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Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X Dichiarazione congiunta dei giornali :
Redatta
Le voci sui negoziati in corso tra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X non smettono di rincorrersi su tutta la stampa e attraverso internet. Su questi negoziati, certi personaggi pubblicano delle dichiarazioni che vorrebbero essere autorevoli e che invece si dimostrano chiaramente fondate sulla mancanza di conoscenza dei fatti. Contrariamente a quanto si legge in diverse dichiarazioni,
Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio
X, ha dichiarato pubblicamente che non v’è alcuna immediata riconciliazione
in corso (1).
I redattori del presente documento, che sono i responsabili
di due giornali cattolici tradizionalisti di grande diffusione, tengono
a manifestare il loro sostegno a Mons. Fellay e alla Fraternità
San Pio X, perché, in questo momento storico molto pericoloso, stanno
dimostrando la più grande prudenza in ogni negoziato con la Roma
di oggi.
“Essere sicuri dell’avvenire” Tre anni fa, Mons. Fellay ha proposto dei saggi criteri per poter intavolare dei negoziati con il Vaticano attuale. Nella sua “Lettera agli amici e benefattori” del 6 gennaio 2003, avvertiva: “ Per essere sicuri dell’avvenire, siamo obbligati a chiedere alla Roma odierna la chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri. Quando le autorità avranno chiaramente confermato con i fatti di essere ritornati effettivamente al “Nihil novi nisi quod traditum est” . [non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione], allora “noi” non saremo più un problema. ” (3)Tenuto conto di questi criteri di prudenza, non vediamo in che modo i negoziati attuali garantirebbero l’avvenire della Fraternità San Pio X, visto che la Roma odierna non fornisce alcuna chiara prova del suo attaccamento alla Roma di ieri, né attua alcuna azione che, più che le parole, affermi che “non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione” [Nihil novi nisi quod traditum est]. In effetti, assistiamo proprio al contrario, e si può notare come molti di quelli che all’inizio avevano apprezzata l’elezione al papato del cardinale Ratzinger, compreso un certo numero di cattolici conciliari, considerino adesso con aria avvilita i primi nove mesi del pontificato di Benedetto XVI. Il papa Benedetto XVI, che fin da sempre ha abbracciato
la nuova teologia modernista, non sembra diverso da quel cardinale Ratzinger
che lodava il Vaticano II per essere stato un anti-Sillabo e che dichiarava
con enfasi: “ Non dev’esserci alcun ritorno al Sillabo ” (4)
.
Il fatto che questo discorso del 22 dicembre denunci l’
“ ermeneutica della discontinuità e della rottura ” non permette
di nutrire molte speranze.
Un ritorno alla Quas Primas, al Giuramento antimodernista, al Sillabo degli Errori del beato Pio IX, non occupano alcuno spazio nella “ restaurazione ” che potrebbe raccomandare Papa Benedetto. Il Benedetto XVI di oggi non è altro che il cardinale Ratzinger di ieri. La nuova teologia del Vaticano II è sempre il centro del suo universo. Ed allora, una domanda sale alle labbra dei cattolici
interessati alla questione: in che modo una Fraternità San Pio X
“ riconciliata ” potrebbe operare liberamente sotto l’égida della
nuova teologia modernista, mentre la stessa ragion d’essere della Fraternità
consiste nell’opporsi pubblicamente a questa nuova teologia distruttiva?
Certo è che la FSSPX (che non si trova formalmente in stato di scisma, come è stato costretto ad ammettere perfino il cardinale Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e né tampoco è sedevacantista) non potrà mantenere indefinitamente l’ “ irregolarità ” del suo stato canonico. Alla fine essa ritornerà appieno tra le braccia di Pietro, e lo farà presumibilmente dopo che Roma avrà abbandonate le vie senza uscita del Vaticano II, avvenimento che, siamo convinti, dovrà prodursi e si produrrà nell’ora voluta da Dio. Comunque, noi siamo convinti che lo “ stato di necessità
”, lungi dall’essere sparito, è invece così fortemente radicato
nell’elemento umano della Chiesa che solo un intervento divino perché
si potrà restaurare la Santa Madre Chiesa.
