conciliare è un fallimento. Su questo punto, padre Peter Scott, rettore del seminario della FSSPX in Australia, scriveva nel 2004: 

“ Cos’è che può spiegare l’improvviso cambiamento di questi 25 sacerdoti di Campos, che per 33 anni hanno rifiutato ogni collaborazione con la nuova Messa, che hanno esposto le loro famose motivazioni per rifiutarsi di assistere o di collaborare alla nuova Messa, che hanno difeso così bene lo stato canonico dei sacerdoti tradizionali, che sono stati perseguitati proprio perché si rifiutavano di celebrare la nuova Messa ? Non certo la morte di Mons. De Castro Mayer, avvenuta undici anni prima di tale compromesso, né il bisogno di un vescovo, visto che la Fraternità San Pio X ne aveva loro fornito uno. Molto semplicemente si è trattato di un accordo politico: il compromesso in cambio del riconoscimento dell’Amministrazione Apostolica. E qui si vede bene la coda del diavolo. Non solo è stato loro proibito ogni apostolato fuori dalla diocesi, non solo sono stati posti sotto l’autorità del vescovo diocesano per ogni loro apostolato a Campos, ma ora sono obbligati a collaborare alla nuova Messa ed anche a giustificarla.
“ Il padre Cottier, O. P., teologo personale di Giovanni Paolo II, aveva preannunciato questo epilogo già più di due anni fa [si veda: http://www.unavox.it/CamposReazioni.htm#Cottier], subito dopo la consacrazione episcopale di Mons. Rifan: “ A poco a poco bisognerà auspicare dei passi in più: ad esempio che partecipino anche a concelebrazioni nel rito riformato. Ma non dobbiamo avere fretta. La cosa importante è che nel loro cuore non ci sia più il rigetto. La comunione ritrovata nella Chiesa ha un suo dinamismo interno che maturerà ”. Indubbiamente una dichiarazione profetica. È triste dover constatare che mentre la Fraternità San Pietro ha impiegato undici anni per finire con l’accettare il Protocollo 1411, che obbliga i suoi membri a celebrare o a concelebrare la nuova Messa su richiesta del vescovo locale, per i sacerdoti di Campos sono bastati invece solo due anni. La politica di Roma è molto chiara: riunire a sé questi sacerdoti con uno statuto canonico e poi esercitare su di loro le pressioni sufficienti perché si sottomettano e perfino giustifichino la loro sottomissione. Il che costituisce nient’altro che la vittoria completa del modernismo ” (31) .


Non vi sono motivi per credere che in relazione alla proposta di regolarizzazione avanzata alla Fraternità San Pio X, la “politica di Roma” sia cambiata.
 

Prudente attenzione

Vi sono state delle voci in base alle quali la FSSPX stesse per concludere un “ accordo ” con Roma entro Pasqua o prima della fine del mandato di Mons. Fellay come Superiore generale, che scade quest’estate. Non abbiamo mai creduto a queste voci, poiché era del tutto improbabile che la guida della FSSPX, dopo essere riuscita a conservare l’unità della Fraternità per 18 anni a partire dalle consacrazioni episcopali, commettesse improvvisamente una imprudenza sconfinante nella follia. È facile immaginare il caos che si produrrebbe se il Vaticano di oggi potesse intromettersi nella prossima elezione del nuovo Superiore generale.
Tali voci, al pari di molte altre, si sono rivelate false.
Seguendo Mons. Lefebvre, il suo fondatore, la Fraternità San Pio X continuerà a mantenere aperte alcune linee di comunicazione con il Vaticano di oggi, obbedirà anche all’esortazione di Fatima di “ pregare molto per il Santo Padre ”, ma, tenuto conto delle osservazioni presentate in questo documento, stimerà che non è ancora giunto il momento per dei seri negoziati in vista della regolarizzazione.

Riprendendo il saggio criterio di Mons. Fellay, il Vaticano non ha ancora dimostrato alcuna “ chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri ”, né “ ha riaffermato chiaramente con i fatti che non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione ”. Ci sembra poco probabile che una regolarizzazione preparata dal Vaticano di oggi possa garantire l’avvenire della Fraternità San Pio X o in qualche modo possa giovare  al movimento tradizionalista mondiale.

