ISTITUTO DEL BUON PASTORE



 
 
 

La Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha eretto l'Istituto del Buon Pastore, regolarizzando canonicamente la posizione di cinque sacerdoti francesi e di un diacono già facenti parte, fino al 2004, della Fraternità San Pio X.

Riportiamo:
- la nostra nota introduttiva (in questa pagina)
- il decreto di erezione firmato dal Cardinale Castrillon Hoyos
- gli statuti (che per adesso non abbiamo)
- il comunicato redatto dai sacerdoti interessati
- il comunicato del Cardinale Jean-Pierre Ricard, l'Arcivescovo francese interessato
- il comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
- notizie, curiosità e considerazioni a margine dell'avvenimento (14 settembre 2006)
- appunti sui diversi documenti dell'Istituto da noi pubblicati (16 settembre 2006)

Avvisiamo che abbiamo fatto precedere ogni documento
da alcune brevi note a commento circa il merito del contenuto


 

Nasce un nuovo organismo dell'Ecclesia Dei

A poco più di quattro anni di distanza dall’erezione dell’Amministrazione Apostolica Personale San Giovanni Maria Vianney, il Vaticano ha provveduto  a erigere un nuovo Istituto che userà esclusivamente la liturgia preconciliare.

L’8 settembre 2006 il cardinale Castrillon Hoyos, come Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha firmato il decreto di erezione dell’Istituto del Buon Pastore, una Società di Vita Apostolica di diritto pontificio, con sede a Bordeaux, in Francia.

Da notare che lo stesso cardinale Castrillon, il 26 maggio 2004, aveva  firmato un altro decreto, quello per l’erezione di un organismo simile, sempre di diritto pontificio, l’Istituto San Filippo Neri di Berlino.

Sembra impossibile negare che a Roma si respiri sempre più un’aria nuova: molto salutare per le ferite riportate in questi ultimi lustri dalla Tradizione Cattolica.

Eppure si ha l’impressione che continui a sussistere qualcosa di stonato.
Era proprio l’anno 2000 quando il Cardinale Castrillon Hoyos disfece i vertici della Fraternità San Pietro, sulla base di presunte tendenze “separatiste” che sarebbero emerse in maniera preoccupante in seno a questa Fraternità. Venne azzerata la deliberazione del Capitolo e venne imposto un Superiore gradito all’Ecclesia Dei e molto propenso a soddisfare le esigenze dei vescovi che avevano dimostrato sempre una spiccata antipatia per la Fraternità San Pietro, per la S. Messa tradizionale, per la Tradizione della Santa Chiesa (guarda caso: vescovi soprattutto francesi).

Ed era sempre l’anno 2000 quando, in occasione del pellegrinaggio giubilare della Fraternità San Pio X, lo stesso Cardinale Castrillon aprì un nuovo capitolo nei rapporti con quest’ultima Fraternità, invitando i quattro vescovi a pranzo e pubblicizzando gli incontri in vista della possibile, quasi subitanea, definizione dell’annosa questione nata al tempo del compianto Mons. Lefebvre.
E fu sull’onda di questi primi clamorosi approcci che, nel gennaio del 2002, si giunse al rientro del gruppo dei sacerdoti di Campos, in Brasile, ricevuti in Vaticano senza colpo ferire, senza neanche un minimo cenno alla evidente posizione scismatica dell’allora Mons. Rangel (che Dio l’abbia in gloria), posizione peraltro ribadita in altra occasione dello stesso Cardinale Castrillon.

A partire dal 2000, e più ancora dal 2002, si sono accese molte speranze negli animi dei fedeli tradizionali, e inevitabilmente si sono anche create tante discutibili aspettative.
Certi chierici si sono perfino convinti che bastasse mettere qualche riga nero su bianco per rientrare nella “piena comunione” con Roma pur continuando a vivere la propria vita di cattolici “critici” del Concilio e soprattutto del postconcilio. (Si veda il nostro articolo su La Questione Tradizionale)

Nel 2002, a Campos, sembrava che fosse nata una realtà del tutto diversa dalle diocesi ordinarie, in poco tempo abbiamo dovuto ricrederci: chi fino ad allora aveva sempre disprezzato e condannato le storture del Concilio e del postconcilio, ha finito col farsene complice, sia pure indirettamente. 