Vaticano II Dopo l’incontro di agosto scorso, tra Mons. Fellay e il papa Benedetto XVI, il cardinale Francesco Pompedda, Prefetto emerito della Segnatura Apostolica, ha dichiarato al quotidiano italiano La Stampa, che la Fraternità San Pio X potrà riconciliarsi con la Santa Sede solo riconoscendo la validità dei decreti del Vaticano II. Da parte sua, John Allen, del National Catholic Reporter, ha enumerato, in maniera peraltro inesatta, le “ quattro condizioni poste dalla direzione della FSSPX per una riunione : 1. la più ampia autorizzazione per celebrare la S. Messa anteriore al Vaticano II;
Per ciò che riguarda il terzo punto, che è
di capitale importanza e dovrebbe costituire una condizione assoluta per
la regolarizzazione della FSSPX, John Allen scrive: “ Un cardinale del
Vaticano, ad una domanda del National Catholic Reporter, il 2 febbraio,
ha dichiarato che egli dubitava che la Santa Sede potesse accettare le
condizioni poste dalla Fraternità per un ricongiungimento, in particolare
per quanto riguarda il riconoscimento del diritto di essere in disaccordo
con degli elementi del Vaticano II. ‘ Questo comporterebbe delle gravi
conseguenze per l’unità della Chiesa ’, ha detto il cardinale. Il
prelato, che ha inteso conservare l’anonimato, ha anche dichiarato che
egli pensa che il Papa ‘ comprende molto bene tutto questo ‘, e quindi
si muoverà con prudenza. ” (6)
Attaccamento alla Roma di ieri ? Papa Benedetto XVI ha mostrato di essere poco prudente
sulla questione dell’avanzamento della rivoluzione post-conciliare. Un
breve sguardo su alcuni dei momenti più intensi del suo pontificato
mostra come egli sia un uomo poco “ attaccato alla Roma di ieri ”.
- Nel corso della Messa per le esequie di Giovanni Paolo II, undici giorni prima di essere eletto papa, il cardinale Ratzinger ha dato la Comunione in mano al fratello Roger Shultz, di Taizé, ben sapendo che si trattava di un protestante. In diversi articoli in cui si è parlato dell’avvenimento si è fatto notare che non era la prima volta che il cardinale Ratzinger praticava l’intercomunione con dei non cattolici. (7)
Dale Vree, redattore capo della New Oxford Review, non ha nascosto la delusione che gli hanno procurato i primi nove mesi del pontificato di Benedetto XVI: “ Questo documento [sulla presenza di omosessuali nei seminari] costituiva una prova determinante per il Papa, ed è stato un errore. Lo stesso dicasi per la nomina del nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, si trattava della nomina più importante, e la scelta di William Levada è stato un altro errore ”.Dopo aver fatto notare che il cordiale incontro di quattro ore tra il Papa e Hans Küng non ha fatto altro che confermare le idee e i progetti eretici di Küng, Dale Vree scrive: “ L’ultimo oltraggio è la nomina del vescovo George Niederauer ad arcivescovo di San Francisco. Niederauer è notoriamente un amico dei “gay”. È stato parroco in una parrocchia di Hollywood Ovest, nella quale è presente una vasto gruppo “gay”, fu lì che dichiarò che gli omosessuali sono “meravigliosi”. Come vescovo di Salt Lake City egli si è opposto al divieto costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nega l’esistenza di un legame tra i preti omosessuali e gli abusi sessuali, cioè le violazioni commesse a danno di ragazzi. Egli ha contribuito a creare, nell’Utah, la Coalition of Concerned Religious Leaders, che sostiene la “tolleranza” nei confronti degli omosessuali. Per sovrappiù ha ricevuto gli elogi di Sam Sinnet, capo di Dignity-USA, e di Francis DeBernardo, capo del New Ways Ministry, due gruppi composti da cattolici che si dicono fieri di essere “gay” e lesbiche " (17)