Affinché la presente dichiarazione non appaia agli occhi di alcuni come una iniziativa di parte, attuata da alcune forze interne alla FSSPX, desideriamo mettere in chiaro che né The RemnantCatholic Family News sono delle pubblicazioni della FSSPX. Per di più, questa dichiarazione è stata redatta insieme da chi assiste regolarmente alla Messa dell’Indulto ed è convinto che in assenza del grande contrappeso costituito dalla Fraternità San Pio X, non esisterebbero né le Messe dell’Indulto, né la Fraternità San Pietro, né l’Istituto Cristo Re, né la nascita e lo sviluppo del movimento tradizionalista mondiale. Se in questo equilibrio precario venisse meno la presenza della FSSPX, quali garanzie avremmo che Roma persisterebbe nella sua “generosità” verso di noi ?

Tutti i tradizionalisti, quindi, hanno un legittimo interesse in questa questione. Indipendentemente dal contesto in cui assistiamo alla S. Messa, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: quale vantaggio trarrà il tradizionalismo da un avvicinamento tra la FSSPX e il Vaticano, quando lo stesso Motu Proprio Ecclesia Dei dimostra chiaramente che non vi sarebbe alcuna Messa dell’Indulto se non fosse per la FSSPX ?
Alcuni eminenti cardinali della stessa Curia romana hanno ammesso apertamente che la FSSPX non si è mai trovata in stato di scisma formale, ed allora, evidentemente, non v’è alcun pericolo per le ànime fintanto che non si verifichi il caso di scisma. A questo bisogna aggiungere che i vescovi liberali concedono regolarmente il permesso per le Messe dell’Indulto al solo scopo di andare contro la FSSPX. Questa infatti cresce in modo esponenziale nel mondo, come la Fraternità San Pietro, l’Istituto Cristo Re, ecc. In effetti, sembra ovvio che allo stato attuale l’intero movimento tradizionalista abbia interesse che la FSSPX rimanga esattamente com’è. Dove sta l’urgenza di un riavvicinamento ? Secondo noi non ve n’è alcuna. Per Roma sembra che l’urgenza sia grande. Perché ?

Non appena avevamo finito di redigere questa dichiarazione, da Roma sono giunte delle novità che confermano la necessità di mostrarsi estremamente prudenti.
In base a queste novità Papa Benedetto avrebbe auspicato di “procedere per gradi e in tempi ragionevoli” verso la soluzione della “questione Lefebvre” (32) . Contemporaneamente il cardinale Arinze dichiara che il Papa “non può smentire il Vaticano II per far piacere ai lefebvriani. Il Papa non può reinventarsi tutto o fare come se il Vaticano II non fosse mai esistito” (33)
Si tratta di un commento curioso, visto che gli artefici del Vaticano II hanno reinventato tutto e hanno sovvertito l’insegnamento tradizionale della Chiesa solo per far piacere ai modernisti.

Chiaramente ci troviamo ad un bivio. L’anziana compagine romana crede sempre meno alla sopravvivenza della sua Rivoluzione conciliare. La Tradizione torna a scorrere nella linfa vitale della Chiesa universale, mentre le chiese del Novus Ordo si svuotano e vengono vendute al miglior offerente. È evidente che per i tradizionalisti questo non è il momento di abbassare la guardia, né per la FSSPX è il momento giusto per porre fine ai distinguo che essa ha mantenuti in nome della santa Tradizione o per accettare qualsiasi cosa di diverso dalla promessa di Roma di revocare il Vaticano II.

Nel frattempo, dobbiamo pregare ogni giorno per il papa Benedetto XVI perché giunga a riconoscere l’urgente necessità di restaurare la Chiesa, non in base ad una interpretazione più tradizionale del Vaticano II, ma piuttosto alla luce della stessa santa Tradizione, la sola risposta possibile al caos catastrofico scatenato dalla rivoluzione post-conciliare.
Dobbiamo anche pregare perché la FSSPX continui a resistere con tutte le sue forze al Concilio e alla sua nuova Messa.
Perché ?
La risposta l’ha già data per noi Mons. Lefebvre, molti anni fa:

La conclusione si impone, soprattutto dopo l’immane disastro che subisce la Chiesa da questo Concilio; quest’avvenimento, rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana, non è stato diretto e condotto dallo Spirito Santo.  ” (34)


