Lettera aperta a
Don Christian Bouchacourt

Superiore del Distretto di Francia
della Fraternità San Pio X

di Don Nicolas Pinaud, USML
 
13 maggio 2017




Don Nicolas Pinaud, già della FSSPX, oggi della USML 
fu messo sotto accusa per essere uno dei firmatarii della Lettera aperta a Mons. Fellay dei 37 sacerdoti del Distretto di Francia, e per questo dovette attendere il suo processo per lungo tempo ad Jaidhof (Austria). Alla fine fu condannato pesantemente con l'interdizione di usare i suoi poteri di ordine e giurisdizione, condanna su cui ha tenuto una conferenza.
Il suo appello venne rinviato sine die da Mons. Fellay, a cui inviò una apposita lettera con la quale riprendeva la sua libertà.
Da dopo la riunione del 15 luglio 2014, egli risiede nel centro della Francia, dove esercita il suo ministero; è responsabile per la USML del Centro e del Sud-Est della Francia.

abbenicolaspinaud@gmail.com


Reverendo,

la sua reazione alla dichiarazione di sette dei suoi Decani, Domenica 7 maggio scorso, mi spinge a scriverle pubblicamente perché essa mi ricorda dei fatti e dei comportamenti che speravo fossero definitivamente scomparsi dopo la farsa del mio processo ecclesiastico.

«Io condanno e riprovo totalmente e fermamente la maniera sovversiva con la quale è stata diffusa questa dichiarazione»
E lei precisa il modo con cui è stata fatta: - preparazione in segreto – selezione dei confratelli – sorpresa e destabilizzazione dei superiori -  si approfitta dei fedeli – si giudicano i superiori.
La sua prosa mi ricorda quella del Segretario Generale nella sua circolare del 7 marzo 2013: «… una manciata di sacerdoti decisi a fare esplodere la Fraternità…»; o anche le più recenti parole di Don Berteaux nella sua predica del 24 aprile 2016 in cui reclamava il plotone d’esecuzione per Don Roy che aveva manifestato la sua inquietudine: «Sì, io sono inquieto. Molti sacerdoti, come me, sono inquieti. Se fino ad ora abbiamo mantenuto il silenzio, è sempre nella speranza che questi capi che ci dirigono in questo momento possano ritrovare la strada, possano ritrovare la luce».

Non pensa di offendere se stesso quando accusa così brutalmente di sovversione questi sette Decani? Sette Decani! Queste nomine sarebbero quindi così avventate visto che per tali funzioni sarebbero stati designati sette rivoluzionari?
Ma lei, li conosce?
Don Aldalur non ha smesso di manifestare il più grande rispetto verso Mons. Fellay: sia quando questi presiedette i festeggiamenti per i 25 anni della sua scuola nel 2014, sia riservandogli un’accoglienza trionfale a Lourdes per il pellegrinaggio del 2015 nonché a Puy per il pellegrinaggio del 2016; mentre attualmente si spende senza riserve per l’installazione della Fraternità nella nuova casa nei paesi baschi.
Don Beauvais si è silenziosamente sottomesso ai suoi spostamenti anche conoscendone le motivazioni.
Don Camper si dedica anima e corpo alla installazione della nuova casa a Lione.
Don France e Don Legrand non sono forse due modelli di discrezione e di devozione sacerdotale?
Si può essere più rispettosi e obbedienti di Don Gaudray? Egli fa parte di quelli che nel passato si sono recati a Menzingen per esporre le loro preoccupazioni. All’uscita della mia detenzione austriaca, egli mi consigliò di fare di tutto per non lasciare la Fraternità: «Almeno salviamo l’apparenza dell’unità», mi diceva.
Quanto a Don de La Rocque, egli è stato uno dei quattro teologi scelti da Mons. Fellay; segno della sua competenza e della fiducia che il Superiore Generale gli riconosceva. I due Domenicani di Brignole si ricordano ancora che Don de La Rocque negò loro pubblicamente la Comunione perché si erano dimostrati spergiuri nel lasciare la loro comunità. Poco tempo fa, interrogato da Martial Bind, Don de La Rocque ricordava le regole dell’obbedienza al Superiore Generale, che gli difendeva con forza.

Tutti loro sono veramente degli esempi di sottomissione rispettosa, non v’è l’ombra di un ribelle tra questi confratelli.

E allora, se c’è una domanda da porsi, è la seguente: com’è possibile che tali confratelli abbiano potuto giungere ad opporsi pubblicamente a ciò che i superiori cercano di imporre loro ingiustamente?
Il problema non è il segreto. Peraltro molto relativo, visto che Don de La Rocque le aveva chiesto delle spiegazioni franche e chiare già da diverse settimane e lei l’aveva avvisato che in mancanza di risposte desse lui stesso le spiegazioni.
Il lettore de Le Chardonnet n° 326 del marzo 2017 non poteva lasciarle illusioni in proposito:
«Al di là di ogni pasquinata, sarebbe indispensabile interpellare Papa Francesco sul contenuto della sua fede, prima di interrogarsi sull’opportunità prudenziale di un riconoscimento canonico. Perché non può venire dalla volontà divina il mettere la propria salvezza eterna nelle mani di qualcuno che non professa la fede cattolica. Stabilire un’unità legale senza unità reale sarebbe peraltro un controsenso».
Queste parole hanno un prezzo… da pagare!

Per di più, noi veniamo a sapere che Don de La Rocque l’aveva avvisata di questa dichiarazione, prima che essa fosse resa pubblica, e le aveva anche elencato i nomi di coloro che l’avevano sottoscritta. Questo le ha lasciato il tempo di prendere contatto con ciascuno di loro, senza convincerne anche solo uno a rinunciarvi.
Bisogna prendere atto che l’argomento dell’autorità è esaurito; ormai resta solo la soluzione raccomandata da Don Berteaux: «Quando vi è ammutinamento, vi sono le leggi marziali – il tribunale speciale -, bisogna colpire nel vivo: si fucila sul campo!»

Dopo due anni e mezzo, con una flessibilità che sarà stata stressante, lei si è sforzato di far credere che nel Distretto di Francia regnasse l’unità degli spiriti. Questa illusione è andata in frantumi Domenica 7 maggio 2017.
Qual è il problema? Molto semplice: è l’inversione dell’accusa di sovversione.
Lei è colpevole di ciò di cui accusa i suoi confratelli.

Chi è sovversivo? Non certo i Decani dallo stile misurato e rispettoso, ma in primo luogo Mons. Fellay e i suoi complici che lo difendono contro ogni evidenza.
Lei è inescusabile, perché ha partecipato al Capitolo del 2012. Lei ha compreso, o anche solo ascoltato, la dichiarazione di Don de Jorna.
Ed io mi chiedo se il servilismo non sia uno dei criteri principali di selezione per accedere al rango di Superiore di Distretto!
Quanto alla questione della sovversione, essa è stata trattata in dettaglio nel corso del mio processo, e fino ad oggi non è mai stata confutata.

Lei scrive: «Dio non può benedire una tale iniziativa i cui frutti mortiferi si manifestano fin da subito».
Lei è così sicuro di sé da poter conoscere il giudizio divino sulla questione? Quanto al suo «fin da subito», chi è che vuole prendere in giro? Sono passati quasi sette anni da quando Mons. de Galarreta vi avvisava ad Albano, e lei era lì, che «bisogna richiudere al più presto il “vaso di Pandora”, per evitare il discredito e la demolizione dell’autorità, per evitare le contestazioni, le discordie e le divisioni, forse senza ritorno».

Lei rimprovera a questi Decani di non aver avuto «la prudenza di sottoporre il loro testo ai loro superiori». Non siamo più nel 2012 o 2013. Questo appello alla fiducia è inaccettabile, tanto essa è stata derisa.
Il Cor unum di marzo 2016 riconosceva una «sfiducia dei nostri stessi membri, non solo verso le autorità della Chiesa ufficiale (!), ma anche verso i loro superiori. Ci sembra che spesso quest’attitudine, un po’ disperata, provenga da ferite personali, da frustrazioni, da delusioni riguardo ai superiori…»
Bisogna vedere in queste sette Decani: sette disperati, sette feriti, sette frustrati, sette delusi?

L’inchiesta pilota, annunciata in questo Cor unum, non avrebbe raggiunto il suo scopo? Poiché lei non ignora che i sette firmatari non erano i soli informati. Non è impossibile che domani lei si possa trovare di fronte ad una dichiarazione firmata da Priori che esprimono il loro sostegno ai sette Decani, e dopo domani di fronte ad una dichiarazione di vicari solidali con i loro Priori e i loro Decani; e due giorni dopo non si potrebbe neanche escludere una dichiarazione di sostegno dei Fratelli…
Lei è sicuro che la sua stessa casa di Suresnes non ospiti qualche spirito sovversivo?

Fino a quando si ostinerà a considerare «cosa senza significato» il contenuto di questa dichiarazione e dei precedenti, e lo disprezzerà come «buono per essere gettato nei rifiuti», lei non ritroverà mai l’unità – salvo espellere tutti i sacerdoti che sostengono che «non può venire dalla volontà divina il mettere la propria salvezza eterna nelle mani di qualcuno che non professa la fede cattolica».

Due dei Superiori delle comunità che lei bacchetta senza avere alcuna autorità su di loro, non hanno certo dimenticato quello che hanno sentito a Menzingen nel corso di una rispettosa visita di fiducia: «Sappiamo che ci saranno delle rotture, ma noi andremo fino in fondo».

Nella sua lettera del 10 maggio, lei osa scrivere: «Il fine non giustifica i mezzi. Non si può usare un mezzo illegittimo per raggiungere un bene presunto».
Lei ignora di che sono capaci i suoi superiori?
Tra gli altri mezzi, l’usurpazione di identità sarebbe un mezzo legittimo?
Alcune settimane dopo essere stato collocato in residenza sorvegliata ad Jaidhof [Austria], Don de Cacqueray mi ha invitato ad essere molto prudente: «Questi sono capaci di non so che per distruggere la tua reputazione». Io lascio a lei la pena di identificare che sono i «questi». Ma sfortunatamente io ho constatato personalmente che lei stesso non è del tutto innocente in questo campo.

Io avrei ancora molto altro da dire, ma per concludere mi permetta di riportare alcune delle parole da lei pronunciate a Bailly l’11 ottobre 2014, in occasione delle Giornate della Tradizione. Era uno dei suoi primi interventi come Superiore del Distretto di Francia; sempre disponibile su La Porte Latine (54’ 51’’).
Non si tratta certo di un monumento di letteratura ecclesiastica, lei ne converrà, ma nondimeno queste parole riassumono molto bene la sua attitudine, per meritare di essere salvate dall’oblio:
«Io vi supplico di credere che la Fraternità non abbandona la battaglia… non ascolate gli uccelli del malaugurio…
Il giorno in cui la Fraternità vi dirà: ‘il concilio dopo tutto non è così male’.
Il giorno in cui la Fraternità vi dirà: ‘la nuova Messa, se è ben celebrata, andateci’.
Il giorno in cui vi dirà: ‘la libertà religiosa è stata mal compresa, bisogna rimodulare tutto quello che è stato detto’.
Allora, abbandonate il campo, e abbandonate la Fraternità il più presto possibile. Ma, grazie a Dio, noi non siamo affatto a questo ed io talvolta sono inquieto nel vedere certe persone che vivono nel virtuale:
‘La Fraternità tradirà’
Fatemi un esempio. Cos’è che i vostri sacerdoti vi nascondono?
‘No, ma potrebbero’!
Questa è bella! Sapete, un giorno io avevo laggiù [in Sudamerica] un parrocchiano che apparteneva, tra virgolette, alla resistenza, ed era fidanzato. Un giorno egli arriva con la fidanzata, una danna gagliarda.
‘Vieni, vorrei parlarvi a tutti e due’
Essi si avvicinano e io dico al fidanzato mentre la sua fidanzata era là:
‘dunque, devo farti una domanda, ma rimanga signorina, la prego. Sembra che inganni la tua fidanzata’
Egli diventa pallido.
‘Sì, sì, ti assicuro che ho udito delle voci a proposito, tu inganni la tua fidanzata’
La fidanzata è divenuta livida.
‘Ma insomma reverendo, perché mi dice questo?’
Ti devo dire il perché? Tu, da mesi, vai dicendo che la mia Fraternità alla quale appartengono è in posizione adultera, che essa è sul punto di abbandonare la battaglia. Ebbene, tu pensi che sia sgradevole che io ti dica che tu forse saresti infedele alla tua fidanzata. Ebbene anche a me è sgradevole che tu dica senza prove che la Fraternità è sul punto di abbandonare la battaglia’
Il poveretto ha ritrovato un po’ di colore perché si rese conto che quello che gli avevo detto era un esempio.
Io vi supplico: bisogna che il Distretto ritrovi la sua unità…»

Senza prove? Reverendo, lei è davvero onesto o solo amnesico?
Mons. Fellay, non ha affermato che il concilio era accettabile all’95%?
Mons. Fellay, non ha riconosciuto la legittimità della promulgazione della nuova Messa? O riconoscere la nuova Messa come legittima significa che essa non è malvagia in sé!
Mons. Fellay, non ha sottoscritto nella sua risposta del 14 aprile 2012 ai tre vescovi che: «nella Fraternità si è in procinto di fare degli errori del Concilio delle super eresie, questo diventa come il male assoluto, peggiore di tutto, allo stesso modo in cui i liberali hanno dogmatizzato questo concilio pastorale».

Citiamo anche Don Pflüger, nella sua memorabile memoria ai Fratelli: «Nel Credo non si professa che si rinuncia al Vaticano II e alla libertà religiosa»!

Questo è sufficiente o bisogna moltiplicare esempi e citazioni?
Ieri la sua fidanzata aveva torto ad inquietarsi come fanno adesso i suoi Decani e alcuni altri?

Lei risponde alle accuse di adulterio avanzate contro la Fraternità San Pio X con degli esempi grossolani di infedeltà che non potrebbero convincere alcuno dei suoi Decani…

Piuttosto, reverendo, non è che bisognerebbe interrogarsi se lei non sia davvero un vero cornuto?

Dalla Francia, il 13 maggio 2017

Don Nicolas PINAUD
Condannato sospeso a divinis dal tribunale della Fraternità
par un tribunal de la FSSPX
per aver impedito la pubblicazione di errori di ortografia.




maggio 2017

Ritorna a Documenti
Ritorna alla Resistenza cattolica