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Le premesse

Una curiosa lettura del “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”



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Presentazione
Le premesse
Una curiosa lettura del Breve esame critico
1988-2008 - un anniversario nell'annivesario
Il testo del Motu Proprio: considerazioni e commenti
Ci fu abrogazione ?
La lettera di accompagnamento: considerazioni e commenti
Le reazioni
Le obiezioni
L'applicazione
Le prospettive
Ultima ora
Appendice - Canon Missae
Appendice - Ritus romanus e Ritus modernus
Luoghi e orari della S. Messa
Istruzioni per l'uso



In certi ambienti cattolici, da qualche anno scopertisi improvvisamente difensori della liturgia tradizionale, viene fatta circolare la leggenda che il famoso “Breve esame critico del Novus Ordo Missae”, presentato a Paolo VI dai cardinali Ottaviani e Bacci, e l’interesse ad esso attribuito, in realtà sarebbero una montatura.

Per un verso si cerca di sminuire o ridicolizzare gli appunti critici contenuti nel testo, usando argomentazioni pseudo-accademiche che attingono a piene mani alla pubblicista modernista ormai nota e sconfessata, per l’altro si cerca di far passare per rimbambiti i due cardinali firmatari.

Sembrerebbe, secondo questi improvvisati difensori della Tradizione, che i due cardinali non abbiano nemmeno letto il testo e l’abbiano avallato solo in via provvisoria. Bacci, che quasi non sopravviveva alla firma, Ottaviani che si rimangiò tutto poco dopo.
Ovviamente, quando i cardinali sono a favore della Tradizione e contrari alla liturgia inventata di sana pianta, come è il caso della nuova Messa, non possono essere che arteriosclerotici o affetti da demenza senile. 
È il vecchio sistema sovietico, che funziona bene dappertutto: se si è contro la rivoluzione non si può essere che pazzi.

Noi, che siamo dei poveri fedeli un po’ terra terra e facciamo i conti sulla punta delle dita, riusciamo a capire solo dalle piccole cose.

Nella lettera di accompagnamento firmata dai due cardinali, appena all’inizio, è detto:

" Come dimostra sufficientemente il pur breve esame critico allegato - opera di uno scelto gruppo di teologi, liturgisti e pastori d’anime - il Novus Ordo Missæ, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i “canoni” del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del magistero ".
Questa affermazione, che non fa parte del Breve Esame Critico, ma è farina del sacco dei cardinali, di cui uno era stato Prefetto del Sant’Uffizio fino all’anno prima, è la chiave per capire il perché di tanto acredine nei confronti del Breve Esame Critico.

La nuova Messa, inventata di sana pianta da quattro liturgisti da strapazzo di dubbia fede cattolica e composta con l’assistenza degli “osservatori”  protestanti… questa Messa, da Paolo VI difesa e promulgata, non si può toccare: chi la tocca è fuori dalla Chiesa.

Balle ! Perché la nuova Messa è davvero pericolosa e fuorviante, pur conservando, nei suoi angusti limiti, una qualche validità.

Se così non fosse, e se il Breve Esame Critico non avesse il suo bel fondamento, Paolo VI non si sarebbe affrettato a far aggiungere un apposito proemio al nuovo Messale, soprattutto dopo che i richiami dei due cardinali erano stati sprezzantemente rigettati come improponibili ed errati dal nuovo Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il modernista card. Seper.

Ma la controprova più clamorosa della correttezza, nella forma e nel merito, del giudizio espresso dai due cardinali e, quindi, della totale fondatezza del Breve Esame Critico, è il famoso indulto particolare che Paolo VI si affrettò a concedere ai vescovi del Galles e dell’Inghilterra perché potessero continuare ad usare il Messale tradizionale.
I sacerdoti e i fedeli che, provenienti dall’anglicanesimo, si erano convertiti al cattolicesimo non potevano accettare la nuova Messa perché era uguale a quella che essi avevano abbandonata per ritornare in seno alla Chiesa: non potevano tornare a fare i protestanti.

Il Breve Esame Critico non esagerava affatto, né i cardinali Ottaviani e Bacci erano dei rimbambiti.

Per colmo del ridicolo, l’indulto in questione fu tenuto nascosto mentre ai sacerdoti cattolici anziani venne dato il permesso di celebrare la Messa tradizionale solo in privato e in segreto, e gli altri sacerdoti cattolici che volevano continuare a celebrare col vecchio Messale vennero puniti e vessati in mille modi. 
La combinazione di questi soli fattori, da sola, dovrebbe bastare per dimostrare che invece che “tradere” vi è sempre stata voglia di “tradire” la Tradizione. 
 

Forse un giorno certi cattolici che oggi parlano con leggerezza dell’amore per la Messa tradizionale, si renderanno conto della complessità con cui si è svolta tutta la vicenda, dello stretto rapporto di causa ed effetto che vi fu tra lo sconvolgimento della liturgia e la crisi che travagliò e travaglia ancora la Chiesa, della responsabilità in tutto questo del Concilio e del post-concilio, sia in termini di orientamenti, sia in termini di formulazioni, sia in termini di applicazione pastorale.


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(Ottobre 2008)


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