In tal modo, mentre i cattolici conservatori fedeli al Novus Ordo assistono alla spirale discendente del pontificato di Benedetto XVI, sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X grava il compito di procedere con la massima prudenza in ogni negoziato con un Papa che ha evitato di affermare con i fatti che “ non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione ”. Appare evidente che sotto un tale Papa l’avvenire della FSSPX non potrà essere garantito. A questo punto si impone una precisazione: la nostra posizione nei confronti di un riavvicinamento tra la FSSPX e il Vaticano si basa sulla presunzione che la Fraternità non sia in stato di scisma. Se lo fosse, i suoi vescovi e i suoi sacerdoti sarebbero oggettivamente colpevoli di peccato mortale e non potremmo fare causa comune con loro. In ogni caso, come è stato sostenuto con forza fin dal 1988, la posizione canonica della FSSPX, benché sicuramente “ irregolare ”, non ha mai raggiunto il livello dello scisma formale. Nel corso della celebrazione di ogni Messa, i sacerdoti della Fraternità pregano per Papa Benedetto e i rispettivi Ordinari locali. I vescovi della Fraternità non hanno alcuna giurisdizione territoriale e si sono dunque ben guardati dal mostrare la benché minima parvenza di voler fondare una “ piccola chiesa ”. La FSSPX non ha mai rifiutata l’autorità del Papa, essa ha invocate le disposizioni dello stesso nuovo Codice di Diritto Canonico, là dove questo prevede l’utilizzo del rifiuto legale in caso di necessità, e cioè la clausola detta dello “ stato di necessità “, e sulla base di questa clausola ha scelto di non obbedire a ciò che potrebbe compromettere la stessa Fede. Inoltre, la Fraternità San Pio X è la più vigorosa difenditrice dei papi moderni contro le accuse dei cosiddetti “ sedecavantisti “. Che la FSSPX non si trovi (e non si sia mai trovata) in stato di scisma formale è stato ammesso a più riprese a partire dal 1988, e forse nella maniera più notoria dallo stesso cardinale Ratzinger, nel 1993, a proposito della questione di Pat Morely e dei sei scomunicati delle Hawai; mentre ultimamente è stato lo stesso cardinale Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, a ribadirlo. (http://www.unavox.it/Documenti/doc0132a.htm) Malgrado ciò, non si può evitare di allarmarsi
nel vedere che lo strumento scelto dal Papa per condurre i negoziati con
la FSSPX sia proprio questo stesso cardinale Castrillón Hoyos, un
uomo che spesso, nei suoi rapporti con i cattolici tradizionali, sembra
essersi industriato per provare che non è degno di fiducia.
Belle parole, ma ci si può fidare del cardinale? Il cardinale Castrillón Hoyos è il Prefetto
della Congregazione per il Clero e insieme il Presidente della Pontificia
Commissione Ecclesia Dei, la quale sovrintende (senza peraltro dimostrarsi
molto attiva) all’applicazione locale dell’ “ indulto ” del papa Giovanni
Paolo II per la celebrazione della Messa tradizionale.
Indubbiamente, non si può che felicitarsi per tali ammissioni, e tuttavia vi sono serie ragioni per credere che dietro tali parole suadenti possa esserci l’intenzione di abbracciare la FSSPX solo per soffocarla. Basta pensare alla sorte toccata alla Fraternità Sacerdotale San Pietro, costituitasi con dei sacerdoti che avevano lasciata la FSSPX dopo le consacrazioni dei quattro vescovi fatte da Mons. Marcel Lefebvre nel 1988. Il Vaticano aveva assicurato a questi ex membri della FSSPX che sarebbe stato rispettato il loro diritto a celebrare la Messa tradizionale e ad impartire una formazione sacerdotale tradizionale nel loro seminario. Ma le cose non sono andate esattamente così. Nel giugno del 2000, il cardinale Castrillón Hoyos
prese delle immediate e quasi brutali misure disciplinari contro la Fraternità
San Pietro, dopo che il Vaticano aveva ricevuto una lamentela di un gruppo
di sedici preti liberali dissidenti appartenenti al distretto francese
della Fraternità. Questi sedici preti dichiararono, in maniera abbastanza
insolente, che volevano essere liberi di celebrare “ occasionalmente ”
la Messa del Novus Ordo, per testimoniare la loro “ unità ” col
vescovo locale, e sostennero che la formazione impartita nel seminario
della FSSP fosse “ troppo rigida ”.