Nel 2004, a Berlino, con l’erezione del nuovo Istituto San Filippo Neri, si creò un nuovo organismo costituito da un solo sacerdote, un diacono e tre seminaristi, in disaccordo con la Fraternità San Pio X.

Oggi, nel 2006, se ne crea un altro, questa volta con cinque sacerdoti e un diacono, tutti francesi, tutti in rotta con la Fraternità San Pio X.

È lecito avanzare qualche riserva su questa quasi frenetica attività della Santa Sede, che ha tutta l’aria del “divide et impera” di politicante memoria ?
Come evitare di fermarsi a considerare che tutti coloro che si allontanano dalla Fraternità San Pio X sembra che vengano subito come premiati dal Vaticano ?
Qualcuno potrà stupirsi per questi nostri interrogativi che potrebbero anche apparire irriverenti, ma è innegabile che proprio in quest’ultimo anno si sono moltiplicate le iniziative vaticane per ricomporre la frattura con la Fraternità. 
Perché allora tanta premura nell’erigere un nuovo Istituto ? 
Se ne sentiva davvero l’immediato bisogno ? 
Si trattava davvero di una necessità impellente ?
È questo un passo che accelererà l’accordo con la Fraternità ?
Non solo, ma è davvero singolare che proprio oggi che la Chiesa avrebbe più che mai bisogno di un solido movimento tradizionale capace di fare da supporto e da leva per aiutarla a venir fuori dalle macerie del postconcilio, e per aiutarla a riprendere la strada della primaria cura della salvezza delle ànime, ecco che le iniziative personali si moltiplicano e Roma le avalla tutte.
D’altronde, a ben riflettere, se il postconcilio ha coinciso con l’esplosione delle iniziative individuali sia in campo liturgico sia in campo dottrinale, non stupisce che Roma continui a ritenere giusto questo andazzo disgregante e centrifugo.
Stupisce piuttosto che tanti fedeli tradizionali, laici e chierici, non si rendano conto che il morbo dell’individualismo, padre e nonno del modernismo e socio fondatore della grave crisi che la Chiesa attraversa da più di quarant’anni, stia allignando sempre più profondamente nell’àmbito tradizionale, producendo i suoi frutti velenosi di sempre: divisione, personalismo, voglia di azione per l’azione, superdinamismo, autoreferenzialità, creatività, mondanità.
Forse non è questo che Roma vuole, ma di certo è questo che si produce con decisioni come queste.

Non staremo qui a fare l’elenco delle lacerazioni di questo o di quell’Istituto, o di questo o di quel monastero, ma non possiamo non invitare a riflettere sulla condotta equivoca di molte realtà tradizionali sorte a partire dal 1988 e poste sotto l’egida della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Che dire dell’abbazia Sainte Madeleine di Le Barroux o dell’Opus Mariae Mediatricis di Newark o dell’ultimo nato Institut Sankt Philipp Neri di Berlino, per esempio ?

Che poi le cose, quasi inevitabilmente, siano destinate ad andare in tale direzione è cosa ben possibile, certo, ma allora bisognerà seriamente evitare di fare del trionfalismo e sperare che a Roma si avvedano di tanti errori che continuano a commettere.

Ciò detto, ringraziamo il Signore per la nascita di questo nuovo Istituto del Buon Pastore, al quale assicuriamo le nostre preghiere perché il Signore possa usarlo come strumento valido ed efficace per l’opera di salvazione delle ànime e per il bene della Santa Chiesa. 
Auguriamo ai cinque sacerdoti di potere svolgere il loro apostolato con l’aiuto di Dio e l’assistenza della Santa Vergine, a maggior gloria di Dio e della Sua Santa Religione.
Solo il Signore conosce i Suoi piani, noi siamo solo i suoi umili e indegni servitori.

IMUV 11 settembre 2006
 
 



settembre 2006


AL  SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI