Di fronte alle proposte romane

Possiamo accettare oggi un riconoscimento canonico
da parte della Roma neomodernista?

Studio dottrinale

Seconda parte


Pubblichiamo lo studio dottrinale approntato dai Cappuccini di Morgon, Francia, sulla controversa questione del riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X da parte di Roma.
Il documento è molto articolato e presenta una disamina delle questioni che da qualche anno sono sul tappeto, che hanno prodotto una vera spaccatura all'interno della Fraternità, fino a comportare la fuoruscita o l'allontanamento di diversi sacerdoti. In questo contesto, i Cappuccini di Morgon non condividono il possibile riconoscimento canonico, perseguito da alcuni anni dalla dirigenza della Fraternità, e in questo documento cercano mi mettere in chiaro la loro posizione.

Presentiamo il documento in una nostra traduzione, suddivisa per comodità in più parti, mentre rimandiamo al testo originale diffuso anche in formato pdf.


Tutto lo studio in formato pdf



Prefazione

Nella tormenta e nella confusione attuali noi dobbiamo rimanere fedeli agli autentici principii cattolici e restare radicati in essi. E affinché questi siano realmente la luce che illumina e guida i nostri passi, noi dobbiamo trarre da essi le conseguenze pratiche ed applicarle rigorosamente nella nostra vita di tutti i giorni e nei nostri comportamenti quotidiani.

La coerenza e la non-contraddizione sono la conseguenza logica dell’adesione piena ed intera alla verità.

Come diceva il cardinale Pie, la carità, che è il vincolo della perfezione, dev’essere dettata e regolata dalla verità, ed è in questo spirito di carità che abbiamo voluto scrivere queste pagine.

Soprattutto, questo lavoro è stato realizzato sotto lo sguardo di Dio, perché è a Lui che dovremo rendere conto di tutta la nostra condotta; ma l’abbiamo redatto anche per far conoscere lealmente il fondo del nostro pensiero sulla questione delle proposte romane.

Infatti, nel condividere da molti anni la stessa battaglia con le altre comunità della Tradizione, noi abbiamo avuto a cuore di far conoscere a coloro che ci sono più vicini il modo in cui noi percepiamo la situazione attuale.

In ogni caso, noi speriamo che questo lavoro venga recepito in questo spirito di pace e di comprensione.

Si degni la Madonna, Vergine fedele e Regina della Pace, di mantenere tra noi i legami soprannaturali che ci uniscono, nella verità e nella carità, al suo divino Figlio, Gesù Cristo nostro Re.

Frate Antonio de Fleurance
Guardiano del Convento San Francesco




Articolo secondo:  Vi è qualcosa di cambiato in coloro che tengono le redini della Chiesa?

I – Ragioni in favore di una risposta positiva

Sembra proprio di sì.

Prima ragione

In effetti, per il Papa, ciò che è importante è amare Gesù Cristo; per lui, la dottrina non è molto importante. Certo, noi deploriamo quest’ultimo fatto; ma in definitiva il Papa è come qualcuno che vorrebbe che tutti fossero salvi, che tutti avessero accesso a Dio; per questo egli è pronto ad affrontare imperterrito molti insulti.

Seconda ragione

I modernisti si esauriscono. Quelli che hanno fatto il Concilio e che hanno per esso un attaccamento viscerale, a poco a poco spariscono. Inoltre, essi non hanno più vocazioni. Dunque sono obbligati a tenerne conto nel governare la Chiesa.

II – Opinioni in senso contrario

Il 12 ottobre 2013, Mons. Fellay, negli Stati Uniti, diceva: «La situazione della Chiesa è una vera catastrofe. E il Papa attuale fa sì che il suo stato sia 10.000 volte peggio. […] Fin dall’inizio di questo pontificato io ho detto: “egli taglia le corde [del paracadute] e si muove come un razzo [verso il basso]. […] Se il Papa attuale continua su questa strada che ha incominciato a percorrere, dividerà la Chiesa. Farà esplodere tutto (21)».

«Noi non possiamo avere un’idea precisa di questo stadio – ha detto il 13 ottobre – ma c’è di che essere terrificati. […] Noi abbiamo davanti un vero modernista (22)».

III – Risposta di fondo

Per sapere se c’è stato un cambiamento, e cioè un miglioramento, in coloro che tengono le redini, bisogna incominciare esaminando i fatti.
Due persone saranno oggetto della nostra attenzione: dapprima il Papa, che ha il potere supremo, e poi il cardinale Müller, che è ritenuto essere il «guardiano della fede» e da cui dipende, inoltre, la Commissione Ecclesia Dei.