Nel giugno del 2000, il cardinale Castrillón Hoyos,
come Presidente dell’Ecclesia Dei, soppresse lo svolgimento del Capitolo
generale della Fraternità, che avrebbe dovuto effettuarsi in quei
giorni, e bloccò così la rielezione certa di padre Joseph
Bisig a Superiore Generale. In effetti, il padre Bisig si opponeva ad ogni
celebrazione della Messa del Novus Ordo da parte dei sacerdoti della Fraternità
San Pietro. Per di più, il cardinale impose personalmente alla Fraternità
un nuovo Superiore Generale a lui più gradito e ordinò la
rimozione dei rettori dei due seminari della Fraternità e la loro
sostituzione con due preti di spirito più liberale. Queste misure
facevano seguito al noto e infame Protocollo 1411 [si veda: http://www.unavox.it/doc12.htm],
il quale, non solo vietava ai superiori di interdite ai sedici preti dissidenti
(e ad ogni altro prete di questa Fraternità) di celebrare la Messa
del Novus Ordo, ma disponeva che ogni prete della FSSP “ deve
[sottolineato nel testo latino originale] celebrare con il Messale post-conciliare
se la celebrazione ha luogo in seno ad una comunità che segue il
Rito Romano attuale ”.
Nella lettera inviata il 29 giugno 2000 alla Fraternità, il cardinale Hoyos giustifica questo rigore nei termini seguenti: “ Sapete bene che il vostro seminario è oggetto di attenzione da parte di molte persone nella Chiesa, e quindi esso deve essere esemplare sotto ogni riguardo. In particolare occorre evitare e contrastare un certo spirito di ribellione contro la Chiesa attuale, spirito che attecchisce facilmente tra i giovani studenti, i quali, al pari di tutti i giovani, sono attratti dalle posizioni estreme e rigorose ”. (19)
Ora, non potrebbe esserci niente di più evidente
dell’assurdità della dichiarazione del cardinale secondo cui tra
i sacerdoti della Fraternità vi sarebbe stato uno “ spirito di ribellione
”. In realtà, negli Stati Uniti e nel mondo intero, vi sono innumerevoli
seminari in cui regna la ribellione, l’apostasia e la corruzione omosessuale,
ma di questo, durante i sette anni in cui è stato
Prefetto della Sacra Congregazione per il Clero, il cardinale Castrillón
Hoyos non s’è mai occupato con la risolutezza e con la rapidità
d’intervento dimostrate contro la Fraternità San Pietro.
Per altro verso, a partire dal Vaticano II, ogni sacerdote
pienamente cattolico romano tradizionale viene considerato da certi membri
della Gerarchia come animato da uno “ spirito di ribellione ” contro
“ l’attuale realtà ecclesiale ”, e questo perché “ l’attuale
realtà ecclesiale ” rappresenta precisamente l’abbandono della
tradizione Cattolica Romana.
Le stesse parole e gli stessi comportamenti del cardinale rivelano che egli ritiene di dover svolgere in seno al clero, non tanto il ruolo di difensore della fede e della pratica religiosa tradizionali, quanto piuttosto quello di chi ha il compito di far rispettare nella Chiesa ciò che si potrebbe legittimamente chiamare Correttezza Post Conciliare, o CPC (Post-Conciliar Correctness, PCC), e cioè l’equivalente ecclesiastico della Correttezza Politica, o CP (Political Correctness, PC), in àmbito secolare. Ma non bisogna pensare che il cardinale si sia limitato ad imporre la CPC alla sola Fraternità San Pietro o alla FSSPX, nel suo tentativo di intimidire il padre Nicholas Gruner perché si sottomettesse alla “ attuale realtà ecclesiale ”, egli ha: - ingiustamente minacciato il padre Gruner di misure disciplinari, se non avesse ritrattato certi articoli pubblicati sul The Fatima Crusader, nei quali si criticava legittimamente il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano;
Questo è il personaggio che oggi sorride alla Fraternità
San Pio X, assicurandola che può fidarsi senza timore della Roma
attuale. Con quest’uomo che dirige i negoziati, la Fraternità San
Pio X ha delle ottime ragioni per chiedersi se, dopo la “ regolarizzazione
”, il suo avvenire sarebbe veramente garantito.
L’antico disprezzo del cardinale Ratzinger per i cattolici tradizionali Lo sdegno del cardinale Castrillón Hoyos è
certo assai preoccupante, ma, come abbiamo già segnalato nei nostri
due giornali, anche il cardinale Ratzinger, nel passato, ha dimostrato
di essere tutt’altro che favorevole ai Cattolici Tradizionali, e comunque
a coloro che vanno al di là della semplice “ preferenza ” per la
Messa antica e si oppongono pubblicamente al Vaticano II.