NOTE

1  No Compromise With Vatican, SSPX Leader Says, Catholic World News, February 7, 2006 (http://www.cwnews.com/news/viewstory.cfm?recnum=42289) .  Si veda anche la Conferenza stampa di Mons. Bernard Fellay con i giornalisti dall’Association des Journalistes d'Information Religieuse (AJIR) (13 gennaio 2006)  (http://www.unavox.it/Documenti/doc0133.htm) (torna al testo)
2 Come si evince chiaramente dallo stesso Motu Proprio Ecclesia Dei: “Niente Fraternità, niente Indulto!”.  (torna al testo)
3  Lettera agli amici e benefattori n° 63, gennaio 2003. (http://www.unavox.it/doc83a.htm)   (torna al testo)
4  Joseph Cardinal Ratzinger, Principles of Catholic Theology, (San Francisco: Ignatius Press, 1989), p. 391.   (torna al testo)
5  Si veda “An Interview with Bishop Williamson on Pope Benedict XVI’s Christmas Address to the Curia”, Catholic Family News, February 2006. Su internet: http://www.cfnews. org/bw-dec22.htm . ? Si veda anche, Christopher Ferrara, “Holy Revolution or Wholly Revolutionary”, The Remnant, Jan. 31, 2006. 
Su internet: http://www.remnantnewspaper.com/Archives/archive-2006-0110-whollyrevolution.htm    (torna al testo)
6  The Word from Rome, John Allen, 4 febbraio 2006. I corsivi sono nostri. Accessibile su Internet: http://www.nationalcatholicreporter.org/word/word020306.htm   (torna al testo)
7  J. Vennari , Pope Benedict XVI and Eucharistic Sacrilege, in Catholic Family News, settembre 2005. Disponibile su internet: http://www.cfnews.org/RatzRoger.htm  . L’autore dimostra anche che, contrariamente alle false notizie diffuse in precedenza,  fratello Roger non s’era convertito al Cattolicesimo, ma è morto protestante.  La cosa è stata confermata all’autore in occasione di due diverse conversazioni telefoniche con la comunità di Taizé, una prima ed una dopo la morte di fratello Roger.   (torna al testo)
8  Omelia del cardinal Ratzinger durante la Messa esequiale per Giovanni Paolo II, Zenit, 8 aprile 2005 (http://www.zenit.org/italian/ , si veda la sezione archivio).   (torna al testo)
9  Messaggio di Papa Benedetto XVI nella sua prima Messa con i Cardinali elettori, Zenit, 20 aprile 2005  (http://www.zenit.org/italian/ , si veda la sezione archivio).   (torna al testo)
10  “Ecumenical Archbishop Levada to Head Sacred Congregation for the Doctrine of the Faith”, J. Vennari, Catholic Family News, June, 2005. Disponibile su internet: http://www.cfnews.org/ LevadaCDF.htm. Si veda anche “New San Francisco Archbishop Thinks Gay Propaganda Film Brokeback Mountain is ‘Very Powerful’ ”, Lifesite, February 13, 2005. 
Disponibile su internet: http://www.lifesite.net/Idn/2006/feb/06021306.html.   (torna al testo)
11  Si veda Priest Where is Thy Mass ? Mass Where is Thy Priest ? (Kansas City, Angelus, 2004), p. 64.   (torna al testo)
12  Parole di cordoglio del Papa per l’assassinio di Frère Roger Schutz, Zenit, 17 agosto 2005 (http://www.zenit.org/italian/ , si veda la sezione archivio).   (torna al testo)
13  Papa Benedetto ha detto: “D’altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di fede. Assolutamente no!” Incontro ecumenico nell’Arcivescovado di Colonia, il 19 agosto 2005. Disponibile su internet, nel sito del Vaticano: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2005/august/documents/hf_ben-xvi_spe_20050819_ecumenical-meeting_it.html