1) Papa Francesco

Il primo contrasto tra Papa Francesco e i suoi predecessori è che questi ultimi, nonostante fossero dei modernisti, erano coscienti che ci fosse una crisi: Paolo VI ha parlato di “autodemolizione” della Chiesa, Giovanni Paolo II di “apostasia silenziosa”, Benedetto XVI ha constatato che la barca di Pietro faceva acqua da tutte le parti. Niente di tutto questo in Francesco: egli non prova alcuna preoccupazione per lo stato della Chiesa,  per l’apostasia in massa delle anime. I suoi predecessori hanno cercato di preservare molti bastioni, in particolare quello della morale, e questo era certamente incoerente con i princípi che loro stessi avevano posti in essere. Francesco, al contrario, si sforza di far crollare i bastioni. Vediamo meglio come fa.

a) Il bastione della dottrina

Se Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nelle loro innovazioni, si sforzavano di dimostrare la continuità tra queste e il passato, questa preoccupazione è ben lontana da Francesco: «Aprite le porte – dice egli ai Superiori degli Istituti religiosi… aprite le porte! Vi sbaglierete, farete delle gaffe, sono cose che capitano! Magari fino a che arriva una lettera della Congregazione per la Dottrina (della Fede) che dice che è stato detto questo o quello ... Ma non preoccupatevi. Spiegate quello che c’è da spiegare, ma andate avanti ... Aprite le porte, fate qualcosa laddove la vita chiama. Preferisco una Chiesa che sbaglia per fare qualcosa, che una Chiesa che si ammala perché rimane chiusa…» (23).
Queste parole ricordano quelle di Che Guevara, che paragonava la rivoluzione ad una moto: se si ferma cade, quindi bisogna andare sempre avanti.

E poi c’è la coscienza eretta a regola assoluta: non c’è più il vero o il falso, il bene o il male, tutto è relativo alla persona.
«Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene […]
«E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo» (24).

Giovanni Paolo II cercava di preservare ancora la legge divina: «L’uomo scopre nel fondo della sua coscienza vera e corretta una legge che non si è dato da sé, e tende a conformarsi alle norme oggettive della moralità».
In Francesco non c’è più niente di tutto questo.

b) Il bastione della morale

Non c’è bisogno di ritornare in dettaglio sul Sinodo della famiglia. Questo Sinodo, e l’esortazione Amoris laetitiae che l’ha concluso, sono la sentenza di morte della morale familiare; con essi, sono stati incoraggiati il divorzio e l’adulterio (25).

Un altro passo avanti del Papa è costituito dai suoi incoraggiamenti positivi rivolti agli omosessuali. «Chi sono io per giudicare?», ha detto riguardo ad essi. «Dio, quando guarda una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola? Bisogna sempre considerare la persona» (26).

Dopo le dichiarazioni, i fatti: il Papa dà spettacolo con dei preti omosessuali, concelebra con uno di essi, Michele de Paoli, e gli bacia la mano sotto lo sguardo delle telecamere (27). Questo punto è molto grave: si tratta dell’approvazione implicita dei vizi contro natura, quegli stessi che comportarono per Sodoma e Gomorra un castigo spaventoso. Inoltre è un argomento su cui la Rivoluzione mondiale oggi pratica tutti i suoi sforzi.

c) Il bastione del primato del Papa

Il Concilio e i papi conciliari hanno parlato molto della collegialità, ma fin ad ora hanno sempre gelosamente difeso la prerogativa del primato pontificio.

Papa Francesco sembra deciso a capovolgere quest’ordine. Egli parla della Chiesa come di una «piramide capovolta» (28), il cui «vertice si trova al di sotto della base». Andando oltre la collegialità (che riguarda i vescovi), bisogna evolvere verso la sinodalità (in cui i laici intervengono a diversi livelli), fino al punto che essa sia «la dimensione costitutiva della Chiesa».

Infine, il Papa non vuole decidere nulla e sembra deciso a lasciare ad ogni «chiesa locale» un’autonomia dottrinale. Il che significa, umanamente, andare verso l’esplosione o meglio verso l’annientamento della Chiesa.

d) Conclusione su Papa Francesco

Siamo lungi dall’aver detto tutto di questo scorcio di pontificato, ma ne sappiamo già a sufficienza per constatare l’innegabile aggravamento della crisi al livello di colui che tiene le redini ed imprime la sua marcia al governo della Chiesa.