“ Allo stesso modo è impossibile decidersi a favore di Trento e del Vaticano I e contro il Vaticano II. Chi nega il Vaticano II nega l’autorità che regge gli altri due Concilii e così li stacca dal loro fondamento. E ciò valga per il cosiddetto ‘tradizionalismo’, anch’esso nelle sue forme estreme. ” (22)
“ Difendere la Fede è il primo dovere di ogni Cristiano, a maggior ragione di ogni sacerdote o vescovo. Ogni volta che un ordine comporti il pericolo di corruzione per la Fede e la morale, la disobbedienza diviene un pesante dovere.
Come potrebbe non essere disastroso il Concilio quando il progressista cardinale Suenens, uno dei principali artefici del Concilio, si rallegrava del fatto che “il Vaticano II è l’89 della Chiesa”? (25) E quando l’osservatore protestante Robert McAfee Brown esultava per il fatto che il Concilio avesse soppressa, per i non cattolici, la necessità di convertirsi al cattolicesimo per assicurarsi la salvezza? (26) Il cardinale Ratzinger è ritornato sulla sua difesa del Concilio contro i Cattolici Tradizionali, nel suo libro del 1986 Principles of Catholic Theology: “ Il Concilio sarebbe stato una strada sbagliata che dobbiamo abbandonare se vogliamo salvare la Chiesa? Le voci di coloro che rispondono affermativamente a questa domanda si alzano sempre più forti e coloro che le seguono sono in aumento. Tra i fenomeni più evidenti di questi ultimi anni va annoverato l’incremento dei gruppi integralisti [tradizionalisti], nei quali trovano compimento il desiderio di pietà e del senso del mistero. Dev’essere nostra cura minimizzare questi movimenti. Senza dubbio essi rappresentano uno zelotismo settario che è l’antitesi del cattolicesimo. Dobbiamo contrastarli con la più grande fermezza ”. (27)
" È inammissibile; non si può accettare che nella Chiesa vi siano dei gruppi di cattolici che non condividano la linea di pensiero di tutti i vescovi del mondo " (28) .
È necessario far notare che il papa Benedetto XVI e la FSSPX sono d’accordo sul fatto che la Chiesa sia in crisi. La radice del loro disaccordo è costituita dalla causa di questa crisi. Papa Benedetto sostiene che il Vaticano II di per sé è buono, ma è stato interpretato male e male applicato. La Fraternità San Pio X sostiene invece (e giustamente, secondo noi) che il Vaticano II è in gran parte un insieme di documenti viziati che possono solo produrre dei frutti cattivi. Chiunque possieda una sia pur rudimentale conoscenza della storia del Concilio sa che i documenti sono stati redatti da dei teologi radicali e con un intento rivoluzionario(29) . Sfortunatamente, padre Joseph Ratzinger fu uno di questi
teologi radicali del Concilio. Egli non ammette il pericolo insito in questi
testi ambigui. Per lui, la resistenza allo stesso Vaticano
II non è ammissibile, e questo lo pone in opposizione frontale con
Mons. Lefebvre e le ragioni da lui esposte per resistere al Concilio.
“… è tuttavia più che certo che il Concilio è stato sviato dal suo fine da un gruppo di congiurati e che è impossibile a noi partecipare a questa congiura, nonostante ci siano molti testi soddisfacenti di questo Concilio. Perché i buoni testi sono serviti per fare accettare i testi equivoci, subdoli, corrotti.
Nostro Signore aveva avvisato i suoi Apostoli: “… verrà
l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto
a Dio. ” (Gv, 16, 2). È dunque probabile che gli attuali
dirigenti del Vaticano, malgrado i loro sorrisi di circostanza, tenteranno
di annullare la resistenza antimodernista della FSSPX, credendo “ di rendere
culto a Dio ”. Indubbiamente il Vaticano attuale è convinto che
amalgamare in maniera hegeliana la FSSPX in seno alla modernista “ attuale
realtà ecclesiale ” costituisca una missione santa per il bene della
Chiesa.