14  Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno internazionale in occasione della celebrazione del centenario della nascita del teologo Hans Urs von Balthasar, 6 ottobre 2005. Disponibile su internet, sul sito del Vaticano:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/pont-messages/2005/documents/hf_ben-xvi_mes_20051006_von-balthasar_it.html 15  Si veda per esempio “Can Limbo Be Abolished?”, Father Brian Harrison, The Remnant, 31 dicembre 2005. 
Su internet: http://www.remnantnewspaper.com/Archives/archive-2005-1215-limbo.htm   (torna al testo)
16  Per amara ironia, il destino ha voluto che Papa Benedetto pubblicasse questo terribile documento nel centenario della nascita di Mons. Marcel Léfébvre (nato il 29 novembre 1905).   (torna al testo)
17  “Homosexuals in the Seminary: Why the Priesthood Will Continue to Become a ‘Gay’ Profession”, Dale Vree, New Oxford Review, February 2006, p. 4. Su internet: http://www.newoxfordreview.org/article.jsp?print=1&did=0206-editorial.   (torna al testo)
18  “Il riavvicinamento per tappe non precipitose, ma neanche troppo lente ” 30 Giorni, settembre 2005. 
Disponibile su internet: http://www.unavox.it/Documenti/doc0131b.htm   (torna al testo)
19  Lettera del cardinale Castrillón al capitolo generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro, 29 giugno 2000. 
Disponibile su internet: http://www.unavox.it/doc18.htm   (torna al testo)
20  Intervista rilasciata dal cardinale Castrillón al mensile 30 Giorni, novembre  2000. 
Disponibile si internet: http://www.unavox.it/doc28.htm   (torna al testo)
21  “Cardinal must be Deposed” [Il cardinale dev’essere deposto], The Fatima Crusader, n°  66, inverno 2001. Disponibile su internet: http://www.fatimacrusader.com/cr66/cr66pgs1.asp   Per maggiori particolari sulla vicenda si veda specialmente la Section II: “The Wrong Committed  by Respondent”.   (torna al testo)
22  Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, 1985, pp 26-27.  23  Mons. Lefebvre, Lettera agli amici e benefattori, n° 9, 1975.   (torna al testo)
24  Mons. Lefebvre, Lettera aperta ai cattolici perplessi, stampato a cura del Distretto Italiano della FSSPX, p. 111.   (torna al testo)
25  Ibid., p. 105   (torna al testo)
26  Il protestante McAfee Brown applaudiva in questi termini il decreto del Vaticano II sull’ecumenismo : “ Questo documento mostra bene la novità dell’attitudine emergente. Non si parla più di ‘scismatici ed eretici’, quanto invece di “fratelli separati”. Non è più una esigenza imperativa il ritorno penitente dei dissidenti verso la Chiesa, costoro non hanno più bisogno di fare penitenza; si riconosce infatti che entrambi le parti sono colpevoli del peccato di divisione e, quindi, sono entrambi che devono muoversi gli uni verso gli altri in spirito di penitenza. I protestanti non sono più esclusi in quanto ‘sette’ o enti unicamente psicologici, si riconosce invece che la loro vita comunitaria comprende una certa 'realtà ecclesiale' ". The Ecumenical Revolution, Robert McAfee Brown (Garden City : Doubleday, 1967, 2a edizione 1969), pp. 67-68.   (torna al testo)
27  Ratzinger, Principles of Catholic Theology, pp. 389-390.   (torna al testo)
28  Archbishop Lefebvre and the Vatican (Kansas City : Angelus, 1999), p. 222.   (torna al testo)
29  Si veda: “Vatican II vs. the Unity Willed by Christ”, J. Vennari Catholic Family News, dicembre 2000. 
Su internet: http://www.cfnews.org/V2-unity.htm.   (torna al testo)
30  Mons. Lefebvre, Lettera agli amici e benefattori, n° 9, 1975   (torna al testo)
31  Southern Sentinel, del Seminario della Santa Croce (FSSPX), Lettera di padre Scott gli amici e benefattori, 1 dicembre 2004. 
Su internet: http://www.holycrossseminary.com/2004_December.htm    (torna al testo)
32  Benedetto XVI presiede la sua prima riunione con tutti i responsabili della Curia Romana, Zenit, 13 febbraio 2006. Si tratta dell’incontro che papa Benedetto XVI ha avuto lo stesso giorno con i cardinali della Curia romana e nel corso del quale è stata discussa la “questione Lefebvre”. [In realtà le parole citate nel testo e riportate nel comunicato di Zenit, sono quelle del comunicato emesso dalla Sala Stampa Vaticana dopo l’incontro tra il Papa e Mons. Fellay nell’agosto scorso (NdT)]   (torna al testo)
33  Vatican Official Says Pope Will Fix Liturgical Abuses, Firmly, Gently. Catholic News Service, 10 febbraio 2006. 
Su internet: http://www.catholicnews.com/data/stories/cns/0600806.htm    (torna al testo)
34  Mons. Lefebvre, Accuso il Concilio, Prefazione.   (torna al testo)
 
 

(marzo 2006)


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