Vediamo adesso cosa succede col Prefetto per la Dottrina della fede.

2) Il cardinale Müller

Egli è l’allievo di Gustavo Gutierrez, il padre della sudamericana teologia della liberazione, e con lui mantiene un’intima amicizia.

Questo Prefetto della Congregazione della fede, che viene presentato – soprattutto dopo il Sinodo – come un conservatore, è intervenuto nel 2012 per difendere l’Università cattolica «ribelle» di Lima (Perù), la cui teologia è così depravata che il cardinale Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, vi aveva fatto ritirare i titoli di «cattolica» e «pontificia». E’ accaduto che il cardinale Segretario di Stato Bertone – molto poco tradizionalista – riunisse altri cardinali per invalidare l’intervento del cardinale Müller e mantenere la sanzione contro questa Università ultra-progressista (29).

Il cardinale Müller, che è anche un grande ammiratore della teologia del professor Ratzinger, venne incaricato da questi, divenuto Papa, di far pubblicare la sua Opera Omnia.
Si sa che Don Ratzinger aveva svolto la sua tesi di laurea, nel 1957 (cinque anni prima del Concilio) sulla teologia della storia secondo San Bonaventura. Gli esaminatori lo rimproverarono severamente perché non aveva citato fedelmente i testi e professava un «pericoloso modernismo» (30).Egli dovette correggere la sua tesi. Ma è proprio quella tesi originale et eterodossa che è stata pubblicata dal cardinale Müller nell’Opera Omnia di Papa Benedetto XVI.

Questi due fatti all’attivo del Prefetto della Congregazione incaricata della difesa della fede, basterebbero ampiamente a dimostrare che egli non è più ortodosso del suo predecessore all'epoca di Mons. Lefebvre (31).

Ma se si guarda non più al cardinale, ma al teologo Müller, si è obbligati a constatare che costui è anche eretico, e Don Gaudron, allora professore di dogmatica al seminario di Zaitzkofen, non ebbe timore di accusarlo pubblicamente su questo terreno, quando Müller era vescovo di Ratisbona.

Riassumiamo brevemente i suoi più gravi errori, o piuttosto eresie:
- Maria è rimasta vergine prima, durante e dopo il concepimento, ma non fisicamente. Questa verginità appartiene all’ordine della grazia.
- La transustanziazione è una trasformazione operata da Dio dei prodotti naturali del pane e del vino in una comunione salvifica. Il corpo e il sangue non rappresentano le parti fisiche di Nostro Signore Gesù Cristo nel Suo Corpo glorioso, ma una maniera di essere presente.
- I cattolici e i protestanti, essendo uniti dal sacramento del battesimo, sono già uniti nella Chiesa visibile. In senso stretto, non vi sono diverse Chiese, ma delle divisioni all’interno dell’unico popolo di Dio (32).

E’ questo un campione della teologia di colui che Benedetto XVI scelse per difendere la fede cattolica, e che Francesco ha confermato nello stesso posto ed ha promosso cardinale. E’ questo il personaggio presentato da certuni come il «guardiano del dogma (33)», come un prelato conservatore che bisognerebbe sostenere nella sua lotta coraggiosa contro il cardinale Kasper. Senza fare attenzione che i due professano fianco a fianco lo stesso zelo ecumenico da numerosi anni: in seno alla commissione ecumenica della Conferenza Episcopale tedesca, in seno all’associazione pluriconfessionale delle Chiese cristiane tedesche, in seno al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Non è stato il cardinale Kasper, ma il cardinale Müller che ha istituito una commissione comune con la Federazione Luterana Mondiale, per preparare il 500° anniversario della Riforma, nel 2017, «con l’obiettivo dell’unità visibile di tutti i cristiani nella Chiesa una, […] riconciliazione nella pratica consolidata durante tutto il processo ecumenico (34)».

3) Conclusione

Queste sono le idee che guidano il mondo. Anche se Papa Francesco manifesta il suo disprezzo per la dottrina, egli ha pur sempre un pensiero, una ideologia e, siccome è un uomo pratico – ciò che dice lo fa – i rivolgimenti si succedono con una capacità stupefacente.