Ostpolitik tradizionalista Per il Vaticano, una tappa di questo inserimento dei gruppi tradizionali nella “ attuale realtà ecclesiale ” è costituita dall’accordare loro una “ regolarizzazione ”, a condizione che essi non si oppongano pubblicamente alla nuova Messa e agli orientamenti ecumenici del Vaticano II. Una sorta di patto Vaticano-Mosca ad uso del Cattolici Tradizionali. Nei primi degli anni 60, il papa Giovanni XXIII fece un patto con Mosca, in base al quale Mosca autorizzava degli osservatori ortodossi russi ad assistere al Concilio, purché quest’ultimo non criticasse o condannasse il comunismo. L’arcivescovo Lefebvre riteneva che questo patto con Mosca fosse di per sé sufficiente a condannare il Concilio: “ Il rifiuto da parte di questo Concilio pastorale di pronunciare qual si voglia condanna ufficiale del comunismo, basta da solo a disonorarlo per sempre; quando si pensi alle decine di milioni di martiri, agli uomini che hanno vista distrutta scientificamente la loro personalità negli ospedali psichiatrici, ove sono serviti come cavie per ogni sorta di esperimenti. E questo Concilio pastorale, che riuniva 2.350 vescovi, non ha detta una parola, nonostante le firme di 450 Padri che chiedevano una condanna, e che io stesso, insieme a Mons. Sigaud, arcivescovo di Diamantina, portai a Mons. Felici, segretario del Concilio.
Noi riteniamo che accettare un accordo che comporti il
silenzio in cambio della regolarizzazione sia immorale. I medici non devono
limitarsi a promuovere la buona salute, ma devono combattere le malattie
mortali. I sostenitori della vita [pro-life] non possono limitarsi a “
scegliere la vita ”, ma devono combattere con vigore l’aborto!
E ancor più i preti cattolici sono tenuti non solo ad insegnare
la verità, ma anche a combattere l’errore.
Negoziare il riconoscimento del Vaticano col silenzio sugli errori del Vaticano II, per molti bravi sacerdoti dell’Ecclesia Dei e dell’Indulto ha significato impedirsi di esprimere ogni critica nei confronti dei cambiamenti post-conciliari, tanto più che essi temevano di contrariare i vescovi locali che avrebbero potuto togliere loro le Messe settimanali dell’Indulto. Troppo spesso, coloro che accettano di attuare questo scambio perdono il senso della militanza cattolica, richiesta dai tempi attuali. Questo è particolarmente evidente nel rapido collasso di Campos. I sacerdoti di Campos, in Brasile, un tempo gruppo di opposizione al Vaticano II, sono oggi una forza inerte. Il loro vescovo Rifan partecipa alla nuova Messa e la pubblica resistenza del clero al modernismo post-conciliare è un fallimento. Su questo punto, padre Peter Scott, rettore del seminario della FSSPX in Australia, scriveva nel 2004: “ Cos’è che può spiegare l’improvviso cambiamento di questi 25 sacerdoti di Campos, che per 33 anni hanno rifiutato ogni collaborazione con la nuova Messa, che hanno esposto le loro famose motivazioni per rifiutarsi di assistere o di collaborare alla nuova Messa, che hanno difeso così bene lo stato canonico dei sacerdoti tradizionali, che sono stati perseguitati proprio perché si rifiutavano di celebrare la nuova Messa ? Non certo la morte di Mons. De Castro Mayer, avvenuta undici anni prima di tale compromesso, né il bisogno di un vescovo, visto che la Fraternità San Pio X ne aveva loro fornito uno. Molto semplicemente si è trattato di un accordo politico: il compromesso in cambio del riconoscimento dell’Amministrazione Apostolica. E qui si vede bene la coda del diavolo. Non solo è stato loro proibito ogni apostolato fuori dalla diocesi, non solo sono stati posti sotto l’autorità del vescovo diocesano per ogni loro apostolato a Campos, ma ora sono obbligati a collaborare alla nuova Messa ed anche a giustificarla.
Prudente attenzione Vi sono state delle voci in base alle quali la FSSPX stesse
per concludere un “ accordo ” con Roma entro Pasqua o prima della fine
del mandato di Mons. Fellay come Superiore generale, che scade quest’estate.
Non abbiamo mai creduto a queste voci, poiché era del tutto improbabile
che la guida della FSSPX, dopo essere riuscita a conservare l’unità
della Fraternità per 18 anni a partire dalle consacrazioni episcopali,
commettesse improvvisamente una imprudenza sconfinante nella follia. È
facile immaginare il caos che si produrrebbe se il Vaticano di oggi potesse
intromettersi nella prossima elezione del nuovo Superiore generale.