Il cardinale Müller è più reticente sulle conseguenze ultime, ma è un modernista convinto.
Così, si può concludere che la linea che essi intendono imporre nel governo della Chiesa è perfettamente modernista. E del tutto legittimamente possiamo riprendere le parole di Mons. Lefebvre: «Non sono cambiati, se non in peggio!».

IV – Risposta alle obiezioni

A LA PRIMA: PER IL PAPA CIÒ CHE È IMPORTANTE È AMARE GESÙ

«La prima condizione della santità è l’ortodossia», diceva il cardinale Pie. Non si può avere la carità senza la fede, perché allora non è Dio che si ama, ma una elaborazione del nostro spirito.

Ma ben più preoccupante è il fatto che il Papa si accontenta di guardare la persona, mettendo da parte la dottrina. La prima missione del Papa è insegnare alle nazioni e non fare dell’umanitarismo. Il Papa Paolo VI aveva già detto: «noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo ». Ma il Papa attuale, nella pratica, arriva fino a ridurre la religione all’umano. Ora, senza la fede è impossibile essere salvati, né accedere a Dio? Ma il Papa, come potrebbe salvare le anime se si rifiuta di predicare la dottrina?

A LA SECONDA: I MODERNISTI SI ESAURISCONO

Certo, essi non hanno più molte vocazioni, ma quelli che occupano i posti chiave sono modernisti; e sono essi che impongono a tutta la nave la linea di marcia, e non i conservatori subalterni.

«Quelli che hanno fatto il Concilio spariscono»: certo, ma quelli che succedono ai primi sono imbevuti del loro spirito. Ed è questo esattamente il caso di Papa Francesco.
Il Concilio è solo una tappa della Rivoluzione. I suoi autori, comprensibilmente, erano molto attaccati alla sua lettera, ma i loro successori vivono del suo spirito; per loro, dunque, è poco importante sacrificare o lasciare in ombra questo o quel testo, purché l’essenziale della Rivoluzione rimanga intatto.

Questo è dunque lo stato della Chiesa, specialmente a Roma; così che siamo costretti a constatare che non v’è alcun cambiamento verso il meglio, ma al contrario.

Tuttavia, pur continuando secondo il suo impulso, l’atteggiamento di Roma nei confronti dei fedeli cattolici non sarebbe cambiato?

Questo è ciò che andremo a vedere adesso.

(segue)

NOTE

21 – Citato in DICI n° 283, del 18 ottobre 2013, p. 5.
22Ibid.
23 – Udienza del 6 giugno 2013 ai responsabili della Confederación Latinoamericana y Caribeña de Religiosas y Religiosos (CLAR); riportata su Le Sel de la terre n° 86, p. 167; in italiano si veda Il pensiero privato di Papa Francesco.
24 – Dialogo con Scalfari, 1 ottobre 2013, citato in Le Sel de la terre n° 91, p. 160; in italiano si veda l’articolo pubblicato su Repubblica il 2 ottobre 2013 e ripreso lo stesso giorno su L’Osservatore Romano; il primo è ancora reperibile all’indirizzo, il secondo è stato rimosso del sito del Vaticano.
25 – E facilitati con la procedura di dichiarazione di nullità dei matrimoni promulgata l’8 settembre 2015.
26 – Intervista con Padre Spadaro de La Civiltà Cattolica, pubblicata su L’Osservatore Romano del 21 settembre 2013.
27 – Si veda Le Sel de la terre n° 89, p. 201. [Foto e riprese sono facilmente reperibili su internet].
28 - Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015.
29 - Si veda Corrispondenza Romana dell’8 febbraio 2013.
30 – Si veda SISI NONO, 15 settembre 1998, anno XXIV, n° 15.
31 - «Il cardinale Ratzinger – diceva Mons. Lefebvre – che dalla stampa viene considerato più o meno tradizionale, è in effetti un modernista» (ritiro sacerdotale a Ecône, settembre 1986; Fideliter n° 55, p. 13). Don Schmidberger, Superiore generale della Fraternità, nel maggio dello stesso anno, scrisse su Fideliter, del Prefetto della Congregazione della fede, che «ha una nozione della fede completamente acattolica, e perfino semplicemente eretica» (Fideliter n° 69, p. 6).
32- Si veda il testo completo in Le Sel de la terre n° 84, primavera 2013, p. 165 ss.
33 - Monde et vie 906, 11 aprile 2015, p. 19.
34 - A NDR Kultur, 4 ottobre 2012.




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settembre 2017

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