Riprendendo il saggio criterio di Mons. Fellay, il Vaticano non ha ancora dimostrato alcuna “ chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri ”, né “ ha riaffermato chiaramente con i fatti che non può esserci innovazione al di fuori della Tradizione ”. Ci sembra poco probabile che una regolarizzazione preparata dal Vaticano di oggi possa garantire l’avvenire della Fraternità San Pio X o in qualche modo possa giovare al movimento tradizionalista mondiale. Affinché la presente dichiarazione non appaia agli occhi di alcuni come una iniziativa di parte, attuata da alcune forze interne alla FSSPX, desideriamo mettere in chiaro che né The Remnant né Catholic Family News sono delle pubblicazioni della FSSPX. Per di più, questa dichiarazione è stata redatta insieme da chi assiste regolarmente alla Messa dell’Indulto ed è convinto che in assenza del grande contrappeso costituito dalla Fraternità San Pio X, non esisterebbero né le Messe dell’Indulto, né la Fraternità San Pietro, né l’Istituto Cristo Re, né la nascita e lo sviluppo del movimento tradizionalista mondiale. Se in questo equilibrio precario venisse meno la presenza della FSSPX, quali garanzie avremmo che Roma persisterebbe nella sua “generosità” verso di noi ? Tutti i tradizionalisti, quindi, hanno un legittimo interesse
in questa questione. Indipendentemente dal contesto in cui assistiamo alla
S. Messa, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: quale vantaggio
trarrà il tradizionalismo da un avvicinamento tra la FSSPX e il
Vaticano, quando lo stesso Motu Proprio Ecclesia Dei dimostra chiaramente
che non vi sarebbe alcuna Messa dell’Indulto se non fosse per la FSSPX
?
Non appena avevamo finito di redigere questa dichiarazione,
da Roma sono giunte delle novità che confermano la necessità
di mostrarsi estremamente prudenti.
Chiaramente ci troviamo ad un bivio. L’anziana compagine romana crede sempre meno alla sopravvivenza della sua Rivoluzione conciliare. La Tradizione torna a scorrere nella linfa vitale della Chiesa universale, mentre le chiese del Novus Ordo si svuotano e vengono vendute al miglior offerente. È evidente che per i tradizionalisti questo non è il momento di abbassare la guardia, né per la FSSPX è il momento giusto per porre fine ai distinguo che essa ha mantenuti in nome della santa Tradizione o per accettare qualsiasi cosa di diverso dalla promessa di Roma di revocare il Vaticano II. Nel frattempo, dobbiamo pregare ogni giorno per il papa
Benedetto XVI perché giunga a riconoscere l’urgente necessità
di restaurare la Chiesa, non in base ad una interpretazione più
tradizionale del Vaticano II, ma piuttosto alla luce della stessa santa
Tradizione, la sola risposta possibile al caos catastrofico scatenato dalla
rivoluzione post-conciliare.
“ La conclusione si impone, soprattutto dopo l’immane disastro che subisce la Chiesa da questo Concilio; quest’avvenimento, rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana, non è stato diretto e condotto dallo Spirito Santo. ” (34)
1 No Compromise With
Vatican, SSPX Leader Says, Catholic World News, February 7, 2006
(http://www.cwnews.com/news/viewstory.cfm?recnum=42289)
. Si veda anche la Conferenza stampa di Mons. Bernard Fellay con
i giornalisti dall’Association des Journalistes d'Information Religieuse
(AJIR) (13 gennaio 2006) (http://www.unavox.it/Documenti/doc0133.htm)
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http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/pont-messages/2005/documents/hf_ben-xvi_mes_20051006_von-balthasar_it.html 15 Si veda per esempio “Can Limbo Be Abolished?”, Father Brian Harrison, The Remnant, 31 dicembre 2005. Su internet: http://www.remnantnewspaper.com/Archives/archive-2005-1215-limbo.htm (torna al testo) 16 Per amara ironia, il destino ha voluto che Papa Benedetto pubblicasse questo terribile documento nel centenario della nascita di Mons. Marcel Léfébvre (nato il 29 novembre 1905). (torna al testo) 17 “Homosexuals in the Seminary: Why the Priesthood Will Continue to Become a ‘Gay’ Profession”, Dale Vree, New Oxford Review, February 2006, p. 4. Su internet: http://www.newoxfordreview.org/article.jsp?print=1&did=0206-editorial. (torna al testo) 18 “Il riavvicinamento per tappe non precipitose, ma neanche troppo lente ” 30 Giorni, settembre 2005. Disponibile su internet: http://www.unavox.it/Documenti/doc0131b.htm (torna al testo) 19 Lettera del cardinale Castrillón al capitolo generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro, 29 giugno 2000. Disponibile su internet: http://www.unavox.it/doc18.htm (torna al testo) 20 Intervista rilasciata dal cardinale Castrillón al mensile 30 Giorni, novembre 2000. Disponibile si internet: http://www.unavox.it/doc28.htm (torna al testo) 21 “Cardinal must be Deposed” [Il cardinale dev’essere deposto], The Fatima Crusader, n° 66, inverno 2001. Disponibile su internet: http://www.fatimacrusader.com/cr66/cr66pgs1.asp Per maggiori particolari sulla vicenda si veda specialmente la Section II: “The Wrong Committed by Respondent”. (torna al testo) 22 Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, 1985, pp 26-27. 23 Mons. Lefebvre, Lettera agli amici e benefattori, n° 9, 1975. (torna al testo) 24 Mons. Lefebvre, Lettera aperta ai cattolici perplessi, stampato a cura del Distretto Italiano della FSSPX, p. 111. (torna al testo) 25 Ibid., p. 105 (torna al testo) 26 Il protestante McAfee Brown applaudiva in questi termini il decreto del Vaticano II sull’ecumenismo : “ Questo documento mostra bene la novità dell’attitudine emergente. Non si parla più di ‘scismatici ed eretici’, quanto invece di “fratelli separati”. Non è più una esigenza imperativa il ritorno penitente dei dissidenti verso la Chiesa, costoro non hanno più bisogno di fare penitenza; si riconosce infatti che entrambi le parti sono colpevoli del peccato di divisione e, quindi, sono entrambi che devono muoversi gli uni verso gli altri in spirito di penitenza. I protestanti non sono più esclusi in quanto ‘sette’ o enti unicamente psicologici, si riconosce invece che la loro vita comunitaria comprende una certa 'realtà ecclesiale' ". The Ecumenical Revolution, Robert McAfee Brown (Garden City : Doubleday, 1967, 2a edizione 1969), pp. 67-68. (torna al testo) 27 Ratzinger, Principles of Catholic Theology, pp. 389-390. (torna al testo) 28 Archbishop Lefebvre and the Vatican (Kansas City : Angelus, 1999), p. 222. (torna al testo) 29 Si veda: “Vatican II vs. the Unity Willed by Christ”, J. Vennari Catholic Family News, dicembre 2000. Su internet: http://www.cfnews.org/V2-unity.htm. (torna al testo) 30 Mons. Lefebvre, Lettera agli amici e benefattori, n° 9, 1975 (torna al testo) 31 Southern Sentinel, del Seminario della Santa Croce (FSSPX), Lettera di padre Scott gli amici e benefattori, 1 dicembre 2004. Su internet: http://www.holycrossseminary.com/2004_December.htm (torna al testo) 32 Benedetto XVI presiede la sua prima riunione con tutti i responsabili della Curia Romana, Zenit, 13 febbraio 2006. Si tratta dell’incontro che papa Benedetto XVI ha avuto lo stesso giorno con i cardinali della Curia romana e nel corso del quale è stata discussa la “questione Lefebvre”. [In realtà le parole citate nel testo e riportate nel comunicato di Zenit, sono quelle del comunicato emesso dalla Sala Stampa Vaticana dopo l’incontro tra il Papa e Mons. Fellay nell’agosto scorso (NdT)] (torna al testo) 33 Vatican Official Says Pope Will Fix Liturgical Abuses, Firmly, Gently. Catholic News Service, 10 febbraio 2006. Su internet: http://www.catholicnews.com/data/stories/cns/0600806.htm (torna al testo) 34 Mons. Lefebvre, Accuso il Concilio, Prefazione. (torna al testo) (torna su)
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